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Autore: proudtobea_fangirl    25/08/2015    11 recensioni
| Malec | Post - morte di Alec
Magnus Bane sedeva al bancone dello Space Trash, lo sguardo fisso sul rivolo d’acqua che trasportava avanti e indietro i drink e i diversi aperitivi. Tracannò un altro sorso del suo Mars Territory, poi si voltò verso la pista da ballo illuminata da luci alimentate ad energia solare. Tra centinaia di altri corpi, uno in particolare attirò la sua attenzione.
Era un ragazzo moro, alto e magrissimo. La maglietta nera in tessuto tecnico gli aderiva al corpo, mostrando costole e cresta iliaca sporgenti. Se ne stava in un angolino, da solo; si stringeva il busto con le mani e dondolava lentamente sui talloni.
Lo stomaco di Magnus ebbe un sobbalzo, e il cuore gli saltò un battito. Per un momento, un breve ma angosciante momento, aveva pensato che fosse Alec.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Catarina Loss, Magnus Bane, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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My Immortal

My Immortal




I’m so tired of being here

Suppressed by all my childish fears
And if you have to leave
I wish that you would just leave
‘Cause your presence still lingers here
And it won’t leave me alone

Magnus Bane sedeva al bancone dello Space Trash, lo sguardo fisso sul rivolo d’acqua che trasportava avanti e indietro i drink e i diversi aperitivi. Tracannò un altro sorso del suo Mars Territory, poi si voltò verso la pista da ballo illuminata da luci alimentate ad energia solare. Tra centinaia di altri corpi, uno in particolare attirò la sua attenzione.
Era un ragazzo moro, alto e magrissimo. La maglietta nera in tessuto tecnico gli aderiva al corpo, mostrando costole e cresta iliaca sporgenti. Se ne stava in un angolino, da solo; si stringeva il busto con le mani e dondolava lentamente sui talloni.
Lo stomaco di Magnus ebbe un sobbalzo, e il cuore gli saltò un battito. Per un momento, un breve ma angosciante momento, aveva pensato che fosse Alec. Aveva rivisto il suo amato nella timidezza di quel ragazzo, nei suoi capelli neri, e nel modo in cui sembrava volersi estraniare da tutto e tutti.
— Terra chiama Magnus! — Catarina Loss gli sfarfallò le dita blu davanti agli occhi. — Non sei in te stasera. Ti senti bene?
— No. — Magnus scosse la testa. — Cioè... sì.
Catarina gli lanciò un’occhiata preoccupata e seguì la direzione del suo sguardo. Individuò subito l’oggetto delle attenzioni dello Stregone. — Stai di nuovo pensando a lui. Al giovane Lightwood.
— Si chiamava Alec. — Magnus si strinse istintivamente il braccio sinistro, all’altezza del gomito. Più di duecentocinquanta anni prima, Alec gli aveva disegnato quella runa.
E come potrebbe dimenticare quel giorno. L’altare di ghiaccio che lui stesso aveva scolpito minuziosamente, i fiocchi di neve oro e argento che volteggiavano in aria, Clary che assomigliava a un cioccolatino con il suo vestito dorato e Alec... il suo Alec, che aveva pronunciato poche, semplici parole: «Un dialogo delicato e appassionato fra due innamorati reca nell’assemblea l’annuncio di un amore che sfida la morte.»
Qualche ora dopo, il suo neo-marito aveva affrontato suo padre, quel grandissimo bigotto di Robert Lightwood, e aveva finalmente chiarito la propria posizione. E Magnus avrebbe voluto baciarlo, toglierli tutti i vestiti lì, davanti a venti persone; o, in alternativa, urlargli contro perché aveva negato a Chrysta la prospettiva di parlare con suo nonno, un giorno o l’altro.
All’improvviso sentì una mano sulla spalla. — Papà, smettila di struggerti in questo modo.
— Sai che non è possibile, Chris. — Magnus avvicinò il bicchiere alle labbra e finì il drink in un sorso. — Sono passati due secoli, ma ancora non riesco a mettere ordine nel mio cuore.
— Almeno dovresti provarci. — La Stregona dalle orecchie da pipistrello occupò il posto che Catarina aveva lasciato libero solo una decina di secondi prima. — Non vuoi imbarcarti in una relazione? Okay, ti capisco benissimo. Ma perlomeno divertiti.


These wounds won’t seem to heal
This pain is just too real
There’s just too much that
time cannot erase


Magnus fissava una stampa appesa alla parete della cucina della casa di Chrysta a Gaeta, in Italia. Sua figlia aveva acquistato l’abitazione qualche anno dopo esserci stata in vacanza con Lorianne Herondale e i gemelli Lewis. Quasi cinque generazioni dopo, la vecchia villa aveva ancora l’arredamento originale: parquet e mobili di noce, letti spartani, gabbiani di legno sui muri e termostati a forma di faro.
L’unico tocco personale che Chrysta si era concessa era quella stampa.
“L’immortalità. Una sconosciuta per cui piangere; un giocattolo da contendersi; una preghiera da esaudire. E, per alcuni, una giusta causa per cui morire. [Ambrose Bierce]”
Non capiva perché Chris avesse scelto proprio quella frase. Entrambi non avevano mai accennato un minimo amore per l’immortalità. Non avevano domandato di essere immortali. Non era stata una loro scelta. Nessuno era stato interessato al loro parere.
— Lorianne. — Chrysta uscì dal bagno, avvolta in un telo bianco che contrastava nettamente con la sua pelle color cioccolato fondente. — Se ti stai chiedendo il perché di quella frase, è Lorianne. A lei piaceva, e così me la sono fatta stampare.
— Ah, già. — Magnus annuì, mesto. — Ricordo... quel periodo. Anche lei ha dovuto combattere con l’immortalità.
— Esatto. — Chrysta scosse la testa, liberando dalla crocchia forzata i capelli ricci e crespi. — Fortuna che alla fine ha preso la giusta decisione. O, se non quella giusta, perlomeno quella più saggia.
— Ti capita mai — tentennò Magnus, — di ripensare a lei? A loro? — Ad Alec?
— Certo. — Lei si avvicinò al suo padre adottivo e gli poggiò una mano sull’avambraccio. — Sono stati gli anni migliori. Gli anni in cui... crescevo ancora, e non ero poi tanto diversa dai miei coetanei.
Magnus scostò una sedia dal tavolo e vi si lasciò cadere. — A volte mi chiedo se ti abbia tirato fuori da quell’orfanotrofio perché mi avevi aperto il cuore, o per puro egoismo. — Gli occhi da gatto dello Stregone lampeggiarono per un secondo. — Pensa a cosa ti ho fatto passare, allo spettro di vita che ti ho costretta a vivere. E tutto ciò solo perché volevo qualcuno che mi potesse consolare, dopo che Alec... — sarebbe morto.
— Me lo domando anch’io. — Chrysta si morse un labbro. — E sì, c’è stato un tempo in cui avrei voluto rimproverarti, per questo.
— Sul serio?
— Sul serio. Ma ti risulta che l’abbia fatto?
— No.
— E sai perché?
— Dimmelo tu.
La Stregona si tenne stretto il telo sul corpo con una mano e si sedette sul tavolo, le gambe a pochi centimetri dal busto di Magnus. — Perché ho compreso le tue ragioni, papà. Se dovesse succedere la stessa cosa anche a me, be’... non posso negare che ripeterei le tue medesime azioni. Vorrei avere qualcuno che capisca come mi sento, e non faccia solo finta di sostenermi. Che non reciti una parte, o blateri falsissimi stereotipi.
— Io... me ne compiaccio. — Magnus rialzò leggermente lo sguardo. — E ti ringrazio per avermi tirato su di morale. Ora scusami, ma ho un appuntamento.


When you cried I’d wipe away
all of your tears
When you’d scream I’d fight away
all of your fears


Forse ce l’ho fatta, pensò Magnus. Forse è lei.
La ragazza era molto carina. E decisamente simpatica. Dimostrava più o meno ventidue anni, ma lo Stregone sapeva che non era così. Era un’immortale, della nuova generazione di immortali. Frutto di esperimenti genetici messi a punto da quelle che una volta erano l’ONU e l’OMS, e ora operavano sotto il nome di “Società Mondiale di Ricerca”.
Mezzo secolo prima, un manipolo di pazzi credeva di aver trovato la Pietra Filosofale, o almeno qualcosa che ci assomigliava. Pensavano che fosse la soluzione all’invecchiamento precoce, alla calvizie e agli inestetismi della cellulite. La panacea per tutti i problemi causati dall’avanzare dell’età.
E invece si era rivelata solo una grande cazzata.
O meglio: aveva funzionato meglio di quanto ci si aspettava. Sui soggetti già maturi aveva causato ringiovanimento quasi istantaneo, ma sui bambini... aveva scatenato tutto il suo potere.
Così puf! un bel giorno ti svegliavi e, sorpresa sorpresa: è passato un decennio! E tu sei immortale! Ciao, Bella Addormentata!
Magnus sapeva qual era quella sostanza magica.
Esattamente cinquant’anni dopo, lo Stregone ricordò l’Insurrezione. Ricordò come i maggiori Demoni Superiori si fossero liberati dalle catene dell’Inferno e avessero spalancato le porte del Paradiso. E per fare cosa? Per distruggere il mondo? Per umiliare il Boss? Nah.
Per farsi una sveltina con gli angeli.
A capo dell’operazione c’era suo padre. Eh be’, solo il demone della lussuria poteva arrivare a tanto.
E così i fluidi corporei dei demoni e degli angeli – impegnati in solo Dio sa cosa – in un modo o nell’altro erano arrivati sulla Terra, e avevano dato origine ai nuovi immortali.
— Ehm ehm — Perla si schiarì la voce. — Tutto a posto?
— Sì. — Magnus si sforzò di sorridere. — Solo che... niente, niente.
— Ti faccio impressione, eh? — Lei corrugò il bel viso in una smorfia.
— No, figurati. Sono uno Stregone, ho visto e sentito di peggio.
— Già, devo ricordarmelo. — Perla si scrollò la sabbia dalle mani. — Posso chiederti se nella tua lunga vita tu ti sia già fatto carico di una relazione seria?
Magnus si fece cupo. — Certo che sì. Ma solo una è... durata.
— Capisco. — La ragazza parve comprendere il suo disagio. — Se vuoi, io sono disposta ad ascoltare.
Magnus si alzò e si ripulì i pantaloni di lino dalla rena. Puntò lo sguardo sul mare, su quel mare calmo e azzurro che gli ricordava lui. I suoi occhi. — Tempo fa ho amato uno Shadowhunter. — Strinse i pugni, e un’onda si abbatté sulla battigia a pochi centimetri dai suoi piedi. — Mi ha spezzato il cuore. Ci siamo sposati. Abbiamo adottato una bambina. — Altra onda. — Non è stato il mio primo amore, e non sarà l’ultimo. Ma è stato l’unico ad insegnarmi che cosa volesse dire amare qualcuno. Con tutto il cuore, anima e corpo.
— Oh... — Perla si tirò in piedi e per istinto prese la mano di Magnus, che non protestò. — E tu credi che ci sia una persona, al mondo, capace di eguagliarlo?
— No.
— Ma almeno... possiamo provarci?
Magnus girò la testa e incontrò gli occhi verdi della ragazza, che lo fissavano supplicanti.
Ti amo, Alec, si ritrovò a pensare. Ti ho amato allora, e ti amo anche adesso. Se mi stai guardando, dall’altra parte del fiume, be’... prega per me.
Strinse la mano di Perla. — Proviamoci.

I held your hand through
all of these years
But you still have
All of me.




Salve. OS scritta in un giorno, molto velocemente causa ispirazione a go go. Il titolo e le scritte allineate a destra sono di proprietà degli Evanescence, la canzone è My Immortal. Che, nella versione strumentale di Lindsey Stirling, è forse anche meglio.
Ci sono dei piccoli spoiler di Remembering the Past, come chi mi segue da tempo avrà notato, e un paio di anticipazioni del numero 3 della "Shadowhunters ~ After CoHF" series, ossia Seeing the Future, che sarà ambientato circa diciassette anni dopo Living the Present.
E niente, spero vi sia piaciuta almeno un pochino... non sono una grandissima fan della Malec, ma ci ho provato.
Grazie a chi leggerà e recensirà!
Federica
  
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