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Autore: Stria93    23/08/2015    3 recensioni
“Accendi il tuo MP3, mettilo in modalità casuale e fai partire tutte le canzoni che ci sono; scrivi qualcosa che si ispiri a queste canzoni, anche rischiando di rendere i personaggi OOC.”
1 – Resistance (Muse)
2 – Go the distance (Michael Bolton)
3 – Lemon tree (Fool's garden)
4 – May it be... (Enya)
5 – The last goodbye (Billy Boyd)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1 - Resistance (Muse)


Is our secret safe tonight
And are we out of sight
Or will our world come tumbling down?
Will they find our hiding place?
Is this our last embrace
Or will the walls start caving in?”


John non poteva crederci.
L'avevano diffamato. Lo credevano un impostore psicopatico costantemente in cerca di attenzioni. Erano perfino piombati a Baker Street per mettergli le manette ai polsi e portarlo via come tante volte avevano fatto con i criminali che, proprio grazie a lui, erano riusciti a fermare.
Ora, all'improvviso, l'eroe di Londra, nonché suo migliore amico, era diventato il manigoldo numero uno della città che aveva sempre difeso.
Non sapeva cosa pensare, John. Eppure di una cosa era assolutamente certo mentre correva a perdifiato per vicoli angusti e stradine malamente illuminate, la sua mano destra ammanettata alla sinistra di Sherlock: nessuno lo avrebbe convinto ad abbandonare l'uomo che così spesso e in così tanti modi diversi gli aveva salvato la vita, dovunque le circostanze li avessero condotti.
Non importava ciò che la gente avrebbe detto o pensato. Non importava ciò che avrebbero scritto sui giornali, perché John Watson sarebbe rimasto al fianco di Sherlock Holmes per sempre, qualunque cosa fosse accaduta.
Sarebbe stato disposto a correre con lui, incatenato alla sua mano, per tutta la vita.
Avrebbero resistito. Insieme.


2 - Go the distance (Michael Bolton)


I’ll be there someday, I can go the distance
I will find my way, if I can be strong
I know ev’ry mile, will be worth my while
When I go the distance, I’ll be right where I belong”


Londra non era cambiata molto rispetto a come John Watson l'aveva lasciata prima di partire in missione per l'Afghanistan.
I suoi edifici moderni affiancati a costruzioni ottocentesche di vittoriana memoria, la tenue nebbiolina grigia che serpeggiava tra le strade e avvolgeva la moltitudine informe di persone che, come fantasmi senza volto, sciamavano freneticamente da un luogo all'altro della metropoli, il cielo plumbeo che in ogni momento poteva costringere londinesi e turisti ad aprire gli ombrelli... Tutto era rimasto uguale, eppure tutto era cambiato.
Ma, in effetti, era molto più probabile che John Watson stesso non fosse più l'uomo che aveva lasciato l'Inghilterra tempo prima.
Ciò che aveva visto, fatto e vissuto in Medio Oriente l'aveva reso diverso, irreparabilmente diverso.
Ma ora, era tempo che il soldato tornasse alla vita civile, anche se la prospettiva di unirsi alla fiumana piatta e grigia di volti anonimi, che ogni giorno calcavano le strade della City in preda ai loro piccoli drammi personali, lo ripugnava e gli faceva avvertire una morsa dolorosa allo stomaco.
Eppure sapeva di non potersi arrendere a quel fato. Una parte di lui era infatti fermamente convinta che, da qualche parte, in quel gigantesco alveare di vetro, cemento e nebbia, dovesse esistere un posto in cui sentirsi di nuovo vivo, utile e, perché no, anche amato.
Doveva solo perseverare in quella convinzione e continuare a cercare.



3 - Lemon Tree (Fool's garden)



I'm sitting here in a boring room
It's just another
Rainy sunday afternoon
I'm wasting my time
I got nothing to do
I'm hanging around
I'm waiting for you
But nothing ever happens - and I wonder”

Quella domenica pomeriggio, Londra era avvolta tra le spire di una fitta nebbia, nella quale si confondevano la condensa dei respiri e i gas di scarico delle auto.
Compatti nuvoloni scuri aleggiavano sui tetti degli edifici e la leggera pioggerella che aveva iniziato a cadere quella mattina non accennava ad arrestarsi.
John era uscito con Sarah, o forse si chiamava Elizabeth?
Sherlock non si interessava alle storie sentimentali del suo coinquilino, ma non poteva negare che la sua assenza non lo lasciasse indifferente.
Si stava annoiando terribilmente. Non c'era neanche un caso da seguire perché aveva liquidato tutti i clienti della settimana, declassando i loro problemi a sciocchezzuole e banalità, decisamente indegne della sua mente geniale.
Aveva cercato di concentrarsi sui suoi esperimenti chimici ma continuava a sorprendersi a lanciare occhiate impazienti all'orologio che, chissà come, quel giorno di novembre pareva proprio non volersi dare una mossa.
Alla fine si era arreso e aveva abbandonato provette e alambicchi per gettarsi sul divano, avvolgendosi nella vestaglia. Neanche il violino si era rivelato un rimedio efficace per combattere la noia, inoltre, John e la signora Hudson gli avevano requisito le sigarette, riponendole in un nascondiglio che, malgrado tutti i suoi sforzi, non era ancora riuscito a scovare.
Con un gemito di frustrazione si passò le mani tra i capelli neri.
Stava impazzendo! Gli serviva una distrazione! Subito!
Ad un tratto, udì il suono ritmico di un paio di piedi, senza dubbio appartenenti alla signora Hudson, che salivano le scale e si fermavano proprio fuori dalla porta dell'appartamento.
Sherlock alzò gli occhi al cielo ed emise un leggero piagnucolio. Non aveva proprio voglia di stare a sentire la sua anziana padrona di casa, ma se non l'avesse fatta entrare, quest'ultima avrebbe spifferato tutto a John non appena fosse rientrato e lui si sarebbe così sorbito una ramanzina coi fiocchi circa la buona educazione, la cortesia e tutte quelle altre scempiaggini tanto care all'amico.
Così, quando un bussare sordo risuonò da oltre l'uscio di legno, sospirò rassegnato.
- Avanti! -
- Buon pomeriggio, Sherlock. John non è in casa? -
- Evidentemente no, signora Hudson, ma la sua deduzione è stata davvero brillante. -
La donna non fece caso al suo sarcasmo tagliente. - Oh, è un vero peccato. In una giornata cupa come questa si dovrebbe rimanere a casa davanti al camino acceso con la propria dolce metà, non trova? -
A quelle parole, il viso solitamente impassibile di Sherlock assunse una di quelle rare espressioni confuse che comparivano solo quando si trattava di questioni che riguardassero le relazioni con altri esseri umani.
- Come, scusi? -
L'altra fece un sorrisetto sardonico. - Oh, andiamo, Sherlock! Non c'è nulla di cui vergognarsi. Parlo di lei e John, naturalmente! -
- Signora Hudson, John non è la mia dolce metà. - rispose l'uomo in tono calmo e pacato, come quando si cerca di spiegare qualcosa ad un bambino cocciuto.
- Certo che no, caro. - disse distrattamente la donna.
A quel punto, Sherlock si alzò dal divano e finse di guardare l'orologio. - Oh, guardi, signora Hudson! Sono già le cinque! Non è l'ora della sua tazza di tè? -
- Ero proprio venuta a chiedere se lei e John volevate farmi compagnia... - balbettò la padrona di casa mentre Sherlock le cingeva le spalle con un braccio e la guidava senza tante cerimonie verso la porta.
- Be', come ha visto lei stessa, John non c'è e io detesto quell'intruglio disgustoso che lei osa definire “tè”, quindi non la trattengo oltre. -
Non attese risposta e chiuse l'uscio con un colpo secco, lasciando fuori la povera signora e le sue proteste indignate, dopodiché si gettò di nuovo a peso morto sul divano, mentre le parole della donna gli rimbombavano nella testa, facendolo sghignazzare.
John, la mia dolce metà?! Sul serio?!



4 - May it be... (Enya)


May it be an evening star
Shines down upon you
May it be when darkness falls
Your heart will be true
You walk a lonely road
Oh! How far you are from home”

Quando era uscito di casa quella mattina, John non aveva alcuna intenzione di recarsi al cimitero.
Si era semplicemente proposto di fare una passeggiata, inoltre la sua analista gli aveva caldamente sconsigliato di continuare a far visita alla tomba dell'amico, scomparso da tre mesi.
Eppure i suoi piedi sembravano aver memorizzato il percorso e avevano finito per condurlo proprio di fronte al cancello di ferro che delimitava quella mistica macchia di terreno dove il mondo dei vivi incontrava quello dei morti.
Strinse i pugni. Non doveva entrare. Non doveva.
Ritrovarsi ancora una volta a fissare la lapide polverosa, di cui conosceva ormai ogni minimo dettaglio, con impresso, a lettere dorate, il nome del suo più caro amico, non lo avrebbe certamente aiutato a lasciarsi alle spalle quella tragedia.
Ma un impulso incontrollabile lo spinse a varcare la soglia del cimitero ancora prima che la sua parte più razionale potesse opporsi.
Data la frequenza delle sue visite, aveva ormai imparato ad orientarsi alla perfezione in quel labirinto di nomi sconosciuti incisi su marmo e granito e, in meno di un minuto, raggiunse la piccola e solitaria radura in cui riposavano le sue spoglie.
John sospirò. Ancora non si era del tutto abituato all'idea che Sherlock se ne fosse andato.
La sua analista diceva che stava attraversando la fase della negazione, e che, prima o poi, avrebbe dovuto accettare la realtà.
Eppure, nonostante l'evidenza dei fatti, accadeva spesso che John fosse pervaso da una strana e ferma convinzione che, per quanto assurda, lo faceva sentire curiosamente euforico, fino a farlo scoppiare a ridere.
In quei momenti, si convinceva con ogni fibra del suo essere che il suo migliore amico fosse ancora vivo, da qualche parte nel mondo, lontano da casa.
Lo immaginava spesso percorrere, come un'ombra dagli occhi di ghiaccio, strade buie e solitarie in città remote alle quali non riusciva a dare un nome.
Allora, senza nemmeno rendersene conto, John pregava che, ovunque Sherlock si trovasse, stesse bene e riuscisse sempre a far fronte a qualunque pericolo fosse acquattato nell'oscurità.


5 – The last goodbye (Billy Boyd)


And though where the road then takes me,
I cannot tell
We came all this way
But now comes the day
To bid you farewell”


- Eccoci qui. -
John non era mai stato bravo con i discorsi, e, ancora meno, quando si trattava di discorsi d'addio.
Non che lui e Sherlock avessero mai avuto bisogno di tante parole per capirsi, ma quella sarebbe stata probabilmente l'ultima volta che gli occhi del dottore avrebbero incrociato quelli freddi e impenetrabili dell'amico, quindi era naturale che egli si sentisse in dovere di dire qualcosa.
Eppure, è proprio in quei momenti che le parole si sottraggono ostinatamente alla nostra presa.
Tuttavia, quando Sherlock gli tese la mano e John la strinse saldamente nella sua, fu come se ogni muro tra loro fosse stato abbattuto per lasciar fluire liberamente emozioni e parole che non avevano bisogno di essere pronunciate.
In quella stretta era racchiuso il ricordo di tutte le avventure vissute insieme, di ogni singolo istante in cui John Watson e Sherlock Holmes avevano percorso lo stesso sentiero, fianco a fianco. Ma quel contatto, in apparenza tanto formale e distaccato, serbava anche la dolorosa consapevolezza di un inequivocabile e definitivo addio, perché quello era il giorno in cui le loro strade si sarebbero divise per sempre.
Il giorno dell'ultimo saluto.




Da Stria93: Ehm... Ciao a tutti!
Scusate ma sono emozionatissima. È sempre difficile esordire in un nuovo fandom, in più non scrivevo fanfiction da molti mesi e temo di essere un po' arrugginita.
Anyway, mi sono appassionata di recente a questa serie, che mi ha coinvolta e intrigata fin dalla prima puntata, e shippo assolutamente JohnLock, se non si fosse capito.
Tenevo tantissimo a scrivere qualcosa in questa sezione ma l'ispirazione non mi è ancora tornata del tutto e avevo davvero paura di combinare un disastro con le caratterizzazioni, così mi sono buttata su questa challenge che, grazie agli spunti dati dalle canzoni, mi ha aiutata parecchio in questo senso, anche se il pericolo di finire OOC è sempre in agguato, nonostante cerchi di fare di tutto per evitarlo.
Mi scuso anche se l'impaginazione non è proprio perfetta, ma il programma che uso di solito non vuole collaborare.
Ok, ora smetto di tediarvi con chiacchiere inutili ma non posso prima esimermi dal ringraziare di tutto cuore chiunque vorrà leggere questi brevi lavori scritti senza alcuna pretesa.
Grazie a tutti! :)


  
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