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Autore: WindMaker9_    22/08/2015    1 recensioni
E' forse l'equivalente amore per creazione e distruzione, o soltanto volgare indifferenza?e
E' forse un Dovahkiin sbagliato, uno scherzo della natura, colui che si nasconde tra le ombre di un crepuscolo appena nato, navigante nella sfuggente frontiera tra cielo e mare, che riemerge alla luce solo nel momento propizio?
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dovahkiin, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Khyria aprì la porta. Familiari, putridi odori di muschio, inchiostro e morte l’accolsero, ammantandola come l’alito di un ripugnante spirito del disgusto impalpabile davanti a lei. I suoi occhi s’abituarono rapidi all’oscurità, permettendole di calcolare a grandi linee la conformazione della grotta. Le ombre costituivano il suo mantello, le sue mille braccia, unisoni respiri.
Il passaggio si allargò, e un tremante, rugoso volto comparve nella luce di flebili candele, accompagnato da fragili e frenetiche mani che trascrivevano qualcosa su una pergamena. Fluttuavano come pallidi fantasmi, finchè gli occhi dell’elfa scura non si abituarono alla luce.
Febbrili, imprevedibili lampi di follia attraversavano i vividi occhi del vecchio, in netto contrasto con il suo malsano volto da morto.  E scriveva, scriveva borbottando parole incomprensibili come incantesimi, o cupe preghiere daedriche, mentre il pennino scricchiolava come corpi schiacciati sotto al potere delle sue dita. Il folle all’opera; innescava meccanismi intoccabili se non con l’intelligenza di un mago e la follia di un daedra, o la dedizione di un umile sacerdote.
Khyria lo conosceva bene. Andava a disturbare la gilda a cui apparteneva per folli, immotivati omicidi, nonostante non si trovasse davanti alla vera Confraternita Oscura, ma un gruppo di persone che sarebbe presto andato a farne parte, a Skyrim. Pagava bene, ed era l’unico motivo per il quale non veniva allontanato. Era un sacerdote di Hermaeus Mora, e in quanto tale, pazzo fino al midollo delle ossa. E temibile, per chi aveva una certa dose di buonsenso.
 
-Buonasera, vecchio- L’uomo riconobbe la voce della giovane, alzò mansueto il capo.
-Sera, notte, qui non c’è differenza- Una malinconica voce si fece strada tra i colpi di tosse.
L’elfa si sentì alzare un sopracciglio.
-Non ti giova, l’aria di caverna- Scherzò.
-Khyria, Hermaeus mi protegge- Disse con una sarcastica ilarità, una luce di scura saggezza in volto.
“Hermaeus Mora ti ride dietro” evitò di dire Khyria.
-Dunque, spero che almeno stavolta tu mi abbia chiamata per le lame-
Un’ombra scese sul volto del sacerdote, sostituendo le sue gracchianti risate con un’espressione di intelligente serietà, uno spettro di tristezza e solitudine.
Lui, che era solito ridacchiare degli omicidi più ignobili, il giullare della Madre Notte, veniva chiamato…Aveva, in quel momento, il volto chiuso in una macabra calma, simile ad una decadente, seria statua.
La giovane sentì nascere in lei una primordiale preoccupazione, istintiva, reale quanto una paura appena nata. Ci combattè, non doveva lasciar trasparire emozioni durante un lavoro.
Flemmatico, il vecchio posò il pennino sullo scrittoio, e s’avvicinò con passo incerto. Il suo sguardo mutava in continuazione, come onde di un placido oceano.
 -Khyria, presto il Principe mi mostrerà la sua infinita dimora. Rimuoverà da me l’ignobile velo della falsa conoscenza, l’esistenza- Sorrise. Un sorriso da vecchio.
Khyria si trattenne dallo scoppiare a ridere. C’era altro, lo sapeva. Attese.
Doveva aver notato qualcosa nella sua espressione, perché riprese:
-Sono ben cosciente del fatto che la morte di un vacchio, pazzo sacerdote daedrico non ti cambi la vita, signorina. Ti ho chiamata per questioni ben più importanti. Ormai sai bene che la pazzia sia scopre soltanto con l’ausilio di due o più persone a verificare i fatti, vero? Ebbene, l’altro ieri sentii sussurrare il mio nome. Più di una volta, con un tono sempre più insistente. Pensai fosse uno spettro, o uno scherzo di qualche tipo. Mandai l’ordine ai miei famigli di esplorare la grotta, senza risultato. E conosci i sensi sviluppati di un famiglio-
I suoi occhi erano incollati a quelli neri ed impassibili dell’elfa. Occhi insoliti da parte sua. Consapevoli, donatori di una rassicurante saggezza. Spogli dal movimento insano della follia.  Occhi che ammise a se stessa di aver voluto vedere in un padre, o in un maestro.
-La voce mi chiamò un’ultima volta, in confinata, corale. Sembravano molti e uno allo stesso tempo, e la sua molteplice eco rimbombò nella mia mente, rendendo ogni mio concetto conosciuto vano. Lo riconobbi, il mio maestro, e lui mi parlò. Con mia umile sorpresa, mi parlò di te. Mi chiese di convocarti,-  Deglutì, e la sua voce non abituatà alle lunghe conversazioni pronunciò un’ultima frase:
-Tem ne prego, Khyria, verificalo per me. Torna qui domani notte. Troverai un compenso sul tavolo per il disturbo, e se troverai il mio corpo inerme, considerala una prova del passaggio di Hermaeus. E non se ne andrà senza ciò che vuole, loro sono fatti così- 


Ebbene, questo è più un prologo, che un capitolo vero e prorpio.
è una storia che è nata come un semplice esercizio, ma poi qualcosa nella mia mente è andato storto, e sta nascendo qualcosa di diverso, boh. 
Non esitate a criticare, segnalare errori grammaticali o incongruenze nella trama! (è la prima volta che scrivo una fic su The Elder Scrolls, siate cattivi)
   
 
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