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Autore: supermafri    23/08/2015    1 recensioni
Nelle vene dei gemelli Vasseur il sangue non scorre più, o almeno per Jean il cuore ha smesso di battere. Chloé ha invece l’opportunità di vivere ancora, senza che il ricordo della vita passata possa torturarla. Può bastare che solo una persona soffra le pene dell’Inferno per soverchiare anche i peccati dell’altra?
Jean cederà i rimasugli dell’anima alle Ombre, ma la voglia di tornare da lei è molta. Sarà un demone assetato di potere ad aiutarlo? Sarà la morte a riportarlo in vita e a permettergli di trovare nuovamente Chloé? Ma ancora, le pene dell’Oltretomba avvilupperanno i suoi sentimenti umani fra nere fiamme?
Chloé si sveglierà in una vita nuova dall’ignoto passato, cullata dal solare sorriso d’un giovane dai capelli color del grano e gli occhi nocciolati. Baptiste Leduc sarà capace di sostituire l’affetto che le manca, la cui assenza sembra turbarla tanto? E se fosse la notte, invece, a portarle consiglio?
Genere: Angst, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Sovrannaturale
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Delirium.

Capitolo
uno
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***
 
Che vocio fittizio si udiva in sala, quasi di circostanza, rumoreggiava contro le pareti grezze, impreziosite da rombi e cerchi dorati. Quale altro uomo avrebbe dovuto ricevere l'immutabile giudizio divino?
Un coscienzioso o una lingua biforcuta?
Un Cuore puro o morso e consumato dalle pene infernali?
Ben presto il martelletto avrebbe preso a picchiettare sul legno dipinto e l'orologio a pendolo avrebbe oscillato nuovamente.

Tre rintocchi e tutto sarebbe iniziato.
Tre rintocchi e tutto sarebbe finito, per sempre.
 
***
 
«Zittite l'aula, presto. Chi ha tempo, non lo perda: lo spreco è vizio dell'essere che si nutre di peccati!» accarezzò l'aria vivida e limpida, la voce di Cornelio, sognatore di giustizia e innocenza. «Non mi risultava che Dio avesse vizi... » si limitò all'ironia e al sarcasmo Mephisto, adulatore di anime lussuriose e colme di desiderio. Il disprezzo lambiva le iridi acquose, accendendo l'innata superbia e il ghigno scarlatto del Principe demone. «Dovrà allora perdonare la mia ignoranza, sia mai che infanghi la sua onorevole grandezza. » si punzecchiava la lingua, pregustando la dolcezza del sangue, che presto o tardi, sarebbe stato versato in virtù dell'Ade, anche quel giorno.

«Insolente d'un demone, che del rispetto non conosce nemmeno una sillaba: vergognatevi voialtri peccatori, e con voi, il vostro Padrone. Intollerabili diffamazioni sono state pronunciate da una lurida e marcia bocca, e prest-». S'avvicinò l'amaranto artiglio, acciuffò una leggiadra ciocca bionda e la imprigionò, tra le dita assassine, stropicciandone i lembi. Morirono in gola le parole dell'angelo cherubino, sgomento e sconcertato. «Dovrei, forse, ringraziare...?». La lingua da serpe umettò la liscia pelle della gota serafina, origliando paura e turbamento.

«Che creatura disgustosa. »

Volse il volto, imbrattato dalla quotidiana bellezza sinistra, alla splendente Porta d'Avorio e s'increspavano le labbra nell'immondo e carismatico sorriso.

«Fin troppi complimenti, angioletto. »

E finalmente, l'odore acre e pungente lo mandò in visibilio, sentì perfino la pelle accapponarsi: il prelibato piatto sarebbe stato servito in tavola, prima di quanto si aspettasse e più buono che mai. Ecco, il tintinnio delle catene, segno di chi, come tanti, si era concesso la libertà di togliere fiocco, adesivi e decori a uno dei più peccaminosi doni proibiti. Confezionarlo nuovamente, si sa, è inutile: le spine della Nera Rosa, s'attorcigliano e intrappolano il cuore in una prigione di infinita sofferenza e indelebile dolore.
 
***
 
«È inammissibile che questi due umani possano essere ammessi al Paradiso, pure il Purgatorio è fuori discussione: non provano nemmeno vergogna dei loro peccati.» dichiarò la creatura dalle bianche ali immacolate.

«Gettateli all'Inferno, allora. Siete a conoscenza di quanto la mia gente sia bramosa di sangue sporco.» canzonò il Re dei demoni, con aria annoiata.

E si fermò il processo, al suono ristagnante dei pugni che battevano fortemente sul banco di legno duro. Il giovane uomo sollevò la gentile ragazza dai capelli corvini poggiandola al tavolino, le gambe libere a penzoloni sul vuoto.
«Ve ne prego, per quanto abbia sbagliato, lasciate che lei non scenda con me. Dovessi pagare anche il doppio della punizione che mi spetta, non permettete che il mio errore segni anche il suo destino.» condivideva le lacrime con la sua amata negli ultimi disperati momenti.  «No, no, non puoi abbandonarmi adesso... Jean, per favore.» piangeva, e tanto si dimenava, abbracciando il suo viso con le mani delicate e baciando il capo di neri fili sottili, che, inevitabilmente, coprivano due perle ossidiana impaurite e sperdute.
Le stille rigavano il volto delle due piccole creature e nessuna voce interferiva nella dolce e macabra danza.

«Ah, ragazzo. Accetto la tua richiesta: la tua anima brucerà desolata, passando le pene sulle quali io stesso regno sovrano. E di lei, lascia che siano i "servi dell'Onnipotente" ad occuparsene.» ghignò divertita la creatura, la più disgustosa tra tutte, il fulcro su cui fanno perno i mostri che popolano l’Erebo.

«Grande spirito di volontà, non posso far altro che concordare.» fra risa oltraggiose e silenzi severi e pazienti, luce portò il Padre Eterno col perdono che il bene accompagna.

«Caparbio, il ragazzo. Ottima scelta mon Chéri, mi piace.» commentò euforico Mephisto, deliziato dall’esito del dibattito, o forse ammaliato dall’impeccabile lavoro della scarlatta bambola tra la sue mani. Chi mai più di Lei era riuscito a svolgere così arduo compito? Lei, che nascosta, serpeggiava tra le menti innocenti e sibilava parole d’orrore, catturava e fagocitava il pensiero e anime sperdute, aveva colto il fiore più puro. Non una rosa, non una margherita, nemmeno un girasole: era un tulipano, timido e spaventato, ma innamorato e corteggiato. Era debole. Ma era protetto. E colui che ne coltivava la dolcezza, la speranza l’aveva reso solo un peccato, un’impurità. No, non era l’amore che rendeva indegni, era Lei, era il coltello che lento e doloroso affondava nella piaga. E alla fine uccideva, inesorabilmente, senza fuga, senza pietà.

La pupilla bianca tra le fiamme, la perla dal tenero volto, gli occhi ambrati da vizi e perdizioni e il sorriso rosso, stregato, annodava candidi ciuffi tra le dita fanciullesche, teneramente soddisfatta del luminoso luccichio negli occhi iridescenti di Mephisto. E mentre le rivolgeva lo sguardo, lisciava incantato invisibili pieghe della maestosa veste de sa Petite Madamoiselle, che prontamente nascondeva risolini compiaciuti tra i lisci capelli lattei, filamentosi come cirri che increspano il cielo autunnale e primaverile.

Pensate forse abbia stilato una descrizione incoerente, senza capo né coda? Pensate davvero che tre semplici parole come gioia, purezza e morte non abbiamo un punto in comune? No?
Potreste aver ragione, come torto, o potreste abbandonare stupide convinzioni nelle quali credete ogni giorno e osservare l’altra faccia della medaglia. Cosa vedete? Confusione, incomprensione?

Provate ora a immaginare fantasia in un mondo sporco, il vero mondo, circondatelo di nastri, fiocchi, lustrini e paillettes, e rendete un tutt’uno, mescolate e amalgamate insieme ogni più piccola cosa perché nessuno può essere salvato dalla terra su cui vive, malata e sudicia. Com’è bello dipingere di vivaci colori truffe, rapine e omicidi, non è vero? Mascherare la realtà e le malvagità in questo modo, non è divertente? Oh, ma Lei lo fa ogni giorno, a vostra insaputa, divorandovi da dentro, colorando di rosso cremisi le menti e consegnando vite e vite alle Ombre. E dolci risa infantili la avvolgono, e soffice chioma immacolata le adorna il viso e quelle forti braccia mefistofeliche la cingono per ogni piccolo capriccio. Stravaganza, ghiribizzi e fantasticherie ne disegnano il nome. Lei la Follia, Lei il peggiore degli incubi.
 
***
 
«Se Paradiso, Purgatorio e Inferno rifiutano la sua presenza, la Terra è l’unico luogo adatto dove l’anima può sostare. Le saranno riconsegnati il corpo e le carni e sottratti ricordi e legami. Così ordina l’Altissimo, così tutte le creature obbediranno.» affermò con tono calmo e tollerante Cornelio, tradito dal solo cipiglio che lambiva il volto, solitamente sereno e tranquillo. Che gran privilegio donato a chi si macchiava dell’indelebile colore di insani peccati: erano i malvagi a farla franca ora? Adesso, bisognava essere cattivi per ottenere in cambio amore e compassione?
Chi godeva e sganasciava erano solo le belve indomite circondate da fiamme nere, incandescenti, e mute le bianche ed eteree figure, incredule e vacillanti.

In preda alla confusione e alla tetra desolazione, piccole voci silenziose si cercavano e si rincorrevano l’un'altra, abbracciandosi e stringendosi. «Tornerai a prendermi, onii-chan*? Non mi abbandonerai, vero?» un sussurro percorso da singhiozzi strisciò dalle tenere labbra imporporate al dolce orecchio del giovane condannato. «Certo che verrò, mai ti lascerei sola.». Le portò una ciocca dietro il collo per rimirare quelle guance tonde, quel nasino all’insù e quegli occhi, cerulei come pozze d’acqua, e sorrise, tanto che anche il suo cuore si lacerò ancora, costringendo ai vividi e spensierati sentimenti di traboccare, di farsi assaggiare, di rallegrare quel viso che forse avrebbe visto per l’ultima volta. «Prometti che, una volta davanti a me, pronuncerai forte il mio nome, mi abbraccerai, mi bacerai, mi sveglierai e mi porterai via.». Indugiò a quelle parole, indeciso, assorto, dolorante e, probabilmente, incapace. «Aspettami Chloé, ti troverò. E’ una promessa.». Non c’era bisogno di altre parole, già sapevano, già condividevano pensieri, timori, desideri, che delicati e racchiusi, pendevano dai loro occhi chiari, celesti, incatenati.

E poi, semplice quanto invalicabile, l’oscurità cinse l’amore con il suo nero mantello.


***


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Jean e Chloé, i gemelli Vasseur.
 
 
Angolo Significati

Onii-chan*: formula giapponese per indicare il fratello maggiore. Il termine –chan è un suffisso utilizzato per indicare lo stretto rapporto tra i due ragazzi.

 
  
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