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Autore: EvrenAll    24/08/2015    1 recensioni
Risi.
Risi forte quando seppi che Lui aveva chiesto di me.
Soddisfatta, ma non incredula: non avrebbe potuto non precipitare anche Lui e non desiderarmi.
Lui...
Sarebbe stato capace di riempire la mia vita di Rosso?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guns and Roses
(Guns and Roses - Lana Del Rey)





21.14

Steven si era avvicinato e si erano baciati appassionatamente, detta in modo meno elegante le loro lingue erano ficcate l'una della bocca dell'altro e le mani tiravano verso il proprio corpo il compagno, la compagna... Seguiva un ragazzo molto più alto, biondo, ma non naturale, con al collo un lucchetto alla Sid Vicious: let me guess... bassista.

Oscillava anche se non erano ancora le 21.30.

Rise guardandoli e mi puntò prendendo posto accanto a me -E tu bambolina sei da sola?-

Sospirai. Peggior tentativo di rimorchio di sempre.

Spostai piano il suo braccio dalle mie spalle allontanandomi del poco che serviva anche per evitare l'odore forte di alcol che lo circondava. Tutto sommato però sembrava reggere abbastanza bene.

-Sono con Adriana, non sono sola, grazie comunque…?-

-Duff, sono il bassista del gruppo che suona tra poco e non solo così scemo, so che sei l'amica di Adry ..Emily-

-È Elizabeth-

Lo guardai negli occhi, trovando i suoi un po' bassi e impegnati a giudicare lo scollo del mio vestito.

-Oh scusa, devo essermi sbagliato..- ridacchiò ancora rialzando lo sguardo e portando poi le labbra ad una bottiglia di vodka pura che sembrava come legata alla sua mano destra.

-E sei sola, bambola, perché quei due sono finiti di sicuro nel backstage- sorrise soddisfatto di avere ragione.

-Allora mi fai fare un giretto di questo posto Duff?- chiesi con tono vago: dargli soddisfazione, adularlo, ma infondo solo per gioco.

Si leccò le labbra mentre lo guardavo -Il posto migliore è davanti al palco, piccola- si alzò e mi porse la sinistra. Finii il Martini e mi alzai da sola.

-Ti seguo- gli sorrisi ed ebbi cura di umettarmi le labbra mentre guardava.

-Va bene..- iniziò a camminare e lo seguii tra la folla, le mie labbra piegate all'insù perché infondo era facile.

Dopo un breve giro davanti alla sua postazione avevo visto un po' di movimento e Lui venire alla carica: lampo rosso, nero, verde.

-McKagan muovi il culo ci sbattono fuori se non iniziamo nei prossimi dieci minuti-

-Man rilassati, che l'hai presa male sto giro?- Incrociai i suoi occhi verdi e ci fissammo per qualche secondo mentre Duff continuava a parlare -Scusami piccola, il dovere mi chiama, mi dispiace andarmene proprio ora-

A me non dispiaceva.

Non poteva esistere davvero un essere come lui: statua greca viva e a colori, dalle linee perfette, classiche e nella loro levigatezza così taglienti.

-Ci vediamo al backstage appena abbiamo finito bambola-

-Ciao Duff- risposi, anche se ero troppo impegnata: come fare a spostare lo sguardo da quegli occhi?

Improvvisamente avevano già voltato le spalle, ed io, impassibile, tremavo dentro.

Ero la sua preda, e non avevamo fatto altro che guardarci negli occhi.




 

21.33

Cercai di scappare prima che iniziassero a suonare ma Adriana mi intercettò davanti alla porta.

Non ero abituata a posti del genere, né a ragazzi del genere, volevo solo tornare a casa e dormire fino al mattino dopo ed evitare la sensazione di disagio che mi stava sommergendo.

-Hai promesso-

La guardai -Ma...-

-No tesoro, sei una persona di parola quindi non ora ci sediamo al bancone e assistiamo al concerto. E ringrazia la mia clemenza, volevo la prima fila-

-Grazie- sospirai, mentre mi trascinava dentro.

-Da chi fuggivi?- ci sedemmo ed iniziò ad interrogarmi.

-Da McKagan-

Voltai la testa mentre lo dicevo con la scusa del boato che si era appena sollevato dalla folla sotto il palco: eccolo lì. Rosso.

-Non mentire- Tornai a guardare Adriana.

-Come?-

-Qualcuno ti ha fatto una paura tremenda-

Risi. -Niente mi fa paura- Bugia.

-Solo perché non lo ammetti, ciò non vuol dire che non succeda. A me fanno paura i ragni, gli omoni cattivi, l'uomo nero, i fantasmi, i bugiardi, le persone che s'intromettono quando... -

-Adriana.. che c'entra?-

-Non lo so, sono cose che mi fanno paura- alzò le spalle.

-Anche se magari gli omoni e l'uomo nero te li porteresti a letto..- la guardai vaga e lei battè le mani sul legno del tavolo. -Non sai che disastro prima, stava per mettermelo dentro ed è arrivato quel gasato di Rose a rompere, che nervi essere interrotti proprio..mmh- dalle sue labbra uscì un suono molto poco aggraziato e frustrato che mi portò a ridere ancora e sciogliere la tensione che avevo accumulato prima per nulla.

Uno sguardo, che stronzata.

-Povera piccola Adry...-

La presentazione, ora iniziavano.


 

Non era solo lo sguardo, era anche la voce e il modo con cui si muoveva.

Era saltato dal palco e si era fatto strada tra le persone, diretto a me e mi aveva guardato: ero già ai suoi piedi, tremante, eccitata, mentre mi porgeva la mano e mi faceva sua.

Ma era ancora sul palco in realtà e non mi aveva trovata anche se i suoi occhi vagavano tra la folla, di testa in testa: probabilmente non vedeva nulla in mezzo al buio.

-Potresti permetterti di tutto, lo sai ma non sfrutti questa dote-

-Mmh...- aspettai che aggiungesse qualche parola di più.

-Sei particolare... Avresti il carattere giusto per prenderli tutti e farli pendere dalle tue labbra. Magari lo fai già ma non te ne rendi conto, oppure sì ma lo mascheri- fece una pausa.

-Anche se a dirla tutta sembri un po' fuori posto in questo momento, Ellie-

Tornai a guardare Adriana falsamente confusa -Perchè?-

-Sei..anonima e appariscente allo stesso tempo. Sarebbero bastati dei pantaloni aderenti ed un top ed invece sei andata a fare la sofisticata con il vestitino nero, gli orecchini di perla e i capelli raccolti-

-Anonima ed appariscente..- ripetei piano.

-Una nonna Ellie-

Alzai gli occhi al cielo.

-Io non credo-

Bevve ancora un sorso di Whisky -Una nonna o una delle bambole con cui giocavamo da piccole-

-Steven si è tolto la maglia tesoro…-

Ridacchiò guardando il palco ed iniziò ad enumerare i suoi numerosissimi pregi mentre scollegavo le orecchie dal cervello, anzi, mi concentravo sulla musica lasciando che coprisse quelle parole.

Il vestito che avevo scelto era semplice, nero, arrivava sopra al ginocchio lasciando scoperte le cosce per metà, poco scollato davanti, dietro scendeva appena più profondo, studiato. Le maniche e il corpetto sopra il seno erano di una stoffa velata che faceva intravedere il bordo di pizzo del reggiseno nero. Le scarpe erano alte, laccate, nere, l'eyeliner tirato verso l'esterno della palpebra, le ciglia coperte di mascara, l'interno occhio ripassato di bianco, i capelli raccolti in un cocon da cui cadevano poche ciocche, gli orecchini davano luce e attiravano attenzione, così come il rossetto scuro. Niente di casuale. Tutto studiato. Tutto perfetto.

Una bambola, non una nonna.

Una bambola.

Quel Rose non avrebbe mai dovuto sapere che cosa era passato nella mia testa quando l'avevo visto, anche se credevo di sapere quello che era passato nella sua.

Bambola.




 

23.01

-Prima dell'ultima canzone voglio vedervi, gente, accendete le luci-

La sala si illuminò a giorno in pochi attimi.

-Mmmh- ci contemplò portando una mano sopra la fronte come per ripararsi dal sole mentre quel suono basso, godurioso, usciva dalle sue labbra e qualcuna a sentirlo, si lasciava scappare un urlo o il suo nome.

-Axl!-

Mi morsi il labbro, agitandomi.

-Eccovi qua, finalmente posso vedervi- un lieve accenno di ironia e, sempre, quell'opprimente sottinteso che lasciava un enorme spazio a quello che la nostra fantasia poteva arrivare a concepire.

Alzai lo sguardo ed ecco, gli sfuggì una risata mentre affilava lo sguardo verso la mia direzione.

-Oh sì babe, quello è il mio nome. Ricordatelo, lo sentirete sempre più spesso-

Ogni parola come un lieve avvertimento.

Le luci si spensero dopo il suo saluto e nascosi dietro ad un bicchiere di liquore un sospiro di sollievo mentre suonavano l'ultima canzone.

 

No, non bambola.

Mia.



 


23.24
Salutai Adry appena ebbero finito, decisa di uscire da quel posto prima che fosse troppo tardi, ma poi mi fermai davanti alla porta.

Andarsene avrebbe voluto dire dargliela vinta.

Fuggire come un coniglio impaurito davanti alla volpe… ma le parole di Adriana mi rimbombavano in testa e più ci pensavo, più mi accorgevo che aveva ragione: ero la classica buona ragazza che si faceva ben volere da tutti senza fare nulla di particolare, rimanevo in disparte, preferendo osservare che agire, e sapevo quello che le persone volevano. Era difficile ammetterlo a me stessa ma infondo il sentirmi diversa, il sentirmi sopra le righe e superiore alle altre persone mi piaceva.

Prenderle in giro nella mia testa, facendo sempre buon viso al cattivo gioco e cercando di non ferirle perché, ahi, non ero cattiva. Solo un po' stronza e insensibile.

Mi ero innamorata una sola volta, e il brivido che mi aveva fatto provare Axl non l'avevo mai sentito: era per quello che avevo paura, perché era un'esperienza del tutto nuova e inaspettata.

Gli uomini hanno paura di quello che non conoscono o non comprendono, e come essere umano, potevo provare anch'io quella sensazione.

Feci un respiro profondo e mi voltai, diretta verso Adriana: Rose avrebbe avuto la sua fredda bambola di plastica. Non ne sarebbe stato soddisfatto, ma di certo sarebbe stato un bel gioco cercare di resistergli.


 

-Adry, ho cambiato idea-

Ridacchiò -Allora ti faccio conoscere i Guns and Roses, tesoro. Anche se McKagan ti aveva già puntata prima- mi fece l'occhiolino.

-Ahah, ti fermo in partenza: non ho intenzioni romantiche-

-Non devi averne!- non trattenne una risata mentre si alzava e mi prendeva sotto braccio.

-Perfetto-

-Sciogliti cara, sei rigida peggio di un blocchetto di marmo-

Sospirai mentre nella mia testa cercavo di crearmi un copione da recitare -Oh sì, ce la posso fare- iniziai a sorridere mentre entravamo nel backstage.

-Faccio tutto io timidona, non ti preoccupare di nien.. ragazzi siete stati magnifici!- emettè un urletto entusiasta e abbracciò il primo dei cinque a tiro: il chitarrista riccio che la strinse forte.

-Ovviamente, Adry, avevi dubbi?-

-Babe vieni qui…- Steven la tirò a sé baciandola ancora mentre lei ridacchiava -Oh ciao cucciolone..-.

Si baciarono ancora e ancora mentre alzavo il sopracciglio.

-Sei qui...- un sorriso storto e ancora quel fiato viziato misto a sudore e calore, e ancora quel braccio attorno alle mie spalle.

-Sì, sono qui…- sussurrai di rimando alzando la testa verso la sua.

-Ti siamo piaciuti?- parlava a bassa voce, confidenziale.

-Non poco-

-Vuol dire di sì?-

-Molto…- lo guardai e scostai il viso mentre lui tentava di baciarmi, imbattendomi nella nostra immagine riflessa in un lungo specchio appeso alla parete.

Avrebbe potuto sembrare una scena molto sensuale, forse lo era perfino, ma era come se avessi staccato la spina. Le emozioni sono come una scatola di colori da mescolare, giallo, verde, blu, nero, bianco… Avevo dimenticato il rosa, il viola, il rosso.

Ed eccolo lì, lo sguardo fulmineo di Rose che scendeva dal palco mentre le labbra di Duff si posavano sulla mia guancia. -Non mi sporcare il vestito, Duff…- sussurrai tenendo lo sguardo sul nuovo arrivato che intanto era andato a parlare con l'altro chitarrista.

-Chi è la moretta, McKagan?- la voce del riccio che si avvicinava. Mi voltai a guardarlo.

-Un'amica di Adry-

Il bassista si staccò bevendo ancora.

-Lavori con lei?- le sue labbra si piegarono maliziosamente, mentre i suoi occhi, quasi invisibili sotto quella capigliatura impossibile e ingombrante, si riempirono di curiosità.

-Ci lavoravo- sorrisi portando le braccia piano al petto e poi una mano su un fianco.

-Hai mollato?-

-No, ci hanno licenziate-

-Maccome, Adry, ti hanno lic-

-No, intendevo il lavoro precedente, al nightclub non ci sono stata-

Mi fissò sorpreso -Davvero? Cioè, insomma..- gli sfuggì un risolino ed un'occhiata complice con Duff.

-Sei una bambola, babe…- sorrise approcciandosi ed allungando una mano per accarezzarmi una guancia. Lo lasciai fare socchiudendo gli occhi. -Come ti chiami bambola?-

-Si chiama Ellie, Hudson e l'ho vista prima io-

-Oh ma fatti i cazzi tuoi e sposati quella bottiglia- rise e mi avvicinò a sé.

-Fanculo, Ellie digli qualcosa!-

-Allora Ellie piacere, sono il tuo principe azzurro per stasera…- il principe azzurro continuò a parlarmi senza badare all'ossigenato che ancora sperava ribattessi.

-Io credo che non sia il tuo tipo-

Sorrisi guardando i due e poi il terzo, appena spuntato.

Aveva la voce molto più profonda di quella di entrambi.

-Rose non iniziare a rompere i coglioni anche tu-

-Faccio quello che mi pare Slash-

Il quarto uomo, escluso Steven, se ne stava in disparte osservando.

-Ragazzi sono lusingata ma-

-Lei è Ellie, trattatela bene perché è il mio tesoro!-

Adry mi abbracciò da dietro stringendo le braccia attorno a me e poi appoggiando le mani sui miei fianchi.

-Me li presenti Adry?- sorrisi e guardai i ragazzi appoggiando le mani su quelle di lei.

-Non l'avete fatto? Che ragazzacci… Steven, il mio ragazzo-

Il ragazzo biondo sorrise -Ciao-.

Sorrise con il sorriso più bello del mondo, aperto, spontaneo in un modo tale da ritrovare sul mio viso la stessa espressione.

-Il riccio è Slash, l'alto ossigenato Duff, la primadonna Axl e l'asociale pensieroso Izzy- iniziai a ridacchiare.

-Asociale, per favore.. molto piacere, me ne vado da Amanda- fece un cenno ed uscì.

Slash rise -No, non si è offeso, ha semplicemente da fare-

-Primadonna?- Axl aveva un sopracciglio alzato e aveva ficcato le mani in tasca velocemente, smettendo di sistemarsi i capelli.

-Oh tesoro sì- Adry andò da lui abbracciandolo.

-Ciao...- sentii lei miagolare mentre lo guardava negli occhi.

-Adriana…- le baciò la guancia accarezzandole un fianco e mi guardò di sfuggita.

-Mi sa che vengo da voi stasera- lei si morse il labbro inferiore lanciando un'occhiata a Steven.

-Cazzo, e io illuso che volevo dormire-

-Mmh, al massimo puoi farti una sega se sei da solo..- Hudson ghignò ancora e poi si ricordò di me -Ops- rise ancora più apertamente.

-Di sicuro sai come scacciare le ragazze, Slash, sicuro che non sarai tu ad avere bisogno di una mano?- ribattè il rosso.

-Non sarà la mia- mi fece l'occhiolino e rise ancora.

-Ho finito la vodka, chi viene a prenderne un altro giro?-

Guardai Duff mentre gli altri si rianimavano ed uscivano dal backstage.

-Ellie vieni anche tu!-

Guardai le loro spalle, Adry che si era voltata qualche secondo per guardarmi, e poi lo specchio appeso alla parete.

-Vi raggiungo tra un attimo- sorrisi, ma lei era già persa.

La mia maschera crollò in un attimo mentre le mie labbra si abbassavano di nuovo e deglutivo convincendomi a non pensare. Feci qualche passo e mi guardai solo dopo aver sciolto la pettinatura.

Che occhi severi, che occhi persi e vuoti. A volte odiavo che fossero così azzurri, pronti a congelare qualsiasi cosa. Spostai i capelli in modo che scoprissero un po' di più le perle e soffermai lo sguardo sulle labbra che non erano più così rosse come quando ero partita qualche ora prima. Valeva la pena sistemarle?

-Molto meglio-

Sentii la sua mano spostare una ciocca nera dietro la mia spalla per scoprirmi il collo ancora prima della sua voce e mi maledii per non averlo visto prima.

-Tu dici?-

-Sì, se li tiri su dovresti lasciare anche le spalle scoperte, hai una bella linea-

Disse il dio greco alla bambola.

Sorrisi appena al pensiero guardando la sua immagine riflessa dallo specchio come stava facendo lui con me.

-Ma hai dei capelli stupendi-

Li accarezzò ancora spostandoli dietro l'orecchio sinistro e scoprendolo del tutto.

-E tu saresti?-

-Di sicuro non il principe azzurro- sussurrò appoggiando la mano destra sul mio fianco.

-Adriana non ti ha detto nulla di me?-

-No piccola, non sono molto in confidenza…-

Mi girai guardandolo. -Non sono piccola- sorrisi senza nascondere l'ironia e lui alzò appena le sopracciglia sorpreso.

-Non sei nemmeno Ellie- ribattè.

-Infatti- lasciai cadere la molletta nera nella borsa smettendo di guardarlo.

Strinse le labbra mentre rialzavo lo sguardo -Allora Elizabeth?-

Annuii -É il mio nome- non demordeva.

-E tu? Axl…?- lasciai in sospeso la frase, fingendo di non sapere.

-Sei stata così disattenta durante le presentazioni del gruppo?- affilò lo sguardo e alzai leggermente le spalle. -Axl Rose, Elizabeth…?-

-Credo non ti serva saperlo-

-No, non hai capito- mi trovai stretta tra lo specchio e il suo corpo e trattenni il fiato per un secondo anche se aveva fatto solo un passo verso di me.

-Stai iniziando a scherzare con il fuoco e sai cosa succede a chi lo fa?- abbassò la voce bisbigliando all'orecchio che mi aveva scoperto.

-Si brucia- sorrisi rispondendo e addolcendo la voce, provando a provocarlo ancora.

-Sei già cenere, Elizabeth- aggiunse e si staccò uscendo.

Mi appoggiai con la schiena alla parete.

-Non ancora…- sussurrai staccandomi, lasciando il backstage e poi il locale.




 

23.53

Anche svestirsi sembrava essere parte di un rito: sfilare le scarpe, sciogliere i capelli, togliere il vestito ed il reggiseno, infine gli orecchini. Lasciavo tutto sulla sedia davanti alla scrivania della mia camera e poi m'infilavo in abiti più comodi, in questo caso solo un'enorme maglia nera con la scritta I <3 LA, ed andavo a sciacquare il viso per togliere la matita e il rossetto.

Curiosa la sua analogia con il fuoco, curiosa e violentemente ironica, soprattutto per me che da tre anni stavo cercando di spegnere quello che sentivo. Volevo negarlo, ma era come se avessi scavato un enorme buco nella mia anima e ciò che facevo era riempirlo del dolore, delle lacrime, dell'amore, delle scintille, di qualsiasi cosa che avrebbe potuto cambiarmi. Il buco si riempiva sempre di più e sempre più spesso lo sentivo quasi trasbordare e spingevo ancora più giù tutte quelle cose, senza grande successo: se fosse trasbordato sarebbe uscito tutto e, travolta, il castello di carte che stavo costruendo sarebbe crollato.

Dopo il bagno subito a letto, sperando di non sognare, e prima di chiudere gli occhi mi perdevo a guardare il soffitto bianco, ripensando alla giornata.

Che brutto colore il bianco, così vuoto; che brutto mentre la mente si riempiva dei Se e dei Ma che avrebbero potuto cambiare qualcosa.

Poi solo buio.




 

Era il 23 marzo 1986.




 

  
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