“Papà, papà, finalmente sei tornato” Esclamai con una voce colma di gioia, come se non vedessi mio papà da anni, mentre mi recavo davanti alla porta da dove sapevo sarebbe entrato. Erano settimane che gli chiedevo sempre la stessa cosa e uno strano presentimento mi suggeriva che quella sera il mio sogno si sarebbe avverato.
“Ciao amore, ecco quello che mi avevi chiesto” mi rispose lui con estrema dolcezza.
“Grazie papà, grazie mille” risposi urlando, e iniziai a correre come una pazza per tutta la casa, tenendo stretti in mano i fogli che mio papà mi aveva stampato. Di cosa si trattava? Il mio futuro: la lista delle migliori università del mondo. Avevo solo otto anni quando decisi che sarei entrata in una di quelle università, non importa quali sacrifici avrei dovuto compiere o quanto avrei dovuto lavorare sodo: quello era il mio sogno e io l’avrei realizzato a tutti i costi.

OGGI:
“Bea, Bea svegliati” esclamò Grace, la mia compagna di stanza. “Sono già le 8, e il seminario inizia tra pochissimo!”
Udite quelle parole sgranai gli occhi, incredula. “Non è possibile che la sveglia non sia suonata di nuovo” le dissi esasperata. “Sarebbe il colmo tardare a Yale, saremmo le prime!” esclamai, seguirono le nostre risate. Ebbene si, dopo tanta fatica, il mio sogno si era realizzato ed ero a Yale, il mio posto felice. Tutto era perfetto, ma qualche anno prima il mio mondo era crollato, mai mi sarei aspettata di arrivare sin qui.
Una volta una mia amica mi disse “Ricorda Bea che il finale è sempre felice; se non sei felice significa che non è la fine.” Io in quelle parole ci ho sempre creduto, ma in quel periodo no, non credevo più in nulla. Mi sentivo sola, abbandonata, non capita da nessuno.
Mi chiamo Bea e questa è la mia storia.