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Autore: Zomi    22/08/2015    2 recensioni
Primo Dolore: Ma quel grido... È dolore fisico, lento, che scivola di fibra in fibra, che lacera la carne che impregna i tessuti.
Secondo Dolore: Bruciano gli occhi, graffiano le gote, annebbiano la vista tumefatta per i colpi ricevuti. Sono lacrime, ma ti hanno sempre ferito come lame, vero Robin?
Terzo Dolore: E' strana la pioggia che cade su Cappello di Paglia.
Quarto Dolore: La vita è un dono, non un diritto.La vita va guadagnata e goduta.Questa è la verità.
Quinto Dolore: Non te ne eri mai accorto, ma la paura ha il sapore del sangue.
Sesto Dolore: Errore, dolore… suonano così bene insieme, stridono i timpani fino a strapparli.
...
FanFiction partecipante al OTP Challange indetto su EFP da Magicaemy
**FanFiction partecipante al RuRobin's Day**
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nico Robin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pacchetto ANGST: Grido, Lacrima, Pioggia, Verità, Paura, Errore.
Pairing: Luffy x Robin
Prompt: Paura
 
 
Quinto dolore: Paura
 
Non te ne eri mai accorto, ma la paura ha il sapore del sangue.
O forse è il sangue ad avere lo stesso sapore della paura… poco importa!
Ora hai paura.
Una fottuta paura, di quelle che acuiscono il dolore, che lo rendono insopportabile e penetrante tra i muscoli strappati.
L’uomo piccione è sconfitto: è steso a terra, immobile e non può recare altro danno.
Ma tu?
Oh tu, Cappello di Paglia, non sei messo meglio.
Le ossa? Rotte, spezzate, incapace di reggerti.
I muscoli? In fiamme, dissanguanti, in frantumi come cocci di vetro.
La pelle sporca, la bocca secca, lo sguardo annebbiato dalla fame e, forse, da quel picchiettare continuo del tuo sangue sul pavimento in pietra della Torre.
No, nemmeno tu sei messo bene Luffy, e forse dovresti averne paura.
E invece ancora una volta la tua mente, poco lucida e tanto affamata, riesce a far scivolare, tra il rumore delle  tue viscere contratte per il dolore, un pensiero semplice  ma più pauroso di qualsiasi altra cosa: Robin.
È viva? Non lo sai, e fa paura.
Sta bene? Non lo sai, e fa paura.
Sta pensando a te? La risposta, qualunque sia fa paura.
Cerchi di focalizzare ciò che ti circonda: i calcinacci che piovono dal cielo, le urla dei Marine contro i suoi Nakama, le onde ingrossate dell’oceano contro i resti di quella che fu Enies Lobby.
Ma di lei non senti nulla… e fa paura.
-Luffy!!!! Ti prego alzati: dobbiamo andare!!!!-
Ti esplode il cranio nello sforzo di ruotare il viso verso la figura corvina che ti sta chiamando in lacrime al di là del vuoto che divide la Torre dal resto del ponte.
È lei?
Il cuore inizia a battere, il sapore del sangue nel palato si ristagna e la paura galoppa tra le costole spezzate.
-R-robin…?-
-Alzati!! Dobbiamo andare!!!-
Assottigli lo sguardo, ora limpido per la paura di non riuscire a raggiungerla, ma appena metti a fuoco Usopp chiamarti, le forze ti vengono meno di nuovo.
Non è lei.
No, e la paura torna a maciullarti le membra.
Anche volendo non riesci a rispondere al tuo miglior amico.
Anche se potessi, non vuoi muoverti dal pavimento caldo e doloroso della Torre.
Dov’è? Dov’è la tua Robin?
Vorresti stringerla tra le braccia, proteggerla e sentirla respirare la tua aria.
Ma solo la paura ti fa compagnia ora.
Solo lei sul pavimento spoglio e tremante sotto le cannonate del Baster Call.
Solo la paura, e nessuna Robin.
Non c’è la tua Robin.
Non c’è.
Paura, paura che spezza le ossa, maciulla i muscoli, impregna il sangue di sale.
-…R-robin…-
Digrigni i denti, sperando che serva ad aiutarti a trovarla, a sentirla tra il frastuono.
Robin dove sei? Paura
Robin urla per lui! Paura
Robin, Robin, Robin… la paura ha lo stesso suono del suo nome.
-Flor Manos!!!-
Mille mani fioriscono sul pavimento, il corpo del capitano inizia a rotolare su dita dolci e piene d’amore, sporche di sangue, ma ancora in grado di curarlo.
Curare lui e la sua paura.
Perché finalmente la sente, la sua Robin.
La sente mentre scivola giù dalla Torre.
La sente mentre cade nel vuoto e la vede al suo fianco.
La sente nell’eco di una voce materna che è venuta a prenderli.
La sente e la vede.
E' lì, è lei.
E la paura ora ha un sapore più dolce.
 
 




   
 
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