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Autore: scythemeister_MakaAlbarn    23/08/2015    3 recensioni
Frammenti e bazzecole di una vita disastrata.
Frammenti e bazzecole di una città folle.
Frammenti e bazzecole di paura, amore e follia.
Senza un filo conduttore. Spero che vi piacciano!
step 1: At First
step 2: Cream! (lime)
step 3: Soup and Syrup
step 4: Connection
step 5: Restraint (lime)
step 6: Sweet Evening
Frammenti e bazzecole...semplicemente.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: Missing Moments, Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scrups and Trifles
 

 
 
Sweet Evening
 
 
 
« Blair-chan! La teiera sta per esplodere! » rise il bimbo, indicando le fiamme decisamente alte sul fornello.
« E quello è sale. » aggiunse Soul, poco dopo.
Nonostante le concitate proteste, la maestra d’armi era stata relegata in salotto a leggere. Poteva sentire le istruzioni pacate del compagno interrotte fin troppo spesso da un pesante clangore di pentole e aveva preso a sfogliare le pagine  del suo libro sempre più nervosamente. Ormai si preoccupava soltanto di quello che sarebbe potuto succedere alla sua povera cucina.
Blair schizzò versò il gas acceso ed afferrata la teiera bollente a mani nude, la scaraventò su un ripiano, facendo uscire una buona metà dell’acqua che conteneva. Si passò una mano sulla fronte, esausta. « E adesso? » boccheggiò, il fiato grosso. Soul indicò a Shokan un cassetto. « Le bustine di tisana sono lì. Dì a Blair di metterle in infusione. » Il bimbo saltò giù dalla sua sedia e sgambettò fino al mobiletto. Prese le bustine e le porse alla gatta che lo osservava dall’alto in basso.
« Puoi farcela, Blair. » la canzonò Soul, ridacchiando.
L'esplosione bianca e rosa che avrebbe devastato la cucina pochi istanti dopo avrebbe convinto Il ragazzo del contrario e persuaso Maka ad allontanala definitivamente dai fornelli. Con la forza.
Shokan, sbalzato verso il soffitto e rimasto appeso al lampadario per il bavero,  le lacrime agli occhi dalle risate, sperava soltanto che papà e mamma venissero a prenderlo il più tardi possibile.
 
 ***
 
 Il ragazzo si passò una mano trai capelli. La luce di un morente tramonto di fine settembre filtrava dal quadro della finestra, troppo debole per illuminare uniformemente la stanza ma abbastanza da ferire gli occhi. Masticò un’estremità della sua biro, trattenendo un sospiro seccato, poi ricominciò a scribacchiare sul foglio che aveva davanti. Stava accovacciato sulle ginocchia, con la schiena ricurva e un braccio flesso a sostenere la testa; il tavolino in soggiorno era parecchio basso per lui. La compagna, affondata tra i cuscini del canapè, un pesante tomo di “Scienza dell’Anima” tra le mani, gli lanciò uno sguardo, divertita.
« Soul-kun, fammi un robot! Lo voglio grande così! » Il bimbo seduto accanto a lui si alzò in piedi allargando le braccia e gonfiando le guance paffute. Era sottile e molto slanciato per la sua età, gracile, con capelli fini e leggeri come tele di ragno. Questi erano d’un biondo smunto e tanto chiaro da sembrare del color della cenere, tagliati in modo da incorniciare il suo viso rotondo e adagiarglisi morbidamente sul collo. La fitta frangetta si interrompeva appena sopra un paio d’occhiali dalle lenti spesse come fondi di bottiglia. I suoi occhi dal taglio all’insù apparivano ingigantiti, dilatati fino all’inquietante. Pozzi d’acume, attenti, analitici. Dopotutto erano uguali a quelli di suo padre, facevano paura per essere gli occhi di un bambino di cinque anni o poco più.
L’albino lo guardò di sottecchi, nascondendosi dietro i capelli scarmigliati. Gli facevano male le gambe a stare accucciato in quel modo. « Shokan, questo è in quarto di oggi. » sbuffò, ricominciando però a disegnare. Il bimbo incrociò le braccine magre, mettendo il broncio. Si rimise a sedere e impugnò la sua matita.
I fogli coi tre disegni precedenti stavano di fronte a lui, impilati con estrema precisione. Li osservò per l’ennesima volta: Soul-kun non disegnava così male, era portato per cose come mostri e robottoni. I bozzetti occupavano soltanto la parte centrale del foglio e non erano troppo grandi, lo spazio rimanente era stato riempito con un’interminabile serie di conti ed equazioni. Il bimbo riprese a scrivere, colmando i pochissimi vuoti. Il bianco della carta era praticamente scomparso. Dopo qualche secondo ridacchiò, soddisfatto. « Finito! »
Per quanto potesse apparire assurdo, tutti i calcoli erano corretti e avrebbero potuto far muovere, seppur in modo semplice e grezzo, ognuno di quei robot. Shokan, il figlio del dottor Stein e della professoressa Marie, era un piccolo genio, un prodigio della fisica e sapeva fare i conti meglio di quanto parlasse. Ne aveva costruito uno, una volta, di robot. E si muoveva, eccome se si muoveva. Maka ci era rimasta di sasso. Sì, perche negli ultimi tempi erano lei e Soul ad occuparsi del micro-portento.
« Maka… » Soul alzò appena la testa, chiamando la partner. Lei si leccò l’indice e voltò pagina. «Ricordami perché stiamo badando a questo microbo quattrocchi. »
Shokan gli lanciò uno sguardo di ghiaccio mentre Maka ridacchiava. Avrebbe voluto rimproverarlo per la totale mancanza di delicatezza che riusciva a sfoggiare in qualunque momento, ma vederlo alle prese con quel bambino la divertiva. Soul aveva un approccio tutto suo, fatto di aperte prese per i fondelli e brontolii, ma nonostante questo, riusciva simpatico ai bimbi. Il piccolo Stein gli stava sempre appiccicato.
« Questa sera i professori hanno una riunione importante e ce l’hanno affidato. Passeranno a prenderlo dopo cena. – asserì tranquillamente, ma alla fine non riuscì a trattenere una risatina di scherno – E poi oggi si è offerto di darti ripetizioni di matematica. » L’albino incassò, ringhiando a denti stretti. Quando il bimbo spostò la sguardo su di lei il gelo nei suoi occhioni scomparve, rivelandone la bellezza anomala: quello destro era d’un verde livido, quasi grigio sotto la luce del sole, quello sinistro, invece, brillava dello stesso color nocciola dorato dell’ambra. Per qualche misteriosa ragione la genetica aveva voluto regalargli gli occhi di ambo i genitori.
Saltò su, lanciandosi su di lei a braccia aperte. Le si arrampicò in grembo fino a stamparle un bacio sul naso. Maka sorrise, raddolcita. Non le erano mai piaciuti molto i bambini, forse perché sapevano essere gli esseri più crudeli e spietati al mondo. Eppure con lui aveva stabilito un legame particolare. Si era abituata a vederlo scorrazzare per casa ed il piccolo le si era affezionato spaventosamente. Aveva trovato nella “grande Maka” una specie di maestra, una guida capace di tirare fuori solo per lui un’innata gentilezza. La osservava con ammirazione. Soul, al contrario, era come un giocattolo, il suo compagno di litigate. Ma segretamente lo adorava e cercava di tartassarlo il più possibile. Era dura riuscire a fargli perdere la pazienza, ma riuscirci lo rendeva parecchio fiero di sé. Anche se poi doveva subire la sua “ira”.
Soul e Maka riuscivano a trattarlo come un semplice bambino senza essere condizionati dal suo genio. Per questo stava bene insieme a loro.
« Maka-san, ho fame! »
La giovane gli passò una mano tra i capelli, arruffandoli. Soul grugnì, rifinendo la sua opera d’arte. « Ehi, marmocchio! Vedi di avere un po’ di rispetto. Com’è che la senzatette è “san” e io solo “kun”? Eh? » Si alzò in piedi, goffamente, abbandonando biro e matita sul tavolino. Le pieghe della sua maglietta di erano riempite di trucioli di gomma. « Mi devi temere! » continuò, cercando di reprimere il dolore pungente del formicolio che gli era salito fino al sedere. Faticava da morire a star dritto. Immobilizzò il piccino con una mano sola, bloccandolo per le braccia contro la pancia di Maka, che si ritrovò a dover sostenere anche il suo peso. Poi, con quella libera, cominciò a schiacciargli le guance e a dargli colpetti sulla fronte e sul naso. « Hai capito? »
Il bimbo prese a divincolarsi, schiacciando sempre di più la ragazza che lo teneva in braccio.
« Scemo Soul-kun! Mi fai male! » farfugliò mentre l’albino si chinava ancor di più su di lui, sovrastandolo. « Per te sono Soul il sommo! » sghignazzò questi, montando a cavalcioni sulle gambe di Maka, che sobbalzò. Shokan si ritrovò schiacciato tra i due ragazzi: Soul, spietato, prese a fargli il solletico, mentre Maka, sbraitante, cercava disperatamente di staccarselo di dosso, l’angolo del tomo piantato nello stomaco. I piccolo non sapeva se mettersi a piangere o ridere, quindi optò per fare entrambe le cose insieme. « Aiuto! » sbraitò, la vocina rotta dalle risate. « Non hai ancora capito? » ghignò Soul, ignorando i calci che gli stava ricevendo da ambo gli esseri sotto di lui.
« Soul! » mugolò la giovane, faticando a respirare. Da quella posizione non riusciva a sbattergli il consueto volume in testa e la cosa cominciava ad irritarla. Il bimbo rideva come un pazzo, invocando il suo aiuto. « Maka-san! » Agitandosi a più non posso, gli occhi lucidi e gli occhiali tutti storti sul naso, riuscì a svincolarsi dalla presa di Soul e arpionò il collo della ragazza, pigiandole un piede sulle costole. Lei annaspò, sputando la poca aria che le era rimasta. Gli occhi spalancati, tentò di articolare un « Finitela! », senza però avere successo.
Poi, il silenzio. L’albino levò le braccia lentamente, facendosi ancor più imponente, rimase immobile coi capelli a nascondere una buona metà della sua faccia. Maka ne approfittò per riprendere finalmente fiato. Shokan le ansava sul collo, rosso in viso per il solletico selvaggio. Lo guardò con rimprovero mentre il compagno sghignazzava, truce. Il torace le faceva male. Ancora una volta Soul calò su di loro. Il bimbo trattenne il fiato, gli occhi sbarrati. Rimase interdetto quando vide l’espressione del ragazzo mutare all’improvviso: ora era serio, distaccato, e lo stava squadrando con aria di sfida. Bastò un istante; scorse le iridi vermiglie fremere mentre due braccia possenti lo sollevarono di peso da sotto le ascelle. Rimase in silenzio, oscillando avanti e indietro come un pendolo. I suoi vestiti erano leggermente larghi e lo facevano somigliare ad una specie di grossa marionetta. Dalle maniche ampie spuntavano infatti un paio di braccine sottili e ossute e la sua testa, piegata in avanti, era troppo grande rispetto al resto de corpo. Continuò a dondolare, ammutolito, senza riuscire a toccare il pavimento con le punte dei piedini imbabbucciati. Soul lo teneva sollevato a mezz’aria, le braccia tese, dritto di fronte sé.
La maestra d’armi li guardò con circospezione, riassestandosi sul divanetto. Nella ressa di pochi secondi prima uno dei codini si era allentato, ed ora le ciocche libere le solleticavano il collo. Prese il suo tomo tra le mani, pronta a farne uso, se necessario.
Il piccolo Stein agitò debolmente le gambe, ciondolando sempre di più. Benché fosse leggero, Soul cominciava a faticare a tenerlo sollevato da terra e i muscoli delle braccia avevano preso a tirare.
« Maka-san… – si lagnò Shokan, piegando il collo quel tanto che bastava per guardarla, implorante – Soul-kun è cattivo con me. » La ragazza fulminò il compagno con lo sguardo scuotendo appena il suo libro, ma questi parve non darci peso. Si avvicinò il piccino al volto, scrutandolo con fare sprezzante. « Eravamo d’accordo no? » fece, cinico. Shokan rimase impassibile.
« Non m’importa. »
« Tieni giù le mani dalla senzatette. E’ mia. »
Una vena prese a pulsare sulla tempia della maestra d’armi.
« Maka-san preferisce me, scemo. »
« Che cacchio dici, moccioso? »
Roteò gli occhi, infastidita, con gli insulti che facevano da sottofondo. Nonostante il bisogno di prendere Soul a librate fosse impellente, riuscì a trattenersi per miracolo. Non era bene rovinare la splendida immagine che il piccolo aveva di lei, uno spargimento di sangue non sarebbe stato l’ideale. Sospirò. Vedere litigare quei due era uno spettacolo oltremodo inquietante. Shokan era geniale, e nonostante le imperfezioni della sua parlata da bambino, riusciva a sostenere perfettamente la discussione senza mai perdere un colpo. D’altro canto, Soul era troppo orgoglioso per tirarsi indietro. Non si trattava di essere infantile,  semplicemente farsi “battere” da un moccioso non era contemplato. Ultimamente avevano tirato fuori questo pretesto della gelosia per punzecchiarsi a vicenda; si fissavano fin quasi a trapassarsi con lo sguardo proferendo sfilze di insulti con tono glaciale. Tentennare equivaleva a perdere.
« Che hai detto, nano? »
« Ho detto che preferisce me! Perché sono molto più carino e intelligente! Vero, Maka-san? »
Maka sbuffò, facendo per alzarsi. Quella sera toccava a Blair preparare la cena, ma da un po’ non sentiva più alcun rumore provenire dalla cucina. « Finitela, voi due. Soul, non ti sembra di essere un po’ troppo cresciuto per prendertela con un bambino? » Il compagno le lanciò un’occhiataccia mentre Shokan ridacchiava tra sé e sé, appagato. « Ho vinto io. » sibilò, vittorioso. Soul lo lanciò sul divanetto e lui rimbalzò tra i cuscini riprendendo a ridere.
« E a te non sembra di essere un po’ troppo cresciuta per essere ancora nana e piatta come un asse da stiro? » Un libro volò e lo colpì in mezzo a gli occhi con impareggiabile precisione.
« Cretina. » masticò, tra sé e sé, massaggiandosi il punto in questione. Poi si rivolse al bimbo:
« Marmocchio.»
Shokan scese goffamente dal canapè, rischiando di perdere l’equilibrio. Gli andò appresso, attaccandosi ai suoi pantaloni. « Soul-kun? Ti fa male? » Guardò in su, cercando il suo sguardo color malva, ma non riuscì ad incrociarlo. « Soul-kun…? » chiamò ancora, timidamente. Non c’era più ostilità nella sua voce. « Facciamo pace? » Il giovane, alto più del doppio di lui, gli strofinò la testa, lasciandosi sfuggire un sorriso gentile. Dopotutto gli piaceva quel bambino. « Te lo concedo. Questa volta hai vinto, ma la prossima cerca di farlo onestamente. – ridacchiò – Non vale chiedere aiuto alla senzatette. Ti favorisce troppo. » Shokan si appese ancor di più al tessuto spesso dei suoi pantaloni mentre lui seguiva la partner con lo sguardo, vedendo le sue spalle minute e la testolina bionda scomparire oltre l’ingresso della cucina.
« Perché mi dici sempre che la maestra Maka è tua? »  Soul sbuffò, senza rispondere. « Sei innamorato di Maka-san? »
Scoppiò a ridere con la consueta strafottenza, levando gli occhi al soffitto. Dal canto suo il bambino rimase serissimo, un’espressione concentrata stampata in faccia.
« Tu non la conosci ancora bene, quella. – ghignò, con una punta di sarcasmo – Dovrei essere masochista per innamorarmi di lei. E’ una rompipalle. »
Shokan sbatté un paio di volte le palpebre. « E’ intelligente, e gentile. »
«Sì, a volte lo è. »
« A volte? » fece, interrogativo. Soul schioccò la lingua contro il palato. « E’ cool. » aggiunse, infine. Il bimbo parve pensarci su un attimo, poi scosse la testolina senza capire.
Infilata la sinistra nella tasca dei pantaloni, l’albino si passò la lingua sui denti appuntiti. « Fatti un po’ i cavoli tuoi, micribo. – sbuffò, ricominciando a schiacciargli le guance con malagrazia – Questo argomento non è per niente figo e non fa per te. »
Maka si sporse dalla cornice della porta, smettendo per un attimo di rimproverare Blair per il macello che aveva combinato in cucina, e lo intimò di lasciare in pace il bambino con uno sguardo omicida. Soul le rivolse un cenno del capo, poi si rialzò, barcollante. “Andiamo ad apparecchiare.”
Il piccino rimase fermo al suo posto, irremovibile.  « Non ti piace? » Allora Soul si vide costretto a sollevarlo ancora una volta di peso, tenendolo stretto sotto il braccio come un sacco di patate. « Non rompere. » Tirò dritto, senza abbassare lo sguardo nonostante Shokan avesse preso a scalciare.
« Non mi piace, ma è mia lo stesso. Tutto chiaro? »
 
Prosciutto e piselli. Un piatto semplice. Evidentemente Blair non la pensava allo stesso modo.
Soul ci era rimasto talmente male che aveva persino smesso di respirare. Sembrava una statua di cera, la forchetta sospesa per aria tra indice e pollice. Non riusciva a mandar giù, non riusciva a sputare. La gatta gli sventolò una mano davanti al naso, stupita, mentre il piccolo Stein osservava il suo piatto con curiosità. « Blair-chan, i miei piselli sono diventati blu. » disse, punzecchiandone uno con circospezione. Maka si massaggiò le tempie, presa dallo sconforto. Erano settimane che Blair si esercitava in cucina, ma era come se ad ogni tentativo il suo livello si abbassasse un po’ di più. Blair li chiamava “esperimenti culinari”, lei “zucchero nella frittata”. Si alzò con malagrazia e si avvicinò al frigorifero. Al suo interno era rimasto poco e niente. Tirò fuori un po’ di prosciutto e una busta di foglie d’insalata. Erano leggermente avvizzite, ma non sarebbero state peggio dei “piselli cangianti” della stregatta. Frugò fino al fondo, il freddo che cominciava a pungerle il naso, riuscendo infine a scovare anche un barattolo di maionese. Non la mangiavano quasi mai, ma non era ancora scaduta. Trionfante, pose tutto sul tavolo della cucina e tirò una poderosa pacca a Soul che finalmente si decise ad ingoiare. « Cos’è stato…? – boccheggiò, gli occhi ancora volti al vuoto – Che diavolo c’era dentro…? » Maka tornò al suo posto e spostò tutti i piatti al centro del tavolino prima che Shokan potesse infilarci il naso dentro, poi estrasse da una busta un grosso pezzo di pane e dei grissini. La gatta la guardò contrariata sporgendosi in avanti, il suo seno enorme proruppe dalla scollatura più che generosa. A quella vista, Soul parve riprendersi dal suo stato di shock. La partner lo guardò con disgusto, mentre Blair continuava a lagnarsi, premendo ancor di più il petto contro la tovaglia a quadretti. « Siete cattivi con Blairucca! »
« Blair-chan vuole ucciderci tutti! » esclamò il bambino con enfasi, le braccia levate al cielo. La gatta si ritirò sulla sedia, accucciandosi con le ginocchia al petto e le orecchie basse. « Uffa, Shocchan, anche tu… » Poi si riscosse, serrando i pugni con convinzione: « Ho usato un po’ di tutto, volevo fare qualcosa di buono! Sono sicura che la prossima volta andrà meglio! »
Maka scosse la testa, vagamente contrariata. Riconosceva l’impegno di Blair, ma aveva seriamente paura di quello che avrebbe potuto fare in questa “prossima volta”.
« Ti aiuterò io. » sospirò infine, carezzandole la testa. Soul le guardò piegando un angolo della bocca all’insù. Prese la micca di pane che aveva di fronte e la tagliò a fette, per poi preparare i panini che sarebbero stati la loro cena.
« Maka-chan, ho sciolto il frullatore. » fece ancora la micia, sorridendo raggiante e Maka si fece di nuovo scura in viso. Strinse forte il bordo del tavolo da pranzo fino a che una porzione del legno si frantumò rimanendole tra le dita. « Anche Black*Star ci era riuscito, quella volta. » aggiunse Soul, distrattamente, porgendo il panino più piccolo a Shokan. La maestra d’armi gonfiò le guance più che poté, rossa in viso per la rabbia e pestò forte un piede per terra; non riusciva a prendere Blair a librate, non sapeva come sfogarsi. Abbassò la testa, ribollendo di collera. Soul le diede un colpetto sulla spalla. « Dai, può capitare. » Lei si sentì di dissentire. « Direi di no. » sibilò, restituendogli il colpo ma in maniera più vigorosa.
« Scusa, Maka-chan. » miagolò Blair, vergognosa. Era insolito sentirla parlare con quel tono di voce, non le si addiceva affatto « Ti preparo una tisana? » La ragazzina ebbe un nuovo sobbalzo e tirò un altro pugno al compagno. Lui incassò, limitandosi ad azzannare il suo panino. « La tengo d’occhio io. »  E glielo allungò fino alle labbra. Maka ne prese un morsetto anche se un brivido lungo la schiena, che tanto somigliava ad un cattivo presagio, le aveva fatto chiudere lo stomaco.
 
 ***
 
 Serate dolci come quella, in ogni caso, erano una rarità.
 




ANGOLO A ME:
 
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Meglio che non dica niente, eh?
Linciatemi!! Siiiiiiiì!
Beh, per il mio compleanno i miei mi hanno regalato una stampante che *tan tan tan* FA ANCHE LE SCANSIONI! Ora la mia vita ha acquisito nuova importanza. Divagazioni a parte... Cosa ne pensate? Spiegatemelo se vi va! Perfavore. E' stato divertente scrivere del piccolo Shokan. Il significato del suo nome è "redenzione". Mi sembrava perfetto per il figlio di Stain e Marie. 
Okay!
Ringrazio NonChiamatemiEvans, SilverSoul, simpo, Sol_chan, Jist, manueos85 e SaraViolet_Chan per aver recensito lo scorso capitolo. Grazie mille per il supporto, siete splendidi.
Una strizzata a chi ha inserito la raccolta tra le storie preferite (Buki_Puntina atomica Vill
, Feliks The Phoenix, Kejra, Maka94, Mana Nakano, NonChiamatemiEvans, robin goodfellow, SaraViolet_ChanSilverSoul, simpo, Swagiraffe, Violet Star, _Alyss_ e _Maka_Albarn_), a chi l'ha infilata tra le ricordate (demon_slayer, mangakagirl e RANFYC) e a chi l'ha pigiata tra le seguite (alte97, CalamityEle, JinxD, Kikyw, Maka 98, pink07, robin goodfellow, SilverSoul, Sol_chan, urara98, Willow Black, _Auro chan_, _Branwen_ e _Kazuha_Takumi_). Se qualcuno dovesse aprirla per errore, sia gentile...dia un occhiata. Lo apprezzerei davvero.
Grazie a tutti per esserci sempre.
APPRESTOOOOOOO!!

 
scythemeister_MakaAlbarn

 


 
  
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