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Autore: spiritodellaspada    23/08/2015    0 recensioni
Uccido. Scelgo di essere un assassino. È così. Tutti fanno così. È giusto così. Così deve essere.
Lei, ancora tra le mie braccia, esala l’ultimo respiro. Perde le forze e la lascio accasciarsi a terra. Ecco. Sono un sopravvissuto. Oggi.
Non sono più un “Non ancora morto”.
-In un mondo in cui per vivere è necessario sottrarre la durata vitale di altre persone, in un mondo in cui amare è una condanna, il protagonista crescendo si trova a dover affrontare la realtà ed a fare i conti con i propri sentimenti.-
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jen sta fissando con gli occhi sbarrati il palmo della sua mano. Undici ore e venti minuti. Questa è la vita che le rimane.
Non ho la più pallida idea di come faccia Kima a non desiderare di scappare il più lontano possibile. Perché è questo che vorrei fare io. Uscire dalla sua stanza, correre fino a casa mia, nel mio letto, infilarmi sotto le coperte, addormentarmi e non svegliarmi mai più. Fisso il vuoto mentre Jen scoppia a piangere. Benedico ogni santo per l’esistenza di Kima. Lui la consola, l’abbraccia, le dice cose rassicuranti. Io sono in preda al panico, non riesco a dire una parola e vorrei solo piangere almeno quanto lei. Non sono forte. Non ce la faccio. Non ci riesco. Non sopporto tutto questo. Di solito, per noi ragazzi di periferia, il massimo della dignità è morire senza fare pianti o scenate. E il bello è che quasi tutti ci riescono. Sono pochi i casi in cui si vedono ragazzi impazziti che vanno ad infastidire gli altri in un ultimo e disperato tentativo. Ma c’è poco da fare. Se ci fosse stato qualcuno disposto a dare la sua vita per Jen, si sarebbe fatto vivo sapendo che sta per morire, ed è impossibile non saperlo. Ogni sera annunciano al telegiornale le morti avvenute e quelle previste per i giorni successivi. Chiunque sa che Jen sta per morire. Nessuno la vuole salvare. Fra undici ore morirà.                                                        
Kima tenta di convincerla ad uscire e godersi i suoi ultimi momenti. Propone di mangiare qualcosa. È più bello morire a stomaco pieno, no? Ma tanto si sa: se sai che stai per morire non ti va né di mangiare né di fare qualsiasi altra cosa.
Dopo qualche ora la convince a stendersi a letto. In effetti, visto che è nata alle cinque del mattino può addormentarsi e…semplicemente non svegliarsi mai più. Probabilmente non si addormenterà subito, ma abbiamo dieci ore a disposizione per favorire il sonno. Kima e Jen si infilano sotto le coperte e incominciano a parlare di qualche cosa che non riesco a capire. Mi sento intontito. Ho gli occhi velati di lacrime. Queste sono le ultime ore di Jen e non riesco a fare nulla. Ogni movimento mi costa uno sforzo immenso. Non sono mai stato più di un giorno senza Jen. Ora dovrò starci un anno intero.  Quel maledetto anno che ho sottratto a quella ragazza. E poi sarà la volta di Kima. Se non trova nessuno morirà fra cinque mesi, quattro mesi prima di me. E io con chi starò? Chi mi starà vicino?
«Lime, vieni anche tu…» mi dice Kima. Ha ragione. Dovrei stare anch’io vicino a Jen, ma non ce la faccio. Porto a raccolta le mie ultime forze per infilarmi sotto le coperte accanto a lei. Lei riscoppia a piangere, io la seguo a ruota. Non ho mai conosciuto qualcuno forte come Kima. Non solo riesce a confortarla, ma la distrae parlando. Saltano fuori vecchi ricordi. Tempi andati che non torneranno mai più. Ricordi felici. Io e Jen che correvamo per i prati. Io che insegnavo a Kima l’alfabeto. Jen che passava il tempo a raccogliere tutti i fiori del prato e poi li regalava a tutti i suoi amici. Era bello quando eravamo piccoli. Quando non dovevamo avere paura. Ogni secondo era un secondo in più, non uno in meno. Jen abbraccia forte prima me e poi Kima, ringraziandoci per tutto quello che abbiamo fatto per lei. Kima risponde con delle parole bellissime sulla nostra amicizia e tutto il resto. L’unica cosa che esce dalla mia bocca è un gemito di dolore. Alla fine Jen si addormenta. Le mancano ancora cinque ore. I muscoli mi fanno male. Ho bisogno di muovermi, ma non voglio in alcun modo rischiare di svegliarla. Nel caso in cui non si svegli più, terrò a mente le sue ultime parole: «Ci siamo diverti un sacco noi tre, vero?» Le ha dette in un sussurro, con le lacrime agli occhi, ma con un sorriso. Continuo a guardarla mentre dorme. Mi focalizzo sul suo orologio e faccio il conto alla rovescia insieme a lui. Lo faccio per mezz’ora, poi smetto perché mi viene sonno. Mi addormento e mi risveglio qualche ora dopo.
Adesso le mancano sette minuti. Sta ancora dormendo. Kima fissa il soffitto della camera di Jen. Forse mi sbagliavo. Se davvero gli fosse piaciuta le avrebbe dato la sua vita. In fondo neanche a lui manca tantissimo.  
Sei minuti. Jen dorme come una bambina. Non sembra star facendo brutti sogni. È meglio morire nel sonno.
Cinque minuti. Kima si gira, per un attimo incrocio i suoi occhi e ricomincio a piangere in silenzio. Forse quello che verrà distrutto dalla perdita di Jen sarò io.
Quattro minuti. Vorrei essere io a morire. Morire e basta, senza dover affrontare tutto questo.
Tre minuti. Sicuramente qua fuori ci saranno già gli addetti al cimitero. Ci lasceranno qualche minuto per salutarla e la porteranno via. Non la rivedrò mai più.
Due minuti. Mi concentro sul suo respiro, sul calore del suo corpo. Tutte cose che non sentirò mai più. La fisso e mi accorgo di particolari che non avevo mai notato. Piccole lentiggini sulle guance, un minuscolo neo vicino al naso.
Un minuto. È la fine. Provo a imprimere nella mia testa l’ultima immagine di Jen. La voglio ricordare così. Una ragazza frizzante e vivace che dorme dolcemente nel suo letto.
Una manciata di secondi. Riesco quasi a sentire l’impercettibile ticchettio.
Tic, tac. Il ticchettio che me la porterà via.
Tic…tac.
L’ultimo piccolo ed insignificante secondo di una vita…un tac che segna la fine di tutto.
E così, lentamente, ma quasi all’improvviso, Jen non respira più. Il suo cuore non batte più. I suoi occhi non mi rivolgeranno più uno sguardo.

Addio, Jen.







Eccomi qui con l'aggiornamento della settimana (disperatamentente di domenica sera).  Ebbene sì, la storia è appena cominciata ed è già morto un personaggio, che trauma. Fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima!
 
  
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