Anime & Manga > Vampire Princess Miyu
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Autore: Black Friday    23/08/2015    0 recensioni
Ammutolita, paralizzata davanti all'apertura della porta, indifesa, costretta all'immobilità da una misteriosa forza, la piccina sta con gli occhi serrati e aspetta che il suo giovane mondo abbia fine.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Weird Dreams

Note:
Pensavo di averla persa, invece l'ho ritrovata sul mio accout di fanworld.it.

La fanfiction riguarda la serie "Vampire Princess Miyu" ed è ispirata agli OAV, più precisamente al quarto. Personaggio centrale degli OAV, insieme alla protagonista Miyu, è la medium Himiko Se. Himiko nei quattro episodi deve interagire con Miyu e spesso il loro rapporto è contrastato, pervaso da una certa tensione (in fin dei conti Himiko tenta di difendere gli esseri umani in balia dei demoni attraverso le sue facoltà e Miyu, in quanto vampiro-shinma-demone, è guardata con sospetto. Questa diffidenza tende ad affievolirsi con l'avvicinamento progressivo delle due donne per alcune vicende che affronteranno insieme). Il quarto OAV si conclude con la sottile insinuazione, attraverso un flashback legato all'infanzia di Himiko, che la medium (pur essendone inconsapevole) sia in realtà già legata a Miyu. In particolare mi ha colpito la sensazione quasi di confusione che questa ultima sequenza mi ha comunicato: cosa che si ripropone anche nel manga, dove spesso si ha una sorta di sovrapposizione di dimensioni e non si capisce mai completamente se l'evento rappresentato sia realtà, sogno, ricordo o allucinazione. Insomma ho deciso di provare a raccontare una plausibile dimensione onirica (è solo per farvi capire il concetto base da cui è partita l'idea; in realtà anche io vorrei mantenere l'ambiguità di dimensioni, non per forza di un sogno deve trattarsi) di Himiko bambina: dimensione ovviamente un po' tormentata a causa delle facoltà medianiche che possiede.

Che altro dire? Spero di essere riuscita a creare almeno un po' di suspece, non sono proprio ferrata nel genere. E spero in qualche consiglio per migliorarla ulteriormente, perchè di qualche ritocco ha ancora bisogno *jaja*.
B.F.

* * *

La creatura nella dimora

Non c'è un mondo là fuori, esiste solo l'interno.
Nessun raggio filtra, ma c'è luce a rischiarare la casa; pare diurna ma opaca, fredda artificiale e malata.

Al tavolo del soggiorno sta la madre e non è sola, in sua compagnia una donna venuta a farle visita. Parlano. L'espressione dei visi è distesa e gioiosa, la mimica ed il chiacchierio quelli di chi ha condiviso molti momenti in passato, sembra sia da tempo che non s'incontrano ed hanno molto da ricordare e raccontare.

Nel corridoio attiguo, sull'ultimo gradino d'una scala, sta una bambina: Himiko è assorta, sta disegnando scarabocchi su carta. Esegue il suo lavoro con un'aura di serietà sacrale tipica della concentrazione infantile.
Un senso indistinto d'inquietudine che lei tenta invano di ignorare la pervade: dev'essere senz'altro la solitudine, non sente nemmeno le voci di sua madre e dell'ospite provenire dalla stanza vicina... curioso, eppure dovrebbe, solo pochi passi le separano, solo la consistenza di una sottile parete.
Terminata la sua opera Himiko va a mostrarla, quasi per rassicurare se stessa della loro presenza. Entrambe le donne in effetti ci sono e sorridono. Compiacciono la bambina, le danno retta per poi congedarla in fretta e continuare la loro conversazione. Le suggeriscono di fare un nuovo disegno fingendosi ansiose di poterlo ammirare: così le adulte trovano scampo alle sciocchezze della piccola.

Passa un istante, Himiko si rifugia ancora nel suo cantuccio dove una sensazione a livello epidermico la mette in allarme.

Qualcosa è fuori posto.

Un oggetto risulta nuovo e stonato al suo sguardo: uno strano fantoccio, costituito da lunghi filamenti gialli e neri simili a paglia, sta appeso al muro del pianerottolo.

Percepisce il maligno.

Nonostante il turbamento, la bambina ritorna al disegno. Fra le sue dita, la matita inizia a muoversi innaturale e selvaggia. Himiko all'improvviso dondola la testa e sobbalza conscia solo ora delle linee tracciate dalla sua penna: in uno stato di trance ha dato forma a quel demone sulla carta.

Un'atmosfera di gelo cala sulla dimora, fino ad attanagliarle ogni fibra. L'impressione sgradevole non l'abbandona, anzi la spinge ad osservare con attenzione la parete di fronte.

Forse ha preso un abbaglio, forse sta avendo un incubo.

Lo strano burattino non è scomparso e lei... ha davvero visto un movimento?

La sua attenzione è catturata da quello spettacolo sovrannaturale, gli occhi stupefatti e fissi sull'essere: inizialmente i movimenti della creatura - non può trattarsi di semplice materia inanimata - sono quasi impercettibili, in seguito lenti, come se dopo un lungo letargo si fosse appena destata. Quindi, riavutosi, il fantoccio comincia a scendere la scalinata con falcata sicura.
In principio la bimba segue con curiosità insana la camminata. Più s'avvicina, più la creatura si fa grande e così il suo aspetto acquista in minacciosità e fierezza.
Solo quando se ne rende conto la piccola comincia a temere, comincia a tremare, conosce l'orrore.

Volta le spalle a quel demone, varca la porta dell'altra stanza e si precipita dalla mamma e dall'altra donna: le avvisa preda dell'angoscia, ma entrambe sembrano non sentirla; la bambina urla, ma nessun suono esce dalla gola; tira loro gli abiti, cerca di scuotere le loro membra, ma invano: le due sono distanti e impassibili, lei invisibile alle loro facoltà di cognizione. Un muro di estraneità si frappone fra loro: la madre e l'ospite ignorano e non possono realizzare cosa sta accadendo e neppure possono accorgersi dei richiami di Himiko.
Nel cuore del panico, una folle consapevolezza: Himiko abbandona le braccia lungo il corpo, rassegnata, poi attraversa nuovamente la porta.

Il demone scende l'ultimo scalino col suo aspetto bizzarro eppure regale, oscuro e terribile. Per tutta la breve durata del suo percorso la stessa immutata espressione dipinta sul volto malfatto: se non fosse per lo sguardo fisso, penetrante, maligno; la pupilla dilatata e vibrante; l'iride viva, sanguigna, venata di ferocia, non sarebbe sembrato altro che un grottesco pupazzo. Avanza con passi solenni, il portamento ha un che di maestosa eleganza, mette soggezione. Protende un braccio con quella che in uomo si sarebbe detta mano, tesa, verso di lei: avida, affamata, desiderosa di afferrare la tenera carne e l'anima - intrisa d'immacolata innocenza ed inebriante paura - farle sue e consumarle, per placare la demoniaca ingordigia sempre desta perché mai saziabile.

Ammutolita, paralizzata davanti all'apertura della porta, indifesa, costretta all'immobilità da una misteriosa forza, la piccina sta con gli occhi serrati; aspetta che il suo giovane mondo abbia fine.

Il tempo è sospeso, immerso in un sinistro silenzio.

Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette... i secondi trascorsi.

Alza e sbatte le palpebre ripetutamente: lo sguardo deve abituarsi a una nuova luce, smorzata e più fosca. Gli occhi sgranati per la sorpresa: niente più è uguale a prima, nessun mostro, nessuna stanza, non più la sua casa ma la radura di una tetra foresta dove fitti alberi spogli spuntano dal terreno brullo contro un cielo amaranto sfumato d'inchiostro, alcune sfere d'un diafano azzurro stanno sospese a mezz'aria, come lanterne.

Spaesata confusa e stranita, la bambina resta con i sensi all'erta benché nutra, nel profondo, l'irragionevole certezza d'essere al sicuro in quel luogo.
Il tocco leggero d'una mano la sfiora, sente piccole dita accarezzarle il collo e lei si fa rigida.

- Himiko... - un sussurro e la bimba è scossa da un tremito. Quella voce femminile... conosce il suo nome?

Himiko gira il capo, esitante, ma la persona dalla carezza di piuma si ritrae frettolosa e lei scorge solo occhi dorati che scompaiono scivolando nell'ombra, nascosti da un'oscurità amica.
  
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