Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Avah    23/08/2015    0 recensioni
Non riesco a guardarlo in faccia. So quello che è successo e il fatto che non abbia il coraggio di ammetterlo mi dà il voltastomaco. [...] E poi lo ricordo, quel momento in cui ci siamo conosciuti, ormai due anni fa, durante una festa in centro.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Pieces of an ordinary girl'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Good girls always love bad guys

Non riesco a guardarlo in faccia. So quello che è successo e il fatto che non abbia il coraggio di ammetterlo mi dà il voltastomaco. Cercando di ignorare la sua presenza accanto a me, le sue parole così ipocrite, sorrido alla cassiera che mi dà il resto ed esco di lì, sentendo il suo sguardo sulle mie spalle.
Cammino veloce lungo il marciapiede, perché so che tra poco uscirà dal negozio e mi rincorrerà per parlarmi, ma io non ho niente da dirgli. Non posso fare a meno di vedere il suo volto nel furgone posteggiato dall’altro lato della strada, i nostri sguardi che si incrociano mentre scappa via a tutta velocità. E poi lo ricordo, quel momento in cui ci siamo conosciuti, ormai due anni fa, durante una festa in centro.
 
-Ehi, chi si vede!- la mia migliore amica mi prende per mano e mi trascina verso un gruppetto di tre ragazzi.
-Ciao Jen- dicono tutti, salutandola.
-Vi presento Ally, una mia amica- mi presenta lei, poi mi indica i tre ragazzi -Loro sono Nick, Jason e Will. Fanno parte della mia band-.
-Piacere di conoscervi- tendo la mano a tutti e tre, ma senza accorgermene stringo un po’ di più quella dell’ultimo ragazzo. Ci guardiamo entrambi negli occhi ed è il suo sguardo profondo a farmi riscuotere e ritrarre la mano.
-Che ci fate qui?- chiede la voce squillante di Jen, facendomi tornare alla realtà.
-Siamo venuti a fare un giro- risponde il primo, Nick -Voi?-.
-Lo stesso. Possiamo unirci a voi?-.
-Certo- sorridono tutti, allargando il cerchio perché anche noi potessimo rientrare nel loro gruppo -Vi va qualcosa da bere?-.
 
No, ecco quale sarebbe stata la risposta da dare. Non avremmo dovuto accettare, saremmo dovute andare per la nostra strada. E invece no, abbiamo accettato di sederci con loro in un pub lì vicino, bevendo qualcosa tutti insieme. Non so se sia stata colpa dell’alcol o di che altro, ma alla fine sono riuscita a sciogliermi e a parlare tranquillamente mentre giocavamo a biliardino, nonostante sentissi sempre lo sguardo di Will su di me.
E lo sento anche adesso, mentre quasi corro via lungo i marciapiedi, perché lo so che mi sta raggiungendo, anche se non sta chiamando il mio nome. Conosco i suoi passi, conosco la sensazione quando mi guarda. Conosco la sensazione quando mi cerca.
 
Il telefono continua a trillare per i messaggi in arrivo, ma ancora non riesco a leggerli, non dopo tutto quello che mi è successo recentemente. Quella delusione d’amore ancora mi brucia dentro, mi fa piangere tutte le sere, e non riesco a pensare di uscire con qualcuno. Non adesso almeno, voglio aspettare che la tormenta che sento dentro si affievolisca un po’, quel tanto che mi faccia respirare.
Eppure, il suono insistente mi fa disperare. Non ce la faccio più a sentire il telefono squillare, perciò lo prendo in mano e apro i messaggi; come immaginavo, sono tutti da parte di Will. Da quando ci siamo scambiati i numeri, la sera in cui ci siamo incontrati, mi manda messaggi praticamente ogni giorno.
“Ehi va tutto bene? È un po’ che non ti fai sentire… Volevo chiederti se una sera ti andava di vederci noi due, ma se non vuoi fa lo stesso…”
Sospiro; chissà, magari uscendo con qualcuno mi dimenticherò di quello che è successo negli ultimi giorni.
“D’accordo. Facciamo domani sera alle 8 al solito posto?”
Tentenno parecchio prima di inviare il messaggio, ma alla fine mi decido e spingo il tasto di invio. Chiudo gli occhi, attendendo la risposta che non tarda ad arrivare.
“Perfetto! A domani allora!”
 
Ci sono ormai, la mia auto è a pochi metri da me. Mentre cammino a passo spedito, cerco nella borsa le chiavi, rovistando tra le mille cianfrusaglie che puntualmente stazionano lì dentro. Finalmente le trovo, ma faccio appena in tempo a estrarle dalla tasca della borsa che mi sento strattonare per il braccio.
-Finalmente ti sei fermata- dice Will, facendomi voltare verso di lui.
-Che cosa vuoi?- dico con voce fredda, tenendo lo sguardo incollato al cemento del marciapiede.
-Perché sei scappata così quando mi hai visto?- sta tentando in tutti i modi di incrociare il mio sguardo, ma altrettanto insistentemente io lo evito, almeno fino adesso.
-Fammi pensare… Forse per quello che hai fatto? O per quello che hai detto a quella poveretta?- le parole iniziano a uscire come un fiume in piena -Sei davvero un ipocrita, lo sai? Non so nemmeno come ho fatto a innamorarmi di te-.
 
Sono già dieci minuti che aspetto fuori dal locale come una cretina, controllando l’orologio ogni due minuti. L’aria si sta rinfrescando velocemente e proprio stasera ho avuto la brillante idea di indossare un vestito estivo senza spalline. Probabilmente quelli che mi vedono tremare come una foglia pensano che sia un’imbecille a vestirmi così in autunno inoltrato, ma la verità è che ho voluto mandare a fanculo il passato e riniziare daccapo. Ho pensato che, vedendomi così, Will si farà finalmente avanti, facendomi capire se vuole rivoluzionare il nostro rapporto o no.
-Scusa il ritardo, c’era traffico- dice la voce di Will alle mie spalle, e quando mi volto sgrana gli occhi -Wow. Stai… benissimo-.
Sorrido debolmente, cercando di non arrossire; ancora non sono riuscita ad abituarmi ai complimenti di un ragazzo.
-Andiamo dentro? Si sta facendo freddo- mi fa cenno di seguirlo e, non appena entriamo, mi cinge la vita con un braccio, stringendomi a sé.
Per un momento mi irrigidisco al suo contatto, ma mi rilasso subito, perché è questo che volevo quando ho pensato di vestirmi così. Andiamo a sederci in un angolino lontano dalla ressa e dalle casse della musica, ordinando una birra lui e un analcolico io.
I primi minuti passano tranquillamente tra le solite domande di rito, ma pian piano ci addentriamo in argomenti più personali. Lui mi racconta dei suoi studi, della sua famiglia, e io non posso fare a meno di parlargli del ragazzo di cui mi ero innamorata ma che mi ha scaricato con non troppa delicatezza.
-E’ per questo che sono stata evasiva in questi giorni- spiego alla fine del mio racconto -Sono stata male, e non vorrei passare altri momenti come quelli-.
-Mi dispiace- dice lui, poggiando una mano sulla mia.
Una scossa elettrica mi attraversa il corpo; so che non è il momento più adatto, ma so che se non mi butto non passerò mai oltre. Perciò mi allungo verso di lui, e Will fa lo stesso, finché le nostre labbra non si incontrano.
 
Lo so perché mi sono innamorata di lui. Perché sembrava un bravo ragazzo, come non se ne vedono più ormai, ma come per confermare un luogo comune, una brava ragazza si innamora sempre di un cattivo ragazzo.
-E’ stato un errore, lo so- dice, e vorrei tanto prenderlo a schiaffi.
-Un errore è quando pesti il piede a qualcuno, quando lo spintoni di lato perché c’è troppa gente. Ma essere complice in una rapina non è un errore!-.
-Mi hanno fregato, ok? Non sapevo quello che sarebbe successo-.
-Vallo a raccontare a qualcun altro- mi libero dalla sua presa e salgo in auto, infuriata -Ah, per la cronaca, dimenticati che esisto-.
Senza attendere una risposta, sfreccio via, lontano da lui, lontano da tutto quello che c’è stato.
 
Sono passate settimane ormai. Non vedo né sento Will da quel giorno, da quando ho tagliato i ponti con lui. All’inizio è stato difficile, ma non mi sono scoraggiata e sono andata avanti. Con due delusioni sul cuore è difficile aprirsi con gli altri, specie quando sento parlare di lui. Perché è colpa mia se è stato arrestato. Sì, sono stata io stessa a denunciarlo, io stessa ho spifferato di averlo visto alla guida del furgone della fuga. Per un po’ i sensi di colpa mi hanno attanagliato le viscere, poi ho rivisto i volti dei proprietari del negozio rapinato, ho sentito le parole di Will nel confortarli poco dopo quello che era successo. E non ho esitato un secondo.
So che adesso tutti mi odiano, ma non mi importa. Ho perso tutto quando ho capito chi era davvero Will, e ora non mi rimane altro che risalire dal fondo che ho toccato.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Avah