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Autore: giambo    23/08/2015    6 recensioni
Proseguimento di "Il figlio del Re"
Sono passati più di due anni da quando l'Armata Rivoluzionaria e la Marina si sono scontrate nell'East Blue, in una battaglia ferocissima terminata in un sanguinoso pareggio. Boa D. Kinji, insieme al fido Kuroc ed alla ribelle Kita, ha ormai raggiunto la Grand Line. Qui è riuscito a farsi un nome, radunando attorno a se una ciurma di tutto rispetto e raggiungendo in pochi mesi l'arcipelago Sabaody, la porta d'ingresso del Nuovo Mondo.
Qui però, Kinji e la sua ciurma dovranno affrontare numerosi misteri: Perché un ammiraglio da loro la caccia? Chi è veramente Kita Hirati? E perché sembra avere un legame con i terribili e crudeli abitanti di Marijoa, i Draghi Celesti?
Dubbi e domande che mineranno lo spirito di gruppo dell'equipaggio, ponendoli di fronte ad una sfida terribilmente ardua. Kinji tuttavia, è deciso a non farsi portare via neanche uno dei suoi amici. E per questo è anche disposto a sfidare coloro che si definiscono dei, muovendo guerra alla sacra terra di Marijoa, in una sfida titanica, tra nuovi alleati e pericolosi nemici, che diventerà ben presto leggenda.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jinbe, Nami, Nuovo personaggio, Sanji, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'OPNG: One Piece New Generation'
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Riepilogo de 'Il figlio del Re'

 

Sono passati ormai tredici anni dall'ultima grande guerra. L'alleanza pirata, formatasi per liberare il Re dei Pirati, condannato a morte, è stata sconfitta, e con lei anche l'Armata rivoluzionaria, venuta in suo soccorso. La Marina è riuscita a prendere il controllo di numerose isole e territori del Nuovo Mondo, sterminando quasi tutti i grandi pirati. Tuttavia, alcuni sono riusciti a sopravvivere, radunandosi attorno a quattro nuovi imperatori pirata, creando un nuovo, fragile equilibrio politico in quelle acque turbolente.

Monkey D. Kinji è un ragazzino di dodici anni, che vive a Baltigo, e sogna di prendere il mare, insieme ai suoi amici d'infanzia: l'inpulsivo Eiji, l'abile Risa ed il riflessivo Sozui. Insieme i quattro si costruiscono una base segreta, e cominciano a raccogliere i soldi necessari per comprarsi una barca. Kinji ha anche un'altra amica speciale: Neyna, una ragazza albina, che milita nei rivoluzionari. Il giorno del suo tredicesimo compleanno, Kinji ed i suoi tre amici stringono un patto di fratellanza con il sangue, giurandosi che non si sarebbero mai combattuti e che si sarebbero sempre aiutati nei momenti di bisogno.

Pochi giorni dopo, Kinji viene contattato da Johan, comandante in terza dei rivoluzionari, che gli rivela una sconvolgente verità: suo padre era Monkey D. Rufy, Re dei pirati deceduto quattordici anni prima durante la Guerra delle innumerevoli lacrime, e che le zie con cui era cresciuto, Quashar e Muttan, erano in realtà due vedove, che l'avevano accudito dietro rischiesta di Johan. Kinji rimane sconvolto da queste dichiarazione, ma l'uomo gli fa una proposta: rimanere per quattro anni con i rivoluzionari, in modo da imparare a combattere, per proteggere le persone a lui care, in pericolo a causa della sua discendenza. Nonostante il parere contrario dei suoi amici, Kinji accetta, e viene portato da Johan in una foresta selvaggia, presente al centro dell'isola di Baltigo, dove il ragazzo dovrà sopravvivere per un anno intero.

Nel frattempo, Neyna, scoperto il piano del suo superiore, reagisce con violenza, convinta che quelle azioni porteranno alla morte del suo giovane amico. Johan però non cambia idea, spedendo la ragazza nel North Blue a combattere contro una flotta della Marina. Qui la ragazza conosce Isao, un giovane idealista unitosi da poco ai rivoluzionari. I due dovranno collaborare per fermare forze d'invasione cento volte superiori e per scovare una pericolosa spia. Durante gli scontri, il contrammiraglio Jonathan, capo della spedizione della Marina, decide di scagliare contro gli ultimi nemici il gruppo mercenario 'Lupi D'Acciaio', guidato dalla spietata Kita Hirati, detta Full Metal Bitch, una misteriosa ragazza che combatte per il puro gusto di uccidere. Quest'ultima però, una volta scoperto che la spia della Marina era stata eliminata, si ritira inspiegabilmente. Mentre Neyna viene a scoprire da un prigioniero che quell'invasione serviva per recuperare un oggetto. Alla fine della missione, prima della sua partenza, Isao le confessa i suoi sentimenti per lei, ma viene respinto dalla ragazza.

Kinji nel frattempo viene a conoscenza di Bellamy, un ex pirata sottoposto di Johan, che lo istruisce alla lotta. Dopo un anno di vita nella foresta, poche settimane prima del ritorno di Neyna, Kinji arriva alla Base di Johan, dove verrà addestrato insieme alle altre reclute da Fumiko, vice di Johan. Qui il ragazzo ritrova Eiji, l'amato fratello maggiore, che lo informa della partenza di Risa e Sozui. Lui, invece, è rimasto per badare a lui, il fratellino più piccolo.

Mentre Bellamy viene spedito nel Nuovo Mondo da Johan, a ristabilire i contatti con l'imperatore pirata Trafalgar Law, Neyna torna, decidendo di addestrare personalmente Kinji. Nei mesi successivi l'albina insegna all'amico tutto ciò che conosce sulla scherma, introducendolo all'uso dell'Haki dell'osservazione e dell'armatura. La spadaccina inoltre spiega al ragazzo che esistono anche altri due tipi di Haki, presenti solo in pochi individui scelti: l'haki del re conquistatore, che permette di ergersi a capo delle masse, e l'haki del drago, che consente la manipolazione dello spazio e del tempo in battaglia. In quei frangenti, Neyna rivela all'amico che Johan possiede quest'ultimo potere.

Nel frattempo Bellamy, raggiunto Law, gli propone di aiutare l'Armata a scoprire cosa sta tramando Smoker, l'attuale grande ammiraglio. Il pirata accetta, anche se non promette risultati da quella collaborazione.

Due anni dopo, Johan viene a sapere da Law che la Marina è pronta ad attaccare le basi ribelli nell'East Blue. Il comandante decide di mobilitare tutte le forze presenti a Baltigo per difendersi, portando con sé anche Eiji e Kinji. Prima di partire, il comandante racconta la propria storia a quest'ultimo, rivelando di essere stato un compagno di suo padre.

Una volta giungo nell'East Blue, Johan riceve una comunicazione segreta da parte di Shusaku, un ammiraglio della Marina. Quest'ultimo gli propone un alleanza per far cadere Smoker. Una volta grande ammiraglio, Shusaku promette a Johan appoggio per le rivendicazioni politiche dei ribelli, ma il rivoluzionario rifiuta sdegnato.

Nel frattempo, durante il viaggio, la nave dove si trovavano i due fratelli viene presa d'assalto dai Lupi, guidati da Kita Hirati. Qui Eiji, per impedire alla Full Metal Bitch di uccidere suo fratello, si sacrifica, morendo tra le braccia di Kinji. Quest'ultimo impazzisce dal dolore, rimanendo alla mercè della mercenaria, ma all'improvviso Zoro, insieme a Sogeking, arriva sul luogo della battaglia, ponendo fine allo scontro. Qui lo spadaccino da mostra del proprio Haki del re conquistatore, ordinando a Kita ed a Koto, il capitano dei rivoluzionari, di seppelire i propri morti ed andarsene. Una volta assicuratosi di ciò, Zoro prende Kinji, ferito e svenuto, e lo porta via con sé.

La notte successiva, mentre Usopp alias Sogeking torna da Kaya, sua moglie, Zoro si imbatte in Kuroc, un giovane misterioso proveniente da Wa. Quest'ultimo chiede notizie della fine del Re dei Pirati, e lo spadaccino gli spiega che, già prima di essere catturato, Rufy era condannato, a causa di un'incurabile malattia. La sua liberazione era stata solo un pretesto, da parte dell'alleanza pirata, per prendere il controllo del Nuovo Mondo, venendo però sconfitti dalla Marina.

Nel frattempo, la frattura tra Neyna e Johan è definitiva e totale: la ragazza lo accusa della morte di Eiji, mentre l'uomo le rimproverà la sua immaturità. Esasperata, Neyna decide di fuggire, una volta terminata la guerra, insieme a Koto, infatuato di lei, verso il Nuovo Mondo, dove sembra ci sia qualcuno che ella teme e rispetta allo stesso tempo.

Kinji, una volta sveglio, rifiuta la verità della morte del fratello, impazzendo. Per riportarlo alla ragione Zoro è costretto ad usare la forza, facendo capire al ragazzo che ha ancora molto per cui combattere. Una volta rinsavito, Kinji decide di dare la caccia alla Full Metal Bitch, per vendicarsi. Successivamente, sarebbe partito per la Grand Line, per diventare Re dei pirati. Per tutta risposta, lo spadaccino gli rivela l'identità della madre (fino ad allora rimasta ignota), ovvero Boa Hancock, e gli dona la spada di Mihawk, ottenuta diciasette anni prima. Tuttavia, per poterla avere, Kinji dovrà sconfiggerlo in duello. Lo scontro è chiaramente a favore del pirata, ma all'ultimo, con una mossa azzardata ma efficace, riesce a ferire Zoro, seppur lievemente. Quest'ultimo si dichiara soddisfatto, donandogli la spada come promesso, che Kinji ribattezza Eiji, in onore del fratello scomparso, inoltre sceglie di prendere il cognome della madre, in sua memoria, mantenendo però la D del padre.

A quel punto, quando sta per partire, Kuroc si fa avanti, sfidando a duello Zoro. Il motivo di questa sfida è che il giovane punta di ottenere il titolo di spadaccino più forte del mondo, con il quale potrà tornare a casa dal suo esilio, vendicando così la famiglia sterminata. Zoro, consapevole della propria superiorità, si rifiuta, consigliandogli di allenarsi di più. Kinji, colpito dall'ambizione del samurai, lo invita ad unirsi a lui. Kuroc, dopo qualche esitazione, accetta. I due salpano insieme, alla volta dello scontro tra Marina e rivoluzionari.

Mentre i rivoluzionari si preparano a contrastare le forze della Marina, guidate dal viceammiraglio Helmeppo e dal contrammiraglio Jonathan, Nico Robin, di ritorno da una ricerca di diciassette anni, scopre un'antica profezia, che la traumatizza. Nello stesso luogo giunge dopo Smoker, che tenta di ucciderla. La donna però, riesce a fuggire. Ferita nel corpo e nella mente, Nico Robin rintraccia Kinji, a cui affida un misterioso medaglione d'oro ed un avvertimento: qualsiasi cosa accada, non dovrà uccidere una donna, seppur macchiata di molti peccati, altrimenti il mondo intero sarà perduto. Il ragazzo pensa che la donna di cui Robin parli sia Kita, ma prima che possa chiederglielo, essa sparisce, lasciandolo solo con i suoi dubbi.

Nel frattempo, lo scontro tra la marina e le forze rivoluzionarie ha inizio. Nonostante il vantaggio iniziale della sorpresa, lo scontro si mette male per quest'ultimi. Johan viene impegnato in uno scontro con Helmeppo. Qui si scopre che fu lui, ex membro della ciurma del re dei pirati, ad sconfiggere Akainu, il predecessore di Smoker, anche se gli costò una grave menomazione fisica.

Con il passare della battaglia accrescono anche le vittime. Koto muore mentre tenta di salvare i propri uomini, lasciando da solo Bellamy contro centinaia di nemici. Desideriosa di vendicare Eiji, Neyna, ultimo ufficiale rimasto sul campo, decide di scagliarsi con Kita. Quest'ultima però la sconfigge facilmente, prima di ucciderla tuttavia, sopraggiunge Kinji, che prende il posto dell'amica nello scontro.

Il duello tra i due è equilibrato. Mentre Kuroc riesce, pur con fatica, a sconfiggere Ryutaro (il vice di Kita), Kinji si trova in difficoltà con la Full Metal Bitch all'inizio. Tuttavia, quando ormai è in punto di morte, la rabbia per la scomparsa del fratello lo riempiono di una collera immensa, facendo scattare qualcosa dentro di lui, ed attivando il leggendario haki del drago. Dopo quell'avvenimento il duello tra i due prende un'altra piega, favorendo il ragazzo. Kita però si batte con valore, riuscendo a ferire gravemente il giovane pirata, arrendendosi solo di fronte ad un attacco devastante lanciatogli contro da Kinji con le ultime forze. A quel punto però, il ragazzo, memore dell'avvertimento di Nico Robin, le risparmia la vita, dichiarando di non essere un assassino. Kita la prende come un offesa personale e giura di vendicarsi un giorno di quel gesto.

Nel frattempo Johan, messo al tappeto Helmeppo, si prepara a distruggere le armate nemiche, quando sul campo di battaglia giunge Sabo, comandande dei rivoluzionari, insieme a Koala ed Isao, che gli ingiunge di ritirarsi e di porre fine allo scontro.

Con i Lupi sterminati durante lo scontro, Kita non viene più considerata utile dalla Marina, che la imprigiona e la condanna a morte. La ragazza però riesce ad evadere, sterminando tutti i membri della base dove era rinchiusa. Prima di uccidere il contrammiraglio Jonathan, quest'ultimo le rivela di essere stato lui a dare l'ordine di incarcerarla e di averlo fatto per pietà. Presa in un momento di debolezza, Kita gli rivela le sue origini, sconvolgendolo, poi lo uccide. Successivamente, la ragazza decide di rimanere nella Grand Line fino a quando non sarà abbastanza forte per prendersi la sua vendetta.

Johan, nel frattempo, ha uno scontro duro con Sabo. Quest'ultimo gli rimprovera il suo cinismo e le perdite di vite causate da esso, ma l'ex pirata respinge le accusa, dichiarando di non avere più alcuna fiducia in quel mondo. Consapevole di non avere più nulla da spartire con i rivoluzionari, Johan, insieme a Bellamy, scelgono di unirsi a Law. Qui ritrova Shirley, conosciuta durante la sua convalescenza dopo la Guerra delle innumerevoli lacrime. La sorella di Arlong si è unita a Law per aiutarlo a salvaguardare l'equilibrio delicato che vige nel Nuovo Mondo, e mette in guardia Johan riguardo Shusaku e le sue mire ambiziose. Felice di aver ritrovato il suo vecchio amore, i due in passato erano stati amanti, Johan si dirige verso il Nuovo Mondo, dove lo attende Law.

Negli stessi giorni Neyna, ripresasi dalla battaglia, incontra Isao, respingendolo una seconda volta. Successivamente, dopo aver reso omaggio a Koto, decide anche lei di partire, da sola, per il Nuovo Mondo, convinta, un giorno, di rivedere il suo amico Kinji. Quest'ultimo, nel frattempo, è insieme a Kuroc e vengono contattati da Sabo, che li convince ad allenarsi insieme a lui sull'isola Dawn, l'isola natale di Rufy.

Due anni dopo, notevolmente più forti, Kinji e Kuroc decidono di riprendere il loro viaggio verso la Grand Line. Durante il viaggio essi si imbattono in Kita, tornata nell'East Blue per incontrarli di nuovo. La ragazza è cambiata, non cerca più vendetta fine a sé stessa, e chiede a Kinji di potersi unire alla sua ciurma. Quando il ragazzo gli domanda il perché, lei gli risponde che è suo desiderio ucciderlo, ma solo dopo che sarà diventato Re dei pirati. Nonostante i dubbi di Kuroc, Kinji accetta e decide di prendere Kita con sé. I tre ragazzi riprendono il loro viaggio, diretti alla Rotta Maggiore, dove, nel frattempo, Risa e Sozui risvegliano, involontariamente, un'antica e pericolosa oscurità.

 

 

Sfida agli dei

 

 

Grand Line, a poche miglia di distanza dall'isola di St. Pauli.

 

Kita si stava trovando in una situazione scomoda.

Erano ore che stava avanzando in quel condotto dell'aria, umido e buio, ed ormai si sentiva indolenzita in ogni parte del corpo. Il suo fido spadone le era d'intralcio, e già un paio di volte si era incastrata, con sua somma irritazione. Ma la cosa che più la infastidiva era che, la sua compagna, non sembrava soffrire dei suoi stessi disagi. Scattava veloce, davanti a lei, senza il minimo rumore o problema, facendola sentire una goffa foca.

Vuoi vedere che è più magra di me?!

Decise subito di lasciar perdere quelle futili invidie. Non erano lì per giocare, e se le beccavano avrebbero rischiato grosso.

La Base della Marina, nota come G6, era considerata da tutti una fortezza inespugnabile, quasi come la leggendaria fortezza Navarone. Normalmente, un pirata con un pizzico di cervello sarebbe stato alla larga da un simile posto, ma se si possiede un capitano idiota, oltre ad un navigatore non particolarmente furbo, allora può capitare di ritrovarsi come Kita, stretta in uno scomodo condotto dell'aria della base militare, in mezzo a centinaia di nemici, a chiedersi come diavolo avevano fatto a convincerla ad immischiarsi in quella follia.

Stupido Kinji e le sue cialtronate sull'amicizia! Pensò rabbiosamente mentre strisciava goffamente dietro alla compagna. Giuro che se non crepo non darò più retta alle sue follie! Ovviamente la volta dopo sarebbe stata di nuovo in mezzo ai guai, ma sul momento era consolante pensarla così.

In quell'istante arrivarono sopra una grata, da dove filtrava una fioca luce. La donna davanti a lei la aprì in pochi istanti, per poi calarsi giù. La bionda la seguì subito, lieta di poter uscire da quel luogo infernale. Una volta scesa, non fece in tempo a guardarsi intorno, che la sua compagna l'afferrò e la trascinò dietro un angolo. Kita, già nervosa per prima, sentì che stava per esplodere, ma prima che potesse reagire, udì un rumore di passi dal luogo dove si trovava pochi istanti fa.

“Potevi avvertirmi!” sibilò nervosa. “Non ti sopporto quando non riesco a seguirti con nessuno dei sensi, Hysperia!”

La donna chiamata Hysperia sorrise. Poi, senza aggiungere, altro, ritornò nel corridoio principale, subito seguita dalla Full Metal Bitch.

Hysperia era una donna alta e magra, sui venticinque anni circa. La cosa che colpiva di più di lei erano gli occhi, di colore viola, privi di pupilla. Due fredde e spietate gemme incastonate in un ovale perfetto. Indossava degli stivali di pelle nera, logori dal lungo uso. I pantaloni erano di stoffa rossa, con rinforzi in cuoio. Di cuoio era anche la giubba che le proteggeva il torso, il tutto avvolto da un mantello nero come la notte più cupa, con il cappuccio, spesso alzato, da cui usciva qualche ciocca nera di un taglio corto, che le sfiorava le spalle. Alla vita indossava un cinturone, da cui pendevano due spade corte, dalla lama ricurva, ed un pugnale dall'elsa fatta d'osso di balena. Sulla schiena si potevano invece notare due balestre a corta gittata. Le mani erano coperte da guanti di pelle nera, assenti sulle dita. Tra le labbra sottili teneva spesso una sigaretta, anche se non era insolito osservarla fumare tramite una corta e rozza pipa di legno.

Ogni suo movimento era la quintessenza della sensualità, e del pericolo. Ogni passo era fatto senza compiere il minimo rumore. Il suo mantello si muoveva senza emettere il minimo suono. Appariva e scompariva senza essere vista. Un'ombra tra le ombre. Un'assassina tra i pirati.

Kita invece era diversa. Leggermente più bassa, era però più muscolosa della sua compagna. Aveva i capelli, rasati sul lato sinistro della testa con un ciuffo ribelle che ricadeva sull'occhio destro, di un azzurro glaciale, di un biondo chiaro, quasi bianco. Indossava pantaloni neri, stivali militari dello stesso colore, ed una canottiera bianca che ne metteva in risalto il fisico. Attorno alle braccia, due draghi tatuati, uno bianco ed uno nero, si attorcigliavano, ricoprendo anche le spalle, per poi incrociarsi sul petto, dove sputavano fiamme nere in direzione del solco dei seni. Sulla schiena portava un fodero di pelle, dove era riposto il suo fido spadone.

I corridoi davanti a loro sembravano tutti uguali, ma le due donne sembravano sapere come muoversi all'interno. Si spostarono furtive, approfittando di ogni spazio oscuro, per circa mezzora, giungendo infine dietro un grande spiazzo. Dall'altra parte c'era un portello d'acciaio, piuttosto spesso, e chiuso, sorvegliato da circa una decina di marines. Kita stava già per lanciarsi all'attacco, quando Hysperia la bloccò di nuovo,

“E adesso cosa c'è?” bisbigliò furiosa.

Di fronte alla sua rabbia, la mora non si scompose.

“Se li attacchiamo ora, ce ne ritroveremo addosso duecento in meno di cinque minuti.” mormorò con voce calda e bassa, da sotto il cappuccio. “Dobbiamo aspettare che gli altri entrino in azione.”

Senza aspettare una risposta, Hysperia si sedette con la schiena appoggiata al muro, seguita, dopo qualche secondo, da Kita. Quest'ultima non era sicura di poter attendere senza fare niente, ma comprendeva le ragioni della compagna. Pertanto si preparò ad una lunga attesa.

I minuti passavano lenti. Le due donne rimanevano in silenzio, ognuna immersa nei propri pensieri. Ogni tanto giungeva qualche rumore dall'altra parte, dove si udiva bisbigliare i marines, ma per il resto il silenzio era il signore indiscusso del momento.

Poi, all'improvviso, l'intera strutturò tremò, mentre da fuori echeggiava l'eco di una forte esplosione.

Senza perdere altro tempo, Kita sguainò il proprio spadone, uscendo allo scoperto, mentre Hysperia metteva mano alle sue balestre.

Fu tutto molto semplice. I loro avversari, distratti dall'accaduto di prima, reagirono con lentezza. Prima che potessero capire cosa stava succedendo, due di loro furono a terra, colpiti da Hysperia, mentre Kita, sorridendo con fare sadico, aveva già piantato la propria arma nelle viscere di un terzo. Con il sorriso sempre sulle labbra, la bionda roteò lo spadone, facendo volare gocce vermiglie intorno a lei. Subito dopo, si creò un fendente di energia, che tranciò in due cinque marines, schizzando sangue ovunque. I due rimasti, terrorizzati, provarono a fuggire, ma Hysperia li finì subito.

“Sempre spettacolare...” osservò quest'ultima, riponendo le proprie armi, mentre si avvicinavano al portone. Nel frattempo, da fuori provenivano i rumori di una battaglia, segno che gli altri erano entrati in azione.

“Smettila di darmi noia.” fu la secca replica di Kita. Una volta davanti alla porta, quest'ultima richiamò l'haki sul pugno destro, colpendo con forza davanti a sè. La spessa lastra d'acciaio si ruppe con estrema facilità. “Non siamo qui per perdere tempo!” Hysperia scelse il silenzio.

Una volta entrate davanti a loro era presente una scala in pietra, che scendeva verso il basso. Il luogo era umido, ed aveva tutta l'aria di essere poco salubre. I rumori dello scontro all'esterno dell'edificio svanirono rapidamente.

“Dove dobbiamo andare ora?” domandò la Full Metal Bitch.

La mora passò avanti.

“Seguimi.” si limitò a dire.

Cominciarono a scendere velocemente, notando come la luce fosse sempre più fioca. Alle pareti erano appese molte torce, non tutte accese. Hysperia ne prese una, per illuminare la strada, attraverso quel dedalo di scale e gallerie. Ogni tanto, alle pareti, si vedevano delle grotte, chiuse da grate di ferro.

“Un giorno dovrai spiegarmi come fai a sapere sempre tutto.” borbottò la bionda, mentre osservava il labirinto oscuro dove si erano immerse.

“La prima regola di un buon assassino è sapere sempre come muoversi.” sussurrò, sorridendo, la sua compagna. “Se non conosco la posizione della mia preda, non posso ucciderla.”

Kita preferì non replicare. Avevano poco tempo, e non potevano permettersi di sprecarlo.

Alla fine, le due ragazze arrivarono di fronte ad un nuovo portone d'acciaio.

“E' qui.” dichiarò Hysperia.

Senza aggiungere altro, la Full Metal Bitch si fece avanti, ripetendo la manovra di prima. Successivamente, senza indugiare, entrarono nell'oscurità davanti a loro.

La fiamma della torcia mostrò loro un posto umido e oscuro. Dell'acqua sembrava gocciolare in qualche angolo nascosto, mentre l'odore di muffa e salsedine riempiva loro le narici. Le pareti erano rozzamente lavorate, a dimostrazione che quel luogo, un tempo, era una grotta sotterranea. In un angolo, rannicchiato, c'era un giovane che, non appena vide la luce, si coprì gli occhi, gridando.

“Ancora voi! Che cosa volete?! Lasciatemi stare!”

Senza perdere tempo, Hysperia gli si avvicinò, prendendogli la mano sinistra.

“Basta! Basta! Tanto non vi dirò mai nulla, non cederò!”

“Milo! Smettila di fare il pazzo! Siamo noi! Siamo venute a salvarti!” sentendo la voce della mora, il ragazzo chiamato Milo abbassò lentamente le mani, stringendo gli occhi, irritati dalla luce. Era un ragazzo alto ed incredibilmente magro. Aveva una zazzera disordinata color marrone in testa, occhi dolci dello stesso colore, ed un viso da ragazzino cresciuto troppo in fretta. Indossava dei pantaloni lerci, una maglietta nera strappata in più punti, e scarpe dalla suola rotta. Sul volto portava un paio di occhiali dalle lenti tonde, piuttosto sporchi, mentre tra le mani stringeva una canna da pesca, ripiegata.

“Hysperia...sei tu?” domandò, guardandola con sospetto.

Tra le pieghe del cappuccio spuntò fuori un flebile sorriso.

“Dai muoviti!” esclamò la donna, aiutandolo ad alzarsi. “Non abbiamo molto tempo, e dobbiamo raggiungere gli altri!”

“Gli altri...” mormorò il ragazzo, sospirando. “Mi hanno picchiato Hysperia. Hanno cercato in tutti i modi di farmi dire dove vi eravate nascosti, ma io non ho detto nulla.”

“Hai fatto bene!” dichiarò seccamente Kita, prendendo la torcia dalle mani della compagna. “Però le storielle rimandiamole a dopo. Altrimenti non riusciremo mai ad andarcene da qui.”

“Riesci a camminare?” gli chiese la mora all'amico. Per tutta risposta, Milo provò ad appoggiare il peso sulle proprie gambe, ma quella sinistra lo tradì, facendolo cadere al suolo.

“Temo...che ci siano andati pesante con me.” mugolò.

Con fare esperto, Kita si avvicinò al compagno, cercando eventuali ferite. Ne trovò parecchie, anche se quasi tutte superficiali. Tuttavia, sulla gamba sinistra, era presente un foro di un proiettile, con un inizio di infezione, mentre il costato era pieno di lividi, facendole sospettare che avesse almeno un paio di costole rotte.

“Non corre pericoli...per ora.” concluse, rialzandosi. “Ma la ferita alla gamba non mi piace per niente. Dobbiamo portalo da Kalì, ed in fretta.”

“Come faccio ad uscire?” si lamentò il moro da terra. “Non riesco a camminare!”

Sospirando, Kita ripassò la torcia ad Hysperia, prendendosi sulle spalle il ragazzo.

“Kita...tu...” Milo sembrava sul punto di scoppiare in lacrime per la commozione.

“Risparmia i piagnistei!” ordinò seccamente la piratessa. “Non sei ancora al sicuro.”

Poi, i tre uscirono di corsa dalla cella, dirigendosi verso l'alto, verso la libertà.

 

“Spiegami una cosa, Milo.” domandò Kita, mentre risalivano attraverso le segrete della base. “Come diavolo hai fatto a non farti prendere la tua arma dai marines?”

Milo sorrise.

“Questo gioiellino è capace di essere ripiegata più volte, fino ad assumere la lunghezza di una salsiccia.” spiegò. “Non è stata difficile da nascondere, una volta portata a quelle dimensioni.”

“Va bene va bene...” chiuse il discorso Kita, mentre sbuffava sotto il peso del compagno. “Vediamo di muoverci! Non sei propriamente leggero...”

Una volta fuori, i tre furono sollevati di non vedere nessuno in giro. Milo osservò con orrore i corpi mutilati precedentemente dalla bionda, rabbrividendo, mentre fuori i rumori della battaglia erano più forti che mai.

“Sei senza cuore, Kita.” pigolò.

“Se fossi senza cuore, ti direi di alzare il culo e camminare!” replicò aggressiva lei. “Ora stai zitto, che se non ci muoviamo non riusciremo mai a prendere una nave per scappare.”

“Come una nave?!” esclamò il ragazzo sorpreso. “Perché non usiamo la Kuin?”

Le due piratesse si fermarono, scure in volto.

“Milo...” bisbigliò Hysperia, cercando di non essere troppo rude. “il fatto è che...”

“Cosa?”

“Che la Kuin è affondata.” dichiarò seccamente Kita. “I marines l'hanno abbattuta dopo che ti hanno preso. Noi ci siamo salvati per miracolo, ma per la nave non è stato possibile fare nulla.”

Il ragazzo spalancò gli occhi, sconvolto, rimanendo per qualche istante a bocca aperta.

“Non...non...” balbettò, incapace di accettare la cosa. “Non è possibile...”

“Dispiace a tutti.” mormorò la mora, mentre si guardava intorno, alla ricerca di nemici. “Ma ora non abbiamo tempo per...”

“Aspettate!” la fermò Milo, la voce carica di rabbia. “Non voglio scappare! Io...io...voglio vendicare la nostra nave!”

“Sei diventato pazzo?” gli domandò la Full Metal Bitch. “Abbiamo contro migliaia di uomini e tu parli di vendetta? Sarà già tanto se porteremo a casa la pelle.”

“Io non me ne andrò senza prima aver visto questo posto bruciare fino all'ultima pietra!” urlò il ragazzo, furibondo. “Era la nostra nave! Una nostra compagna! Come potete permettere che coloro che l'hanno uccisa rimangano impuniti?!”

Per tutta risposta, Kita lo buttò a terra rudemente. Il moro gemette di dolore, ma non smise di osservare con rabbia la compagna, che lo sovrastava.

“Ora smettila di dire idiozie!” ringhiò la bionda. “Era una nave e basta! Non nego che ci fossimo tutti affezionati, ma da qui a voler morire per vendicarne quella che tu chiami morte...beh, tu sei completamente pazzo! E non ho intenzione di seguirti nella tomba!”

Milo fece per ribattere quando Hysperia si mise in mezzo.

“Non è il momento di litigare.” osservò con tono basso ma minaccioso. “siamo in una base nemica, e la cosa forse vi è sfuggita.”

“Allora sei d'accordo con lei?!” protestò furiosamente il moro. “Vorresti che ce ne andassimo senza fare nulla per vendicare la nostra adorata Kuin?!”

“Non ho detto questo.” replicò seccamente l'assassina. “E se mi dai un attimo di tempo ti spiego la mia idea.”

“Kita, tu porta Milo fuori da qui. Cerca Kalì, dovrebbe essere all'arsenale insieme ad Erza, e consegnale il nostro vendicativo navigatore. Poi raggiungi Kinji.”

La bionda si limitò ad un secco cenno d'assenso. Non amava prendere ordini, ma comprendeva che in quel momento la salute di Milo era la cosa più importante.

“E tu invece?” le domandò Milo. “Che cosa farai?”

Il sorriso di Hysperia fu gelido come la morte.

“Vendicherò Kuin.”

“Vorresti assaltare la fortezza da sola?” domandò perplessa la Full Metal Bitch. “E' una follia! Ti uccideranno prima.”

“Non sottovalutatemi.” rispose la mora. “Sapete bene che quando mi scateno...posso diventare...pericolosa.

“Ora andate! Kita, ci rivediamo nella piazza principale insieme agli altri tra un'ora. Ricordati di dirlo a Kalì ed Erza...Se vogliamo scappare, dovremo farlo uniti.”

L'altra piratessa annuì di nuovo. Poi, una volta ripreso Milo sulle spalle, corse verso l'uscita, in direzione est. Hysperia invece si accese una sigaretta, assaporando il sapore acre del tabacco con soddisfazione.

Una sigaretta prima...una fumata di pipa dopo.

Diresse i suoi passi verso ovest, sempre senza compiere il minimo rumore. Ogni istante che passava sentiva crescere la propria collera, facendola precipitare nei ricordi.

Vendetta...il nostro navigatore ne parla così tanto, senza però sapere che cosa significhi veramente cercare vendetta...

Su una cosa però quel ragazzo tutto pelle ed ossa aveva ragione: quell'oltraggio commesso nei confronti dei pirati del Drago andava punito, con sangue ed acciaio.

Sguainò le proprie spade, sorridendo con ferocia.

E' tempo di ballare!

 

 

Erza osservava con attenzione, da dietro le lenti di un binocolo, l'arsenale militare della base. Nonostante le esplosioni e le urla dello scontro nella piazza principale diventassero sempre più forti, i marines addetti alla sicurezza delle navi sembravano tranquilli, rimanendo all'erta contro possibili intrusione nell'area sorvegliata.

“Cosa vedi?” le domandò una ragazza, sdraiata al suo fianco sopra un tetto vicino.

“A quanto pare non sembrano particolarmente preoccupati di quello che accade nel resto della base. Devono essere ben addestrati.” borbottò la prima delle due. Erza era giovane, non doveva avere più di una ventina d'anni, ed era molto bella, con lunghi capelli biondi, raccolti in una coda, fisico da modella ed un viso praticamente senza imperfezioni, dove spiccavano due magnifici occhi color smeraldo. Indossava lunghi stivali di pelle neri, fino al ginocchio, pantaloni attillati dello stesso colore e materiale, ed un giubbotto di pelle, sempre nero, da cui premeva il suo seno abbondante. Alla vita portava un cinturone, da cui pendevano due pistole dal calcio piuttosto corto, più altri oggetti che sembravano i componenti di un'arma a lunga gittata. In testa portava un basco di feltro rosso, con la striscia interna di cuoio, portato sulle ventitre. Di solito indossava degli occhiali da sole, con le lenti rotonde, ma in quell'oscurità le sarebbero stati d'impiccio. In bocca masticava una sigaretta accesa, mentre dal solco dei seni gli spuntava un pacchetto aperto di una marca piuttosto famosa, le Night Quenn.

“Sarebbero da ammirare, se non fossero uomini!” osservò con voce dura la sua compagna, di nome Kalì. Era più grande di Erza, di circa due o tre anni, anche se più bassa e minuta di fisico. Aveva lunghi capelli neri, raccolti in una treccia, occhi dello stesso colore, carnagiore scura, ed un fisico atletico ed avvenente. Indossava delle scarpe leggere, fatte di tela, pantaloni corti che gli arrivavano a metà coscia ed un bikini che le copriva il seno. Alla vita indossava una cintura, da dove pendevano due pugnali dalla lama ricurva, mentre sulla schiena portava una faretra, ricolma di frecce. Attorcigliato sul suo corpo, con la testa appoggiata sulla spalla sinistra, c'era un enorme boa constrictor, profondamente addormentato.

La bionda preferì non replicare. Sapeva che la sua compagna, generalmente dolce e gentile con tutti, ogni tanto soffriva di sfoghi di rabbia contro qualsiasi individuo di genere maschile. Cercava di riflettere su come prendere una nave. In sé le guardie non erano un problema, ma se si fosse scoperto che i pirati stavano tentando di rubare una nave, la Marina avrebbe immediatamente fatto prendere il largo a tutte le sue corazzate. Bisognava dunque evitare che quei soldati dessero l'allarme.

“Tu credi che quei tre ce la faranno?” parlò ancora Kalì, il tono della voce stavolta dolce, ansioso e terribilmente zuccheroso. “Sono tanto preoccupata!”

“Nahhh...se la caveranno.” replicò tranquillamente Erza. “Certo, se quello spadaccino borioso si prendesse un colpo in testa...”

“Erza! È bruttissimo quello che hai appena detto!” esclamò sconvolta l'amica. “Certe cose non si dovrebbero neanche pensare!”

Per tutta risposta, la cecchina le fece la linguaccia.

In quel momento, la mini radio snail che teneva quest'ultima in tasca suonò. Una volta accesa, alle due risuonò la voce lievemente affannata di Kita.

“Erza, qui parla Kita. Ho con me Milo.”

“Evviva!” esultò Kalì. “Ora raggiungete Kinji e gli altri, mentre noi recuperiamo una nave per andarcene da qui.”

“Temo che non sia possibile. Milo è ferito, e necessita di cure immediate. Lo sto portando da voi.”

“Ed a fare cosa?!” replicò aggressivamente Erza. “In questo momento, ci sarebbe solo d'intralcio. Non possiamo portarcelo dietro.

“Ti vengo incontro io.” propose Kalì. “Se mi dici dove ti trovi, vi raggiungo. Per la nave ve ne potete occupare voi tu ed Erza.”

“Mi sta bene!” rispose la Full Metal Bitch. “Sarò sotto gli uffici tra qualche minuto. Aspettatemi lì.” successivamente, la bionda chiuse la comunicazione.

Erza sospirò, chiedendosi come mai non c'era una volta che non venissero fuori delle complicazioni.

“Forza, andiamo!” dichiarò, strisciando indietro, per uscire dal raggio visivo delle guardie dell'arsenale. Kalì la seguì, senza fare movimenti bruschi. Tuttavia, ciò bastò a svegliare il suo boa, che sibilò, irritato per quel brusco risveglio.

“Stai buono, Shun.” lo coccolò la dottoressa per calmarlo. “Adesso dobbiamo andare da quell'angioletto di Milo. Poi, quando andiamo via da qui, ti do i bocconcini di coniglio che ti piacciono tanto.”

Il gigantesco rettile sembrò apprezzare la proposta, perché agitò la coda, liberando le sue spire dal corpo della padrona, mentre sul suo muso si disegnava un'espressione soddisfatta.

“Su, forza!” li incitò la cecchina. “Dì a quella biscia troppo cresciuta di muoversi, abbiamo poco tempo!”

Una volta uscite dal raggio visivo dei nemici, le ragazze si alzarono, camminando con abilità sopra i tetti, mescolandosi tra le ombre. Ad un certo punto, in prossimità dei cantieri navali, Erza si fermò, mentre Kalì e Shun proseguirono per raggiungere Kita e Milo. La bionda invece, una volta fatto un rapido conto dei nemici, tirò fuori le proprie pistole, sputando via il mozzicone di sigaretta.

Andiamo a fare loro una visitina...

 

 

Il sapore del tabacco era decisamente confortante.

Hysperia aspirò dalla propria pipa, soffiando fuori dalle narici il fumo, mentre attorno a lei il silenzio era rotto da un'inquietante gocciolio.

Una sigaretta prima, una fumata dopo...

Seduta sopra una montagna di cadaveri, l'assassina attendeva notizie dall'esterno. Nel frattempo si godeva i piaceri del fumo, osservando quest'ultimo e le sue forme circondarla in modi fantasiosi ed astratti, portandola a navigare tra i propri ricordi.

“Il sole...che brilla nel cielo, risplende alto sopra di noi...” cominciò a cantare, con voce bassa e melodiosa. “Sopra i monti...monti alti, di pura luce stellare...lassù...sopra Cohag.” la sua voce si spense lentamente. Non amava cantare, almeno non più. Anche se, una volta, durante la sua vita passata, quella canzone era la sua preferita.

Il rumore della miniradio snail la riportò alla realtà.

“Sono Kita.” dichiarò la voce della Full Metal Bitch. “C'è stato un cambiamento al piano. Io mi muoverò con Erza, mentre tu raggiungerai Kinji e gli altri in piazza.”

“E Milo?” domandò la mora.

“Ora è con Kalì e Shun. Se la caverà.”

Hysperia annuì.

“Bene. Allora mi muovo.”

“Come è andata da te?” le chiese la piratessa bionda.

“Oh...direi piuttosto bene.” rispose, mentre il sangue gocciolava pigramente dalla punta dei suoi stivali. “Penso abbiano capito che non si affondano le navi degli altri.”

“Immagino...ora vado, vi raggiungeremo con una nave tra poco. A dopo!” la donna chiuse la comunicazione, mentre nello stesso istante, echeggiò uno sparo. Subito dopo, in mezzo alla fronte di Hysperia, apparve il foro di un proiettile.

La donna si girò lentamente, notando che uno dei marines era ancora vivo.

“Dannata puttana!” ansimò. “Questo è per i miei compagni!”

La mora si alzò, estraendo una balestra, mentre i bordi della ferita, il cui foro le attraversava tutta la testa, si mossero, come se fossero vivi. Il tutto sotto lo sguardo allibito del soldato.

“Ma che diavolo...” balbettò, spalancando gli occhi. “Che razza di mostro sei?!” urlò svuotando il caricatore contro la mora. Quest'ultima incassò i colpi senza reagire, mentre le sue nuove ferite si rimarginavano subito, esattamente come quella in fronte.

“Ma...”

“Water's crossbow.” mormorò. Immediatamente, sulla balestra, caricata tramite un grilletto alla base, si materializzò un dardo d'acqua. Subito dopo, mentre il marine tentava una goffa e disperata fuga, Hysperia premette il grilletto di rilascio, colpendo in piena schiena il nemico, che crollò a terra, morto sul colpo.

Il dardo era diventato una macchia umida sul terreno, mentre il cadavere presentava un livido rossastro sulla schiena, nel punto colpito, ma nessuna lesione alla pelle.

La donna sorrise.

“Frutto Hydro-Hydro, stronzo.”

Si alzò, riponendo la propria arma dietro la schiena, muovendosi, silenziosa come un'ombra, in direzione dell'uscita. Ad aiutare il proprio capitano.

Vendetta...con sangue...ed acciaio.

Questo è quello che fanno i pirati!

 

 

CONTINUA

 

Ordunque...benvenuti a questo proseguimento del 'Il figlio del Re! Mi auguro che questo primo capitolo, ed i nuovi personaggi vi siano piaciuti, perché ero molto ma molto felice di potere finalmente parlare di loro. Per adesso non posso dire altro (la storia è appena all'inizio, e quindi parlando di qualsiasi cosa di fatto spoilerei tutto), quindi per ora mi dileguo. Ho messo un riassunto all'inizio in modo che chi volesse iniziare questa storia non sia costretto per forza a leggersi quella precedente. Certo, quello è solo un riassunto, e quindi certe cose potrebbero non essere chiare, ma così facendo si ha già un'idea generale, poi magari, più tardi, avrete voglia di farci un salto (della serie: facciamoci pubblicità da soli xD)

Un saluto!

Giambo

  
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