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Autore: laveender    25/08/2015    0 recensioni
"Ti amo e sarà per sempre così. Se potessi darei il mio ultimo respiro solo per vederti sorridere ancora."
Non pensava si sarebbe innamorato di una viaggiatrice amante del mare e delle notti estive.
Non sapeva che anche lei amava provare a contare le stelle.
Non sapeva cosa sarebbe successo dopo.
Ma era certo che le sarebbe rimasto accanto, fino alla fine.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO:

Le soleggiate, calde e luminose spiagge con il mare cristallino del sud della California; l'India e il freddo della Russia.

Era questo quello che Astrid amava. Adorava la natura, l'odore dei fiori di campo, la lavanda e le serate estive troppo corte per passarle a contare le stelle. La sua vita era un continuo andare e venire da uno stato all'altro, con due genitori fin troppo giovani e impegnati nel lavoro - argheologo e ricercatrice, amanti dei luoghi antichi o da scoprire.

Per lei non c'era mare o montagna che fosse troppo profonda o alta per essere superata. Le era stato insegnato a combattere le proprie paure e ad uscirne vincitrice, a cadere e rialzarsi con solo qualche graffio che avrebbe ricordato e imparato a non fare più.

I suoi genitori la portavano sempre in viaggio con loro, ovunque andassero.
Dalla tenera età di 10 anni, capì che niente potesse fermarla, lei era la bambina invincibile. Si, perché lei era la bambina di 7 anni padrona di Rufus, un serpente, tenuto in una grande teca trasparente nella sua stanza, nella spaziosa casa di Londra dove tornava spesso. Astrid è sempre stata indipendente, voleva essere autosufficiente e libera.

Sapeva che poteva fare qualsiasi cosa volesse, fino a che il destino scelse per lei.
 

4 Agosto 2015, Italia.

[Ed Sheeran - Tenerife Sea]

La temperatura, quella notte, era tutt'altro che fredda. Una leggera brezza marina scaldava la spiaggia quel poco che bastava per sentire il buon profumo dell'acqua salata. La sua vacanza estiva era appena iniziata e si prospettava piena di avventure. Aveva lasciato l'Inghilterra, la sua patria, per passare due settimane nel sud di questa bella regione circondata dal mare. Ricca di storia e di luoghi da visitare, Astrid, ormai 18enne, prese in mano la situazione e decise di partire. I suoi genitori stavano a casa, per un meritato riposo dopo la lunga spedizione in Egitto.

Belle, Laura ed Evie stavano sdraiate accanto a lei sulla sabbia, osservando le stelle, che in quella notte di fine estate erano più luminose.

"É un posto stupendo questo."disse Belle con sguardo sognante.

"Si, è vero." concordò Astrid mettendosi a sedere. Le altre fecero lo stesso, convinte che fosse ora di tornare all'hotel.

"Ehi As, noi andiamo, siamo stanche. Ci raggiungi poi?" domandò Laura sistemandosi il vestito a pois.

"Si, io sto qui ancora un po'."

Così le tre ragazze andarono nella loro camera e la rossa dai capelli scoloriti dal sole, rimase seduta ad osservare il cielo.

"Belle, no?" una voce roca, maschile, si fece strada alle spalle della ragazza, spaventandola. Lei si girò e ciò che vide fu meglio di qualsiasi altro paesaggio, tramonto o stella che avesse mai visto.

"Meravigliose." concordò lei, sistemandosi i capelli da una parte.

Lui stava là in piedi, con le mani nei jeans blu che gli arrivavano al ginocchio e una maglia bianca. Era quasi trasparente e nonostante non ci fosse molta luce se non quella degli stabilimenti in fondo e la luna, Astrid intuiva che sotto ci fossero dei tatuaggi. Riusciva a vederne qualcuno sul suo braccio sinistro. Il ragazzo aveva i capelli castani con dei piccoli e delicati boccoli sulle punte che gli accarezzavano le spalle.

Il riccio si sedette al suo fianco, senza smettere di osservare il cielo.

"Da piccolo ero convinto che un giorno sarei riuscito a contarle tutte." parlò lui, alzando un braccio verso l'alto.

Astrid si stupì: anche lei lo faceva.

"Ero pazzo." aggiunse poi il ragazzo, dato che non sentì nessuna risposta. Scosse la testa, dandosi dello stupido.

"Eravamo pazzi in due allora." rispose Astrid sorridendo.

"Io sono Harry Styles." si presentò dandole la mano.

Lei la strinse: "Astrid."
 

17 Agosto 2015, Italia.

Nonostante si conoscessero da poco, avevano legato molto quei due. Ormai lui passava praticamente tutto il suo tempo libero con Astrid appena finiva il suo turno al negozio di souvenir locali. Anche Harry come lei era inglese, ma aveva scelto l'Italia come paese straniero dove passare l'estate insieme al suo migliore amico Niall, che sarebbe servito poi a entrambi per la laurea in lingue l'anno successivo.

"Sai che non sei costretta ad aspettarmi." disse Harry mentre ritirava gli ultimi scatoloni delle merci arrivate al negozio.

"Non è un problema, non lo farei altrimenti." Rispose Astrid, sedendosi sul banco del ripostiglio, senza togliere gli occhi da Harry.

"Quindi... che progetti abbiamo per stasera?" domandò la ragazza.

"C'è l'inaugurazione di una nuova discoteca in città, andiamo là. Dillo anche alle tue amiche se vuoi."

Lei sorrise.

**

"Sei stupenda." sussurrò Harry ad Astrid mentre la teneva da dietro per i fianchi, ballando lentamente, nonostante la musica fosse di tutt'altro genere.

Lei arrossì, ma per fortuna, grazie luci stroboscopiche, fu impossibile notarlo.

Harry la fece girare, facendo passare lo sguardo dai suoi occhi alle sue carnose labbra.

Le prese il volto tra le mani e con calma premette la bocca sulla sua.

Astrid lo voleva, lo voleva più di qualsiasi altra cosa. Aspettava questo bacio da quando, per la prima volta, vide quegli occhi cosi verdi risplendere sotto la luce della luna di Agosto.

La ragazza ricambiò con foga, passando le mani tra i suoi ricci scarmigliati e lui l'avvicinò ancora di più a se.

Quella fu la sera in cui Harry la baciò per la prima volta.
 

19 Agosto 2015, Italia.

"Ho una cosa per te." disse Harry, sedendosi sulla panchina davanti al porto.

Astrid lo guardò sorridendo e lui estrasse dalla tasca un sacchetto in velluto verde. Lo porse alla ragazza che lo aprì con cautela.

Ciò che trovò all'interno fu una collanina con un ciondolo a forma di ancora e un brillantino.

"Oh grazie infinite." lo abbracciò "É bellissima."

"Voglio che tu ricordi con questa collana, che io ti sarò sempre d'aiuto, di supporto, in qualsiasi momento. Voglio essere la tua ancora di salvezza, Astrid." Rispose Harry.
 

26 Agosto 2015, Italia.

[Don't let me go - Harry Styles]

"Tra un mese partirò per l'Australia, non vedo l'ora." disse Astrid mentre sorseggiava la sua spremuta d'arancia, sotto il caldo sole italiano.

"Un mese eh?" parlò Harry, quasi imbarazzato.

Aveva ormai capito che la ragazza dai lunghi capelli rossi e sempre con un fiore in testa ad adornarle i capelli, sarebbe scomparsa di lì a poco. Lei aveva un anima libera e viaggiatrice, non sarebbe mai rimasta nello stesso posto per troppo tempo. Però lui stava letteralmente perdendo la testa per lei. 

"Si, un mese. C'è un amico dei miei genitori là, hanno detto che mi porterà a fare delle escursioni, surf e vedere i canguri. Ti immagini? Sarà fantastico." disse Astrid con aria sognante.

Quella sera camminarono sulla spiaggia. Lui le prese la mano e passeggiarono sulla riva, lasciando le impronte sulla sabbia che pian piano le onde cancellava.

Astrid non voleva pensare da lì a 3 giorni avrebbe abbandonato Harry. Quello che le aveva fatto fare il giro delle spiagge più belle dell'isola, colui che le aveva insegnato, insieme a Matteo il ragazzo del posto, a cucinare la pizza all'italiana. Lo stesso Harry che le aveva dedicato "Fall" di Ed Sheeran al falò notturno di fine estate.

Trovarono un grande tronco in mezzo alla spiaggia, probabilmente portato dalla risacca, e si sedettero. Harry sapeva che era il momento giusto, lo avrebbe fatto.

"Voglio dirti una cosa prima che tu parta."disse il ragazzo dagli occhi verdi brillanti, rivolto verso la rossa.

Lei lo guardò curiosa e attese.

"In te c'è qualcosa... Qualcosa che non ho mai visto in nessun'altra. Hai questa luce negli occhi che è riuscita ad illuminare i miei giorni da quando ti ho conosciuta."

Lei sorrise a quelle parole, il suo cuore andava a mille. Harry allora le mise una mano sulla guancia accarezzandola dolcemente.

"Mi piaci da impazzire Astrid Nicole Ford."

E per la seconda volta da quando si erano conosciuti, Harry mise le labbra sulle sue.

Il bacio si faceva sempre più inteso; Astrid salì sulle gambe di Harry, facendo dei movimenti lenti su di lui, sentendo il cavallo dei pantaloni alzarsi.

Quel dondolarsi con tale lentezza, faceva impazzire Harry, tanto che si alzò in piedi e la tenne stretta a se, mentre lei metteva le gambe attorno al corpo del ragazzo. Harry la fece stendere sulla sabbia senza mai interrompere quel bacio.

"Non voglio separarmi da te." sussurrò Harry accarezzandole la guancia, terminando quel lungo e desiderato bacio.

"Harry, succederà. Non posso restare." disse dolcemente Astrid.

"Possiamo tornare a Londra i primi di Settembre, io e te. Finirò il college e potremmo viaggiare insieme." propose lui e una scintilla di speranza attraversò il suo sguardo.

"Ho tanti progetti e piani che non possono aspettare."

"E in questi progetti a piani non sono incluso io, vero?" chiese Harry.

"No... Non sei incluso."

Harry fece per alzarsi, ma lei lo fermò capendo di averlo ferito. Così aggiunse: "Ci siamo conosciuti da poco, Harry. Non pensavo irrompessi nella mia vita."

Il ragazzo la guardò scuotendo la testa, offeso e confuso e si alzò per andare via.

Astrid non aveva migliorato la situazione, anzi, il contrario.

"Voglio dire, avevo tutto progettato, insomma... Non pensavo che ti avrei incontrato."Cercò di aggiustare la frase.

Lui, che ormai stava camminando lontano da lei, si girò di scatto e disse in tono sarcastico: "Ah beh, allora mi scuso se la mia presenza ti ha causato disturbo, non era mia intenzione."

"Non volevo dire quello." Sentenziò Astrid arrabbiata per il comportamento infantile di Harry. Si alzò e pulí un poco dalla sabbia il vestito bianco.

Harry era quasi arrivato agli stabilimenti in fondo alla spiaggia e Astrid gli andava dietro, tentando di fermalo per parlare.

"Harry, ti prego fermati. Non é colpa tua."

"Certo che non è colpa mia!" disse lui, alzando forse un po' troppo la voce. "Non ho deciso io di entrare nella tua vita e rovinare i tuoi piani."

"Non hai rovinato niente Harry, non pensare questo." fece lei, riuscendo finalmente a raggiungerlo.

"Non vuoi che venga con te, quindi possiamo anche finirla qui." comunicò Harry in modo serio e senza tralasciare dei sentimenti.

Questo ferì tanto Astrid che quasi si mise a piangere, ma trattenne il fiato, pensando che doveva essere forte, così la rabbia prese il sopravvento: "Finire cosa?! Qualcosa che c'è nemmeno mai stato?" urlò.

A queste parole il viso di Harry rimase impassibile, ma dentro il suo cuore si era spezzato per la prima volta. "Esatto, vedo che sei sveglia." disse. "qualcosa che non è neanche mai iniziato." concluse infine, andando via.
 

31 Dicembre 2015 - Scozia.

[Jessie J -  Flashlight]

"Come sto?" fece una giravolta facendo svolazzare il vestito blu.

"Stai d'incanto come sempre, piccola." Daniel si avvicinò e la baciò lentamente, stringendola a se. "É ora di andare, Astrid. La tua famiglia ci aspetta."

"Si, prendo la borsa e arrivo." le diede un altro bacio e poi andò ad aspettarla vicino alla porta della camera d'albergo.

Astrid prese la pochette dalla sedia e poi istintivamente di toccò il petto: mancava la collana.

Senza pensarci cercò ovunque e la trovò sul comodino. La mise in fretta e prese l'ascensore insieme a Daniel.

La sala da pranzo dell'hotel era piena di invitati e persone importanti: ricercatori, alcuni scienziati e insegnanti.

I suoi genitori avevano organizzato tutto con cura, con un gran buffet e i migliori impiegati che potessero trovare.

"Oh eccoli." esclamò Janelle, la madre di Astird, vedendo arrivare la coppia.

La ragazza sorrise cortesemente, preparandosi a fingere per tutta la serata.

Daniel le strinse la mano, e con l'altra diede un ultima toccata ai biondi capelli colmi di gel.

Astrid prese un respiro profondo e si buttò a capofitto in quella che sarebbe stata una lunga conversazione con i suoi genitori ed alcuni ricercatori.

Mancavano un ora e mezza all'inizio del nuovo anno, e tutto procedeva lentamente. Sua madre era emozionata per l'imminente partenza di tutta la famiglia in Africa, non finiva di parlarne. Daniel non smetteva di vantarsi di quanti viaggi avrebbe fatto con l'inizio del 2016 attraverso tutto il Brasile. Astrid non lo invidiava, ci era già stata parecchie volte, e le foreste non erano molto accoglienti.

Certe volte si chiedeva come facesse a stare con lui: erano così diversi per certi aspetti. Lui si pavoneggiava di continuo, veniva da una famiglia ricchissima - uno insegnate di biologia marina e l'altro archeologo - ed era altezzoso ed egoista molte volte. Mentre i genitori di lei avevano sudato per arrivare dove erano. Poi però pensava a quanto la capisse per quanto riguarda lo spostarsi di continuo e la passione per i viaggi e i posti lontani che li accomunava. Lui riusciva sempre a capirla, come nessun'altro.

"Vado a prendere da bere." disse Astrid scusandosi con le persone con cui stava parlando.

Andò al grande tavolo abbellito da vasi di fiori e qualche petalo qua e là, si versò un bicchiere di semplicissimo succo e fissò il muro davanti a lei.

C'era qualcosa che non andava, lo sapeva; si sentiva incompleta, quasi vuota. Cercava di non pensarci ma non era per niente facile.

"Posso servirle qualcosa?" una voce maschile la fece voltare a destra.

"Non-" le parole le si fermarono in gola, attorcigliate.

"Astrid?" Harry era sorpreso quanto lei.

"Io..."

Lui aveva i capelli raccolti in una crocchia alta, il suo viso si vedeva ancora meglio. Gli occhi verdi erano quasi spenti, non avevano la stessa vivacità di pochi mesi prima.

"Sei bellissima." disse Harry, guardandola come se fosse la creatura più bella di questo mondo.

"Grazie..." non riusciva ancora a dire qualcosa di sensato.

Lo sguardo di Harry cadde sul suo petto, dove stava tuttora la collana con l'ancora. Lui sorrise e abbassò gli occhi.

"Come stai?" fu lui ad interrompere quel momento di silenzio imbarazzante.

"Tutto bene... Tu?"

"Sono stato meglio. Ti va se... usciamo un po'?" chiese Harry titubante.

"Si, si va bene."

Harry chiamò un ragazzo dicendogli di coprirlo per dieci minuti, si misero d'accordo e i due uscirono dalla grande porta.

L'aria era fredda, come era solito in quel posto. Il porto si trovava proprio davanti a loro, e andarono a sedersi su di un muretto.

"Quindi... come mai ha detto di essere stato meglio?" finalmente Astrid parlò.

"Mio... Mio padre è morto due mesi fa di incidente stradale: una macchina gli è andata addosso, così sono venuto a lavorare qui per un paio di settimane, avevo bisogno di staccare da tutto." confessò Harry. Aveva le mani che tremavano e anche il cuore.

"Oh Harry, mi dispiace." sentiva il bisogno di abbracciarlo e così fece. Lui ne rimase sorpreso, ma ricambiò molto volentieri. Quelle braccia gli mancavano.

Astrid si rese conto della situazione e si allontanò mormorando un 'scusa'.

"Tranquilla. E così passi il capodanno qui in Scozia eh?" disse Harry guardando il mare davanti a loro.

"Già. Lo hanno organizzato i miei. Per loro credo sia anche una sorta di ufficializzazione al mio fidanzamento, visto che-"

"Fidanzamento?" Harry si sentì morire.

"Ehm... Si, io e Daniel stiamo insieme da quando... Quando sono rientrata dall'Italia, l'ho conosciuto in Australia." spiegò Astrid, sentendosi in dovere di giustificare le sue azioni.

"Ah capisco." disse freddamente Harry.

E calò il silenzio. Di nuovo.

"Astrid non ce la faccio, scusami." la voce di Harry era sofferente.

"Cos-"

Lui si girò di scatto e la baciò e Dio, quello fu il bacio più bello di sempre. Si desideravano entrambi ed era inevitabilmente proibito.

Lei fu presa alla sprovvista ma non ci fu niente di meglio. Lo voleva, lo voleva come la prima volta.

E come la prima volta mise le piccole mani tra i suoi capelli - che aveva appena tolto dalla coda alta per poterle far passare in mezzo. Non respiravano quasi, ma quel bacio era meglio di ogni respiro.

"Non posso Harry..." Disse Astrid tra un fiato e l'altro.

"Sshh" le diede un bacio sul naso per poi tornare alla bocca.

Dall'interno del locale si sentiva il conto alla rovescia.

5...

"No Harry, fermo"

4...

Harry si fermò e la guardò negli occhi.

3...

"Devo dirti una cosa, Astrid."

2...

"Sono stato uno stronzo a lasciarti andare. Ho capito di amarti solo con la tua assenza, e questa cosa mi distrugge"

1...

Il cuore di Astrid quasi le arrivò in gola. La verità la colpì come un secchio di acqua fredda. Sapeva di provare esattamente la stessa cosa.

"Baciami, adesso." e si baciarono ancora e ancora.

0.

Le urla di un buon 2016 arrivavano forti, persone che stappavano lo champagne e si congratulavano per l'anno nuovo.

***

Harry appoggiò con delicatezza il corpo di Astrid sul suo letto del suo piccolo appartamento, mentre le accarezzava la guancia.

"Ti amo anche io, Harry." Astrid prese un bel respiro. Era sicura di quello che stava per fare? Si, certo. Lo voleva.

"Mi sei mancata così tanto, piccola." le sussurrò ad un orecchio.

"Voglio che tu diventi mia stanotte, me lo permetterai?" chiese Harry, baciandole il collo, respirando il dolce profumo di Astrid. Lei era senza parole, ancora.

"Rispondimi, piccola."

"Si, Harry. Ti prego." disse infine senza fiato. Era la sua prima volta, ed era sicura con chi volesse essere.

"Oh non devi pregarmi, amore." la fece alzare e le scese con calma la cerniera dell'abito.

"E' da quando ti ho vista che desideravo farlo." Il fiato di Harry era sul suo collo, caldo e profumato da provocarle i brividi.

Un leggero lamento di impazienza uscì dalle labbra di Astrid, non riuscì a trattenerlo.

Il vestito scivolò giù e lei rimase solo con l'intimo.

"Sei così bella. E mia."

La sollevò da terra per riportarla nel grande letto. Riprese a baciarle il collo, mentre i boccoli le solleticavano la pelle.

Scese piano alla pancia fino ad arrivare all'ombelico.

Astrid gli tolse la maglia e lui buttò i pantaloni sul pavimento.

***

La mattina seguente, Astrid si svegliò e si trovò un Harry addormentato sulla sua pancia, con i capelli scarmigliati e un accenno di sorriso. Sembrava un angelo.

Ancora una volta, quel ragazzo dagli occhi verdi aveva stravolto i suoi piani. Adesso sicuramente si suoi genitori la stavano cercando. Che scusa avrebbe inventato? Oddio, lei era anche fidanzata con Daniel. Ma sapeva, lo aveva sempre saputo che non ci sarebbe mai stata sincerità tra di loro.

"Buongiorno bellissima." Harry aprì gli occhi e la guardò sorridendo.

"'Giorno." la voce di lui era roca e profonda, un suono meraviglioso.

"Hai dormito bene?" domandò Harry che le abbracciò i fianchi lasciando dei piccoli baci sul ventre.

"Si, benissimo." lei si avvicinò e gli baciò la fronte.

"E' stato un buon inizio per il nuovo anno, non credi? Vado a preparare la colazione, okay?" Harry si alzò e uscì dalla stanza mentre infilava dei pantaloni.

Astrid rimase da sola a riorganizzare i pensieri. Era un'adulta ormai, poteva prendere le sue decisioni, anche se si sentiva tremendamente in colpa per aver tradito Daniel.

Ad un tratto un telefono suonò sul comodino dalla parte opposta alla sua.

"Harry, il cellulare squilla!" urlò, ma non ebbe risposta. La suoneria cessò per poi riprendere altre due volte.

Vedendo che Harry non arrivava, lo prese e rispose, senza mai smettere di sorridere ripensando alla notte precedente.

Appena premette sul verde, la chiamata terminò ma poi arrivarono tre messaggi, sempre dalla stessa persona: Kendall.

Rispondimi, cazzo.

Devo parlarti, Harry.

É urgente.

Astrid decise di non andare a leggere oltre, probabilmente era solo una sua amica.

Ripose il telefono dove lo aveva trovato, ma quello continuò a vibrare.

Presa dalla curiosità lo sbloccò e vide altri tre messaggi.

E' tutto un gran casino, Harry. 

Astrid aveva paura di continuare a leggere.

Sono incinta.

E poi il colpo finale.

E il bambino è tuo.

Ad Astrid cadde il telefono di mano. Il suo cuore era spezzato in mille pezzi. Il 'ti amo' che le aveva detto non era reale, ne che gli era mancata e tutte quelle grandi e stupide cazzate dette meno di 6 ore prima. Si era fatta imbrogliare così facilmente, come aveva potuto?

La ragazza si vestì in fretta. Non aveva mai provato così tanta rabbia e delusione allo stesso tempo. La testa le scoppiava per il troppo pensare e ogni pensiero di senso compito non c'era. Si mise le scarpe e poi strappò un pezzo di carta da un quaderno sopra la scrivania. Scrisse sopra e lo lasciò sul tavolo in cucina vuota, Harry non era li.

Quasi non vedeva più dalle lacrime.

Uscì in strada e corse verso l'hotel.
 

8 Aprile 2017 - Londra, Inghilterra.

"Hai preso tutto?" urlò Belle dal piano di sopra.

"Si, tranquilla!" rispose Astrid, mettendo dentro la borsa le sue medicine e il cellulare.

"Allora, Evie ha detto che ci raggiunge in chiesa. Le fedi le ha il il testimone dello sposo e- " Belle scese di corsa le scale, parlando senza sosta.

"Ehi calmati, sta meno in ansia la sposa di te." risero entrambi.

"Ragazze." Laura entrò nel salotto lasciandole a bocca aperta.

L'abito bianco le aderiva perfettamente: il corpetto era decorato da delle piccole perline bianche e color crema, mentre il resto del vestito scendeva leggero fino a terra, seguito da uno strascico. Portava anche un diadema che le dava un tocco in più di luce.

Era perfetta.

"Dio, Laura. Sei bellissima." disse Belle che non trattenne le lacrime.

"Oh Laura" fece Astrid "non ho mai visto sposa più bella." si abbracciarono tutte e tre, stando attente a non rovinare il vestito e il trucco. Astrid si chiese se sarebbe arrivato anche per lei il giorno, ma era evidente che non fosse così, nel suo cuore se lo sentiva.

"Dobbiamo andare, ora, basta lacrime." disse Laura in tono scherzoso.

La sposa salì nella macchina nera, decorata da nastri lilla e bianchi - come i colori dei vestiti delle damigelle - mentre le altre due ragazze salirono nell'auto dietro.

"Belle... Non è che potresti aiutarmi con questo?" domandò Astrid indicando la testa.

"Oh certo." disse l'amica, mettendo apposto il fiore sopra i suoi pochi capelli.

"Quando ricresceranno, ti farò le trecce, proprio come quando eravamo piccole." affermò con un sorriso Belle.

Astrid non rispose, o sarebbe scoppiata a piangere.

***

La chiesa era stracolma di gente, altre stavano fuori per via del caldo all'interno.

La cerimonia fu stupenda, le promesse che si scambiarono gli sposi furono commoventi e romantiche. Astrid desiderava esattamente una cosa del genere se mai si fosse sposata.

I novelli sposi uscirono dalla chiesa e tutti andarono a congratularsi.

"Sono così felice per voi." disse Astrid abbracciando il signor e la signora Horan.

"Grazie As." risposero all'unisono.

***

Il ricevimento si svolse all'aperto e il pranzo all'interno di un grandissimo gazebo e per fortuna il tempo lo permise.

Il sole splendeva e Astrid, seduta sul bordo della grande fontana del giardino, ricordò quando quello stesso sole l'accompagnava nei suoi viaggi attraverso il mondo. Quando ancora il mondo era nel palmo della sua mano.

Si sentiva stanca, ma era normale. Solo che con il caldo era peggio.

La ragazza estrasse il telefono dalla borsa ma le cadde per terra. Le veniva da piangere, non aveva quasi più neanche la forza per recuperarlo.

Vide però una mano afferrarlo prima di lei.

"Ecco, tieni."

Quella voce. La sua voce.

Alzò lo sguardo e un turbine di emozioni, negative e positive, si fecero strada dentro di lei, tanto che non seppe come reagire.

"No, non di nuovo." Astrid voleva solo fuggire da lí e dimenticare di aver appena rincontrato Harry Styles, ancora.

"Astrid? Aspetta!" urlò lui. Erano passati quasi tre anni, ma i suoi dettagli non li scordò mai. Quei capelli, quella bocca e quegli occhi. Non si possono dimenticare.

Il passo di lei era lento, infatti lui la raggiunse senza problemi.

Portava un abito da uomo nero e un fiore lilla nella tasca della giacca.

"Lasciami andare, per favore. Non ho bisogno di altri problemi." sbottò lei.

"No, ferma. Ci sono un sacco di cose che ho da dirti." il suo viso era serio, quello di entrambi lo era.

"No, non voglio sapere cosa ci fai qua. Potrei finire col rifare lo stesso errore dell'altra volta." era arrabbiata, cazzo se lo era.

"Non ci vediamo da troppo tempo, non vuoi delle spiegazioni?" chiese lui, quasi implorandola.

"Non mi servono a un cazzo le tue spiegazioni. Sono caduta e mi sono rialzata, non inciampo sempre sullo stesso punto." detto questo, Astrid fece per andarsene, ma poi lui urlò: "Non era mio."

Cosa? Cosa non era suo? Pensò la ragazza.

Si fermò per un attimo, continuando a dargli le spalle. Per fortuna nel giardino non c'era nessuno, erano tutti al pranzo per il matrimonio, posto dove doveva essere anche lei, se non fosse stato per Harry.

"Il bambino. Non era mio."

Un peso si alleggerì nel cuore di Astrid, ma questo non bastò. Niente sarebbe stato abbastanza per farle cambiare idea.

Harry si faceva sempre più vicina a lei. "Kendall mi disse così solo per avere qualcuno accanto. E' andata a letto con Zayn, un nostro amico, anzi... Suo amico. Io la stavo frequentando quando ti ho incontrato, ma non era nulla di serio."

Astrid si voltò, era così combattuta. Dalla sua decisione dipendeva tutto.

"E perché me lo stai dicendo?" chiese.

"Perché hai il diritto di sapere. E perché mi hai lasciato con un cazzo di bigliettino mentre ero andato a comprare dei croissant, con scritto 'spero ti diverta a fare il padre quanto ti sia divertito con me ieri notte.' senza darmi il tempo di spiegare."

Ad Astrid tornò la rabbia a mille. "Non venire da me a fare la vittima, Harry. Sono io quella che ha sofferto per tutto questo tempo, non tu."

"Io? Io non ho sofferto?! Tu non sai quello che ho passato nel provare a cercarti, ma non ci sono mai riuscito." sussurrò con un filo di voce, quasi nel pianto.

"Tu non sai cosa vuol dire alzarsi la mattina con la consapevolezza che potrebbe essere l'ultima, Harry. Morire senza vedere il tuo volto un ultima volta anche se avrei voluto volentieri prenderti a schiaffi per tutto il male che mi hai fatto. Questa è sofferenza, Harry. E non lo auguro a nessuno." e le lacrime non tardarono a scendere dal volto della ragazza, che cadde per terra in ginocchio.

"Cosa? Cosa vuoi dire?" Il tono di Harry era preoccupato e vederla cadere per terra non fece altro che far aumentare la paura.

Astrid teneva le mani sul volto, lasciandosi andare in un pianto disperato.

Lui le corse incontro e l'avvolse tra le sue forti braccia e per una volta, dopo tanto tempo, la ragazza si sentì veramente al sicuro. In quel momento sarebbe anche potuta morire, perché stava dove voleva essere: tra le sue braccia.

Rimasero così per un po' poi lei si decise a parlare. "Ho un tumore, Harry. Guarda i miei capelli, li sto perdendo poco a poco, ciocca dopo ciocca. Non mi rimane più niente.
Non posso fare più di due passi perché mi sembra di aver scalato l'Everest. Non lascio Londra da un eternità e mi sento tremendamente in gabbia. Sto male sia fisicamente che emotivamente. Non ce la faccio più." continuava a piangere tra i singhiozzi.

Ad ogni parola, Harry socchiudeva gli occhi per non piangere. Si maledisse per non esserle stato accanto fin dall'inizio. Per essere stato così stronzo.

Forse era destino però. Niall, suo amico di infanzia che si sposava con la migliore amica di Astrid, evidentemente Dio stava giocando con loro.

"Guardami." disse alla fine, sollevandole il mento con due dita.

Lei alzò gli occhi su di lui, con uno sguardo pieno di paura e stanchezza.

"Da ora in poi, che tu lo voglia o no, ti starò accanto. Se non sarà come ragazzo, allora come amico o semplice conoscente. Ma io ci sarò. Ho giurato a me stesso che sarei stato la tua ancora, la tua forza e fino ad ora ho fallito miseramente. Ti prego di darmi una possibilità, per favore. Non so se sarai in grado di perdonarmi, ma io starò qua, ho tutto il tempo del mondo, per te."

Astrid non ebbe bisogno di pensarci, già sapeva la risposta.
 

19 Ottobre 2017 - Londra, Inghilterra.

[The Band Perry - If I die young]

"Stai bene?" domandò Harry, vedendo Astrid avere i brividi.

"Non tanto, ho freddo." rispose.

"Vado a prendere una coperta, torno subito." si alzò dal divano e mentre si dirigeva su per le scale si fermò e chiese: "Mmh aspetta, vuoi anche il cappellino?"

Lei sorrise: "Si, porta pure quello."

Harry fece l'occhiolino e corse su per le scale.

Avevano preso una casa nel centro di Londra e ci abitavano insieme.
In quel lasso di tempo pensò a quanto cambiata fosse la sua vita. Viaggiava così tanto che aveva perso il conto di tutti i luoghi in cui era stata. Il mondo era nelle sue mani, fino a che non le scoprirono la leucemia. Nonostante il tradimento che aveva fatto a Daniel, lui rimase suo amico. Harry... Harry lo aveva sempre amato, era un dato di fatto. Janelle e Simon, i suoi genitori, le rimasero accanto comunque, ancora di più ora che la sua vita stava giungendo al termine. Era ancora strano da dire, ma si, non le rimaneva molto tempo. I medici le diedero la notizia qualche sera prima ed erano meravigliati che stesse sopravvivendo tutto quel tempo, vista la gravità della malattia. Le dissero che non sarebbe arrivata al Natale. Solo poche settimane da passare con la sua famiglia e le persone che amava.

Sin da piccola aveva sempre odiato che le si dicesse cosa fare, come mangiare e in che modo comportarsi. Riusciva a capire cosa era giusto e cosa no, era una bambina sveglia. Per quello viaggiava, per sentirsi libera. Adesso qualcuno aveva deciso quando sarebbe passata oltre le dava ancora più fastidio. Avere un "scadenza" come uno stupido e insignificante barattolo di ketchup. Così, decise che sarebbe stata lei a decidere quando scomparire per sempre dalla terra. Non sopportava l'idea di dover smettere di fare tutto ciò che aveva sempre fatto, così, di colpo per una malattia.

"Eccoli, piccola. Cappello e coperta." Harry arrivò e la coprì con cura, mettendole poi il cappello. Ormai aveva perso tutti i suoi capelli rossi e questa era una delle tante cose che non sopportava.

"Harry?" chiamò la sua attenzione.

"Dimmi, amore." stava seduto sul divano, lei sdraiata con le gambe sopra le sue.

"Mi porti al mare?" chiese speranzosa.

"Vorrei, ma... Sai che i dottori hanno detto che non puoi prendere freddo."

Astrid sbuffò: "Sto già morendo, Harry! Niente può andare peggio di così."

E a quelle parole, dette con troppa tristezza ma colme di verità, il ragazzo scoppiò in lacrime. "Ho cercato di essere forte per te, piccola, ma non ce l'ho fatta, perdonami. Non accetto l'idea che tu mi lasci così."

Astrid lo abbracciò forte, mettendo il naso nel suo collo e respirando profondamente, sperando che, ovunque fosse andata dopo la vita, si portasse il profumo del suo Harry con se.

"Harry, ti giuro che farei qualsiasi cosa per passare il resto della vita con te. A guardarti ridere, cantare per me o stare semplicemente sdraiati sul divano a guardare un film, ma non posso. Lo vorrei con tutta me stessa, ma non è possibile." ora anche lei piangeva, mentre stavano abbracciati stretti.

"Sai, avvolte mi immagino come sarebbe la nostra vita in un ipotetico futuro, dove tu sei guarita e hai sconfitto questa fottuta malattia."

Entrambi tirarono su col naso e la ragazza si distese tra le braccia di Harry, ascoltando mentre descrive come sarebbe potuto essere la loro vita insieme.

"Tu con un abito bianco, io che ti aspetto all'altare... Un bambino dagli occhi verdi e i capelli rossi. Avremo viaggiato spesso: Vienna, Roma, Mosca, New York. Sarebbe stato magnifico. Ho sempre amato i bambini e averne uno con te..."

Il ragazzo si interruppe di colpo: "Dio, Astrid, come farò quando te ne sarai andata?" Harry riprese a piangere e lei chiuse gli occhi cercando di non far uscire le lacrime.

Astrid non disse niente, prese solo la grande mano di Harry e la strinse forte.

"Vieni," disse lui mentre si alzava "ti porto al mare."

***

Il tragitto fu silenzioso e triste. Proprio come lo era la giornata all'esterno.

I due scesero in spiaggia e guardarono il sole calare.

Lui le mise un braccio sulla spalla e lei si rannicchiò contro il suo petto.

è il momento. pensò Astrid.

"Ho lasciato il telefono in macchina... Harry puoi andare a prenderlo? La mamma ha detto che mi avrebbe chiamata." disse la ragazza.

"Si, siediti sulla mia giacca." disse togliendosela. "Tieni."

Si stava per allontanare, ma Astrid lo fermò: "Ehi, dammi un bacio."

Lui la guardò un po' confuso, ma d'altronde, era solo un bacio.

Le loro labbra si sfiorarono lentamente, per poi approfondire il bacio, come erano soliti fare ogni volta. "Ti amo." sussurrò Astrid, conservando quel bacio nella sua mente, sapendo che sarebbe stato l'ultimo. "Ti amo anche io, piccola."

"Torno subito." annunciò.

"Okay."


 

EPILOGO.

19 Ottobre 2018 - Londra, Inghilterra.

[Bruno Mars - Talking to the moon]

Harry spostò gli scatoloni dalla scrivania e per sbaglio uno cadde, rovesciando tutto ciò che si trovava al suo interno.

Si chinò per raccogliere gli oggetti, quando la lettera saltò al suo sguardo.

Allungò la mano e la aprì; ormai la sapeva a memoria. Mancava ancora 1 ora prima di andare a casa di Janette e Simon, avrebbe avuto tutto il tempo per rileggerla.

"Caro Harry.

Non so da dove cominciare senza che inizi a piangere su questo foglio bianco.

Ci ho pensato a fondo prima di giungere ad una conclusione, ma sai che sono una persona abbastanza testarda e voglio decidere io come e quando morire. Certo, non avrei mai voluto cosí presto a soli 20 anni. Avrei avuto tutta una vita davanti da passare con te e costruirci il nostro futuro. A continuare a viaggiare, viaggiare come non mai.

Non sei stato l'unico a pensare ad una vita insieme con matrimonio e bambini, sai? Mi sarebbe piaciuto una cerimonia in spiaggia, proprio come quando ci siamo conosciuti, e magari addirittura in Italia. Con i tavoli decorati e i fiori di lavanda al ricevimento, e Niall che ti fa testimone e il suo discorso. Noi due che facciamo il primo ballo e tu che mi tieni tra le tua braccia mentre mi sussurri dolci parole e quanto mi ami. Sarebbe stato il giorno più bello della mia vita. Anzi, il secondo. Perché il primo sarebbe stato la nascita del nostro bambino. Si, un piccolo Harry che gattona tra il salone e la cucina. Sono stupida, lo so, ho immaginato troppe cose, ma Harry, ho sempre voluto il meglio per entrambi e anche se siamo stati separati per diverso tempo, non ti ho mai dimenticato. Portavo sempre con me la tua collana, quella con l'ancora, l'adoro. Voglio solo dirti che ti amo, ti amo incondizionatamente sempre e per sempre. Spero che , ovunque andrò, possa portarmi con me i ricordi di ciò che siamo stati, il profumo del tuo maglione che mi piace tanto e il suono della tue voce.

Meriti il meglio dalla vita, ciò che non ho potuto avere e darti io, voglio che lo abbia tu: una vita felice, devi trovare la persona giusta da amare e con cui avere dei figli. Ne abbiamo passate tante, troppe, almeno tu meriti la felicità.

Come ultima cosa che ti chiedo, è quella di andare avanti. Il mio amore per te non cesserà con la morte, te lo giuro. Ma tu devi trovare una ragazza che ti ami il doppio di quanto sto facendo io. La troverai, te lo assicuro; magari quando meno te lo aspetti, al supermercato o dal meccanico. Del mio canto, ti posso promettere che ti starò sempre a fianco, non sarai mai solo, non lo meriti. Io starò bene e anche tu. Ti aspetterò, dovessi aspettare un milione di anni, ma ci sarò.

Un'ultima cosa...nella tasca della giacca che mi hai lasciato, ho messo la collana con l'ancora: dalla alla persona che renderà speciale la tua vita.

Con tutto il mio amore, per sempre tua

Astrid."

Harry sollevò la testa, guardando il soffitto. Calde lacrime scorrevano dai suoi occhi, non si era ancora abituato alla sua assenza, nonostante fosse passato un anno.

Prese in fretta la giacca e uscì fuori, diretto al cimitero.

La sua lapide stava in fondo, circondata da fiori di lavanda e due piccole candele. La sua foto, con uno dei migliori sorrisi che avesse mai visto, era tutto ciò che rimaneva. Rendeva quel pezzo di marmo più lucente.

Si avvicinò con calma, accennando un sorriso debole una volta arrivato là davanti.

"Ehi." fece come per salutarla.

"Sai, oggi è un anno che hai deciso di andare via. Di lasciarmi. Il mare ti ha accolta, prendendoti con se." disse tirando su col naso, sedendosi per terra.

"Non sono mai stato tanto incazzato in vita mia come quel giorno. Mi sentivo un fallito, non ero stato abbastanza per permetterti di restare. Avrei preferito mille volte una brutta litigata con te che avere la certezza di non rivederti più. Ma ti amo e sará sempre cosí. Se potessi darei il mio ultimo respiro solo per vederti sorridere ancora."

Ed Harry piangeva, piangeva come quel maledetto giorno in cui lei ha deciso di togliersi la vita.

Sul pezzo di marmo c'era inciso:

'IN MEMORY 
ASTRID NICOLE FORD. 
1997 - 2017'
«Per scorgere l'eternità in un granello di sabbia
e il Paradiso in un fiore di campo
tieni l'Infinito nel palmo della mano
e l'Eternità in un ora.»

"Una parte di me è morta con te quel giorno. Non riesco a riprendermi, a mangiare, a vivere. Ma ci sto provando, te lo giuro, lo sto facendo per te." prese un respiro e continuò.

"Da poco... Da poco ho conosciuto una ragazza, ha i tuoi stessi occhi, sai? Ma non é te, io... Non so se darò mai la collana a qualcun'altro, ma ci proverò. É come se sentissi di tradirti, é difficile.

Ah Niall e Laura stanno per avere una bambina, so che le saresti piaciuta."

"Ogni cosa, dal nostro incontro alle nostre liti ha portato a questo e non so come sentirmi.

Non sei più qui con me e basta. Spero che  ti trovi bene nel posto dove sei in questo momento. Sono sicuro che adesso saprai quante stelle ci sono in cielo, perché ora tu fai parte di quelle."


 

Spazio Autrice:

In tutta sincerità? Credo che questa sia la storia che mi è piaciuta di più scrivere. E' stata una lotta con me stessa però, perché non ho mai trattato la morte di un personaggio in quello che scrivo e avevo davvero paura che uscisse qualcosa di pietoso, e magari alcuni di voi lo pensano (e se è così mi dispiace, la prossima volta cercherò di fare meglio) ma a me piace davvero.

Mi sto giá dilungando troppo, quindi vi lascio, altrimenti non la smetto piú.

Vi ringrazio infinitamente se siete arrivati fino a questo punto della lettura, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate.

Ah e mando un grande bacio a M. e G. perché se non avessero insistito loro, non so se l'avrei mai pubblicata.

Grazie ancora, vi voglio bene. 

Alla prossima (: ((Forse una Larry?))

laveender xx

   
 
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