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Autore: Ari_92    26/08/2015    3 recensioni
«Credi davvero che sia possibile? Trovare una persona così, voglio dire.»
«Sì, credo di sì.» Gli risponde Kurt. Crede davvero che esista qualcuno del genere. Deve essere così, dopotutto.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Starry Night

 
 
Alla mia partner in crime, nonché long distance love.
I love you so much
 
 
 
 
 
«Può darsi che non sia la cosa più patetica che abbiamo fatto, ma ci andiamo molto vicini.» Dice Kurt, con una risata.
La luce del giorno sta lentamente lasciando il posto a quelle colorate della città; per la prima volta da quando sono arrivati non c’è nemmeno una nuvola in cielo.
«Okay, va bene, ci andiamo vicini.» Acconsente Blaine, dopo aver passato i precedenti dieci minuti a difendere a spada tratta la loro idea del cinese take away.
In origine la loro ultima cena a Londra avrebbe dovuto essere qualcosa di memorabile, magari in uno di quei ristoranti costosi in cui non avevano mai avuto il coraggio di entrare. Peccato che i loro prelievi con il bancomat durante la settimana avessero superato di gran lunga le aspettative iniziali, perciò – ben consapevoli che i loro genitori ormai vivevano con il telefono in mano, pronti a chiamarli al primo movimento bancario – si erano decisi che in fondo un take away da tre sterline e novantanove è un buon compromesso.
 
«Aspetta un secondo.» Kurt si ferma con la borsa di plastica piena di cibo cinese che gli oscilla in mano e aspetta che Blaine fotografi le luci colorate appese all’ingresso di un piccolo ristorante italiano. Durante quella settimana Blaine si è fermato ad immortalare talmente tante cose che Kurt ha praticamente smesso di farlo, deciso a farsi passare le sue foto. Ce ne sono di qualunque cosa, dalle insegne dei pub alle vetrine di sushi di China Town; probabilmente perfino un paio fatte ai tizi che vendono i giornali del mattino agli angoli della strada.
Quando Blaine annuncia con grande soddisfazione di essere riuscito ad immortalare perfettamente le lampadine colorate Kurt si affretta ad affiancarlo di nuovo. L’insegna di un negozio di dolciumi si illumina proprio sulle loro teste e colora il sorriso di Blaine di delicati toni pastello; Kurt lo guarda solo per un attimo prima di tornare a spostare gli occhi davanti a sé.
Charing Cross Road è incantevole stasera.
 
 
 
Ci mettono un po’ ad arrivare in prossimità del Big Ben; quando ci sono Kurt è appena riuscito a sistemarsi fin sotto al naso la felpa, una di quelle pesanti con la tipica scritta “I love London”: Blaine lo sa benissimo perché ha impiegato più di mezz’ora a convincere Kurt a mettere da parte il suo gusto in fatto di moda in favore dell’evitare un’orrenda morte per assideramento. Adesso è del tutto avvolto nella sua tanto detestata “I love London”, con le mani sepolte nelle tasche e il naso per aria.
Blaine si era ritrovato a guardare Kurt con più attenzione del solito durante quella settimana, perché non lo aveva mai visto così meravigliato da qualcosa. Non che sia strano: non c’è molto di cui meravigliarsi a Lima, Ohio. Per di più, non riesce a smettere di pensare alla concatenazione di coincidenze che li aveva portati lì, perché è qualcosa di davvero assurdo.
 
Prima di tutto Kurt non sarebbe dovuto andare in vacanza con lui, bensì con Finn, Rachel, Quinn e Puck: alcuni degli altri neodiplomati. Peccato che Quinn e Puck fossero tornati insieme due settimane prima della partenza, al che Kurt si era presentato a casa di Blaine lanciandosi in un’invettiva contro le coppie e la loro innata capacità di rovinare le vacanze agli altri. Blaine non era del tutto sicuro che si trattasse di una proprietà innata delle coppie, ma non aveva osato contraddirlo. In definitiva Kurt – nonostante i deboli tentativi di Rachel per fargli cambiare idea – aveva rinunciato alla vacanza e si era messo a lavorare a tempo pieno nell’officina di suo padre.
Quanto a Blaine, erano quasi sei mesi che programmava due benedette settimane a Parigi con Liam – doveva averne parlato fin troppo a giudicare dalla faccia che facevano tutti quando tornava sull’argomento.
Peccato che i genitori di Liam non fossero esattamente dell’idea. In realtà erano così poco dell’idea da organizzare una vacanza di famiglia in Florida nei giorni corrispondenti a quella che avrebbe dovuto essere la loro, di vacanza. Liam lo sapeva da parecchio tempo e aveva aspettato fin troppo per dirlo a Blaine: ne era scaturita una litigata epica, seguita da una riappacificazione altrettanto epica, giusto due giorni prima che Liam partisse per la Florida.
Una settimana dopo la consumazione di quella tragedia Kurt si era presentato a casa di Blaine al grido di “Fanculo Liam, fanculo i Finchel e fanculo tutte le coppiette di questo mondo: andiamo in vacanza noi due.”
Blaine non avrebbe saputo trovare parole migliori per proporlo.
 
«Beh? Non fai una foto?» Blaine distingue a malapena le parole di Kurt, che gli sta parlando letteralmente da dentro la sua “I love London”. Gli ci vuole un attimo per rendersi conto di che cosa abbia detto, e appena lo fa è chiaro che si sta riferendo al Big Ben: sono così vicini che è praticamente impossibile non andare a sbattere contro i turisti che si fermano nel bel mezzo del marciapiede a fissare il quadrante illuminato dell’orologio.
«La faccio quando torniamo indietro e solo se c’è meno gente, non voglio farmi insultare in lingue sconosciute. E poi ho fame.»
Così proseguono uno accanto all’altro verso il ponte di Westminster.
 
 
 
«Blaine.» Kurt si limita a pronunciare il suo nome a strattonargli la manica della giacca mentre con l’altra mano – quella che stringe il sacchettino di take away cinese – indica dritto di fronte a sé.
I palazzi sulla riva del Tamigi scintillano di mille luci colorate e il London Eye è completamente illuminato di rosso: il suo riflesso si tuffa nelle acque tranquille del fiume.
Dalla sua posizione Kurt può vedere le cime scure degli alberi sulla riva opposta e la luce morbida che dai ponti e dagli edifici si riflette sull’acqua, facendola assomigliare a una gigantesca pista da ballo in movimento. È come se quella vista lo chiami per nome, come se lo inviti a prendere parte alla sua magia. Kurt appoggia le mani sul parapetto del ponte; è un sacco di tempo che qualcosa non lo lascia così sbalordito da fargli dimenticare di tutto il resto.
 
«Vorrei avere una macchina fotografica decente in questo momento.» Dice Blaine, con gli occhi che danzano tra i palazzi e i giochi di luce sulla superficie dell’acqua. Si volta verso Kurt, che è ancora nascosto nella sua “I love London”.
«Direi che abbiamo trovato il posto dove mangiare.» Annuncia, e fa un cenno alla busta di plastica che pende dal polso del suo migliore amico. Kurt smette di guardare il Tamigi e si volta per sorridergli. Blaine pensa che quel sorriso in particolare sia esattamente al posto giusto al momento giusto: tra le luci di una città incantevole, sopra a un fiume colorato e sotto a un cielo senza nuvole. 
 
 
 
«Posso quasi darti ragione sulla pateticità di questa cosa.» Ammette alla fine Blaine, mentre Kurt è impegnato ad aprire le vaschette di alluminio che contengono la loro cena.
Si sono seduti al tavolino più vicino alla riva del fiume, di fianco a quella che di giorno deve essere una bancarella che vende hot dog; poco più in là c’è una delle tante biglietterie per le gite in traghetto sul Tamigi.
Kurt gli rivolge un sorrisetto e dispiega due dei loro tovaglioli di carta, piazzandone uno davanti a sé e uno davanti a Blaine, insieme alle bottigliette d’acqua; poi tira fuori le posate di plastica dai sacchetti e le dispone con cura, come se stesse effettivamente apparecchiando. Infine piazza le rispettive vaschette di alluminio al loro posto e raspa nel suo zaino finché non trova l’inquietante statuina della regina Elisabetta che ha comprato il giorno prima e la sistema tra di loro.
«Questo è il centro tavola.» Spiega, facendo ridere Blaine.
«Okay, ritiro tutto.» Kurt sorride e inizia a punzecchiare con la forchetta il suo pollo alle mandorle, nascosto sotto a qualche involtino primavera e a qualcosa di rotondo e fritto non meglio identificato.
 
«Sai, rimarrei anche un’altra settimana.» Dice, tagliando in due il cibo misterioso.
«Anche io.» Annuisce Blaine. «Ci pensi che ci sono persone che sono nate qui? Che hanno avuto letteralmente una vita per vedere questo posto?»
«E poi ci siamo noi, direttamente da Lima. Sai per cosa è famosa Lima? Per i fagioli. Loro hanno Buckingham Palace e noi abbiamo i fagioli.»
«Maledetti fagioli.»
«Sì, davvero.»
Kurt scopre che il suo misterioso alimento fritto è pollo: avrebbe potuto andargli molto peggio. Oltre ad essere un po’ floscio per la buona mezz’ora passata in una scatoletta di alluminio il cibo non è così male. Kurt alza distrattamente lo sguardo dalla sua cena e sorprende Blaine intento a masticare lentamente qualcosa che deve avere un sapore strano, a giudicare dal sospetto con cui fissa la sua vaschetta. Dietro di lui c’è il Big Ben e le luci dei lampioni sul ponte di Westmister.
Kurt si ritrova a pensare che potrebbe abituarsi a questo. Lunghe passeggiate, cene d’asporto, un centrotavola incredibilmente trash e Blaine; non è una combinazione di cui sente di potersi stancare.
Un minuto più tardi lo schermo del cellulare di Blaine si illumina: lui risponde praticamente subito.
 
«Amore, ciao.» Cerca di mostrarsi particolarmente allegro: è da quando ha fatto pace con Liam che si comporta in quel modo. Forse perché aveva avuto davvero paura che fosse finita, o magari perché non lo aveva mai visto così dispiaciuto per qualcosa.
Liam gli dice di aver calcolato i fusi orari in modo da non disturbarlo; gli racconta della Florida e gli chiede se ha visto Buckingham Palace. Blaine gli dice che sì, l’ha vista e vorrebbe parlargli di qualcos’altro a parte Buckingham Palace ma Liam lo interrompe con la solita domanda: “Vorresti che fossi lì con te, vero?”
Blaine odia quando glielo chiede, perché c’è solo una risposta che si può dare ed è sì, certo che lo vorrebbe. Non importa se è vero o no: è l’unica cosa che può dire. Liam gli chiede se ha visto il Big Ben e due minuti dopo gli sta dando la buonanotte.
Quando Blaine torna a voltarsi completamente verso il tavolino sorprende Kurt intento a rubargli un involtino primavera direttamente dalla vaschetta.
 
«Ehi!»
«Posso sapere che cosa ci trovi in lui?»
«Che cosa?» Kurt desiste nel suo intento di sottrargli parte della cena e apre la sua bottiglietta d’acqua.
«In Liam. Che cosa ci trovi?» Ripete, un attimo prima di bere un sorso. Blaine sorride, più per imbarazzo che per divertimento.
«Non capisco.»
«State insieme da tipo otto mesi, è una domanda legittima. Voglio solo sapere che cosa ci trovi in lui.»
«Beh- è carino.»
«Giusto.» Kurt continua a guardarlo, con le maniche della sua “I love London” che lasciano appena scoperte le dita. «Allora? Continua.»
«Abbiamo la stessa età.»
«Questa sarebbe la tua seconda motivazione?»
«No, okay. Lui- credo che mi ami davvero.» Kurt inarca le sopracciglia, masticando lentamente l’ultimo boccone di pollo.
«Interessante.»
«Che cosa?»
«Nella tua lista di motivazioni c’è prima il fatto che lui ama te rispetto a quello che tu ami lui.»
«È scontato che lo amo.»
«Il che è orribile da parte tua. Tra tutte le cose che si possono dare per scontate proprio l’amore, Blaine?»
«Perché tu invece sull’amore sai tutto, non è vero?»
 
Se ne pente non appena lo dice, ma ormai lo ha fatto. Se solo Kurt non gli avesse fatto tutte quelle domande non avrebbe cercato di difendersi in quel modo; peccato che le sue fossero solo curiosità legittime, curiosità a cui avrebbe dovuto saper rispondere. Kurt sembra ferito e Blaine odia esserne la causa.
«Mi dispiace.»
«Credi che io sia patetico?»
«Kurt, no- »
«Sì invece. Lo credono tutti. Comunque se proprio vuoi saperlo penso di saperne più io che ho passato tutto questo tempo ad amare qualcuno che non può ricambiarmi di te, che invece lo dai per scontato. Anzi, se proprio lo vuoi sapere mi fa incazzare sentirti dire che è scontato.»
«Va bene. Dammi il tuo cellulare.» Kurt lo fissa per un attimo, stranito.
«Perché?»
«Forza, dammelo.» Siccome Kurt ancora non reagisce in nessun modo, Blaine si limita ad allungare la mano e a prenderlo. «Chiamiamolo, no? Sentiamo che cosa sta facendo- »
«Ti ha dato di volta il cervello?»
«Che cosa c’è di male?»
«Non provarci neanche, chiaro? È insieme a Rachel stasera.»
«Solo cinque minuti, a Rachel non dispiacerà.» Kurt sembra sul punto di obiettare, ma non lo fa. Si alza in piedi e lo guarda per un attimo, con le braccia abbandonate lungo ai fianchi.
«Fai quello che ti pare.» Si limita a dire, poi gli volta le spalle e raggiunge il parapetto che dà sul fiume; rimane appoggiato lì, a guardare i riflessi colorati dell’acqua.
 
Non è nemmeno sicuro del perché si sia alzato solo per fermarsi pochi metri più in là. Il suo istinto sarebbe stato quello di andarsene, ma non puoi semplicemente lasciare qualcuno nel bel mezzo di una città che nessuno dei due conosce, e comunque la cartina ce l’ha Blaine. Emette un piccolo sospiro, senza sapere come comportarsi. Una parte di lui vorrebbe solo fare marcia indietro e pregare Blaine di non chiamare Finn, anche se questo rovinerebbe completamente la sua uscita di scena drammatica.
«Ehi.» Kurt sente la voce di Blaine direttamente alle sue spalle. «Sai che non lo avrei mai fatto, vero?»
«So solo che delle volte sei proprio un amico di merda.»
«Hai ragione. Su tutto, voglio dire.» Gli dice Blaine, con una voce strana, una che Kurt non ha mai sentito. Cerca istintivamente il suo sguardo per tentare di capire che cosa c’è che non va, ma Blaine è intento a fare leva sulle braccia in modo da issarsi a sedere sul parapetto. Kurt lo imita e riesce nell’intento con più facilità vista la loro differenza di altezza; in un altro momento non si lascerebbe sfuggire l’occasione di prenderlo in giro, ma non adesso. Adesso vuole solo sapere che cosa sta succedendo.
 
«In che senso ho ragione su tutto? Non che non sia d’accordo, ma...»
«Tanto per cominciare sul fatto che a volte sono un amico di merda.» Comincia, con un mezzo sorriso. Fa una piccola pausa e scrolla le spalle, come se qualunque cosa stia per dire non abbia poi una grande importanza. «E anche su di me e Liam.»
«Non ho detto una parola su di te e Liam.»
«Oh, andiamo. Sai che cosa voglio dire.»
Kurt vorrebbe negare, ma onestamente non crede di esserne capace. Dopotutto lui e Blaine sono migliori amici: da un certo punto di vista è un suo dovere provare a farlo riflettere sulle cose, anche quando la reazione standard di Blaine è mettersi sulla difensiva e minacciarlo di telefonare a Finn. Quando ormai gli è chiaro che Kurt non ha intenzione di rispondere, Blaine continua a parlare.
«Hai ragione sul fatto che dare per scontato di amare qualcuno è orribile e che la mia lista di che cosa ci trovo in lui fa schifo.» Si ferma un momento e aggrotta le sopracciglia con aria concentrata, poi si volta direttamente verso Kurt. «È il tipo di persona che ha sempre un’opinione forte su tutto; all’inizio era qualcosa che mi piaceva, mi affascinava direi, forse perché io invece non sono mai sicuro di niente. Ma vuoi la verità? È fastidioso. Ci sono delle volte in cui è talmente preso a spiegare perché ha ragione che mi verrebbe da prenderlo per le spalle e dirgli che a nessuno frega un cazzo.»
Kurt a quel punto si mette a ridere; nel farlo abbassa un po’ la testa e gli occhi si riducono a piccole fessure: le lampadine appese sulle loro teste li rendono luccicanti. Blaine sorride a sua volta e decide di proseguire.
 
«È anche sdolcinato. Voglio dire, probabilmente dovrebbe essere una cosa positiva, eppure la maggior parte delle volte che cerca di essere romantico devo sforzarmi per non alzare gli occhi al cielo. Non lo so, probabilmente perché è esagerato. Come fai a prendere sul serio qualcuno che ti dice cose del tipo “il sole è sorto per te” o “sei tutta la mia vita”? O peggio: “ti amo da morire”. Che cosa diavolo significa? Mi devo aspettare che uno di questi giorni tirerà le cuoia per il fatto che mi ama troppo? E come si fa ad amare troppo qualcuno?» Kurt continua a sorridere e scuote piano la testa.
«Non riuscirei mai a dire cose del genere.»
«Lo so! Dovresti vedere la mia faccia quando lui le dice a me.»
«Non ti fa nemmeno un po’ piacere?» Blaine ci pensa su; prova a ricordare qualche occasione in cui Liam gli ha detto qualcosa di carino che lo abbia fatto sentire davvero felice. Alla fine scrolla le spalle.
«Mi mettono solo a disagio, in realtà.» Kurt lo guarda con attenzione adesso, come se stesse scegliendo con cura le parole da usare.
«Hai provato a parlarne con lui?» Blaine sbuffa una risata: è chiaro che Kurt non conosce Liam.
«Non posso parlargli di qualcosa del genere. Non capirebbe cosa voglio dire, probabilmente si offenderebbe.» Riesce ad immaginare con fin troppa facilità una reazione del genere da parte sua. «È molto più facile ripetere quello che dice lui, tipo “ti amo da morire anche io”. Anche se quando lo dico ad alta voce fa quasi impressione, mi sembra di sentire parlare un’altra persona.»
Probabilmente è la cosa più sincera che ha mai detto a qualcuno riguardo la sua relazione con Liam. Una folata di vento improvvisa scompiglia i capelli ad entrambi e Kurt si stringe le braccia attorno al corpo, nella sua “I love London”.
 
«Posso chiederti una cosa?» Blaine annuisce. Kurt giocherella con l’elastico della felpa ancora per un po’, mentre cerca di farsi venire in mente un modo delicato di porre la questione. Alla fine si arrende e glielo chiede e basta.
«Sei innamorato di lui?» Il suo è solo un sussurro, ma è sicuro che Blaine lo abbia sentito benissimo. La risposta arriva prima di quanto avesse immaginato.
«No. Insomma, all’inizio pensavo che il problema fossi io. Mi sono fatto determinate aspettative su quello che si prova quando si è innamorati e quando io e Liam ci siamo messi insieme- non lo so, ho pensato che dovessi solo ridimensionare quelle aspettative, che fossi troppo concentrato su qualcosa che esiste solo nei libri o nei film.»
«Quindi tu ti immagini storie d’amore da film ma non riesci nemmeno a sopportare qualche dichiarazione melensa?»
«È un controsenso, non è vero?» Blaine emette una risatina nervosa e incrocia le gambe sul muretto. Kurt ci pensa su un attimo.
«Non per forza. Le nostre fantasie possono anche essere lontane da quello con cui ci troviamo davvero a nostro agio.» Gli dice, studiando la reazione di Blaine. «Ciò non toglie che la persona con cui stai dovrebbe farti sentire come se steste scrivendo un nuovo libro o girando un altro di quei film melensi- insieme, intendo. Qualcosa di fatto su misura, insomma; una relazione reale che fa impallidire tutte quelle di cui hai letto, o che hai visto al cinema.»
Kurt non è tipo da gesticolare più di tanto, ma in quell’occasione si ritrova a fare un’eccezione. Non è sicuro di essersi spiegato bene, ed è troppo imbarazzato per guardare Blaine in faccia e rendersi conto se ha capito che cosa intende. Si lascia ricadere le mani in grembo e incrocia le caviglie, con i piedi a penzoloni giù dal muretto.
 
«So di non essere la persona più adatta a dire queste cose, visto che non ho nemmeno un ragazzo- »
«Credi davvero che sia possibile? Trovare una persona così, voglio dire.»
«Sì, credo di sì.» Gli risponde Kurt. Crede davvero che esista qualcuno del genere. Deve essere così, dopotutto.
«Per te è Finn?»
Quella domanda destabilizza Kurt molto più di quanto dovrebbe. Ha passato talmente tanto tempo ad arrovellarsi per trovare il modo di piacere a Finn che deve aver perso lungo la strada la motivazione originaria che lo aveva spinto a farlo. C’era stato un periodo della sua vita in cui tutto ciò che chiedeva era che Finn si accorgesse di lui, ma sembra così lontano nel tempo che è come se stesse spiando nei ricordi di qualcun altro. Scuote lentamente la testa, guardando Blaine, che sembra confuso almeno quanto lui.
 
«No?»
«No, non è Finn.»
«E tutte quelle cose che hai detto prima? Insomma- sul serio? È da quando ti conosco che dici di essere innamorato di lui.»
«Forse non sei l’unico che dà per scontate le cose.» Gli risponde. «Non lo so, Blaine. Anche se all’improvviso impazzisse e mi venisse a dire che gli piaccio non credo che riuscirei ad essere felice insieme a lui. Dovrebbe essere qualcosa di facile da immaginare, invece non ci riesco. Forse una volta, ma adesso...»
Blaine capisce perfettamente quello che Kurt vuole dire, perché nemmeno lui riesce ad immaginare uno scenario realistico in cui è felice insieme a Liam. Questo in qualche modo lo fa arrabbiare, perché Liam non è affatto una brutta persona: è premuroso e adora passare il tempo con lui. Certo, non è un grande ascoltatore né la persona più interessante sulla faccia della Terra, ma nel complesso è sicuro che un sacco di ragazzi farebbero la fila per uscire con lui.
Per quanto si sforzi di trovarlo, Blaine non riesce a circoscrivere quel particolare difetto di Liam che gli impedisce di innamorarsi di lui.
 
«Capisco che cosa vuoi dire.»
Kurt adesso ha messo i piedi sul muretto, si è stretto le ginocchia al petto e ha piegato la testa all’indietro. Blaine si rende conto che sta guardando le stelle: è la prima volta che il cielo è completamente sereno da quando sono arrivati.
«Hai intenzione di rompere con Liam?»
«Non lo so ancora.» Gli risponde, alzando a sua volta gli occhi verso il cielo. Ignora il filamento di lucine bianche che pende sulle loro teste e guarda oltre i rami degli alberi, dove vede brillare decine di stelle. «Continuo a volere una macchina fotografica decente.»
«Starry starry night, paint your palette blue and gray...» Canticchia Kurt, prima di sprofondare di nuovo fin sotto al naso nella sua “I love London”. Blaine sorride e si decide a scendere dal muretto.
 
«Possiamo tornare in albergo se hai freddo.» Kurt lo guarda come se avesse appena proposto di tentare di rapire la regina in persona.
«È la nostra ultima notte a Londra, Anderson: puoi anche scordarti di passarla in albergo.» Gli dice, saltando giù dal muretto. Si avvia a grandi passi verso il loro tavolino, raccoglie i resti della cena e rimette nello zaino l’orribile statuetta danzante che avevano usato come centrotavola. Blaine lo raggiunge per dargli una mano con le vaschette e le posate di plastica.
«Quindi dove vogliamo andare?»
«Possiamo tornare a Piccadilly Circus?» Propone Kurt, con un sorriso speranzoso. Blaine non trova nulla da obiettare, anche perché gli piacerebbe fare un’ultima tappa all’M&M’S World. Prima di avviarsi verso la fermata della metropolitana Kurt torna a salire sul muretto, questa volta in piedi, reggendosi a un lampione.
 
«Se hai intenzione di buttarti nel Tamigi sappi che non ti verrò a salvare.» Gli fa presente, facendolo ridere.
«Voglio solo una foto con il London Eye.» Gli dice; si sposta in modo che la grande ruota panoramica alle sue spalle si veda meglio e Blaine scatta la foto: immortala la scia di lucine bianche che pendono sulle loro teste, un pezzetto di cielo e naturalmente il London Eye. Kurt si tiene stretto al lampione con un gran sorriso, le mani nascoste dalle maniche troppo lunghe della sua “I love London”, i capelli scompigliati dal vento.
 
«Blaine, andiamo?» Blaine si rende conto che Kurt – quello in carne ed ossa – è già sceso dal muretto e si sta avviando verso la fermata della metro, quindi si affretta a raggiungerlo.
Mentre passano di nuovo sotto al Big Ben, Blaine si chiede come ha fatto a non rendersi conto subito del difetto di Liam, quella particolare carenza che gli ha impedito di innamorarsi di lui.
Il vero problema è soltanto uno: Liam non è Kurt.
 
 
 
«Si può sapere di quanti altri tuoi fratelli ignoro l’esistenza?» Chiede Kurt, mentre Blaine cerca di rinfilarsi il portafoglio nello zaino dopo aver comprato dieci cartoline.
«Arriverà il giorno in cui smetterai di rinfacciarmi la storia di Cooper?» Kurt lo aiuta a chiudere la zip e torna ad affiancarlo. Blaine ha insistito per tornare un’ultima volta a China Town e non ha saputo dirgli di no: sono entrambi completamente rapiti da quel posto; è così bello che quando si cammina da quelle parti sembra quasi di trovarsi in una delle ottocento cartoline di Blaine.
«Sei stato tu a tenermi nascosta la sua esistenza per anni- »
«Ma poi lo hai incontrato, no? Lasciati dire che è stata la settimana peggiore della mia vita. E comunque non ti nascondo nessun parente: le ho prese per me.»
«Farò finta di crederti.» Blaine sbuffa una risata, poi si ferma per fotografare un enorme cartellone pubblicitario di Les Misérables.
Kurt lo guarda mentre si accovaccia per riuscire ad immortalare il cartellone dal basso, e senza una ragione precisa gli tornano in mente le sue parole, nitide come se gliele stesse ripetendo proprio in quel momento: non è innamorato di Liam. Per quanto si sforzi di non pensarci quell’informazione continua a pulsargli nel cervello e gli impedisce di concentrarsi pienamente su qualunque altra cosa.
 
«Blaine?» Lui lo raggiunge subito, un po’ stranito.
«Va tutto bene? Sembri preoccupato.»
«Non sono preoccupato. Possiamo sederci?» Chiede, facendo cenno ad un piccolo parco poco distante; è grande a sufficienza solo per qualche albero e due paia di panchine, ma a Kurt va benissimo. Appena si siedono si appoggia lo zaino in braccio, lo apre e si mette a cercare.
 
«Devo iniziare a preoccuparmi?»
«No, Blaine.» Gli risponde con una certa enfasi, facendolo ridere.
«Sul serio, inizio a spaventarmi- che cos’è?» Blaine guarda ciò che Kurt gli sta allungando, poi incontra direttamente gli occhi del suo migliore amico. Kurt inarca le sopracciglia.
«Beh? Avanti, prendilo.» Blaine lo prende. Sembra una specie di quaderno, ma è troppo alto per trattarsi di questo. In copertina c’è una veduta del Tamigi, con il Big Ben e il London Eye.
«È un album fotografico?» Kurt annuisce.
«Già dai primi giorni era abbastanza chiaro che saresti stato tu il fotografo ufficiale di questa vacanza, quindi ho pensato che almeno avrei potuto contribuire con questo. Pensavo che potrebbe essere carino scegliere insieme che foto metterci dopo essere tornati a Lima. Ovviamente ne ho preso uno uguale anche per me.»
Blaine rimane interdetto per un attimo, perché non si aspettava niente del genere. Non che avesse una vaga idea di che cosa aspettarsi. Kurt sembra un po’ in imbarazzo e Blaine si ritrova a sorridere, perché non lo ha mai visto così.
 
«Sinceramente avrei preferito che mi regalassi la regina che balla- » Kurt si mette a ridere.
«Quella è solo mia, mi dispiace.» Blaine si finge affranto e appoggia l’album affianco a sé. Quando si volta scopre che Kurt lo sta fissando con un mezzo sorriso. È così bello che si prende qualche secondo solo per guardarlo prima di parlare di nuovo.
«Grazie. Dico davvero.» Si sporge in avanti e avvolge Kurt tra le braccia. Sente il suo migliore amico stringerlo timidamente a sé, con il mento appoggiato sulla sua spalla.
A volte Blaine dimentica quanto ama il profumo di Kurt. Non saprebbe descrivere di che cosa sa esattamente, ma è l’unico profumo che gli piace che gli rimanga addosso. Succede quando passano interi pomeriggi insieme e, dopo essere tornato a casa, Blaine si accorge che è rimasto intrappolato nei suoi vestiti: è qualcosa che lo fa sempre sorridere. Lo stringe un po’ di più e chiude gli occhi.
 
«Ho deciso di lasciarlo.» Dice, di punto in bianco. Kurt scioglie il loro abbraccio per poterlo guardare in faccia.
«Di che cosa stai parlando?» Gli chiede. Blaine lo guarda negli occhi e Kurt si chiede come sia possibile sembrare al contempo così sicuri di sé e così spaesati. Alla fine Blaine gli risponde.
«Liam. Sarà la prima cosa che faccio domattina.»
«Sei sicuro?»
«Sono sicuro.» Kurt rimane in silenzio per un po’, a fissarsi le mani. Il cuore gli batte talmente forte che è quasi doloroso. Alza lo sguardo in fretta e sorprende Blaine a fissarlo. Decide di dirlo e basta.
«Blaine è possibile che tu- uhm.»
«Che io?» Kurt abbassa lo sguardo, senza sapere come continuare. Scuote piano la testa e si sforza di ridere.
«No, niente.» Dice, scrollando le spalle.
 
Si alza rapidamente in piedi, pronto a continuare la loro passeggiata per China Town. Peccato che Blaine sia ancora lì seduto a guardarlo dal basso, e così Kurt manda tutto al diavolo.
Si piega goffamente verso Blaine e lo bacia, lo bacia per davvero. Gli sembra che le sue labbra sappiano vagamente del pollo alle mandorle che hanno mangiato per cena, ma si separa da lui prima di esserne sicuro.
Fa un passo indietro e lo guarda ad occhi spalancati, come se fosse Blaine il pazzo che si è messo a baciare il suo migliore amico su una panchina nel bel mezzo di China Town.
 
«Ti prego dì qualcosa.» Blaine lo guarda con un’espressione completamente neutra per quelli che a Kurt sembrano anni, poi si alza in piedi.
«Se anche quello faceva parte del mio regalo, continuo a preferire la regina che balla.» Gli dice con un’aria serissima, tanto che per un lungo momento Kurt teme che sia completamente impazzito. Ma poi si lascia scappare un sorrisetto e Kurt gli dà una spinta sulla spalla.
«Sei un cretino.» Blaine ora sta ridendo apertamente e – per quanto si sforzi di non farlo – Kurt non riesce a trattenersi dal fare la stessa cosa. «Dì qualcosa di meno imbecille, per favore.»
 
Blaine ora lo guarda direttamente negli occhi, con un sorriso bellissimo. Nemmeno le luci della città sul Tamigi erano riuscite a togliergli il fiato come sta facendo lui adesso.
«Ecco, tu mi piaci proprio tanto.» Kurt non può fare a meno di rimettersi a ridere. «No, sul serio! Lo so che siamo amici praticamente da una vita, ma è la verità, tu- non c’è nessuno come te. Quando siamo insieme perdo completamente la cognizione del tempo e non c’è nessun altro momento in cui sono più felice- » Kurt lo interrompe con un altro bacio e Blaine gli accarezza i lati del viso, tenendolo vicino a sé.
Baciare Kurt è qualcosa a cui si è impedito di pensare per così tanto tempo che non riesce nemmeno a capacitarsi di essere lì, ora, con le sue braccia strette attorno alle spalle e il suo profumo nelle narici. Le sue labbra sono calde e leggermente screpolate dal freddo; sa che è solo la seconda volta che succede – e la prima è durata solo un paio di secondi – ma Blaine è piuttosto sicuro che baciare Kurt scalerà la classifica delle sue cose preferite con la stessa facilità con cui si è innamorato di lui, giorno dopo giorno, per tutti quegli anni.
Quando alla fine si separano, Blaine gli sorride dolcemente.
 
«Ora sei tu che dovresti dire qualcosa.» Kurt lo guarda per un attimo, poi sbatte esageratamente le ciglia.
«Ti amo da morire
«Imbecille.» Kurt ridacchia e scuote la testa.
«No, a parte gli scherzi. Anche tu mi piaci proprio tanto.» Gli dice, ed è tutto ciò che Blaine ha bisogno di sentire.
 
Decidono di passare un altro po’ di tempo in quel minuscolo parco con quattro panchine prima di tornare in hotel.
Le dita di Kurt fanno capolino dalla manica troppo lunga della sua tanto odiata “I love London” e stringono piano la mano di Blaine. In cielo non c’è nemmeno una nuvola.

 
 

 
 
 
 

 
 
 
 
 
Una piccola OneShottina Klainosa nata a causa dell’esplosione feelings che il viaggio a Londra di fine luglio mi ha provocato. Spero davvero che vi sia piaciuta! ♥
 
Questa è la regina che balla. Ammiratela in tutta la sua trashaggine: http://www.puckator.co.uk/wholesale/images/FF30_002.jpg
Also, la canzone che dà il titolo alla storia: https://www.youtube.com/watch?v=oxHnRfhDmrk
  
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