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Autore: Clitemnestra    23/08/2015    2 recensioni
Non giudicatemi per come mi presento a voi .
Tutta sporca, scalza e impolverata.
Un tempo ci tenevo al mio aspetto, era molto per me.
Ma quando l'essenza della vita stessa ti viene strappata via, quel molto divenne un granello di sabbia in confronto a ciò che avevo perso.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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Signori Senatori, esiste il Fato?

Questa domanda mi ha sempre incuriosito fin da bambina.

Esiste il Fato?

Esiste qualcosa già progettato per noi?

Forse si.

Ma non sono sicura che sia giusto saperlo.

Interrogando gli auguri si può sapere l'esito di una battaglia, il sesso di un feto, la fertilità di una donna.

Non ho mai creduto a questi fantomatici indovino.

E invece avrei dovuto farlo.

Avremmo dovuto farlo.

Io e Cesare.

Avremmo dovuto.

Ma la nostra superbia ci impedì di capire quanto le parole di quell'indovino fossero veritiere.

 

Ma cosa interessa a voi questo discorso?

La vedo brillare nei vostri occhi questa domanda.

Mi avete convocata qui con l'accusa di aver aiutato un traditore e non vi aspettavate che vi parlassi del Fato.

Ma non voglio usare queste parole per distogliervi dalla sentenza.

Solo, vi prego, ascoltatemi.

 

Non giudicatemi per come mi presento a voi .

Tutta sporca, scalza e impolverata.

Un tempo ci tenevo al mio aspetto, era molto per me.

Ma quando l'essenza della vita stessa ti viene strappata via, quel molto divenne un granello di sabbia in confronto a ciò che avevo perso.

 

Non ho perso mio figlio quando è morto.

No, Signori Senatori, avrei sofferto di meno.

Ho perso mio figlio quando ha deciso di unirsi a quei pazzi, quei Liberatori.

Una lenta e dolorosa morte.

Come un coltello che continua a colpire una ferita già sanguinante.

 

Ho visto le sue ferite.

So cosa gli hanno fatto.

Quelle ferite.

Le ferite del dolce Cesare, come le chiama Antonio.

Mi fa ridere.

Cesare avrebbe odiato quell'appellativo.

Era tutto, ma non dolce.

Una stoffa ruvida, di lana, che graffia la pelle.

Era così Cesare.

 

Quando mio figlio venne da me, era tutto sporco di sangue.

Ho avuto paura perché sapevo che non era suo.

Ho avuto paura perché sapevo quali sarebbero state le conseguenze.

Ho avuto paura di mio figlio.

E non me lo perdonerò mai.

 

Noi madri cerchiamo sempre di dare una spiegazione alle scelleratezze dei propri figli.

Anche spiegazioni illogiche, lo ammetto.

Ma questa volta non fu colpa sua.

Fu plagiato dal suo nome, da quei folli, da sua moglie Porzia.

 

Sapevo che Porzia sarebbe stata la sua rovina.

Glielo dissi e quando lo feci, lui scoppiò a ridere.

Sarà gelosa, avrà pensato, tipico di una madre.

Ma la verità è che una madre capisce quando una donna è un pericolo per il proprio figlio.

E Porzia era un pericolo.

Porzia, la figlia di Catone avrebbe portato solo sciagure.

 

Lo spettro di Catone ha sempre aleggiato nella nostra casa.

Il matrimonio di mio figlio con la sua è stato solo un segno dell'influenza che il mio fratellastro aveva avuto su di lui.

Lo aveva convinto a schierarsi con Pompeo durante la guerra civile.

Con Pompeo! Nessun uomo sano di mente lo avrebbe fatto!

Ma Catone lo convinse che era la cosa giusta da fare.

E quando il Re d'Egitto ha fatto rotolare la testa di Pompeo, la sorte di mio figlio era segnata.

 

Io ho convinto Cesare a non ucciderlo.

Ho barattato l'innocenza di mia figlia per la vita di mio figlio.

Forse sarebbe stato meglio se non lo avessi fatto.

Avrei preservato la sanità mentale di mia figlia se non gli avessi mostrato la sua bellezza.

Lei era così simile a me.

Troppo uguale.

Ma il mio corpo si stava deteriorando lentamente e Cesare si sarebbe presto stancato di me.

Per questo l'ho mostrata a lui.

In cambio lui avrebbe salvato mio figlio.

Che madre degenerata che fui!

 

A volte penso che tutto sia successo per colpa mia.

Tutto ciò che ho fatto... mi ha portato a questo

Forse il mio Fato era già scritto.

 

Cesare e mia figlia continuarono a vedersi.

Ma io sapevo che era me che voleva.

Lo sentivo sussurrare il mio nome nella penombra.

Poteva abbracciare il corpo giovane della figlia ma voleva la mente della madre.

 

Questa oscenità finì.

Finì perché doveva.

Ma quando finì la mia vita si sgretolò.

Mia figlia diventò una Furia bisognosa di Vendetta.

Vendetta perchè lui l'aveva lasciata per Cleopatra.

Desiderava ucciderli, tutti e due.

Ma ciò che non sapeva che Cesare l'aveva lasciata per me.

 

Non mi guardate come se fossi un cane malato.

So quali sono le mie colpe.

E mi sono già condannata.

 

Insomma, Signori Senatori, non importa di ciò che ne farete di me.

Sono morta dentro.

Ho perso Cesare e mio figlio lo stesso giorno.

 

Mi fate ridere.

Tutti voi, mi fate ridere.

Siete così sicuri di continuare ad avere potere.

Siete così sicuri che i vostri salvatori vi liberino dallo spettro dell'ambizione.

 

Ma guardateli i vostri salvatori!

Non sono in grado di riportare integro il corpo di mio figlio.

Come potranno salvare Roma da se stessa!

 

Gli avevano staccato il corpo dalla testa, a mio figlio.

E me l'hanno consegnato così, smembrato!

Me l'hanno disonorato e restano impuniti!

 

Vendicatemi, vi prego.

Non chiedo la morte di coloro che hanno fatto perdere la vita a mio figlio.

Chiedo la morte di coloro che hanno spinto mio figlio a uccidere Cesare.

Vendicatemi! Vendicatelo.

 

Perché scuotete la testa?

No?Come osate?

Mancare di rispetto a me? A Cesare?

Allora vi è convenuta la sua morte!

 

Che di dei vi maledicano!

Voi, Senatori, sarete inghiottiti dalla vostra avidità .

La vostra amata Repubblica cadrà sotto i piedi dei vostri salvatori!

 

Tu, Marco Antonio, la tua ingordigia e la tua sete di potere saranno la causa della tua morte!

Tu, Ottaviano Augusto, sarete tradito e umiliato dalle persone che tu ami di più!

 

A volte penso che tutto ciò che è successo è stata colpa mia.

La morte di Cesare, la pazzia di mia figlia, il suicidio di mio figlio.

Tutta colpa mia.

 

Ecco qual'è il mio Fato.

Ora lo comprendo.

Essere la rovina delle persone che ho amato.

 

Il mio Fato è essere Servilia Cepione, la madre del cesaricida Marco Giunio Bruto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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