Demons inside me

Ogni notte la fatica che facevo per prendere sonno era immensa.
Anche se gli impegni e gli allenamenti giornalieri erano piuttosto stancanti, al momento di dormire non mancavano mai all'appello il meterasso troppo morbido e i ricordi del passato che mi tormentavano senza tregua.
A volte mi svegliavo in preda a un incubo inerente alla guerra con la fronte imperlata di sudore, il respiro corto e il cuore che minacciava di esplodere.
Anche quando giungeva al termine rimaneva impressa e indelebile l'immagine di Bucky che cadeva dal treno.
Spesso non mi capacitavo di quello che era diventato per mano dell'Hydra, e pur sapendo che era ancora vivo avevo sempre il terrore di averlo perso per sempre.
Non si ricordava di me ed era un assassino a piede libero.

Dal momento che ero sveglio decisi di aprofittare per allenarmi un po, cosa che da tempo era diventato il mio sfogo contro i brutti ricordi e i rimpianti della mia "vita precedente."

Arrivato davanti alla porta mi fermai di colpo notando la figura di Natasha che dava i pugni al sacco da box che di solito usavo io.
Indossava dei semplici pantaloncini neri e una canottiera dello stesso colore, i piedi scalzi si muovevano agili sul tappeto di gomma sottostante e le mani avvolte nei guantoni colpivano violentemente il sacco emettendo dei boati che riecchieggiavano nell'ampio soffitto.
Appena varcai la soglia si fermò di colpo.

"Che ci fai qui?" Mi chiese col fiato corto.

"Non riuscivo a dormire, e tu come mai qui a quest'ora della notte?

Le domandai sedendomi su una panchina.

"Incubi. Quando mi tolgono il sonno vengo qui. Spesso immagino che il sacco sia il mio passato, e prenderlo a pugni mi da la senzazione di sconfiggerlo un po alla volta."

Rimasi colpito da quella metafora. Quando lo facevo io i ricordi mi assalivano la mente, lei invece lo vedeva come un demone invisibile e reale che doveva fare a pezzi.

Presi un lungo sospiro e piano le andai vicino prendendole le mani.

"Nat io e te abbiamo esattamente lo stesso problema, i nostri fantasmi.

Ci tormentano, ci fanno male e per quanto forti possiamo essere a volte abbiamo bisogno di qualcuno che ci dia una mano."

"Mi stai per caso offrendo il tuo aiuto per caso?"

Disse quella frase con una espressione simile a quella che avevo visto tempo prima a casa di Sam.

Gli occhi verdi sgranati e la bocca leggermente dischiusa.

"Si."

"Ti ringrazio ma non ne ho bisogno, so cavarmela benissimo da sola."
Odiavo essere compatita, e ancora di più sembrare debole.

"Ne sei davvero sicura? Guardati Nat, non puoi continuare a picchiare il tuo passato. Servirà solo a renderlo ancora più deterninato ad assalirti. Anche se sarà sempre parte di te non è lui a definirti ma sei tu.
Non conta chi eri, conta chi sei ora e chi decidi di essere.
Tu hai scelto di essere un'Avengers."

Ero spiazzata. Nessuno mi aveva mai rivolto queste parole, così potenti da cancellare la probabile frase tagliente con cui avrei ribattuto poco dopo.
Steve si stava davvero preoccupando per me? Voleva davvero mettere a nudo le sue paure e i suoi brutti ricordi per far si che mi sentissi meglio?
Quella frase si rimbombava in testa così forte che nemmeno mi accorsi della lacrima solitaria che solcò la mia guancia.

"Grazie Steve."
Furono le ultime parole che riuscì a dire prima che il suo caldo abbraccio mi avvolgesse, scacciando i demoni di entrambi.

CARAMELLANGOLO:
Salve a tutti!!!
Dopo 2 mesi di assenza Mumma è tornata con una nuova storia tutta dedicata alla spia e al soldato. 
Avendola scritta di getto e pubblicata seduta stante mi scuso per eventuali errori. 
Mi era venuta voglia di scrivere una storia dolce e cucciolosa e spero che vuoi shipper apprezziate in numerosi! ;)
Recensite!!!
Bacioni e le solite caramelle 
Mumma