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Autore: Lulumiao    22/08/2015    3 recensioni
Una raccolta di One shot su Super Mario, di vario genere. Il pairing Peach x Daisy è sempre sottinteso, ma non sempre presente. Buona lettura :) Queste fanfiction non sono state scritte a scopo di lucro e i personaggi e i luoghi descritti nelle storie sono di proprietà di Nintendo.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Bowser, Bowserotti, Daisy, Peach, Un po' tutti
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Ebbene sì, sono tornata. Qualche utente si ricorderà di me, ma probabilmente nessuno sperava più che sarei tornata ad aggiornare questa raccolta. Invece eccomi qui a continuare la storia dopo più di un anno. Non ho mai pensato neanche per un attimo di lasciare tutto incompiuto. Il motivo per cui non ho aggiornato più è che non sapevo come continuare col tema principale del rapporto tra Peach e Daisy, tempo fa scrissi gran parte di un lungo capitolo, ma non mi piaceva e lo abbandonai. Ora ho finalmente scritto qualcosa che mi soddisfa e posso aggiornare. Scusate tanto per avervi lasciati in sospeso :( Se state pensando a qualche insulto avete ragione, ma non scrivetelo nelle recensioni XD
 
Un ringraziamento speciale va a chi a modo suo e involontariamente mi ha ricordato che, guarda un po’, so ancora scrivere, seppur esagerando sulle mie capacità di scrittrice. Grazie mille dal profondo del cuore. Miao <3
 
Personaggi: Peach, Daisy, padre di Peach, Bowser (Flashback), Mastro Toad, comparse varie, OC (capo del Dipartimento Contatti con i Fratelli Mario), Sorpresa (citato), Mario, Luigi
Generi: Angst, Malinconico, Sentimentale, Triste
Lunghezza: One shot (2854 parole)
Tipo di coppia: Shoujo-ai: Peach x Daisy
Note: nessuna
Avvertimenti: Tematiche delicate
Rating giallo (vaghe allusioni e baci appassionati)
 
Buona lettura!
 

 
 
La sparizione
 
 

 
«Principessa, la riunione con i consiglieri vi attende» dichiarò il toad blu, fedele servitore, avvicinandosi alla panchina su cui sedeva la principessa.
«Avverti che tra poco sarò da loro» rispose lei, piattamente. 
«Mi hanno esortato a sollecitare la vostra presenza, altezza. Sembra che la questione sia molto importante».
«Invitali a cominciare senza di me, se proprio hanno fretta» propose lei con lo stesso tono incolore, abbassandosi a cogliere una violetta dall'erba.
Il toad sembrava in difficoltà: «Ma principessa, non si può iniziare senza di voi. Dovete prendere parte a delle decisioni» insisté.
«Ti prego, fa' come ti ho detto» lo pregò Peach, cercando di nascondere le lacrime. 
«…Come desiderate, altezza» disse imbarazzato, andandosene.
Da circa un anno non era raro sorprendere la principessa in lacrime, priva del suo contegno. Probabilmente il suo cattivo umore è legato alla scomparsa della principessa di Sarasaland, pensò il toad. Infatti, in coincidenza con l’inizio dell’apparente depressione di Peach, Daisy era scomparsa. Tutti i giornali avevano riportato la notizia e Peach era svenuta non appena Mastro Toad era corso da lei ad informarla della nefasta novità. Daisy era sparita da un giorno all’altro, di notte, senza lasciare alcuna traccia e senza che nessuno l’avesse vista uscire dalla sua camera nel palazzo reale di Sarasaland. Una sparizione così improvvisa faceva pensare ad un rapimento e Peach ne era la più convinta: la sua amata non l’avrebbe mai abbandonata senza dire niente e, per quanto irresponsabile fosse, non avrebbe lasciato il suo regno senza chi potesse governarlo. I sospetti, ovviamente, erano ricaduti immediatamente su Bowser.
Peach ricordava il colloquio avvenuto un anno prima con il re dei koopa.
 
«Bowser, ti avverto che se sei stato tu ti odierò per sempre e non ti rivolgerò mai più una parola» ringhiò Peach.
«Ti ripeto che non sono stato io, non ho alcun interesse nel rapire una ragazzina così sciocca e presuntuosa. Mi darebbe solo fastidio. E poi tu sei molto più carina, preferisco rapire te» rispose lui.
Peach non accolse il complimento, ma dovette ammettere che Bowser aveva ragione: non gli era mai piaciuta Daisy e se avesse voluto un riscatto o ricattare qualcuno si sarebbe già messo all’opera. La faccenda si chiuse lì.
 
Peach si sentiva come se le mancasse qualcosa. Conosceva Daisy da così tanti anni che stare senza di lei era come essere privata di una parte della sua vita e da quando erano segretamente fidanzate questa dipendenza dalla principessa di Sarasaland si era intensificata. Spesso si sedeva lì, su quella panchina in giardino, per ore ed ore, sperando di veder comparire Daisy all’orizzonte e annusando i fiori per non dimenticare la scia floreale che la accompagnava sempre. La sola idea che potesse esserle successo qualcosa di brutto non abbandonava Peach neanche di notte e ormai era così persa nel suo mondo di disperazione che non si occupava più dei problemi del regno. In cuor suo sapeva di doversi rialzare per il bene della nazione, ma ancora non era pronta e rifiutava qualsiasi aiuto psicologico. Naturalmente tutti coloro che le volevano bene soffrivano molto di questa situazione e avrebbero voluto vederla felice anche ora che la sua “amica” non c’era più. 
Mario era partito alla ricerca di Daisy il giorno dopo il presunto rapimento e Peach soffriva anche per la sua assenza. Luigi era andato con Mario, quindi almeno lui soffriva solo la mancanza di Daisy.
Controvoglia, la Principessa dei Funghi si alzò e, asciugandosi le lacrime, si diresse verso la sala delle udienze per prendere parte alla riunione.
 
«Vostra altezza, vi illustro gli ultimi dati sulle entrate del Regno» disse uno dei consiglieri.
Peach faceva del suo meglio per ascoltare, ma non le riusciva facile. Quando non pensava a Daisy una sorta di torpore la invadeva ed era difficile liberarsene.
«Principessa, gradirei la vostra attenzione» protestò il toad che stava parlando e che non veniva ascoltato. «Se la mia professionalità non viene riconosciuta mi sembra opportuno andarmene» continuò, alzando un sopracciglio.
«Scusi, mi sono distratta. Sono mortificata. Continui, la prego» si scusò lei.
Il toad dopo un attimo di esitazione in cui valutò se rimanere o meno, riprese a parlare. «Dunque, come stavo dicendo…».
 
Peach era sola nel suo letto. Aveva davvero fatto fatica a seguire la riunione, quel giorno. Come ogni notte, si soffermò a pensare al passato e la malinconia della luna piena che la osservava dalla finestra rendeva il tutto ancora più triste.
Era così bello starle abbracciata. Dopo una giornata passata insieme non c’era cosa più bella del ritrovarci qui di notte. Prima dovevo mantenere il segreto della nostra unione e ora… devo nascondere le lacrime. Ma non ci riesco…
Si era ormai rassegnata a non dormire mai più tranquillamente e scivolò in un sonno senza sogni.
 
Qualche giorno dopo Peach si ritrovò a chiacchierare con Mastro Toad in terrazza.
«Non è bello il paesaggio che si vede da qui, principessa? Gli alberi, le colline, i fiori…» disse entusiasta Matro Toad, fiero del lavoro svolto dai giardinieri del castello che lui personalmente assumeva.
«I fiori…» mormorò Peach. Era diventata così sensibile che i suoi occhi si riempivano di lacrime per ogni inezia.
Mastro Toad capì di aver toccato un tasto dolente e si affrettò ad aggiungere: «Il laghetto con le paperelle, gli uccellini…». Un silenzio pesante seguì le sue parole. Dopo un po’ l’anziano continuò: «Sono molto addolorato per la vostra perdita. Un’amica così speciale non si trova spesso, ma forse la riavrete. Mario e Luigi ci hanno comunicato che sono ancora alla ricerca della principessa, quindi c’è ancora speranza».
Peach ormai non ci credeva più. Se Mario e Luigi, così abili nel salvare le damigelle in pericolo, ancora non avevano fatto ritorno dopo un anno dalla loro partenza, significava che il rapitore era impossibile da scovare. La sua speranza di rivedere l’amata era ormai più simile ad un sogno. E a quale scopo, ormai, nascondere a Mastro Toad la verità? Ormai ciò che la legava a Daisy era solo un ricordo, sarebbe stato come parlare del passato, dato che la fanciulla non c’era più. Dirlo a Mastro Toad le sarebbe servito per sfogarsi e non avrebbe dovuto affrontare il suo sguardo disgustato quando stava con Daisy semplicemente perché tale eventualità non si sarebbe ripresentata mai più. E ripensandoci anche Rosalinda le aveva consigliato di confessare.
«La principessa Daisy non era solo un’amica speciale, Mastro Toad» disse lei lentamente.
«Certo, capisco che certi legami esistenti fin dall’infanzia siano difficili da sciogliere. Ma come vi ho già detto, c’è ancora speranza» disse lui.
«Non era solo un’amica d’infanzia, era molto di più. Era qualcuno che mi sollevava il morale quando ero triste, che mi ricordava che oltre al lavoro c’è anche la vita mondana, che mi amava incondizionatamente e che non mi avrebbe mai abbandonata. Tra noi c’era di qualcosa di ben più profondo. Eravamo innamorate» confessò lei.
L’espressione che lentamente si formò sul volto di Mastro Toad tradiva tutto il suo sgomento. Era lampante che non si sarebbe mai aspettato una dichiarazione del genere dalla sua protetta. Rimasero così per una decina di secondi, Peach che aspettava nervosa una reazione e il suo tutore che batteva le palpebre con la stessa espressione di prima.
«…M-ma cosa dite. S-spero stiate scherzando, principessa» balbettò, con gli occhi sbarrati. 
Peach si era aspettata una reazione simile. «Non sto scherzando, è la verità. Mi aspettavo questa reazione da parte vostra, so che appartenete ad un’altra generazione e che per voi non è facile capire, ma volevo condividere con voi questa parte di me. Siete come un padre e uno dei pochi confidenti che abbia mai avuto. Spero che in qualche modo riusciate ad accettarlo».
Mastro Toad era ancora molto scosso, ma piano piano si riprese. «Non mi aspettavo nulla del genere da voi. Pensavo foste interessata a Mario» disse, con gli occhi bassi e con tono sommesso. «Non riesco a crederci. Non siete attratta da lui?» domandò.
Peach scosse la testa. «No, gli voglio bene come se fosse un fratello, non provo nient’altro per lui. Invece provo un sentimento molto profondo per Daisy».
Altri momenti di silenzio.
«…Incredibile. Non ho mai visto di buon occhio queste relazioni particolari…». Si grattò la testa, imbarazzato. Non riusciva a capacitarsene.
La più grande paura di Peach, nel momento in cui aveva deciso di aprire il suo cuore, era il disprezzo di Mastro Toad, e a quanto pare se l’era appena guadagnato.
Ma lui smentì questa paura: «…Ma per voi cercherò di sopportare l’affetto che provate per la principessa Daisy. Siete come una figlia per me, non posso rifiutarvi».
Gli occhi di Peach si riempirono di lacrime sentendo quelle parole, era commossa. «Sono così felice di sapere che la pensiate così... Mi piacerebbe che voi mi accettaste anziché tollerarlo solamente, ma capisco i limiti della vostra generazione» disse emozionata.
«Non potrei mai disprezzarvi, altezza» disse lui, colpito dalle lacrime della ragazza. «Ma spero che ora ritornerete sulla retta via».
«...Cosa?».
«Io spero con tutto il cuore che la principessa Daisy sia ritrovata, ma nel malaugurato caso in cui ciò non avvenisse, spero che troviate un interesse maschile. Insomma, non penserete di poter giocare con queste quisquilie infantili ancora a lungo. Siete una principessa e come tale avete il dovere di sposarvi, e certamente non potrete farlo con una donna».
Peach sapeva che non avrebbe mai sposato Daisy, ma non per questo aveva intenzione di sposare un uomo. 
«Mastro Toad, il sentimento che mi lega a Daisy non è passeggero e non lo è neanche la mia attrazione per le donne. Forse in futuro proverò interesse per un uomo, non lo escludo, ma per ora non mi è mai successo. Per adesso provo attrazione solamente per il sesso femminile» puntualizzò lei, seccata, ma anche comprensiva: non si aspettava che Mastro Toad capisse.
«...Ma principessa, è vostro preciso dovere dare un erede al regno» le ricordò lui.
«Non ho intenzione di anteporre la mia reputazione alla mia felicità!» esclamò lei con decisione, guardandolo dritto negli occhi, finché lui non distolse lo sguardo.
Rimasero in silenzio per un po', guardando in direzioni opposte.
Poi, senza dire una parola, Mastro Toad si alzò e se ne andò.
 
Passarono due mesi in cui l'umore di Peach rimase invariato. Lei e Mastro Toad si dicevano il minimo indispensabile e la tensione tra i due era palpabile. Peach poteva tollerare che il suo anziano tutore non capisse il suo orientamento sessuale, ma non poteva sopportare che lui volesse cambiarla. 
D'altro canto, il toad pensava che l'omosessualità della principessa fosse solo una fase e che lei dovesse assolutamente sposarsi; questo, naturalmente, non gli impediva di volerle bene. 
 
Un giorno, però, accadde l’inaspettato.
«Principessa!».
Peach aprì gli occhi, frastornata. Cos’era quel baccano?
«Principessa!» ripeté la voce, a cui si aggiunse un insistente bussare alla porta della camera.
Peach si sedette, si sistemò i capelli alla meno peggio e invitò l'urlatore mattutino ad entrare.
«Principessa, c'è una novità!» gridò un toad decisamente trafelato. «Sono giunte notizie della principessa Daisy!».

 
***
 
Peach si lavò e si vestì a velocità disumana, dopodiché corse alla sala del trono in cui si trovava il capo del Dipartimento Contatti con i Fratelli Mario, che ne sapeva più di tutti circa il ritrovamento di Daisy; il toad che aveva fatto irruzione nella camera della principessa non aveva saputo darle informazioni precise.
Entrò di corsa, trovando, insieme al suddetto toad, anche Mastro Toad e suo padre, il re.
«Buone notizie, Altezza. La principessa Daisy di Sarasaland è stata ritrovata nel castello di Wart da Mario e Luigi ed è in buone condizioni di salute, ma è un po' scossa. La notizia ci è stata comunicata telefonicamente dai fratelli Mario un quarto d'ora fa ed è senz'altro attendibile. Secondo una stima approssimativa, i tre dovrebbero essere qui tra circa dieci giorni, dodici al massimo. Sembra che la principessa Daisy abbia insistito molto per fare tappa qui prima di tornare a Sarasaland. Voi siete d'accordo?».
Peach fece fatica ad esprimere la sua felicità, troppo emozionata per riuscire a fare altro che commuoversi: «Non potrei essere più entusiasta...» pigolò. 
Suo padre la abbracciò e le espresse tutta la sua felicità, mentre Mastro Toad aveva un'espressione strana.
 
«Perché Daisy non è ancora qui?» chiese Peach impaziente, camminando su e giù per la stanza come una tigre in gabbia. Ormai erano passati dieci giorni. 
«Pazientate, principessa. Saranno qui al massimo dopodomani» la rassicurò Mastro Toad. Nonostante fosse ancora contrariato, non aveva potuto non sciogliersi davanti all'entusiasmo della sua piccola. Una parte di lui voleva che Daisy non tornasse, ma sapeva che era un pensiero orribile e che sarebbe stato crudele privare Peach del piacere di riavere Daisy con sé, pur disapprovando la loro relazione.
«Sono stanca di aspettare».
«Lo so, è da tre giorni che dite così. Manca poco, ne sono certo».
«È proprio così, infatti» disse il toad capo del Dipartimento Contatti con i Fratelli Mario, appena entrato nella stanza a sorpresa. «La principessa sarà qui tra dieci minuti con Mario e Luigi!».
 
Un gran numero di toad era raggruppato appena fuori dal portone del castello, evidentemente emozionato. Peach era in prima fila. I cuochi stavano allestendo un banchetto, si stava preparando una grande festa per i paladini del regno. La folla era in visibilio e Peach non vedeva l'ora. 
Finalmente, eccoli.
A Peach sembrò di rivedere il sole dopo una notte lunga e fredda. Daisy era in groppa a uno yoshi e appena i loro occhi si incontrarono Peach si sentì come nel momento in cui si erano dichiarate amore reciproco, fu come innamorarsi una seconda volta. La sua margherita era esattamente come la ricordava, un viso simpatico e grandi occhi azzurri. Peach sapeva di avere un'espressione da completa ebete, ma non gliene importava nulla.  
Daisy smontò dallo yoshi e corse ad abbracciare Peach, incurante di tutto e di tutti.
Rimasero così per un po' mentre la folla esultava, i giornalisti facevano foto e i due eroi venivano portati nel castello in trionfo sulle spalle dei toad.
Le due principesse si staccarono e si guardarono negli occhi: non servivano parole.
 
Durante il banchetto tutti mangiarono e si divertirono, poi venne il momento di lasciare le due principesse da sole in un salottino privato. Durante la festa avevano avuto modo di scambiarsi poche parole, visto che c'era una gran confusione.
«Non posso credere che tu sia tornata, Daisy» disse Peach, tenendole teneramente le mani. «Non ci speravo più, davvero».
«Stavo per perdere la speranza anche io. Ma come vedi sono tornata da te, principessa. Tutto grazie a Mario e Luigi» disse Daisy, lanciandosi sulle labbra dell'altra ragazza con un po’ troppa foga e lasciandosi trasportare dalla passione. Peach accettò di buon grado inizialmente, ma poi la respinse delicatamente. 
«Avremo tempo più tardi per queste cose. Ora voglio che mi racconti per filo e per segno che cosa è successo».
«Non posso raccontartelo più tardi?» chiese, un po' contrariata. 
«No, voglio saperlo ora. Voglio sapere che cosa ti è successo in tutto questo tempo. So solo che sei stata rapita da Wart».
«Sì, è così. Quella notte mi sono addormentata e quando mi sono svegliata ero in un posto sconosciuto. Appena ho aperto gli occhi mi si è parato davanti quel rospo grassone di Wart».
«Lo conosco, una volta l'ho affrontato [In Super Mario Bros. 2 Mario, Peach, Luigi e Toad affrontano Wart per liberare il mondo di Subcon dalla sua tirannia]. E che cosa voleva da te?».
«Voleva una fidanzata da corteggiare. Non è stato per niente bello dover respingere le sue avances, si attaccava come una cozza» disse Daisy, innervosendosi al ricordo.
Mi ricorda qualcuno, pensò Peach.
«Ho passato un anno a prendermi cura del suo giardino, praticamente» continuò Daisy. «Non c'era molto da fare».
«Quindi dopo essere stato sconfitto da noi, ha lasciato Subcon».
«Esatto. È molto abile con gli incantesimi ed è riuscito a nascondere bene il suo castello, è per questo che Mario e Luigi ci hanno messo tanto a trovarlo» spiegò Daisy.
«E come mai non sei riuscita a liberarti da sola? Quando mi hai salvata da Bowser mi sei sembrata perfettamente in grado di contrastare un intero esercito».
«Wart è più furbo del tuo amico tartarugone e si preoccupa di allenare meglio i suoi uomini. È anche bravo con gli incantesimi e riesce a rinforzarli tutti con la magia» rispose Daisy.
«Un vero osso duro» commentò Peach. Poi si ricordò che doveva dire una cosa alla sua ragazza: «Sai, ho detto a Mastro Toad di noi due».
Daisy strabuzzò gli occhi. «Che cosa? Davvero? E che ha detto?».
Peach raccontò tutto per filo e per segno.
«Be', effettivamente non è carino che voglia che tu cambi. Ma almeno non ti ha negato il suo affetto, è già qualcosa. Penso che con i vecchietti rimbambiti ci si possa accontentare solo di questo» commentò Daisy. 
«Non è un vecchietto rimbambito! È solo... un vecchietto, ecco» la rimproverò Peach.
«È uguale. L’unica cosa che importa è che ora siamo insieme» disse Daisy.
Seguì qualche secondo di silenzio. Poi Peach domandò: «Per quanto tempo vuoi rimanere qui?».
«Per sempre, mia principessa Peach» rispose l'altra, accarezzandole il viso. 
Peach rise. «E il tuo regno? Casa tua?».
«Sei tu la mia casa, biondina. Ti amo».
                                                                               
  
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