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Autore: Horse_    25/08/2015    2 recensioni
{Finale Alternativo/ Alternative Universe/ Post 6x22.}
E’ lì, uguale al 2015, pronta per svegliarsi. Gli dispiace un po’ che non ci siano anche gli altri, ma, forse, preferisce così. Vuole che questo momento sia suo, sia loro.
Non sa quanto tempo passa ad osservarla, non sa nemmeno per quanto è stato con l’orecchio appoggiato al suo petto, lì, all’altezza del cuore. Tutto quello che conta, per lui, è che Elena si svegli.
Il momento sembra non arrivare mai, ma, quando arriva, il vampiro (prossimamente umano, non vede l’ora di diventarlo, la morte non lo spaventa più) ha quasi in colpo al cuore. La ragazza apre piano gli occhi, a fatica, permettendo così al marrone delle sue iridi di guardarsi attorno. La prima cosa che vede, Elena, è l’azzurro.
L’azzurro di Damon.
In un secondo tutto quello che ha passato gli si presenta davanti, ma ora non ha nemmeno il tempo di pensare, è viva, è qui, nella terra, con Damon. Damon sorride non appena si scontra con i suoi occhi e le accarezza piano una guancia, soffermandosi più del dovuto. Potrebbe morire lì, in quel istante, ma sarebbe l’uomo più felice del mondo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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             A new beginning.                                                                     




                                                                                                                                  
20 Maggio 2015.

 

Damon continua a guardare quella bara con un senso di frustrazione ed impotenza. Lei, la donna che ha sempre amato e che ama ancora sopra ogni cosa (che amerà per sempre), è appena caduta in un sonno profondo e con molta probabilità si risveglierà tra sessant’anni. Lo spera, e lo augura a Bonnie.

Infondo quasi ottant’anni di vita sono una bella esperienza, non riuscirebbe ad aspettare oltre. Sessant’anni è il prezzo da aspettare, né uno in più, ma neanche uno in meno.

Ha già contato i giorni che lo separano da Elena, dal rivederla. Un anno ha 365 giorni, quindi 8760 ore, 527060 minuti e circa 31536000 secondi. Per rivederla, quindi, avrà ancora da aspettare 21900 giorni, un’eternità. Per lui, però, l’eternità non è un problema. Ha vissuto per più di cento-settant’anni, sessant’anni in più non sono un così grande periodo di tempo, ma sarà tutto difficile senza Elena, questo Damon lo sa.

Da quando la giovane Gilbert, ormai umana, è lì dentro il vampiro ha sentito dentro di se tutte le sue difese spezzarsi, cadere sotto i suoi sensi di colpa (perché, se fosse stato più furbo e non avesse fatto incazzare Kai a quest’ora sarebbe umano pure lui, con Elena) e la rabbia. Sente qualcosa cambiare dentro di se e non riesce a fermarla, non riesce a contenersi. Ha fatto una promessa ad Elena, ma non sa se riuscirà a rispettarla.

 

“La vita sarà terribilmente noiosa  da queste parti, senza

di te.”

Gliel’aveva detto così, mentre il cuore si distruggeva, pezzo dopo

pezzo.

Elena l’aveva guardato con amore, scuotendo il capo

con veemenza.

“No, non è così, Damon. Perché tu non starai senza far niente 

ad aspettarmi.”

E lui voleva semplicemente addormentarsi, e non svegliarsi più.

Magari si sarebbe svegliato tra sessant’anni, magari a svegliarlo

sarebbe stata proprio Elena, con la sua voce, con le sue labbra, con

il suo tocco.

Ma lei glielo aveva detto, con la voce glielo aveva impedito.

“Damon, non funzionerà se tu ti fermerai e basta. Ho bisogno che tu 

viva la tua vita.Divertiti. Voglio che tu sia felice. Adesso… Che ne dici

di fare questo ballo?”

E avevano ballato, avevano ballato tanto, cullati solo dai loro respiri, 

c’erano solo loro, come lo erano sempre stati, perché nel piccolo erano 

sempre stati Damon ed Elena, insieme, forti.

(Vuoi un amore che ti divori, vuoi passione e avventura e anche un po’

di pericolo.)

Alla fine si erano detti addio, ma entrambi, sapevano (speravano) che 

quello non era un addio, ma era solo un arrivederci. Si sarebbero rivisti,

era certo, lo speravano, entrambi.

 

 

 

Avrebbe provato, tentato con tutte le sue forze di rispettare quello che aveva detto, ma infondo lui sapeva (un po’ tutti lo sapevano) che Damon Salvatore, senza Elena, era solo privo di sentimenti.

 

 

 

                                                                                                                                       20 Maggio 2020.

 

Sono passati cinque anni da quando Elena è rinchiusa in quella bara e Damon, ormai privo di ogni tipo di sentimento (ormai per lui la parola che iniziava con la s e finiva con entimento era solo una cosa dimenticata) era tornato a Mystic Falls, che aveva abbandonato cinque anni prima. Si era lasciato dietro distruzione e caos e quando, finalmente, aveva capito che quella piccola e spocchiosa cittadina non aveva nulla da dargli aveva deciso di abbandonarla, ma si era ripromesso che sarebbe tornato, almeno una volta ogni cinque anni, per andare a trovarla, per rivederla.

Come previsto non aveva mantenuto la sua promessa, non c’era riuscito. Aveva lottato con tutte le sue forze, ma il dolore era troppo forte per poter essere messo da parte, così aveva spento tutto, ogni cosa era diventata improvvisamente incolore.

Lui è l’unico a poter entrare nella cripta*, Bon-Bon almeno quello glielo aveva concesso. Damon, dopo essersi guardato attorno e essersi assicurato, con i suoi sensi da vampiro, che non ci fosse nessuno, entra senza nessun tipo di problema all’interno della cripta che conteneva Elena. Entra piano, come per paura di disturbare, e si richiude la piccola porta di legno alle spalle. La bara è chiusa, facendo sembrare la ragazza un morto e non una con un sonno pesante, davvero pesante. Si sofferma un attimo sul legno di mogano che contiene la ragazza per prendersi qualche minuto, prima di rivederla. Tornerà ogni cinque anni per controllare la situazione, se rimanesse qui ogni giorno si farebbe solamente del male, questo lo sa. Apre piano la bara ed ha un tuffo al cuore non appena vede il volto, pallido, di Elena contornato da alcuni fiori bianchi e blu, in tinta con il colore di quell’abito. Ha sempre adorato quel colore sulla sua pelle, ma ora lo odia, definitivamente. Le accarezza piano una guancia morbida e si sorprende di come sembri così viva.

Lo è, è solo addormentata.

Se lo ripete ormai da cinque anni, ma deve ancora convincersi di questo. I capelli lisci le ricadono morbidi sulle spalle e lui li accarezza, arrivando perfino a giocare con qualche ciocca. Il liscio rappresenta, per Elena, l’umanità ed, effettivamente, lo è. L’ha sempre amata con i capelli lisci, ma questo non gliel’ha mai detto. Per lui, però, Elena era sempre bella, anche così lo è. 

 

 

“Non posso aspettare sessant’anni senza vederla, senza toccarla

almeno una volta. Non possiamo chiuderla qui, da sola!”

Lo aveva urlato, con tutto il fiato che aveva in corpo, con la gola che 

bruciava. Non poteva aspettare sessant’anni senza vederla, almeno così, poteva addirittura dimenticarla e lui non voleva questo. Voleva ricordarla, bella com’era.

“Dobbiamo proteggerla, Damon. Se qualcuno sapesse… Se qualcuno sapesse che Elena ha in corpo la cura sarebbe la fine. Dobbiamo farlo, per lei.”

Aveva tentato di calmarlo Stefan, eccome se ci aveva provato. L’aveva fatto con tutte le sue forze, ma sapeva che era una lotta persa in partenza. Damon, accecato dal dolore, aveva persino proposto di tenerla sul divano, che non meritava una bara.

“Starà al sicuro per tutto il tempo che serve, ragiona, Damon. Starà bene, tra sessant’anni potrai vederla.”

Aveva continuato Caroline, sulla stessa onda di suo fratello, ma Damon non accettava la situazione, non voleva e non poteva. Bonnie, intanto, stava seguendo la situazione con un magone in gola. Era colpa sua, questo lo sapeva. Damon l’aveva salvata, perché era giusto così, ma leggeva nei suoi occhi un qualche segno d’accusa. Doveva in qualche modo sdebitarsi, altrimenti non ce l’avrebbe mai fatta.

Così si era alzata ed era andata vicino al vampiro appoggiandogli una mano sulla spalla. Damon l’aveva guardata in cagnesco, lei l’aveva guardato di rimando scuotendo leggermente il capo.

“La chiuderemo dentro la cripta, almeno nessuno potrà fargli del male. Lo so che non l’accetti, ma fammi sdebitare per quello che hai fatto per me. L’incantesimo permetterà ad una sola persona di entrare e voglio che quella sia tu. Hai diritto di vederla, più di tutti gli altri.”

Il vampiro la guardò a lungo, come se avesse tre teste, poi annuì solamente facendosi più attento.

“Mi servirà soltanto qualche goccia del tuo sangue. Potrai andare a trovarla quando vuoi, solo tu, però.”

Quelle parole le costarono molto, avrebbe anche lei voluto vedere la sua migliore amica perché, quando Elena si sarebbe svegliata, lei sarebbe già stata morta, ma Damon aveva più priorità di tutte, lo sapeva, glielo doveva.

 

 

 

Il cuore fa male, quello farà sempre male, ma ora si sente leggermente più leggero, più sollevato. Rivederla, anche se per poco, l’ha fatto stare bene ed ora, con il ricordo di lei (così vivido da sembrare quasi reale) forse potrà affrontare la sua solitudine ancora un po’.

Damon appoggia una mano sopra quella di Elena e si rilassa, permettendo così di collegare la sua mente a quella di lei. Sa che è tutta finzione, ma deve vederla, almeno una volta, dopo cinque anni.

La vede, finalmente, seduta su un grande prato mentre gli da le spalle. Damon le si avvicina piano, poi si siede accanto a lei.

 

Mi domandavo quando saresti arrivato.”- dice la ragazza rivolgendogli un sorriso adorante.

Ti ho fatto attendere molto, perdonami.”- le risponde il vampiro dandole un bacio sulle labbra.

 

E’ tutto finto, continua a ripetersi, ma sembra così reale, così reale da fargli tremare il cuore. Una sua mano va dietro la schiena di Elena e rimangono così, immobili, per qualche attimo.

 

Mi hai fatto aspettare parecchio, ma ora sei qui.”- gli dice Elena accarezzandogli delicatamente una guancia. -“Mi sei mancato.”

Anche tu, molto.”- gli dice lui, veramente sincero.

 

La ragazza si stacca dal vampiro leggermente turbata.

Damon si spaventa, cos’ha fatto?

 

Hai spento le emozioni, di nuovo.”- lo rimprovera.

 

Il vampiro abbassa lo sguardo, colpito. In pochi minuti se n’è accorta subito, eppure lui ha cercato (ha tentato davvero di farlo) di mascherarlo, ma evidentemente la ragazza lo conosce troppo bene per farsi abbindolare così.

 

Non posso vivere senza di te.”- cerca di scusarsi il vampiro.

Lo so, ma devi essere forte, per entrambi.”- gli dice Elena baciandogli la fronte. -“Mancano ancora pochi anni.

Ne mancano cinquantacinque, se Bon Bon non diventerà la nonnina più vecchia del mondo!”- precisa lui.

Damon, mi avevi promesso che ti saresti comportato bene.”- cerca di rimanere seria.

Mi dispiace di non averlo fatto, mi perdoni, vero?

 

Tenta in tutti i modi di rendere più morbida Elena, tanto sa che l’avrà vinta lui. Elena potrà opporsi quanto vuole, ma è lui che controlla questo giochetto, ha lui le redini in mano.

 

Sai che ti perdonerei in ogni caso, ma forse te ne stai solo approfittando…”- mormora la ragazza.

Non me ne sto approfittando, sai che non lo farei mai.”- si difende il vampiro.

Allora, quando sarai fuori da qui, accendi tutto. Voglio il vero Damon, non la sua ombra.”- afferma Elena.

Va bene, lo farò.”- annuisce Damon, baciandola ancora e ancora, facendo ridere la ragazza. -“Ricordati che ti amo.

Questo lo so, ti amo anche io. Staremo insieme, promesso, cerca solo di non farti uccidere.”- gli ricorda l’umana, baciandolo anche lei.

 

 

 

 

                                                                                                                                  15 Dicembre 2045.

 

Damon è tornato a Mystic Falls la sesta volta. Come si era ripromesso, è tornato ogni cinque anni, dal 2020. Tante cose sono cambiate in questi trent’anni, l’unica cosa rimasta immutata è Elena dentro la sua bara, ancora bella come lo era nel 2015. Non è cambiata di una virgola, neanche Damon è cambiato. Ha acceso le emozioni due anni dopo la promessa che aveva fatto ad Elena, aveva ritardato un po’ i giochi, ma si era comunque divertito, come Elena stessa gli aveva raccomandato, quindi non aveva infranto altre promesse.

Caroline e Stefan si erano messi insieme. Dopo un tira e molla durato circa cinque anni alla fine la bionda aveva accettato le avance di suo fratello e si erano messi insieme. A detta di Damon erano un po’ noiosi come coppia, ma se a loro andava bene stare insieme andava bene così. Jeremy, abbandonata la sua attività clandestina di cacciatore di vampiri, aveva concluso gli studi all’Accademia di disegno, e alla fine, lui e Bonnie, laureata in qualcosa che nemmeno ricordava, si erano sposati dando vita ad una prole di bambini urlanti. Dalla loro unione erano nati la piccola (ormai non più piccola) Elena, chiamata così in onore della sua Elena, di quasi diciannove anni, e Sebastian, di dieci anni. Erano la copia sputata del piccolo Gilbert, di Bonnie una aveva gli occhi e l’altro i capelli, e forse Elena sarebbe stata felice di rivedere suo fratello, e una parte della sua migliore amica, in quei ragazzi. Mancavano altri trent’anni e l’avrebbe finalmente rivista. 

Damon avrebbe finalmente rivisto la sua Elena. Il cuore, a quel pensiero, gli scoppiava di gioia.

Un po’ gli dispiaceva, però. Non avrebbe mai più avuto attorto Bonnie e Jeremy, ma era giusto così, loro, la vita, a differenza di Elena, se l’erano vissuta, e anche alla grande.

Mancavano soltanto 10950 giorni e poi l’avrebbe rivista.

 

“Mi manca, sai?”

Aveva esordito così, una volta, Caroline. Damon era seduto sulle scale delle pensione a bere bourbon (forse, era proprio grazie a quel liquore che non era caduto del tutto). La bionda, leggermente preoccupata, l’aveva seguito e si era seduta accanto a lui. Non erano mai stati molto amici, loro due, ma ora avevano qualcosa in comune, il dolore per Elena. Stefan non ne parlava apertamente, sapeva quanto soffrisse Caroline, e lei glien’era grata, ma aveva comunque bisogno di parlarne con qualcuno, e Damon era perfetto.

“Vuoi fare conversazione, Barbie?”

Le aveva risposto Damon buttando giù un altro sorso di liquore. La bionda scosse la testa, ma, a dispetto del solito, non gli urlò contro. Forse, anche se lontanamente, stava cambiando veramente qualcosa.

“Non fare lo stupido, Damon, so che manca anche a te.”

Lo rimproverò lei, rubandogli la bottiglia di bourbon e buttandone giù un lungo (lunghissimo) sorso.

“Sei diventata un’alcolizzata? Stefan lo sa?”

La prese in giro lui, rubandole la bottiglia con fare protettivo. Non gli piaceva condividere le cose, figuriamoci il suo bourbon.

“No, spero che rimanga un segreto tra noi due.”

“Uh uh Blondie ha appena fatto un patto con Satana!”

Caroline scoppiò a ridere trascinandosi dietro, per la prima volta, anche Damon. Non rideva così da… Elena, probabilmente. Caroline lo capì, ma non disse nulla, era soddisfatta di averlo tirato su (un po’, almeno un po’) di morale. Certo, una volta aveva detto che chiamarlo Satana era un’offesa per Satana stesso, ma lui rendeva (aveva reso, anzi) felice Elena e così, piano piano, aveva cominciato a guardarlo sotto un altro aspetto.

“Mi manca, comunque. Mi manca tanto. Delle volte i ricordi mi attanagliano impedendomi perfino di respirare.”

Si confidò lui grattandosi la nuca. Non voleva esporsi troppo, aveva soltanto detto la verità. Elena le mancava come l’aria, come il sangue. Era sempre stata la sua droga e ora… Ora non c’era più.

“Mi manca tantissimo, ma non dobbiamo abbatterci. Certo, Bonnie mi mancherà, ma Elena tornerà. Mi dispiace per come siano andate le cose, ma, forse, è giusto così.”

E Damon, per la prima volta, si trovò d’accordo con la bionda.

 

 

 

 

                                                                                                                                      7 Gennaio 2074.

 

Bonnie, la vecchia Bonnie, muore con un anno d’anticipo, colpita da un infarto. Damon è lì, sembra tutto normale, stavano parlando, poi, un momento dopo, la vecchia si sta tenendo il cuore e ha smesso di respirare. Ci è rimasto male, veramente, è morta davanti ai suoi occhi, ma il tempo aveva fatto il suo corso, ora, finalmente, c’era spazio per una nuova vita, quella di Elena. Il vampiro, dopo aver avvertito Jeremy e l’ospedale, a velocità non umana corre verso la cripta dei Salvatore. Non fa piano, come aveva sempre fatto, entra con irruenza e, un secondo dopo, la parte alta della bara è sollevata, rivelando ancora Elena addormentata. Damon rimane per un attimo sbigottito, poi, ripresosi quasi del tutto, realizza che, forse, c’è bisogno di tempo. Ha aspettato per cinquantanove anni, un’ora in più che differenza fa?

Decide che la bara non è il posto in cui si sveglierà la sua amata per questo, dopo averla presa in braccio, corre alla pensione Salvatore. Una volta entrato l’appoggia delicatamente sul divano e si inginocchia di fronte a lei. Le accarezza piano la fronte, il naso, la bocca, le guance, i capelli, le spalle. Analizza tutto il suo corpo e, come sapeva, non è cambiato niente. E’ lì, uguale al 2015, pronta per svegliarsi. Gli dispiace un po’ che non ci siano anche gli altri, ma, forse, preferisce così. Vuole che questo momento sia suo, sia loro.

Non sa quanto tempo passa ad osservarla, non sa nemmeno per quanto è stato con l’orecchio appoggiato al suo petto, lì, all’altezza del cuore. Tutto quello che conta, per lui, è che Elena si svegli.

Il momento sembra non arrivare mai, ma, quando arriva, il vampiro (prossimamente umano, non vede l’ora di diventarlo, la morte non lo spaventa più) ha quasi in colpo al cuore. La ragazza apre piano gli occhi, a fatica, permettendo così al marrone delle sue iridi di guardarsi attorno. La prima cosa che vede, Elena, è l’azzurro. 

L’azzurro di Damon.

In un secondo tutto quello che ha passato gli si presenta davanti, ma ora non ha nemmeno il tempo di pensare, è viva, è qui, nella terra, con Damon. Damon sorride non appena si scontra con i suoi occhi e le accarezza piano una guancia, soffermandosi più del dovuto. Potrebbe morire lì, in quel istante, ma sarebbe l’uomo più felice del mondo. E’ Elena, questa volta, a baciarlo per prima. Damon l’era mancato come l’aria, come la vita che si è fermata per sessant’anni. 

Le era mancato tutto, ma Damon era sempre stato il centro dei suoi pensieri. Damon non è neppure sorpreso, ha sempre saputo che Elena non era brava a resistergli, così ricambia subito. 

E’ dolce il bacio, con un tocco di passione anche, ma è, forse, il bacio più tranquillo e calmo che si siano mai dati. Per le altre cose hanno tempo, ora ci sono solamente loro. 

Si staccano dopo un’infinità di tempo, Elena deve respirare. Le mani di Elena vanno sul viso del vampiro e l’accarezzano piano. E’ reale, è lui, è lì, con lei.

 

 

“Ti avevo detto che sarei tornata!”

 

E’ la prima cosa che dice facendo sorridere Damon. E’ un sorriso vero questo, un sorriso pieno d’amore.

 

“Se non l’avessi fatto ti avrei presa a calci.”- glielo sussurra Damon all’orecchio. -“Hai fatto la brava, ti sei svegliata con un anno di anticipo.”

 

Damon vede che la ragazza si rabbuia all’istante. Non c’è bisogno di alcune parola, Damon ha capito. Elena si è finalmente resa conto che Bonnie, la sua migliore amica (ormai ex, viste le circostante) è morta. E’ triste, Damon, ma solo perché lo è Elena. Non è insensibile, no, gli dispiace veramente per Bonnie, ma la sua Elena è qui, con lui. L’amore che prova per questa ragazza è più forte di qualsiasi cosa, perfino della morte.

 

“Bonnie… Bonnie.. è-”

 

La voce di Elena trema, non riesce nemmeno a concludere la frase che scoppia a piangere. Damon l’abbraccia stretta, consolandola. Gli era mancato abbracciarla, sentire il suo profumo, e, sebbene avesse immaginato la scena diversamente, continua a stare lì, accanto a lei, perché è quello il suo posto.

Il posto di Damon è stare accanto ad Elena. 

La ragazza continua a piangere per un po’ pensando alla propria migliore amica morta, poi, quando si ferma, si lascia cullare da Damon. Ha tante domande da fargli (Jeremy è ancora vivo?), ma sa che c’è tempo, ora, insieme, hanno tutto il tempo del mondo.

E’ felice, però. Certo, supererà con difficoltà la morte di Bonnie, ma è qui, viva, con Damon. 

Il tempo scosse veloce, i due non si accorgono nemmeno che Caroline e Stefan sono arrivati alla pensione. I vampiri, amareggiati per la morte di Bonnie, hanno messo Elena in secondo piano, ma, quando sentono un cuore battere veloce, capiscono che lei, dopo tanto tempo, è lì, con loro. Damon, che fino a poco prima stringeva Elena, si trova ad abbracciare il vuoto perché Caroline gliel’ha portata via.

La bionda abbraccia forte l’amica che ricambia, tenendola stretta. Si tengono strette mentre Stefan le guarda orgoglioso e con gli occhi leggermente appannati. Damon, invece, sta semplicemente fulminando Caroline che gliel’ha strappata di dosso, ma va bene così, hanno tempo per stare insieme.

 

“Tu… Tu sei qui, mio Dio! Sei qui!”

 

Caroline lo ripete per cinque minuti, come minimo. Elena, invece, ride e piange, insieme. Le era mancata terribilmente Caroline, quasi quanto Damon. Le erano mancati tutti quanti. Dopo Caroline andò Stefan ad abbracciarlo, ma non ci fu gelosia né da parte della bionda e né dalla parte di Damon. Ognuno amava il proprio compagno (o compagna) e andava bene così.

 

“Ci sei mancata tanto!”- le dice Stefan stampandole un bacio sulla guancia. 

“Anche voi, tantissimo.”- gli sorride lei, mentre Damon si appropria ancora una volta del suo corpo. Il vampiro dagli occhi di ghiaccio ormai si è preso tutto di lei. Cuore. Anima. Amore. -“Mi dispiace, per… Bonnie…”

“Ti posso assicurare che”- la bionda si blocca un attimo in preda alla tristezza, ma poi continua. -“ha vissuto la miglior vita che potesse desiderare. E’ stata felice, davvero felice.”

 

 

 

                                                                                                                                 10 Gennaio 2074.

 

La prima volta che Elena vede suo fratello, Jeremy, è tre giorni dopo la morte di Bonnie. Un po’ perché, anche se suo fratello sapeva della sua ‘resurrezione’, voleva lasciarlo nel suo dolore e non scombussolare tutto, un po’ perché Damon, approfittando dell’intimità concessa loro da Caroline e Stefan, non l’ha lasciata andare nemmeno un attimo. Hanno passato tre giorni (tre giorni interi) in camera da letto a baciarsi, a fare l’amore e a coccolarsi. Per la coppia è stato il lasso di tempo più bello della loro vita, non si sono staccati nemmeno un attimo.

 

 

 

“Damon, dovremmo… Damon…”

Elena tentò di staccarsi dal vampiro, ma questo non glielo lasciò fare. Scese a baciarle il collo nudo, lasciando qualche morso qua e là. Era drogato del suo profumo, non smise di accarezzarla. Inoltre credeva di meritarselo, era stato senza di lei cinquantanove anni, non poteva lasciarla andare così. Neanche Elena lo voleva, ma sentiva, in cuor suo, di aver sfociato un po’ (ma proprio leggermente, non troppo) nel ridicolo. Caroline l’aveva appena chiamata (è stato un miracolo che Damon le abbia permesso di rispondere) e le aveva chiesto quando potevano ritornare. Si erano accordati per un giorno, non per tre. Damon le aveva strappato il telefono di mano e aveva detto a suo fratello e alla bionda di sparire per altri tre giorni e che loro avevano da fare. Elena, una volta chiusa la telefonata, era diventata improvvisamente rossa coprendosi con le mani il volto. Il vampiro, ora, stava cercando di corromperla, di nuovo. Ad Elena piaceva questo aspetto della sua nuova vita, voleva Damon, davvero, ma si vergognava profondamente di quella telefonata. Caroline, invece, aveva riso e ha detto che andava bene. Che vergogna!

“Dovremmo cosa?”

Il vampiro continuò a baciarla arrivando al seno. Continuò a giocarci, continuando ad accarezzare Elena dappertutto, mentre la ragazza, ormai, si era completamente abbandonata al suo tocco.

“Cosa penseranno di noi, adesso?”

Damon ridacchio contro la sue pelle per poi portare le sue labbra su quelle di Elena. La baciò con passione sempre crescente, quasi come se volesse mangiarla.

“Che ci stiamo godendo la vita!”

 

 

 

I due, alla fine, dopo tre giorni, erano usciti dalla camera per recarsi al funerale dell’ormai defunta Bonnie.

Oltre a fare cose sconce si erano anche accordati sulla trasformazione di Damon, l’avrebbero fatto dopo il funerale. Damon sarebbe diventato di nuovo umano questa sera e dovevano seriamente iniziare a pensare alle dovute precauzioni da utilizzare, la ragazza era stata chiara. Avrebbe preso un mese di pausa, da tutto, poi avrebbe pensato seriamente di iniziare il college. Stefan era già pronto a soggiogare tutte le persone possibili, con l’aiuto di Caroline, e anche quest’ultima avrebbe rifatto nuovamente il college. Non sarebbero andate dove avevano iniziato quasi sessant’anni prima, ma l’importante era fare l’esperienza insieme.

Avrebbero iniziato dal secondo anno, da dove Elena aveva interrotto.

Ora Elena era lì, a pochi metri di distanza, dal fratello. Era invecchiato, ovviamente, grazie al corso del tempo, ma la ragazza poteva vedere alcuni lineamenti che aveva sempre visto su suo fratello. L’unico elemento strano era il bastone, ma vista l’età era tutto sulla norma.

 

“Elena…”- mormorò il vecchio Jeremy.

“Jer!”- quasi urlò la ragazza correndogli incontro.

 

L’abbraccio stretto, impegnandosi comunque per non soffocarlo, e non lo lasciò andare per cinque minuti buoni. Elena aveva gli occhi lucidi, ma si impegnò per non piangere. Avrebbe versato lacrime, dopo.

 

“Mi sei mancato così tanto, Jer!”- cantilenò la ragazza.

“Anche tu, tantissimo!”- disse deciso Jeremy. -“Tantissimo.”

 

 

Damon, Caroline e Stefan erano rimasti in disparte, facendo cenno anche ad Alaric (che Elena non aveva minimamente visto, ma lei, erroneamente, era convinta che fosse morto) di stare fermo lì, dov’era. Intanto ai due si erano avvicinati una donna di cinquant’anni e un uomo di quaranta curiosi di sapere perché suo padre conoscesse così bene, l’avevano capito anche loro che c’era un legame, una donna così giovane.

Jeremy, vedendo la figlia e il figlio venire verso di lui, si stacca leggermente dalla sorella.

 

“Elena, loro sono i miei figli.”- le presenta i suoi nipoti, con tono orgoglioso, Jeremy. -“Elena e Sebastian.”

 

Elena sorride loro stringendo entrambe le mani. Eccoli qui i figli di suo fratello, i suoi nipoti. È un po’ in soggezione, però… Sanno del mondo soprannaturale che li circondava? Sannotutta la storia?

 

“Io sono-”

“E’ vostra zia, Elena è vostra zia.”- chiarisce Jeremy al posto della sorella.

 

Elena, la figlia di Jeremy, e Sebastian guardano il padre come se fosse pazzo. Se lei è la loro zia vuol dire che… Da quando in qua loro padre, quasi ottantenne, ha una sorella così giovane?

 

“Papà, non prenderci in giro!”- interviene Sebastian sorridendo di circostanza all’altra Elena, la sua presunta zia.

“Posso assicurarvi che vostro padre ha ragione, ma è una storia troppo lunga da raccontare.”- dice Elena leggermente imbarazzata. -“E’ meglio parlarne dopo, va bene?”

 

I due ragazzi annuiscono sotto shock e un’altra figura abbraccia Elena alle spalle. La ragazza riconosce quel profumo, ma pensa di essere diventata pazza. Si volta di scatto trovandosi di fronte la faccia allegra di Alaric con… Con nemmeno una ruga. Com’è possibile? Il suo sguardo cade subito sulla mano di suo zio (a dir la verità Elena non sapeva più nemmeno come chiamarlo) e vede un anello elaborato.

Sussulta leggermente, poi sorride.

È diventato un vampiro, un’altra volta.

 

“Hai qualcosa da raccontarmi pure tu?”- domanda Elena ad Alaric abbracciandolo di nuovo.

“Sono tornato come prima, più o meno.”- ridacchia l’uomo. -“Bentornata, Elena.”

 

La cerimonia non durò a lungo. Non c’erano poi così tante persone, erano loro, quelli di una volta. In più c’erano i figli di Bonnie con le loro rispettive famiglia ed era bello vedere tante persone così unite. Damon tenne la mano di Elena per tutto il tempo e i due andarono insieme a mettere un fiori sulla tomba di Bonnie. 

Quando i figli di Bonnie, con la promessa di trovarsi due ore dopo per delle spiegazioni (tutti gliene dovevano, davvero) iniziarono a parlare. Elena scoprì che Tyler era diventato un ibrido, ancora, e che Alaric era ritornato un vampiro Originale. La magia dei viaggiatori, in qualche modo , si era dissolta e con lei anche tutti i danni (buoni e non). Ora erano lì, tutti insieme.

Mancava ancora qualcuno, però. Elena non se lo aspettava, l’ultima volta che l’aveva visto era solo un umano.

 

“Elena?”

 

La ragazza, per l’ennesima volta, rimane di stucco. Davanti a lei, come tanti anni prima, c’è Matt, lo stesso ragazzo di sempre. Vampiro anche lui? Probabile.

 

“Matt?”- domanda lei sconvolta. -“Sei davvero tu?”

“Sei sveglia, sei sveglia…”- mormora lui abbracciandola.

 

La ragazza, troppo occupata ad abbracciare Matt, non si è nemmeno accorta che i vampiri, dietro di lei, si sono messi in posizione di difesa. Non per Matt, per gli ospiti che erano comparsi dietro di lui. Klaus, Rebekah, Elijah e una ragazza sconosciuta.

Che cosa ci facevano gli Originali qui?

 

“Te la fai con l’Originale, uhm?”- interviene Damon facendo voltare di scatto Elena.

 

Damon prende Elena tra le braccia e guarda i Mikaelsson in maniera minacciosa, molto minacciosa. Klaus sorride, poi scosse la testa.

 

 

“Non siamo venuti per la doppelganger. Tra l’altro… Ben svegliata, piccola Gilbert.”- soffia Klaus. -“Siamo venuti per fare le condoglianze.

“Tzè.”- sputa Damon. -“Comparite quando c’è qualcosa di allettante.”

“Siamo venuti per fare le condoglianze, davvero…”- mormora Matt grattandosi il capo.

“Sapevo che eri stato trasformato, ma non sapevo che stavi con Rebekah perché… Evidentemente è così…”- mormora Caroline.

 

Rebekah e Matt si guardano un attimo imbarazzati, la prima così tanto diversa dalla psicopatica che era una volta.

 

“Ma perché devo scoprire le cose tutte in un giorno? Pensavo foste tutti morti, sinceramente…”- borbottò Elena ancora attaccata a Damon.

“Siamo stati impegnati in altro…”- mormora lui in tono di scuse.

 

Elena gli tira un pugno e il vampiro rimase zitto. Tecnicamente le sorprese erano finite, gli altri erano tutti morti.

 

“Comunque condoglianze, da parte di tutta la famiglia.”- interviene Elijah osservando meglio Elena.

 

Gli ricordava così tanto Katherine quella donna, ma ormai lui aveva un’altra, aveva Hayley.

 

“Ora sono curiosa di sapere chi sta con la ragazza!”- Caroline indica la ragazza tra Klaus ed Elijah. -“Cara, spero che non ti trattino come la defunta Katherine, se puoi, scappa.”

“Papà, ma chi è Katherine?”- domanda la ragazza a Klaus.

“Papà?”- domandano tutti parecchio sconvolti.

“Vi presento Hope Mikaelson, mia figlia.”- dice Klaus orgoglioso mentre tutti gli altri lo guardarono sbalorditi.

 

 

Dopo due ore (interminabili e tra mille domande) di spiegazione su come un ibrido potesse avere un figlio da un licantropo e di quanti miscugli di creature fosse formata quella povera ragazza, gli Originali, compreso Matt, se n’erano andati via e Jeremy, aiutato dagli altri, aveva spiegato ai suoi figli di quanto diverso e strano fosse il mondo in cui vivevano.

Ora Damon ed Elena sono da soli, nella pensione. Stefan e Caroline sono andati via mezz’ora fa, lasciando ai due altra intimità, ma quella era giusta, necessaria. Dovevano farlo, entrambi lo avevano aspettato per così tanto tempo, il momento era arrivato.

Damon ha paura, paura di farle del male e di non riuscire a fermarsi, Elena, invece, si fidava. Sa che il vampiro non le avrebbe mai fatto del male, lei si fida di lui con tutta se stessa. 

 

E se non riuscissi a fermarmi? E se ti facessi del male?

 

Damon lo aveva ripetuto per mezz’ora, ma Elena aveva continuato a rassicurarlo e ad accarezzarlo. 

 

“Sono pronta, Damon, non farmi attendere oltre…”- mormora la ragazza appoggiata al suo petto. -“Se te la senti di farlo, fallo.”

Finché morte non ci separi, uhm?”- le ricorda Damon.

“Finché morte non ci separi…”- sorride Elena dandogli un casto bacio sulle labbra.

 

Damon scosta i capelli di Elena dal suo collo, delicatamente. I suoi respiri si fanno più accelerati, ma non è paura quella che ha la ragazza. E’ strano, è sempre stata morsa in occasioni veramente drastiche, ora entrambi lo vogliono. Il vampiro (o futuro umano) le bacia piano la clavicola lasciata scoperta dalla canottiera, per poi risalire piano sul collo, vicino alla carotide. Se fosse stata un’altra persona l’avrebbe uccisa, sente chiaramente l’istinto lottare per lacerarle la carne brutalmente, ma si sta controllando alla grande. Damon appoggia la bocca sopra la vena, facendo tremare leggermente Elena. Non è un tremito di paura, ma di piacere. Apre la bocca piano, lasciando il tempo ad Elena di tirarsi indietro, ma lei non lo fa, anzi, continua ad accarezzare la schiena del vampiro. Damon, quindi, non volendo aspettare oltre e sapendo che l’attesa fa male ad entrambi, lacera la pelle dell’umana iniziando a bere il sangue. Entrambi, quasi nello stesso momento chiudono gli occhi. La ragazza perché sente dolore, che sparisce quasi subito, mentre il vampiro dal piacere di bere sangue. E’ puro nettare per lui. Dopo, le cose, cambiano completamente. Elena si rende conto che, effettivamente, Damon aveva ragione. Farsi succhiare via il sangue, dalla persona che si ama, è un attimo intimo e così pieno di piacere, quasi quanto sente mentre fanno l’amore. E’ estasi pura e Damon non prova meno. Per lui è tutto amplificato, è tutto migliore. Si abbandonano completamente l’uno sull’altro, fidandosi. Elena si fida di Damon, sa che non le farebbe mai del male, Damon si fida di Elena, le ha affidato il suo cuore. Quando Damon si stacca dalla donna sviene sul divano con accanto un’Elena particolarmente debole, ma che non è mai stata più felice di così.

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                                           22 Marzo 2081.

 

Elena è una donna di ventotto anni ormai, laureata all’università di Boston a pieni voti, che ora lavora all’ospedale di Toronto. Ha una piccola casa, una villetta a schiera, dipinta di bianco, con un giardino, una veranda. Tutto quello che aveva sempre desiderato, ma con lei c’è l’uomo della sua vita, Damon. Stefan e Caroline hanno preso una casa fuori città, a circa cinque minuti dalla loro, e va bene così. 

Damon, invece, è diventato un critico d’arte e, al tempo stesso, si diverte anche a fare quadri. Elena, quella volta che le ha detto di voler fare il critico, gli aveva quasi riso in faccia, ma dopo, vedendo Damon serio, l’aveva appoggiato.

A contrario di quello che Stefan, molto egoisticamente, gli aveva mostrato più di settant’anni fa, vivevano felicemente e si amavano, molto. I due si sono sposati due anni fa, in California, sulla spiaggia. Damon gliel’aveva proposto da non molto sobrio, perché non trovava il coraggio di chiederglielo, ed Elena aveva accettato subito, si amavano, non c’era nessun ostacolo tra di loro.

 

 

                                       

      Elena rientrò a casa tardi, quella sera. Era stanca, i turni in ospedale erano massacranti, ma aveva comunque il sorriso sulle labbra. Aveva un uomo, il suo uomo, che l’aspettava a casa, non poteva non essere felice. Quando entrò la luce era accesa, Damon le dava le spalle, e notò, solo in un secondo momento, che Damon teneva tra le mani una bottiglia di bourbon. Sorprendentemente, da quanto era tornato umano, beveva molto meno, ma forse perché, per l’appunto, essendo umano il suo organismo reggeva molto meno.

“Damon, sono a casa.”

Elena lo avviso così, calciando via gli stivaletti che stavano torturando i suoi piedi. Damon voltò la testa e le sorrise, di un sorriso sghembo, leggermente ubriaco. Elena scosse la testa, la sua faccia era così dolce che non riusciva nemmeno a rimproverarlo.

“Ti porto a letto, è meglio.”

La ragazza si avvicinò all’uomo che, appena fu a portata di mano, l’attirò a se facendo scontrare le loro labbra. Quella di Elena sapevano di pesca, quelle di Damon di bourbon, ma erano perfette insieme.

La ragazza, riuscendosi a liberare, trascinò Damon fino in camera da letto. Lo fece stendere, gli tolse via le scarpe, la maglia e tentò di tirargli via anche i pantaloni, ma questo glielo impedì.

“Stavo pensando…”

Damon si bloccò un attimo tentando di mettersi di fianco per guardare meglio la donna che amava.

“Come ti vedresti insieme a me, per sempre?”

La domanda spiazzò Elena, facendola rimanere corrucciata. Voleva tornare ancora un vampiro? Era impossibile, lui aveva la cura in corpo e… Una volta che non hai più la cura non puoi più tornare un vampiro.

“Non possiamo tornare vampiri, Damon…”

Il ragazzo scosse la testa ed accarezzò una guancia di Elena.

“Insieme, per sempre, come… Come marito e moglie…”

Damon si spiegò così, senza giri di parole, mentre Elena rimase ancora più sorpresa. Veramente Damon, il suo Damon, in questo momento stava pensando ad un matrimonio? Chi c’era dentro il suo corpo? Non che non lo volesse, lo voleva con tutta se stessa, ma non se lo sarebbe mai aspettato.

“Mi stai veramente domandando cosa ne penso?”

Damon annuì.

“Sarebbe fantastico… Ma non sentirti obbligato ad affrontare un argomento così importante con me.”

Il ragazzo dagli occhi di ghiaccio si tirò su a sedere, ignorando il mal di testa che gli impediva quasi di pensare.

“Sposiamoci, allora!”

Gliel’aveva detto così, allegro, e quasi Elena cadde dal letto. Non pensava che fosse così ubriaco, davvero. Si aspettava di tutto, ma non questo. Si, era decisamente ubriaco per fare una richiesta del genere. 

“Sei ubriaco, Damon, non sai quello che dici…”

Il maggiore dei Salvatore le accarezzò una fronte, mentre la ragazza si beò di quel tocco. 

“Sarò anche ubriaco, ma sono convinto di quello che ho detto… Sposami, Elena… Altrimenti, se non ne fossi convinto, non avrei comprato questo.”

Damon frugò nella tasca dei suoi pantaloni per estrarre una scatoletta di velluto blu. Ad Elena mancò un battito, stava facendo sul serio. Le stava veramente chiedendo di sposarla?

Tentò di mettersi in ginocchio, ma cadde rovinosamente sul letto.Alla fine ci rinunciò.

“Elena Gilbert… Vuoi diventare la futura signora Salvatore?”

Dopo aver pronunciato la frase le porse la scatoletta, aperta, con un anello fantastico all’interno. Elena rimase a bocca aperta e, quando capì che Damon faceva sul serio, gli saltò addosso urlando sì.

 

 

 

Elena ridacchia ricordando la sua proposta di matrimonio. Era convinta che la mattina dopo non si sarebbe ricordato di nulla invece, sorprendendola, si era ricordato tutto, forse meglio di lei. Era felice della sua vita, le piaceva, amava Damon.

Jeremy era morto qualche anno prima, ma si teneva ancora in contatto con i suoi nipoti che, alla fine, avevano digerito il fatto di avere una zia più piccola di loro. 

Nipote. Bambini. La ragazza si accarezza distrattamente il ventre sorridendo. Lì dentro c’è il loro bambino, suo e di Damon. L’ha scoperto questa mattina, alla visita ginecologica. Si sentiva strana da un paio di mesi e i sintomi della gravidanza c’erano tutti così, senza far preoccupare troppo Damon, aveva fatto la visita e… E’ incinta, al secondo mese. Dopo essersi sposati i due avevano decido di interrompere la pillola e di non utilizzare più alcun tipo di precauzione, lo volevano un bambino, l’avevano sempre voluto.

 

“Sono contento che tu sia di buon umore.”- le sussurra Damon all’orecchio, dopo averglielo mordicchiato.

“Ciao.”- la ragazza si sporge per baciare il marito. -“Ero convinta che saresti tornato più tardi.”

“Ho sposato un incontro per domani, volevo tornare prima per stare un po’ con te.”- l’uomo accarezza una guancia alla moglie. -“Cosa ti ha detto il dottore? Non hai nulla di grave, vero?”

“Non c’è nulla che non va in me.”- mente. Rovista nella borsa e tira fuori un pacchetto, rosso. -“Ho deciso di farti una sorpresa.”

“E’ il mio compleanno per caso?”- le domanda scherzoso Damon baciandola, ancora e ancora. 

“No, aprilo però…”- mormora la ragazza torturandosi le mani.

 

Damon, incoraggiato dalla moglie, prende tra le mani il pacchetto. Se Elena è  felice, lo è anche lui, ma ora è turbato. Stava per caso tentando di arginare l’argomento dottore? Dopo l’avrebbe messa sotto interrogatorio, sicuro. Il ragazzo inizia a scartare il regalo, trovandosi di fronte ad una scatolina. Sorride, curioso. Non appena la apre spalanca gli occhi. All’interno ci sono due scarpette, due scarpette da neonato. Una azzurra e una rosa. Sposta l’attenzione dalle scarpette ad Elena, da Elena alle scarpette.

Scarpe. Neonato. Scarpe da neonato. Neonato.

 

“Sei?”

“Si, sono incinta.”- gli risponde la ragazza, curiosa della reazione del marito.

 

Entrambi non capiscono più nulla, Damon si lancia su Elena, attento comunque a non farle male, e l’abbraccia. Continua a baciarla e ad abbracciarla.

 

“Avremo un bambino…”- mormora Damon continuando a baciarla.

“O una bambina…”- mormora Elena ridacchiando.

 

Damon solleva la maglietta di Elena e l’appoggia sopra la sua pancia leggermente gonfia. Fa scorrere le sue dita piano, facendo ridacchiare Elena.

 

“Penso sia un maschio, i Salvatore hanno sempre avuto dei maschi.”

 

 

 

                                                                                                                                      10 Ottobre 2081.

 

“Evidentemente, i Salvatore, sanno anche prendersela comoda!”- ringhiò Elena contro Damon.

 

Il bambino è un maschio, come aveva predetto Damon. La ragazza, dopo due giorni di osservazione, avendo ormai superato la quarantesima settimana, era stata costretta ad avere un parto indotto e faceva male, male da morire. Elena lo sapeva, ne aveva sentito parlare. Se il parto non è una passeggiata, il parto indotto è peggio della morte (ed era un pensiero ridicolo per lei che, la morte, l’aveva già vissuta due volte).

Quando l’ennesima contrazione colpisce Elena, ormai esausta e in preda a crisi isteriche dovute al dolore, Damon ha paura, veramente. Infatti, un secondo dopo, si ritrova con ben cinque unghie impiantate sul braccio e spera che in qualche modo quei segni prima o poi spariscano. Ha provato a dirle che le faceva un po’ male, ma Elena aveva minacciato di castrarlo e quindi Damon, per salvarsi, aveva sopportato in silenzio.

Damon aveva tentato più volte di aiutarla, nelle prime tre ore, con la respirazione, come avevano fatto a quel stupido corso pre parto pieno di donne in preda agli ormoni (Damon ricorda male l’esperienza, aveva trovato alcune donne che l’avevano guardato come se avessero voluto mangiarlo), ma alla fine Elena aveva continuato a sentire sempre più dolore che molte volta non aveva nemmeno il fiato per respirare o per urlare.

Anche Caroline le era stata accanto e Damon la maledice per questo. Avrebbe bisogno di un cambio, per schiarirsi le idee, ma la bionda l’aveva lasciato con un “è tua moglie, il figlio è tuo e, per quanto possa volerle bene, gestiscitela tu”. Ha così tanti pensieri per la testa, uno in particolare. Certo, magari un po’ d’aria gli farebbe bene, ma non è quello il problema. Hanno passato di tutto, Damon ed Elena, ma non l’ha mai vista soffrire così in vita sua. Ne aveva passate così tante senza battere ciglio eppure era lì, in quel letto, a dire che faceva male, tanto male.

 

 

“Va tutto bene, andrà tutto bene…”- mormora Damon accarezzandole il pancione, cercando di calmarla. Lui è lì, per lei

“No, non andrà tutto bene…”- singhiozza Elena con la testa appoggiata sulla sua spalla. -“Non ce la faccio più, non ce la faccio più…”

 

E questa scena è per Damon un tuffo al cuore, ma deve essere forte, almeno per lei. Prende la sua mano tra le sue e la stringe, forte.

 

“Lo so, se potessi ridurre il dolore lo farei, ma non posso. Ci sono io qui con te…”- la consola lui.

“Mi… Mi”- tira su con il naso. -“dispiace di averti urlato contro mille cose…”

“Non preoccuparti, è il dolore a farti parlare così, lo capisco.”- le dice lui baciandola sulle labbra.

 

L’ennesima contrazione colpisce la ragazza che si aggrappa disperatamente al braccio di Damon, non lasciandolo andare. Il dolore è così forte da arrivare perfino a farla urlare. Il maggiore dei Salvatore continua a sussurrarle parole dolci all’orecchio, sperando che tutto questo finisca presto.

Tre ore dopo, senza contare tutte quelle passate in travaglio, sono in sala parto pronti per far nascere il loro bambino. Damon sa che dipenderà tutto da Elena per questo tenta di incoraggiarla come meglio può. Sua moglie, dopo le scuse, non l’ha più insultato, ma non sa quanto questo durerà.

Passa quasi un’ora da quando sono lì dentro, Elena non fa altro che spingere. E’ un dolore che non ha mai sentito, non è paragonabile a nulla, sente solo fitte lancinanti ed ha la sensazione di starsi per aprire in due. Tecnicamente si è avvicinata a quello che sta per accadere, ma non vuole nemmeno pensarci. L’unica cosa di cui si pente, oltre al fatto di non essere andata a giocare a scacchi quella notte (quella in cui hanno concepito il bambino), è aver urlato dietro a Damon. Lui non lo merita, ma non l’ha fatto apposta, ma questo suo marito sembra averlo capito.

Le dicono ancora di spingere e lei, un po’ mordendosi le labbra a sangue e un po’ urlando, lo fa. Perché non finisce?

 

“E’ l’ultima, forza, ancora una.”- la incita l’ostetrica.

“Ancora una, ancora una ‘Lena!”- le sussurra Damon all’orecchio.

“E’ da mezz’ora che lo dite…”- si lamenta lei.

“Questa è l’ultima, te lo posso assicurare!”- le assicura l’ostetrica.

 

Elena spinge con tutte le forze che ha, ormai poche. Spera solo che l’ostetrica abbia ragione perché non ce la farebbe a spingere ancora, il suo corpo ha attraversato il limite da un pezzo, ma ora non può più. La ragazza sente il dolore arrivare al limite dell’immaginabile, facendole diventare gli occhi lucidi per l’ennesima volta, e qualcosa uscire da lei, seguita subito da un piano.

E’ nato. Il loro bambino è nato.

Elena si abbandona contro il lettino, non avendo nemmeno la forza di alzarsi, mentre Damon continua a baciarla e a dirle quanto sia orgoglioso di lei. L’ostetrica alza il piccolo pargoletto in aria, lo avvolge dentro una copertina e, ancora urlante, lo mette tra le braccia di Elena. E’ stanca, dolorante, ma non appena vede la faccina piangente di suo figlio se ne innamora subito, dimenticando tutto. Dimentica tutto il dolore, tutta la fatica appena trascorsa, e pensa anche ad una futura sorellina. Ci sarà del tempo, certo, ora deve solo godersi suo figlio. 

E’ amore quello che prova, un amore intenso. E’ l’amore di una mamma. Gli accarezza piano una manina e il bambino smette di piangere. Damon, dopo essere rimasto incantato ad osservare sua moglie e suo figlio, posa un bacio alla testa delicata del bambino che alza gli occhi. Muove piano le manine e Damon sorride, forse l’ha riconosciuto.

 

“E’ bellissimo…”- mormora Elena continuando ad accarezzarlo.

“E’ un mini Salvatore…”- mormora Damon con la stessa dolcezza continuando a tenere gli occhi fissi sul figlio. Lo osserva orgoglioso, ha i capelli nerissimi e gli occhi chiari. -“Daniel Salvatore, benvenuto in famiglia.”

 

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*so che, da quanto detto, nessuno potrà più entrare nella cripta in cui è rinchiusa Elena, ma non l’ho trovato particolarmente azzeccato, in modo particolare per Damon che, quindi, non avrà nessun modo per rivedere Elena per i prossimi sessant’anni. Così ho deciso, visto che questa è una storia, di concedere solo ed esclusivamente a lui la possibilità di entrare nella cripta per vedere Elena.

 

 

Sono in astinenza dal vero The Vampire Diaries ed è uscita questa cosa. Mi sono messa a scrivere, è da tanto che volevo farlo, un finale alternativo ed ecco cos’è uscito fuori. Credo che sia la One-Shot più lunga che abbia mai scritto e ne sono veramente soddisfatta. Molto probabilmente ci saranno degli errori, li ricontrollerò domani, ma non stavo più nella pelle per farvela leggere.

L’ho scritta di getto, senza mai fermarmi, e mi è piaciuto molto com’è venuta fuori, ovviamente l’ultimo commento spetta a voi.

Sono cose queste che, molto probabilmente, non accadranno mai, ma mi piace da matti immaginare un futuro così per Damon ed Elena, un futuro che hanno agognato e desiderato, ma che purtroppo è stato loro tolto.

Io non guarderò la settima stagione, l’ho già detto, ma mi piace comunque consolarmi così :)

Spero vi sia piaciuta, aspetto soltanto i vostri pareri ^^

  
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