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Autore: Artemisia89    02/02/2009    6 recensioni
<< No, sai…non è questione di esser pronti o non esserlo. È che (e si toccava il neo dietro il collo, questo lo ricordo perfettamente) …è una cosa che succede. O, come nel mio caso, non succede. >>
Una per volta, una sola per volta.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiara

 

Canto dodici

 

<< No, sai…non è questione di esser pronti o non esserlo. È che (e si toccava il neo dietro il collo, questo lo ricordo perfettamente) …è una cosa che succede. O, come nel mio caso, non succede. >>

Sofia era una ragazza dolcissima. E tanto appassionata. Amava intensamente ogni piccola parte della sua  vita – o almeno cercava. Leggeva, scriveva, ballava, suonava, aveva mille interessi. Ma questo mondo pieno di bellezza restava un qualcosa di incomunicabile: era tutto chiuso in lei con un lucchetto, un filtro che faceva passare una sola persona per volta. Una per volta.

 

<< C’ho provato, ricordi? (Sì, ricordava.) Tante ma tante di quelle volte. Con Lucia e Andrea, e Vittoria anche. E quella volta che Nadia aveva organizzato la cena di classe. Il liceo sa essere un tale inferno, una tale tortura. Anche quando finisce. Ci trasciniamo dietro brandelli di rapporti, aborti di amicizie. Cose iniziate in maniera incerta, finite ancor prima di esser state abbozzate. E la classe, quanto sa essere crudele. Classe. Mai parola tanto appropriata. La classe è una microsocietà classista. Piena di tanti gruppi, in cui sei confinato dal primo giorno. Un gruppo da cui non puoi sperare di uscire. >>

 

Sofia aveva molte fobie. Aveva paura del numero due, dei segnali stradali danneggiati, delle stelle troppo luminose, delle scritte semicancellate sui muri. Odiava uscire in gruppo – c’erano regole proprie a cui lei mai trasgrediva – e se era costretta, si confinava da sola alla fine della fila. A 17 anni non aveva mai avuto un ragazzo, era vergine, non aveva mai baciato nessuno.

 

<< …e sembrava quasi che fossi andata a rubare, capisci? Quando quella perfetta idiota di Carlotta Branchieri si girò verso di me, in quell’ora di supplenza (Mancava la Rocitti, prima e ultima assenza, indimenticabile) e mi chiese e tu Neri a che età  l’hai fatto la prima volta e io tornai con il viso in fiamme sul canto XII dell'inferno, mi fece sentire così…in imbarazzo che quasi mi incolpai di questa mia condizione. Capisci? Ero vergine a 17 anni. E mi sentivo sommersa in un lago di sangue, come Guido di Montfort e Dionisio il vecchio in Dante. Mi sentivo immersa nella vergogna di una colpa tremenda. >>

 

Sofia però aveva davvero una colpa. Una colpa tremenda. Era pigra. Pigra perché avrebbe potuto cambiare. Ma continuare a muoversi come una biglia su un piano ideale era troppo bello e troppo semplice. Semplice come girare per il paese in tuta e con i capelli legati, gli occhiali ad infossarle il volto e le gambe ad evitare i posti nevralgici della bella gioventù di quartiere. Era semplicissimo, molto più semplice di tutto il resto.

 

<< Ricordi quando poi cercai di dire la mia, in quella fatidica ora di supplenza? Ricordi che presi il fiato, alzai il volto e camminai in direzione di Carlotta Branchieri? Ero assolutamente pronta per far capire a quel branco di oche che venire a patti con se stessi quando si ha un mondo dentro che non perdona il dolore di una presa in giro è assolutamente impossibile, e stavo proprio per aprire bocca quando suonò la campanella della seconda ora. >>

 

 

Fine

  
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