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Autore: gaeshi    23/08/2015    0 recensioni
Tokyo, sera inoltrata; un qualunque vicolo con cassonetti e immondizia sparsa.
“Facciamo una scommessa?”
La bambina comparsa davanti a lui sembrava uscita da un film horror; apparsa dal nulla, capelli lunghi, scarmigliati e decisamente sporchi, vestiti macchiati e dai bordi a tratti lacerati. Qualunque studente avrebbe provato un minimo di timore, inquietudine, o alla peggio fastidio. Yoichi Hiruma, invece, esibì il ghigno che già a quindici anni lo caratterizzava e si fermò.
“Sentiamo”
Il quarterback dei Deimon non la racconta giusta alla sua squadra; ha una sorella, diabolica quasi quanto lui, ma nessuno sa quale sia il legame che li unisce... Forse nemmeno loro. Dal reciproco sfruttamento all'amore il passo non sembra breve... La strada per il Christmas Bowl sarà abbastanza lunga da aiutarli, o porterà solo imprevisti e problemi?
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Deimon Devil Bats, Nuovo personaggio, Youichi Hiruma
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Incest
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Quando Yoni vide suo fratello tirare fuori il completo, capì che quella sera sarebbero andati al casinò. Prese anche lei dalla valigia il suo travestimento, ovvero un abito rosso scarlatto privo di maniche, con la gonna lunga su cui erano ricamati dei motivi floreali neri e oro e il collo che si allacciava alla orientale.

“Certo che non è giusto. Voi maschi basta che indossiate una camicia e una giacca, e siete a posto. Noi donne dobbiamo sbatterci un sacco per essere eleganti”

Ci fu un breve “Kekeke” dal bagno, poi Yoichi uscì per lasciarle il posto. Yoni ci mise un po’, ma poi riuscì ad acconciare i suoi capelli indomabili in uno chignon alto sopra la nuca. Era il momento del trucco... Aveva osservato e studiato diversi tutorial su internet, aveva comprato del make-up che si intonasse al vestito, e adesso era il momento della verità. Con tratti lenti e ponderati si spalmò l’ombretto grigio scuro, sfumandolo col nero, poi completò con matita e mascara, terminando l’affresco con una passata di rossetto sulle labbra sottili. Non aveva i buchi alle orecchie, quindi niente orecchini, ma completò l’opera con dei guanti di raso rosso che arrivavano fino al gomito.

“Non dimenticare queste, Nee-shit”

“Ouh... Devo proprio?”

“Se speri che ti facciano passare con le scarpe da ginnastica...”

“Fuck. Ok, da’ qui”

Si era allenata a camminare sui tacchi, ma ancora non le davano stabilità né sicurezza. Per quella sera aveva scelto un paio di décolleté nere non troppo alte, che si sposavano perfettamente col vestito, ma che non la facevano per niente sentire a proprio agio. Fece qualche passo per la stanza per prendere familiarità con quei trampoli e non sembrare un tirannosauro, e nel frattempo il fratello finì di darsi il gel, cambiò gli orecchini, e dichiarò che potevano partire.

 

Seguirono Yamato e rimasero celati, osservando come il ragazzo lanciava la sua sfida e la sua dichiarazione di vendetta contro Mr. Don, colpevole di averlo fatto espellere dalla scuola di Notre Dame anni prima. Il loro appostamento stava andando bene, quando una voce allegra anticipò un uomo di colore dalle spalle larghe e l’aria gioviale.

“Capelli a punta, sei tu! Ahah, ti ricordi di noi? Siamo quelli che ti hanno insegnato il poker alla base militare!”

“Ah, sì, mi ricordo”

“Dai, sii un po’ più emozionato! Sono passati anni! E questa bella signorina è la tua fidanzata? Ah, canaglia, con te evidentemente non vale il detto “fortunato al gioco, sfortunato in amore”, eh?”

Nessuno dei fratelli Hiruma si prese la briga di smentire la cosa, il primogenito si limitò a commentare che stavano rovinando il loro pedinamento. Un po’ stupiti, i due tizi abbassarono la voce, poi chiesero di essere vendicati dato che un altro ragazzino aveva vinto tutti i loro soldi.

Quel ragazzino era nientemeno che Clifford Lewis. In breve, si trovarono tutti attorno ad un tavolo per una mano di Texas Hol’dem. Yoni si era inizialmente piazzata dietro le spalle del fratello, ma appena fece per muoversi Clifford abbaiò.

“Non pensare di far muovere la tua spia, you bloody cheater”

Yoni e Yoichi alzarono in sincronia un sopracciglio, sfottendo amabilmente in coro l’americano.

“Hai già così paura di perdere?”

L’altro non batté ciglio, semplicemente disse “Don”.

Il colossale figlio del Presidente degli Stati Uniti appoggiò le sue enormi mani sulle spalle di Yoni, e con voce suadente disse in perfetto giapponese:

“Resta vicino a me, dolcezza. Vuoi qualcosa da bere?”

Mantenendo il sangue freddo, la ragazza sorrise e rispose “Non bevo, grazie”

“Oh, ma che scortesia. Pensavo che voi giapponesi foste più gentili... Il biondino che non rispetta i più anziani, tu che rifiuti i regali... Questo è molto triste...”

Yoni sapeva che, per quanto preoccupato, suo fratello si sarebbe concentrato sulla partita, quindi azzardò a tirare ancora un po’ la corda.

“Non produco gli enzimi necessari a digerire l’alcool, non è questione di scortesia. È genetica”

“Ma come siamo istruiti” la lodò ipocritamente, non smettendo di sorriderle “Sei così giovane e carina, pensavo andassi ancora alle superiori”

“Così è, Mr. Don. Semplicemente, mi interessa la medicina”

“Ammirevole... Ma triste. La filosofia ci annienta i sogni sull’anima, l’astronomia quelli sull’universo, la medicina quelli sul corpo. Triste, non trovi?”

“Non è necessariamente vero. I sogni possono essere rimodellati, se la realtà non è adatta a contenerli”

Don sorrise, sistemandosi la cravatta.

“Come ti chiami, dolcezza?”

“Di solito non mi chiamo, ma quando gli altri lo fanno usano Yoni”

Il lineman americano rise forte, e in quel momento la sfida di bluff tra i due quarterback terminò. Yoichi lasciò la posta e si alzò, mentre i presenti osservavano esterrefatti, soprattutto quelli che lo conoscevano.

“Piacere di averla conosciuta, Mr. Don. Ora mi scusi, ma devo andare”

Le era venuto spontaneo dare del lei a quello che poteva sembrare tutto tranne che un diciottenne. Il personaggio in questione sorrise e annuì.

“A presto, Yoni... Sei una fanciulla interessante, mi ricorderò di te”

-Devo prenderlo come una minaccia?- si chiese la ragazza, mentre seguiva il fratello e Yamato fuori dal casinò.

 

“E quello cos’era?” chiese Yoni, allarmata dal rumore di muro infranto che proveniva dal piano di sotto. Yoichi, che stava battendo qualcosa a computer vicino alla finestra, gettò appena uno sguardo di sotto e con aria apatica rispose:

“Niente, è solo il cavernicolo che ha sfondato una parete”

La ragazza sbatté un attimo le palpebre, poi decise di alzarsi dal letto. Era tardi, perché la gente non dormiva? Lei si sentiva stanchissima; prima erano andati da Kurita a tenergli la manina come ai bambini, perché era troppo nervoso per la partita del giorno dopo e non riusciva a dormire. Poi erano passati di fronte alla camera di Sena e avevano sentito un urlo, poi la voce di Sakuraba da più in basso, e avevano concluso che andava tutto bene. Finalmente erano in camera loro, ma Yoichi voleva finire di riguardare le ultime cose e dare gli ultimi ritocchi al video introduttivo.

“Quella roba imbarazzante devi per forza proiettarla domani?”

“Kekeke, ovvio, hai fatto un ottimo lavoro, non vorrai sprecarlo...”

“Bah… Cioè, sai che mi diverto un sacco a dare la voce a Minibat, ma l’ultima animazione che mi hai fatto disegnare è davvero grottesca...”

“Cosa? Ma se è la più spassosa! Il nano di merda con il corpo di Gao fa morire, ammettilo anche tu!”

Dovette concedergli che sì, in effetti, riguardando il video informativo, almeno un sogghigno era costretta a farlo. Yoni appoggiò il mento su una spalla del fratello, osservandolo in silenzio mentre si infiltrava nel server dello stadio dove avrebbero giocato, inserendosi nel software che regolava le immagini che apparivano sui megaschermi e caricandovi i propri file.

“Ok, fatto!”

“Ottimo. Vieni a dormire, ora?”

“Non ancora Nee-shit, non ho sonno”

“Yoichi, sono le quattro e mezza”

“Vedo benissimo l’orologio anche da solo”

La ragazza si strinse nelle spalle, scosse la testa e lo lasciò davanti allo schermo, infilandosi per prima sotto le coperte.

“Dieci minuti e arrivo”

“Buonanotte Nii-dick”

“Fuck, aspettami dieci minuti sveglia”

“Nah, spiacente, buonanotte” replicò seria, ma ovviamente quando Yoichi si sdraiò vicino a lei non si era ancora addormentata.

“Sei sveglia?”

“No”

Con un “Kekeke” soddisfatto, il ragazzo si girò su un fianco rivolto verso di lei, mentre Yoni fece altrettanto.

“Sei nervoso per domani?”

“No. So che sarà divertente, e tanto mi basta”

“Ah-ha”

“So anche che vinceremo e umilieremo quei palloni gonfiati a stelle e strisce, ovvio”

“Ah, ecco, ora va meglio”

“Vedi di non dare in escandescenze se Don mi accartoccia un po’, ok?”

Yoni sospirò leggermente; aveva già tenuto in conto i danni che il corpo di Yoichi avrebbe potuto subire, e probabilmente non erano inferiori a quelli della partita contro gli Hakushuu. Ma c’erano alternative? No, ovviamente. Faceva parte del gioco, rischiare il tutto e per tutto fino all’ultimo secondo; il trucco era avere qualcuno a bordo campo a riaggiustarti e la voglia di continuare a lottare.

“Io? Parlane con Mamori. A proposito, non si è ancora dichiarata?”

“No, e mi auguro vada avanti così! Per ogni evenienza, il piano rimane lo stesso”

“Va bene, va bene, ricevuto. Ora dormi, o domani lancerai a suon di sbadigli”

“Agli ordini, dottoressa!” la prese in giro lui, e si girò di scatto voltandole la schiena.

Yoni lo fissò qualche secondo, poi allungò un braccio e cominciò a fargli il solletico sui fianchi e sulla pancia. Il fratello maggiore cercò di rimanere impassibile, ma quella maledetta conosceva bene i punti più sensibili, e presto si ritrovò a ridere e a muoversi velocemente, cercando di bloccarle i polsi e riuscendoci solo dopo un po’ di lotta.

“Beh? Che c’è?” domandò, ancora col sogghigno sulle labbra. Yoni si sporse in avanti e lo baciò, prima di girarsi anche lei dall’altra parte. Il quarterback, nel buio, sorrise.

“Buonanotte Yoni”

  
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