Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Segui la storia  |       
Autore: Melian    23/08/2015    0 recensioni
"«Questo è il Grande Segreto della nostra razza», concluse gravemente Demetrius quando Sanakht non volle più continuare a parlare." Qual è il Grande Segreto che si cela a proposito dei Vampiri? Cos'è accaduto quando Alphonse è sparito, subito dopo aver detto addio ad Alexandra? Riuscirà a ricongiungersi a lei? E come potrà Alexandra seguirne le tracce, se non con l'aiuto dei Vampiri più antichi che Alphonse ha potuto conoscere durante la sua lunga esistenza? In un'avventura che catapulta Alphonse e tutti i suoi amici fino ad Alessandria d'Egitto, finalmente il duca di Benavia potrà svelare il mistero che a lungo aveva inseguito.
[Sequel di "Letter to Alexandra" e "L'Eco del Sangue"]
Genere: Avventura, Dark, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Mondo di Tenebra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 5 – Il GRANDE SEGRETO

 

 

Alexandra osservò quel repentino cambiamento di Sekhmet con una nota di fanciullesco stupore. Seguì con uno sguardo incuriosito la gatta dagli occhi verdi che s'accoccolava soddisfatta, prima di cercare la sagoma tanto amata del suo Creatore. Appena lo vide immobile, però, trattenne un gemito di orrore e corse verso di lui, chiamandolo a voce alta: «Alphonse!»
A quel punto, mentre la ragazza si inginocchiava e gli prendeva il volto tra le mani, sporcandosi del suo sangue, tutti realizzarono quanto accaduto.
Larion si chinò verso Alexandra, afferrandola gentilmente per le spalle e scostandola: «Andrà tutto bene, non disperare. Non è morto.»
Alexandra cercò lo sguardo di Violate in muta conferma.
La donna le annuì e le spiegò: «È stato quasi del tutto dissanguato, tuttavia c'è ancora scintilla di vita, in lui. È scivolato nel torpore, perché privi del sangue non possiamo continuare a muoverci. La sua mente è ancora lì, intrappolata dalle pastoie del corpo. Dovremo dargli da bere.»
Sanakht e Demetrius rimasero in disparte, osservando l'enorme acacia e i suoi quattro guardiani alati, mentre Larion e Violate si mordevano i polsi e lasciavano colare un lungo, denso filo di Sangue tra le labbra socchiuse di Alphonse.
Un rivolo carminio sfuggì all'angolo della sua bocca, ma i sorsi più corposi vennero sorbiti dal corpo eterno che, con una lentezza snervante, riprendeva a funzionare, rimarginando le profonde ferite delle artigliate. Dapprima, Alphonse mosse solo gli occhi, roteandoli, rapidi guizzi nervosi sui volti dei suoi amici, quindi piegò le dita delle mani e, infine, si rialzò come se corde invisibili lo avessero appena issato. Afferrando il braccio di Violate con una violenza inconsulta e tutta l'urgenza della Sete, bevve dal suo polso, prima di leccarle la ferita come un lupo affamato. Quando la fame venne saziata, i suoi occhi tornarono limpidi.
«Violate...», la chiamò Alphonse in un sussurro incredulo.
La Vampira gli sorrise e si sporse a posargli un bacio sulla bocca, mormorandogli a fiori di labbra: «Ti ho trovato, figlio mio. Bentornato.»
«Alphonse, ce l'hai messa tutta per seminarci, vero? Mi sono dovuto disturbare a scendere dal mio trono, dai ghiacci di San Pietroburgo alle sabbie dell'Egitto. Non ti pare che mi tu debba un favore, adesso?» Larion si fece avanti con i suoi modi disinvolti da aristocratico e abbracciò l'amico con forza. Sollevò i brandelli dei vestiti di Alphonse e aggiunse con un sorrisetto tagliente: «Suvvia, guarda in che modo barbaro sei conciato...»
«Larion, sei sempre il solito principe viziato. E direi che siamo pari, adesso. Ma come avete fatto ad arrivare fin qui? E...», Alphonse lasciò la frase in sospeso: aveva scorto la figura minuta e delicata di Alexandra. Non riuscì più a parlare e camminò pesantemente, come in sogno, verso di lei, rimasta silenziosamente in disparte. «Alexandra...», esalò in tono stupefatto e spalancò le braccia.
Lei, dapprima immobile quanto la statua di un cherubino, gli corse incontro e gli si gettò al collo, stringendolo con tutte le forze che possedeva.
«Amore mio, mia piccola Alexandra...», le bisbigliò all'orecchio, blandendola e sollevandola tanto da averne il giovane viso contro il suo, i capelli biondi e fluenti mescolati ai suoi bruni, l'odore del suo sangue giovane che si mischiava a quello antico, armonizzandosi nella stessa nota familiare.
«Alphonse, temevo che non ti avrei rivisto! Ti ho aspettato per tutto questo tempo e ora non voglio che mi lasci più sola, mai più!», reclamò accorata Alexandra, sporcandogli il bavero della camicia con le proprie lacrime sanguigne.
«Tu sei la mia opera perfetta, nata dal mio Sangue: non sarai mai sola, così come non lo sono mai stato io», la rassicurò il duca di Benavia, accarezzandole i capelli.
«Che scena commovente...», li interruppe Nuberus, avanzando dal fondo della sala.
Il suo volto albino era inespressivo e, se aveva penato durante lo scontro, questo lo si capiva esclusivamente dalla luce maggiormente smorzata dei suoi occhi blu e mefistofelici.
Agli sguardi freddi e ostili, il Demone non sembrò fare caso, limitandosi a rassicurare: «È stato Alphonse a volersi cacciare in quest'avventura, non guardate me.»
«Allora, ragazzo, sei pronto per le risposte che cercavi? Dopotutto ciò che è accaduto, ti devo la verità.» Fu Sanakht a mettere fino al momento di silenzio infido che era calato sull'assemblea, voltandosi verso Alphonse principalmente, ma rivolto anche a tutti gli altri.
Sollevò i Sistri di Hathor e fece tintinnare il loro suono ancora una volta: la barriera che proteggeva l'Albero della Vita vibrò e si schiuse come un velo, permettendo a tutti di accostarsi all'acacia su cui il fulgore dell'oro correva in riccioli tra tronco e foglie.
Alphonse mise giù Alexandra e, insieme agli altri, si accostò alla pianta, osservandone l'ampia chioma in un silenzio meditativo. Non volle mettere fretta all'egiziano che stava riponendo nella loro scatola i Sistri di Hathor; Demetrius la tenne stretta sotto il braccio, come un tesoro.
«La verità che pochi tra quelli della nostra razza possono conoscere è racchiusa in quest'albero e nel colle su cui si erge. Questa è la Tomba di Osiride!», rivelò Sanakht, levando le braccia con in un gesto di rispettoso saluto, «Un tempo, essa si trovava nei sacri recinti del tempio di Abido, sorto proprio sulla collina primordiale e dove Osiridei fu sepolto quando Seth, suo fratello, lo uccise. Il suo sarcofago, abbandonato sulle acque del Nilo, venne trattenuto dalle radici di un'acacia e, da allora, essa è la pianta sacra del Dio. Quando l'epoca delle grandi dinastie faraoniche volse alla fine, i sapienti vollero proteggere il colle e l'acacia e, dunque, li trapiantarono nel cuore della Biblioteca di Alessandria, in una dimensione inaccessibile ai mortali e dove ora ci troviamo. Qui, sotto quest'erba verde, Osiride ancora riposa e l'acacia affonda le radici nel suo petto: così si compie l'alchimia della Grande Opera perseguita dal mio popolo, dove la vita e la morte fanno parte di un solo grande ciclo di rinnovamento perenne. Osiride è il Dio delle messi, il Dio della resurrezione, il Dio dei morti. Il seme piantato sotto terra, infatti, deve morire per poter germogliare: questo è il principio alchemico del mondo.»
Sanakht fece una lunga pausa e poggiò la mano contro la corteccia dell'Albero, serrando gli occhi. Alphonse lo imitò, senza paura, rivelando: «Avverto un'energia potente sotto le dita.»
L'egizio gli annuì e riprese: «Anno dopo anno, Osiride deve resuscitare, perché gli equilibri del mondo restino intatti. Ahimè, con la perdita dei sacerdoti e del loro sapere, i riti osiriani non vengono più celebrati e rimane solo questo luogo a vegliare sul riposto del grande Dio. Ma egli deve restare protetto, perché noi possiamo continuare a vivere. Il sangue di Osiride è il sangue di ogni Vampiro, pur nella sua infinitesima parte.»
«Com'è possibile?», Alphonse era incredulo e guardò Sanakht come se fosse stato uno scherzo: «E perché non hai voluto rivelarmi tutto questo quando ci incontrammo la prima volta?»
«Per il tuo bene e quello della nostra razza, ragazzo. Nessuno di voi dovrà farne parola con chicchessia. Il rischio è che forzino l'ingresso occulto della Biblioteca e provino ad impadronirsi dell'Albero, nonché di Osiride. Nelle mani sbagliate, tutto questo potrà solo nuocerci», gli spiegò severamente l'egiziano, prima di aggiungere: «Quando Seth uccise Osiride per impadronirsi del trono d'Egitto, ne tagliò il cadavere e sparpagliò i pezzi per tutte le province di Kemet, in modo che nessuno potesse trovarle e riportare i vita il suo odiato fratello. Tuttavia, Iside si accinse alla grande cerca e, poco a poco, riassemblò il corpo del suo sposo, avvolgendolo in strette bende e donandogli il proprio alito di vita, concependo Horus, il Dio Falco. Intanto, Seth, venuto a sapere del viaggio di Iside, radunò in un vaso il sangue e le linfe di Osiride e le rubò. Osiride, avvolto nelle bende di lino come una mummia, con la pelle verde come le giovani messi, impugnò il Pastorale e il Flagello e fondò il Tribunale degli Dei nella Sala della Giustizia: divenne il giudice dei morti e il dio della resurrezione, nonché dell'agricoltura. Dalle sue aule sotterranee, garantì l'inondazione del Nilo e la crescita del grano. Non essendo riuscito nel proprio intento e per vendicarsi dell'ennesimo affronto, prima che Horus piombasse a muovergli guerra, Seth mischiò il proprio sangue a quello di suo fratello e lo fece bere ai più valenti tra i suoi seguaci.»
Tutti erano ammutoliti davanti al racconto che si snodava fin dagli albori della civiltà e non riuscirono a staccare gli occhi dall'acacia, né ad interrompere Sanakht.
«Quegli uomini e quelle donne scelti da Seth, dopo aver bevuto il sangue degli Dei, subirono una brusca metamorfosi. Poiché erano solo dei mortali, non poterono sopportare l'immenso potere e il bruciore che quelle linfe sante portarono nei loro corpi: preda di violenti spasmi, sperimentarono la morte del corpo. Eppure, prima che il loro cuore battesse l'ultimo rintocco, proprio quel sangue divino impedì loro di morire davvero, cristallizzandoli tra morte e vita e spalancandogli le porte dell'immortalità, partecipi del dono delle divinità di cui avevano bevuto. Grande era la loro forza, immensi i loro poteri, ma Osiride si accorse di quanto Seth aveva operato e comandò che le anime di quelle creature rimanessero legate alla loro carne per sempre, sì che il tempo avrebbe permesso loro di sperimentare parimenti gioie e dolori con indicibile acutezza, condannandoli ad errare sulla terra senza poter raggiungere il Tribunale degli Dei come decorso naturale avrebbe voluto. Anche Ra, guidando il vascello del sole, si avvide di quanto accaduto e, ritenendola una blasfemia, maledisse quegli esseri e li rese vulnerabili alla luce del sole e al fuoco, sì che ne avessero per sempre paura e la fuggissero, bruciando se avessero osato sfidarlo uscendo allo scoperto di giorno. Seth, invece, se ne avvalse come guerrieri e li dotò della capacità di muoversi veloci come il vento del deserto di cui era signore e di essere una cosa sola con le tenebre della notte. Eppure, poiché quelle creature erano nate dal sangue degli Dei, per sempre si nutrirono del sangue dei viventi per sopravvivere e chiamarono se stessi Bevitori di Sangue.»
«Questo è il Grande Segreto della nostra razza», concluse gravemente Demetrius quando Sanakht non volle più continuare a parlare.
Alphonse rimase fermo, il capo chino e la fronte premuta contro l'acacia. Dopo qualche istante cercò gli occhi dell'egiziano in maniera eloquente, quindi, quelli di Bastet che ancora vegliava e, appena vi lesse l'approvazione, staccò un pezzo di corteccia dell'acacia.
Immediatamente, da quella piccola ferita del legno, sgorgò una linfa rossa e densa; la pianta gli cedette solo quel piccolo dono, prima di tornare integra.
«Ti serve una di queste?» Nuberus gli allungò un'ampolla vuota, raccolta da uno degli scaffali scavati nelle pareti.
Nella boccetta, allora, Alphonse raccolse la linfa dell'Albero della Vita: il Sangue di Osiride.

 

«Torniamo indietro, adesso», sancì Demetrius, avvolgendo le spalle di Larion con il braccio e cedendo a Sanakht il prezioso cofanetto d'alabastro.
«Sì, voglio tornare all'esterno e vedere il cielo stellato della baia di Alessandria, sentire il vento sulla pelle e l'odore degli umani di mille etnie mescolarsi e inebriare i miei sensi», confessò Alphonse.
Trattenne per mano Alexandra, porgendo anche il braccio libero a Violate, cavallerescamente.
“Che strano trio”, pensò Larion con un sorriso languido sulle labbra.
Nuberus si mosse assieme a loro, silenzioso e discreto, mormorando: «Mi sembra chiaro che, nonostante tutto, il vostro segreto non ha offerto la chiave per riscattarti dal nostro Patto, Alphonse.»
«E cosa intendi fare, allora?», si schermò il duca di Benavia.
«Semplice: dovrai trovare l'anima adatta a rescindere il Contratto e il Marchio. Fino ad allora, resterò con te», ribatté il Demone ostentando un'esemplare noncuranza, superando il terzetto e imboccando il corridoio.
«Speravo di poter godere della pace del mio castello, assieme alla mia... famiglia», replicò tagliente il Vampiro.
«Spiacente di averti deluso, allora. Tuttavia, guarda il lato positivo: non abbiamo alcuna fretta e potrai oziare nella tua tenuta, giocando all'innamorato fin quando avrai voglia. Poi ripartiremo e cercheremo l'anima perfetta, per il sollazzo di entrambi», concluse Nuberus con un fosco sorriso, mentre dispiegava il suo mantello e se lo gettava di nuovo sulle spalle.
«Mai stringere accordi con i Demoni: avrei dovuto metterti in guardia», mormorò Violate qualche istante dopo, irritata.
«Non fartene una colpa, tu non c'entri. Ero giovane e le circostanze poco favorevoli. Troverò la soluzione, ma su una cosa Nuberus ha ragione: c'è tempo. Lasciate che sia felice di trascorrerlo assieme a voi, mie adorate.»
Violate parve dubbiosa, ma non disse nulla.
«Resta con noi, Violate, te ne prego. Non potrei sperare in una famiglia migliore: ho il mio Alphonse e te, un'amica e una madre nel Sangue. Insegnatemi tutto ciò che potete: voglio divenire una Vampira saggia e forte», chiese Alexandra con un sorriso fulgido.
Violate capitolò, acconsentendo.
Solo Sanakht rimase indietro. Ultimo a restare nella sala, era anche il più restio ad abbandonarla. Ancora fermo ai piedi dell'Albero della Vita, si sedette nella tipica posa degli scribi sull'erba, annunciando: «Io resto qua, almeno per qualche tempo. Anelo a ritrovare l'antica sapienza e le visioni del mio Egitto così come sono scolpite nella mia memoria. Tornerò nel mondo esterno presto, ma sento che ora il mio posto è qui, a vegliare sulla Tomba di Osiride.»
Demetrius lo guardò a lungo negli occhi e, infine, annuì: «Così sia, vecchio amico. Prepara un posto anche per me: quando il mondo degli uomini farà troppo rumore per le mie orecchie, saprò che questo è un luogo di pace dove rifugiarmi. Addio.»
Alphonse indugiò a lungo, quindi si portò la mano al cuore e chinò il capo.
«Va', figliolo. Ho da offrirti lo stesso consiglio che ti diedi anni fa: vivi la tua esistenza come sempre fatto, con la medesima passione e disincanto, anelando alla lucida saggezza del tempo.»
Fu così che lasciarono Sanakht a guardia del Grande Segreto dei Vampiri.
Dopo un lungo peregrinare per gli immensi saloni della Biblioteca di Alessandria, giunsero a varcare il confine tra i mondi e si ritrovarono ai piedi del basamento su cui sorgeva un tempo il Faro.
Sull'isoletta prospiciente la baia, la luna scintillava come il sorriso di Hathor nei cieli iperborei.



 

 

 

________________________________

Note:
 

i Osiride - Dio della città di Busiride (Abido), viene considerato il primo Faraone d’Egitto. Era il figlio di Geb che affidò a lui il comando sull’Egitto. Fu sposo di Iside e padre di Horus. Venne però assassinato dal fratello Seth, che ne ridusse il corpo a pezzi che sparse in tutto l’Egitto, fino a quando Iside non ne ricompose le membra; divenne quindi sovrano dell’Aldilà e siede nella Sala della Giustizia dove è giudice supremo. Era il dio della vegetazione e dell’agricoltura, e per questo veniva rappresentato come mummia dalla pelle verde, con in mano pastorale e flagello, simboli del potere faraonico, e con delle piante che gli germogliavano dalle membra.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: Melian