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Autore: Zomi    22/08/2015    3 recensioni
Cinquanta modi di amarsi...
Cinquanta momenti tutti loro...
Cinquanta attimi di una vita vissuta in due...
Cinquanta capitoli in cui i protagonisti saranno solo loro, Nami e Zoro, la loro storia, i loro caratteri e il loro amore...
Cinquanta capitoli, per cinquanta sfumature di un amore verde e arancione...
*Fanfiction offerta dal Midori Mikan: perchè a San Valentino non sono importanti i cioccolatini, è importante lo Zonami... ma non solo a San Valentino*
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sfumatura 36: Kiss me

 
-… e fa piano!!!- strillò ancora, fissando in cagnesco Zoro, stringendo le mani sulle lenzuola del loro letto e serrando le gambe tra loro –Non sono una tua spada, ricordatelo!! Devi essere delicato, fare con calma, con attenzione… e guai a te se osi irritarmi la pelle perché io…-
-Mocciosa la vuoi piantare di strillare?- sbuffò lo spadaccino, aggrottando la fronte e squadrando la rossa stesa sotto di lui.
Nami storse le labbra imbronciandosi, per nulla a suo agio, mordendosi il labbro inferiore e sfregando tra loro le cosce, incerta sul da farsi.
Era tutta colpa di quei dannati marines!!!
Non aveva ancora capito come era successo, fatto stava che durante l’ultimo scontro con la Marina tenutesi in mare aperto, uno stupido marine era risuscito a ferirla con la lama della sua sciabola nell’interno della coscia destra, ferendola.
Era un taglietto da niente, appena un graffio, ma Chopper si era raccomandato di disinfettarlo in fretta prima che s’irritasse maggiormente, assicurandosi che il filo della lama del soldato non avesse lasciato altre abrasioni o che peggio avesse sporcato il taglio con chissà che residui di altre battaglie.
Nami aveva acconsentito, trovandosi d’accordo con il piccolo medico.
D’accordo sulla medicazione, ma perché doveva fargliela Zoro e non lui?
-Preferisci che chiami Sanji?- sghignazzò lo spadaccino, bagnando un batuffolo di cotone con un po’ d’alcol.
La rossa grugnì, stringendosi le gambe al busto, rannicchiandosi sul letto.
-Perché non può farlo Chopper?- mugugnò con fare infantile, fissando le grosse e callose mani del compagno rigirarsi tra le dita la bottiglietta del disinfettante.
Zoro la scrutò serio, avanzando fino ai piedi del letto.
-Non ti fidi?- sbottò.
-Certo che mi fido- rispose rapida la rossa –Solo non capisco perché non possa farlo Chopper… - si morse l’angolo della bocca -È un punto delicato: non dovrebbe farlo qualcuno di esperto?-
-Io sono esperto: mi sono sempre medicato da solo prima di incontrare Rufy- inarcò un sopracciglio ghignando.
-Si e guarda che risultato- sbuffò –Sei ricoperto di cicatrici-
-Hai paura che ti lasci una cicatrice?- si addossò al materasso con un ginocchio, sormontando appena la compagna con il busto.
-No è che…-
Si zittì, tornando a stringere tra le dita le coperte e premere tra loro le gambe.
Oh ma perché non poteva farlo Chopper?
Lui la conosceva, sapeva bene che aveva una soglia del dolore bassa, e che odiava soprattutto il contatto di una ferita aperta con dell’alcol: le sembrava di bruciare viva, e l’odore che l’antisettico le lasciava sulla pelle le ricordava brutalmente i giorni all’Aarlong Park, dove le ferite abbondavano sul suo corpo e il disinfettante era dei più dolorosi al mondo.
Chopper sapeva, e sapeva come fare per non farle puzzare la pelle di ricordi lontani o per non farla urlare di dolore.
Zoro no, lui non sapeva: non sapeva della sua soglia di dolore da mocciosa, non sapeva dell’effetto che l’alcol aveva su di lei, non sapeva quanto odiava puzzare di disinfettante misto a sangue.
Lui non sapeva, e non avrebbe mai dovuto sapere.
La mano calda e grande del verde le accarezzò il viso, sollevandolo a incrociare i loro occhi.
-Se vuoi lo chiamo…- le accarezzò la guancia con il pollice -… dico a Chopper di lasciare per un attimo Rufy alle cure di Robin, e lo faccio venire qui-
Nami scosse il capo, negando decisa.
No, Rufy aveva più bisogno di lei delle abilità di Chopper: il suo capitano era ferito in modo abbastanza grave, lei invece aveva solo un taglietto.
Sospirò, allentando la pressione tra le gambe.
-Fa piano- raccomandò ancora –E se urlo (e lo farò, stanne certo!) ti fermi subito… ok?-
Zoro annuì secco, piegandosi con il busto tra le gambe appena aperte della cartografa, accarezzandole dal ginocchio verso l’intero coscia con le mani, prima di posare il più delicatamente possibile il cotone bagnato sul taglio sporco.
La sentì fremere al leggero contatto del batuffolo sulla pelle arrossata, trattenendo un gemito strozzato.
-Tranquilla- le accarezzò la coscia sana –Faccio piano-
Premette il cotone sul taglio, lavandolo con gesti veloci e delicati, sfiorando appena le labbra aperte della ferita e ripulendole dal sangue secco e stando ben attento a fermarsi quando la sentiva tremare con maggior forza, trattenendo il respiro a pieni polmoni.
Si assicurò di aver fatto un buon lavoro, prima di risollevare gli occhi, posandoli sul volto contatto a trattenersi dall’urlare di Nami: teneva gli occhi chiusi con forza, le labbra strette tra loro e le dita erano ormai avvinghiate alle coperte del letto.
Un leggero ghigno sfuggì al samurai nell’osservarla, associandola senza cattiveria all’immagine di una bambina intenta a trattenere le lacrime dopo essere caduta dalla bicicletta, in attesa del bacio della madre a guarirla da ogni dolore.
Il risolino gli scomparve dalle labbra a quel pensiero.
Lei, la sua mocciosa, una madre a baciarla dopo ogni caduta l’aveva avuta per poco, e mai nei momenti in cui le ferite peggior si erano aperte su di lei.
Fissò serio il leggero e irrisorio taglio sulla coscia della rossa, pulito e sano ora, diverso e uguale ad altre ferite che avevano sfiorato il corpo della sua compagna, lasciando ben altri tagli.
Accarezzò le gambe di Nami, cercando di fermare il suo tremore, abbassando piano il capo sulla ferita, baciandola con uno schiocco.
La gamba della cartografa tremò appena, arrestandosi poi e rilassando i muscoli tesi fino quel momento.
-… che fai?- sussurrò piano Nami, sollevandosi col busto ad osservare Zoro.
Il verde scrollò le spalle, baciando ancora il taglio e ricucendolo nella sua breve lunghezza.
Accarezzava la gamba e la baciava con calma, guarendola più di quanto potesse immaginare.
Sollevò il capo quando la mano di Nami lo accarezzò con gentilezza, ruotando gli occhi sul viso sorridente e dolce della rossa che lo fissava con le lacrime agli occhi.
-Grazie- sussurrò appena, abbassandosi a baciarlo e portandoselo al petto, tornando a stendersi tra le coperte.
Quel giorno, ben più di una ferita era stata rimarginata.
 
 

 
   
 
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