Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: Colli58    23/08/2015    6 recensioni
Quel viaggio verso l’oceano in burrasca serviva a riguadagnare un po’ di intimità. C’erano state poche occasioni per loro stessi da quando avevano deciso di avere un figlio e in fondo tornare nella casa al mare per un po’ di coccole, proprio dove tutto aveva avuto inizio, era così romantico a pensarsi.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Achab Story'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La pioggia scrosciava con violenza contro il tetto della veranda. Il temporale si stava intensificando nel pomeriggio ormai inoltrato ma Castle e Beckett non prestavano attenzione ad altro che a loro stessi, assorbiti da un dialogo fitto. Appoggiati spalla contro spalla, coperti a malapena da un lenzuolo, il cuore aperto nei confronti dell’altro.
La giornata stava scorrendo via proprio come entrambi avevano desiderato, dedicata alle loro esigenze come coppia. Castle se ne stava disteso accanto a Kate, finalmente rilassato. Gli piaceva osservare le sue espressioni quando parlava, quella piccola rughetta che faceva capolino sulla sua fronte quando era corrucciata o pensierosa. Era tutto così tranquillo in quel momento, parlare di loro lo faceva stare bene. Credeva ad ogni rassicurazione di Kate, le credeva senza remore perché era una donna di parola e si fidava di lei. La sua donna, la sua splendida moglie di cui andava molto fiero, ma di più ne era innamorato perso.
Lei era ancora una vera sfida anche per quello che stavano affrontando.
Prima di tutto perché Kate non era certo attratta da cose futili o immagini di poco conto persino nella scelta dei nomi. Insomma niente frivolezze, ma qualcosa che avesse un significato e ben lungi dall’essere influenzata dal cantante pop del momento.
No, lei voleva per il loro bambino un nome come si deve.
Così Castle con la sua loquacità ci era andato proverbialmente a nozze, snocciolando una serie di opzioni dall’improbabile all’impossibile. Insomma Cosmo era nulla paragonato alle opzioni quali Horus, Aragorn oppure Altair. Aveva escluso Gandalf perché si aggrovigliava la lingua al pronunciare nome e cognome. Kate aveva cassato ogni possibilità di andare a parare su un nome pescato da un recente film fantasy o fantascientifico, si trattasse pure di un premio oscar. Castle aveva al suo attivo un parco ludico piuttosto ricco per cui la discussione poteva andare avanti per ore. Una cosa più semplice del previsto era stata la scelta in caso avessero avuto una bambina.
Castle aveva proposto di chiamarla Johanna, gli sembrava la scelta più ovvia, ma Kate aveva in serbo una sorpresa. Quando poco tempo prima scherzando sui nomi, lui aveva suggerito Light, un nome che portava luce ai loro giorni, Kate ci aveva rimuginato su. Ci aveva pensato e aveva capito che le piaceva davvero molto.
Johanna sarebbe stato il secondo nome, perché la luce potesse illuminare anche le ombre del passato e di quel nome così significativo per lei. Sua madre era un ricordo importante, però era stato anche un legame così forte ad un tempo doloroso. Lei avrebbe voluto per Kate qualcosa di nuovo e fresco. Inoltre, come aveva giusto decretato suo marito poco prima, avevano bisogno di nuovi, splendidi ricordi.
Castle ne era rimasto folgorato. Stupito dalla sua toccante spiegazione, aveva accolto la sua scelta con calore e aveva decretato che, se avessero avuto una bambina, avrebbe avuto nome Light Johanna Castle.
Soddisfatti da quel primo risultato, si erano buttati a capofitto sulla scelta del nome in caso fosse un maschio.
E qui Castle l’aveva fatta impazzire, il tutto senza nemmeno aver fatto sesso.
“No, no no… Non voglio chiamare mio figlio con uno di quei nomi assurdi che i vip danno ai loro figli!” Sbottò Kate. Castle si stava dimostrando un osso duro, tutte le sue proposte assurde l’avevano si divertita, ma non erano nemmeno lontanamente entrate in una lista di possibilità.
“Ma noi siamo VIP!” Replicò Castle con un acuto fastidioso e lei lo fulminò con lo sguardo.
“Ahhhh!” Esclamò Kate ridendo esasperata.
Si sentiva ancora molto molto lontano dalla meta. Certo, non c’era tutta questa urgenza, mancavano ancora sette mesi all’arrivo del loro piccolo, quindi avrebbero avuto ancora tempo per discuterne.
Come primo passo avevano escluso di comune accordo nomi tipo John, Eric, Brent e così via. Nulla di troppo regionale tipo Lee e certo non tradizionali vecchio stampo tipo Archibald oppure Tiberius.
Per qualche tempo si erano dedicati alla lettura di quel manuale che lui aveva acquistato ma i nomi sembravano tutti così noiosi e, se stavano a disquisire su ogni proposta, non gli sarebbero bastati nemmeno sette anni.
Certo, molto nomi erano carini, tipo Andrew, Mattew, David, non lo negava. Però ad ogni suggerimento c’era sempre qualche elemento per cui non erano del tutto convinti. Così avevano deciso di darsi a qualcosa di più inconsueto con la conseguenza di far decollare le velleità creative di Castle.
“Perché Tyrael non è un bel nome? E’ quello dell’arcangelo della giustizia. Pensavo ti piacesse come concetto.”
Kate lo squadrò. “Ti ho visto giocare troppe ore a Diablo per non collegare questo nome a quel gioco.”
“Ma è un bel personaggio! Un valoroso combattente per il bene! Ti assomiglia.” Replicò Castle con un sorriso.
“Ma io… senti, non dubito che sia un buon personaggio, ma che sia piuttosto stravagante per darlo come nome a nostro figlio.”
“Devi ammettere che suona anche bene, Tyrael Castle…” Replicò dichiarando con lentezza il nome al completo. “Suona piuttosto bene!” Aggiunse con enfasi.
“E poi… mi sembra un suono tanto spigoloso, vorrei che suonasse più morbido, che fosse più gentile.” Valutò Kate.
Castle strinse l’ipad che aveva in mano. Sorrise a Kate che sembrava leggermente imbronciata, dandole quell’espressione di bambina.
“Vorresti che nostro figlio fosse una creatura dolce?” Castle allungò un braccio e prese Kate per le spalle.
“Lo sai che vorrei ti assomigliasse…” La baciò sul naso. “Quindi pensi che io sia dolce?”
Kate strizzò gli occhi e lo squadrò. “Lo sei.”
Castle si appoggiò con a testa al divano rimuginando. La sua alcova improvvisata era stata un successo, stavano comodi, al caldo e l’atmosfera era deliziosamente romantica. Il corpo di Kate fasciato nella sua camicia era lì a portata di mano. Poteva accarezzarlo, vezzeggiarlo. Espirò rapito da lei.
“Non dirmi che non ti piace…” Kate si voltò e si mise in ginocchio davanti a lui che restò in silenzio.
“Andiamo Castle, è una delle ragioni che mi ha fatto innamorare di te…” Disse con un tono più morbido.
Castle fece un sorriso sornione. Allungò una mano e giocherellò con il ciuffo dei suoi capelli ancora scompigliati accanto al viso.
“E ne sono compiaciuto. Vorrei però che nostro figlio fosse un ragazzo tosto. Sai, meno vulnerabile di quanto lo sia io.” Kate sedette di nuovo accanto a lui. Un po’ stupita da quella rivelazione.
“Ti senti vulnerabile?” Chiese. Curioso che lui abbassasse la guarda del suo ego in quel modo.
Castle si umettò le labbra. “Da bambino lo sono stato… forse troppo. Ho imparato a proteggermi un po’ alla volta, col tempo. Ma ne ho subite prima di...”
“Mascherarti?” Suggerì Kate. Lui annuì.
“Diciamo così. Sono stato sballottato a destra e a sinistra, con mia madre in tournee ero in mezzo a gente nuova ogni stagione. Difficile avere amici, ogni volta dovevo ricominciare da capo.”
Kate gli sorrise dolcemente. “Mi dispiace molto. Immagino non sarà stata una passeggiata…” Lo accarezzò e lui chiuse gli occhi al contatto con la sua pelle.
“Devo ammettere che adoro l’uomo dolce che si nasconde dietro quella maschera da ragazzone sfacciato!”  Fece una smorfia divertita e lui rise. “Amo anche il ragazzone sfacciato, soprattutto in certi momenti…” Gli fece l’occhiolino ammiccando. Lui si schiarì la voce.
“Tu invece sarai stata una bambina molto amata… anche se sospetto fossi la classica primadonna anche alle elementari.”
Kate sgranò gli occhi. “Io primadonna? Mai stata.”
“Non ci credo. Avrai avuto già la stoffa del comando. Dimmi… chi dirigeva i lavori nei progetti di gruppo?” Lo sguardo di Castle si fece pungente e lei finse di pensarci su.
“Quanti ragazzini hai schiavizzato?” Kate negò con il capo.
“Non tanti…” Rispose in modo evasivo.
“Lo sapevo. Tu eri una matrona. Eri già una tosta fin da piccola ed è così che vorrei che fosse nostro figlio.”
Castle notò il suo sguardo serio. “Sì sono convinto. Un carattere più forte perché il mondo in cui viviamo non è facile da affrontare…” La guardò con un sorriso stanco. “Proprio come te. Tutta tosta e armata!”
Kate scosse il capo e lo appoggiò alla sua spalla.
“Tu mi piaci appunto perché non sei Rambo, ricordi?” Mormorò sulla pelle della sua spalla facendolo rabbrividire.
“Un compromesso?” Sorrise accarezzandola.
“Come se potessimo decidere.” Replicò divertita. Risero entrambi e si scambiarono un bacio.
“Ma torniamo ai nomi…” Aggiunse Castle abbracciandola.
Aveva bisogno di contatto fisico, degli abbracci, delle carezze, il modo di giocare con i suoi capelli. Kate si sentiva un po’ stanca ma felice in quel momento perché era chiaro che lui voleva la stessa cosa.
Sospirò mentre Castle riprendeva la lettura della lista dei nomi. Stava saltando qua e là a casaccio, attratto da qualcosa di particolare e ben lungi dall’andare in ordine alfabetico.
“Avevi proposto Noah o Ethan…” Dichiarò Kate. “Ethan mi piace.” Lui annuì.
“Noah non ti piace perché è un nome biblico?” Chiese Castle curioso.
“No, non c’entra. Conosco solo una persona che si chiama così ed è… sgradevole.”
Castle sbuffò. “Trovo sgradevole Cedric oppure Chad. E’ come strizzare un limone!”
Kate scoppiò a ridere.
“Clifford e Cody son due cowboy. Damon e Daryl demoniaci. Derek e Dexter due serial killer. Earl un the, Elliot un draghetto della tv…”
Kate lo fissò strizzando le labbra. “Andrai avanti ancora per molto?”
“Elwood un cantante blues, Emmett uno scienziato pazzo. Eugene e Forest due… beh due strambi tipi. Garreth e Geoffry due stallieri…” Continuò imperterrito.
“Castle?”
“Mi piace Gregory ma non Graham. Gus è da benzinaio…” Kate lo fermò posando la mano sulla sua bocca.
“Ci dai un taglio?”
“Sono solo alla G!” Esclamò divertito.
“Ah… vuoi la guerra?”
“Hank, Hardy o Harvey? Politicanti del Texas!” Continuò lui.
“Horatio, Hewie e Hugh?”
“Tre marinai!” Rispose Castle con convinzione.
Kate scosse il capo. “Non me ne piace nessuno.”
Castle sbuffò e Kate si mosse accanto a lui raddrizzando le gambe. “Dai cerca di fare sul serio. Altrimenti lasciamo stare.”
“Lo sai che voglio qualcosa di affascinante…” Kate fece una smorfia. “Non sono granché affascinanti i nomi che hai così spavaldamente elencato.”
“Sarà più difficile di quel che immaginavo.” Replicò con un tono deluso nella voce appoggiando la testa al divano. Sbadigliò stanco. Si sentiva le palpebre pesanti. Le poche ore di sonno cominciavano a farsi sentire.
Forse potevano rimandare ad un altro momento.
“Che mi dici di Terence? Avevo un compagno di scuola simpatico.” Propose Kate.
Castle sorrise. “Direi che è già meglio.”
Gli occhi di Castle si chiusero per qualche secondo, il suo cervello per un attimo si spense soccombendo al sonno. Quando li riaprì sentì che il lenzuolo stava scivolando sul suo corpo.
“Oh, mi sono assopito?” Kate annuì.
“Dormi un po’ dai…”
Castle si stropicciò il viso. “Non voglio dormire…” Replicò lamentoso. “Oppure dormiamo insieme un’oretta?” Propose.
“Non ho sonno, leggerò un po’. Tu riposa…”
Castle si raddrizzò. “No, ti ho promesso una giornata per noi e lo sarà.”
“Castle non abbiamo dieci anni! Almeno non io…”
L’uomo fece un ghigno. “Spiritosa.”
Kate fece segno con le dita. “Facciamo una pausa? Non stiamo andando da nessuna parte.”
“Siamo esigenti lo so. Ma è importante.” Castle guardò verso la fiamma del camino. Certo non c’era i ciocchi di legno e la fiamma era troppo regolare, tipica di una combustione controllata ma l’atmosfera che creava era simile alla sera di Natale, quando si aspettava la mezzanotte per l’apertura dei regali. Solo che stavolta il regalo era il giusto nome per il loro bambino.
“Forse l’idea buona arriverà quando meno ce l’aspettiamo.” Disse respirando forte. Si stiracchiò e controllò alle proprie spalle l’oceano oltre la finestra.
Un tuono particolarmente forte lo fece trasalire facendo tremare i vetri delle finestre e surclassando il sottofondo musicale.
“Senti come piove…” Disse Kate voltandosi anche lei verso l’unica finestra dalle imposte aperte. Stava ormai diventando buio.
“Spero che la pioggia si calmi prima di domani, sotto questo diluvio sarà difficile rientrare.” Valutò con un velo di preoccupazione nella voce.
Castle annuì. “Vorrà dire che torneremo più tardi.”
Lei si voltò verso di lui. “Non posso, lo sai. Devo essere un ufficio per le undici.”
“Ma è un nubifragio. Se piove così non è salutare mettersi in strada tesoro.” Replicò. “Ma dalle previsioni dovrebbe spiovere durante la notte.”
“Speriamo…” Il buio non rendeva le cose semplici. Non c’era modo di capire se il cielo lasciava spazio ad un miglioramento, ma le previsioni sullo smartphone erano positive.
“Vuoi che ci trasferiamo di sopra?” La richiesta di Castle la sorprese.
Kate incrociò il suo sguardo. “Mi piace stare qui. Non ho voglia di muovermi.” Disse pigramente.
“Allora prendo altre coperte. Farà più freddo stanotte.” Detto questo si allungò verso il divano dove aveva lasciato alcuni playd ancora piegati. Ci aveva accumulato ogni cosa aveva ritenuto potesse tornare utile.
“Non pensavo che questo doppio strato di materassini fosse tanto comodo.”
Castle ne fu compiaciuto.
“E’ proprio quello che volevo. Stare qui comodi, spaparanzati senza nessuno a disturbare le nostre coccole.”
Kate si guardò intorno. “L’alcova migliore di sempre.” Disse imitandolo e lui la prese tra le braccia. “Queste sono soddisfazioni!” Esclamò. Risero entrambi fronte a fronte.
“Volevi che cominciassimo a creare nuovi ricordi tutti nostri… eh beh, questo non è un momento speciale da ricordare?” Castle annuì. “Non è stupendo? Vieni…”
Si spostò verso il camino, mettendosi più comodo. Kate gli scivolò accanto ed il braccio di lui coprì entrambi con lenzuola e coperte.
 “Abel.” Disse Castle meditabondo, stavolta aver pronunciato quel nome lo fece sorridere per conto proprio. “Non è forse un nome gentile?”
“La prima vittima di un omicidio Castle.” Replicò lei. “Sul serio?”
“Che ironia!” Rispose Castle facendole l’occhiolino. “Ammetterai che è come dici tu, ha una connotazione positiva, e poi c’è sempre empatia per uno morto ammazzato dal proprio avido fratello.”
Kate si mise una mano sulla fronte. “Se la metti così ho uno schedario pieno di vittime.” Si mosse cercando una posizione più comoda.
Castle sbuffò. “Te lo immagini, un bel ragazzo che mi somiglia, ma ha i tuoi occhi.”
“Deve avere i tuoi. Lo sai…”
“Abel Castle. Abel Tyrael Castle.” Scosse il capo. “No! Solo Abel Castle, ci sono troppe elle.” Si corresse.
 “Abel Castle.” Ripeté lei. “Si è… bello. Non è solo biblico immagino.” Sottolineò per cercare la motivazione che aveva portato Castle a proporre quel nome.
“E’ il personaggio di un Anime. Trinity Blood. Interessante.” Spiegò Castle.
Kate non rimase proprio sorpresa della risposta. Se l’era aspettato dopotutto.
“Racconta, dai…” Lo invitò a parlare. “Di sicuro è meglio che pensare alla prima vittima di omicidio della storia.”
Castle inspirò. “Siamo nel futuro, molto avanti. Un futuro con macchine volanti e cyborg, ma allo stesso tempo sembra un rinascimento elegante e prestigioso, molta tecnologia è andata persa dopo un immane conflitto. Ci sono gli uomini e i vampiri, o meglio Terran e Methuselah in guerra tra loro per il predominio.” Iniziò a dire. Kate puntò lo sguardo dubbiosa. Aveva fatto bene a chiedere? Quella premessa non era confortante, ma lui si era ripreso dal torpore del sonno ed era tornato ad essere eccitato.
“Abel Nightroad è un prete del vaticano, la chiesa romana è il baluardo di difesa dei Terran. Un tipetto davvero curioso perché in realtà non è un uomo, ma un krusnik, un essere creato in provetta in cui sono state impiantate delle nano macchine trovate su Marte, un vampiro che si nutre di vampiri…”
“Oddio Castle non credo sia proprio un immagine che evoca dolcezza…” replicò Kate ridendo.
“No, no aspetta.  La storia è complicata e dovresti vedere l’anime per capire, ma lui è un essere davvero dolce, un po’ imbranato forse… E’ anche un investigatore che cerca la verità e si porta dietro da quasi mille anni il senso di colpa per la morte di sua sorella. E’ amabile, comprensivo, pronto al perdono ma se la necessità lo richiede, sa diventare un cacciatore spietato.”
Kate tentennò. “Mi piaceva di più prima di sapere il motivo per cui ti piace.” Disse scuotendo il capo.
“Però ti è piaciuta la sigla dell’anime.” Replicò Castle facendo il broncio.
“E quando l’avrei sentita?”
Castle le fece segno di attendere. Cercò il telecomando rovistando tra le lenzuola e, una volta recuperato, fece scorrere la playlist dello stereo fino a trovare il pezzo giusto.
“Eccola…” Disse mandando un play la canzone e Kate la riconobbe. L’aveva ascoltata e le era piaciuta, una struggente ballata. Ascoltò il pezzo e poi guardò Castle con rinnovata curiosità.
“Non è troppo romantica per te?” Chiese.
Castle assunse un’espressione ferita. “Oh, andiamo. Questa serie ha la sua bella quantità di intrighi, distruzione e sanguinose uccisioni.” Kate rise seguita a ruota da lui.
“Mi sembrava strano infatti.”
“E’ affascinante, Kate. Fanno crollare una parte di Barcellona con un organo installato nella Sagrada Familia e con le campane che mandano in risonanza le strutture! Geniale!” Replicò con quel tono più acuto nella voce che Kate riconosceva come vera passione nel perorare la causa di un suo interesse.
“Da quanto sei diventato iconoclasta?” Chiese curiosa, pungolandolo. Si mordicchiò un unghia.
“Non lo sono mai stato, è solo un anime!” Replicò frustrato. “In mia assenza che ne dici se te ne guardi qualche episodio? Ho i dvd a casa…” Disse quindi eccitato dalla sua stessa proposta. “Dura poco, solo 24 episodi. Vedrai, piacerà anche a te!” Aggiunse speranzoso che lei gli concedesse una possibilità.
Kate si morse un labbro. L’idea la stava stuzzicando e la cosa non le piaceva del tutto. L’influenza di Rick su certe cose era molto forte però iniziò a considerare che forse non le avrebbe fatto alcun male guardarne un episodio o due, il nome le piaceva parecchio in fondo.
“Ok, ma poi se non mi dovesse piacere? Possiamo tenerci un altro paio di nomi di scorta?”
Castle allargò le mani. “Ne troviamo quanti ne vuoi. Tyrael lo teniamo?”
Kate scosse il capo facendo una smorfia. “Sul quanti ne voglio, comincio a dubitare…”
Castle sembrava deluso. “Sicura, è un bel nome, significativo…”
“Vorrei che una volta adulto non volesse disconoscermi come madre per aver permesso a suo padre di dargli un nome simile.”
“Uff…” Sbuffò cercando di passare oltre la delusione. “Non c’è nulla di male, del resto ci sono anche un sacco di persone che si chiamano Gabriel o Michael. Sono arcangeli anche loro dopotutto.”
Non c’erano molte obiezioni da fare, quel ragionamento non faceva una piega.
“Gabriel è un bel nome.” Disse convinta.
“Abel è difficile da ridurre.” Castle emise un sibilo espirando.
“Non sempre mi piacciono i diminutivi.”
Lo stomaco di Kate brontolò e lui fece un sorriso divertito. “C’è qualcuno che ha fame qui. Altro che dormire!” Castle si alzò per raggiungere le cibarie che aveva preparato.
Era ancora completamente nudo e lei dovette ammettere che vederlo così il suo appetito non si incentrò esclusivamente sul cibo. Lo guardò e Castle, notando le sue attenzioni, si mise in una posa statuaria. Ammiccò allegro e lei gli lanciò un cuscino. “Sfacciato!”
 “Stai arrossendo Kate?”
“No, non credo… Bronzo di Riace.” Sbuffò. “So bene come sei fatto.”
“Però hai nascosto il viso nella camicia…” Disse tornando a sedere accanto a lei con in mano un portafrutta.
Glielo offrì ma lei lo scostò e afferrò il viso di suo marito baciandolo con passione.
Giocherellarono con le labbra e la lingua con lentezza. Rick andava matto per certe sanguigne reazioni di lei, era felice di farsi sorprendere dalla sua passionalità. Una donna così vivace era il sogno di ogni uomo, ma lei non era solo bella, eccitante e calda. Era una donna straordinaria sotto ogni punto di vista. Si sorrisero labbra su labbra e ripresero ossigeno. Kate tornò a sedere appoggiando la schiena al divano. Lo guardò con desiderio mentre afferrava alcuni chicchi d’uva e se li portava alla bocca.
Castle si umettò le labbra. “Mangia, che poi ti mangio io…” Mormorò al suo orecchio.
Rimasero in silenzio per alcuni secondi. I cuori presero a battere velocemente. Gli fece scorrere una mano sul viso irsuto. “E se fossi io a magiare te?” Replicò portando alle sue labbra un po’ dell’uva che stava spiluccando.
Castle spalancò gli occhi stropicciando con entrambe le mani il lenzuolo.
Kate depose lentamente il portafrutta accanto al loro giaciglio, si voltò e in pochi secondi si trovò a cavalcioni sul corpo di Castle.

____________________________________
Rieccomi, in un delirio di opzioni, che abbiano davvero trovato il nome?
Certo che con Castle la ricerca del nome non poteva che essere una vera sfida!
Grazie come sempre a tutti quelli che hanno pazienza di aspettare!
Anna

 
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: Colli58