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Autore: Kodocha    26/08/2015    12 recensioni
Lui l'aveva tradita con lei...la sua migliore amica.
Lei lo aveva odiato.
Dopo due anni trascorsi in Italia per lasciarsi il passato alle spalle, Sana su richiesta di Misako, decide di tornare a Tokyo dove frequenterà l'ultimo anno di liceo insieme alle sue vecchie amicizie, dando così inizio al suo tormento.
Riusciranno i nostri protagonisti a mettere da parte i sensi di colpa e i rancori, per recuperare un rapporto che sembra ormai perduto?
Una cosa è certa: nuovi incontri, convivenze forzate, litigi e gelosie saranno all'ordine del giorno!
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Crossover tra Kodocha e Marmalade boy/Piccoli problemi di cuore.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Altro personaggio, Aya Sugita/Alissa, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Era tutto perfettamente uguale da come ricordava: la maestosa villa, il grande giardino in tipico stile orientale, la cassetta della posta, il cancello che impediva ai paparazzi di invadere la sua vita privata.
Osservando quel luogo le sembrò di essere tornata indietro nel tempo, quando era una vivace ragazzina che faceva di tutto per dividersi tra carriera e amici, ma soprattutto cercava in tutti i modi di poter passare più tempo possibile insieme a lui..
Lui il suo miglior amico.
Lui il suo peggior nemico.
Lui il suo primo amore.
Lui che aveva distrutto il suo cuore in mille pezzi.
Nonostante fossero passati due anni, il pensiero di colui che aveva cercato di dimenticare trasferendosi in Italia le provocò un tonfo al cuore.
Da quando aveva deciso di ritornare in Giappone, su richiesta della madre, il ricordo del tradimento era tornato prepotente nella sua mente, mescolandosi con una serie di ricordi che quella mattina stavano riaffiorando nella sua memoria, facendole mancare il respiro.
Per un attimo sentì la testa girarle così forte da costringerla ad appoggiarsi vicino alla parete più vicina.
«Sana, ti senti bene?»  il tono preoccupato di Rei, la riportò alla realtà.
Cercò di distendere i suoi lineamenti in un sorriso convincente «Sto bene, non preoccuparti. Sono solo stanca dopo il lungo viaggio» tentò di tranquillizzarlo, anche se sapeva che era davvero difficile riuscirci quando in realtà quella più preoccupata era lei.
Nel lungo periodo trascorso lontano da casa aveva cercato in tutti i modi di riprendersi, di ritornare la ragazza vivace e spensierata di un tempo e credeva davvero di esserci riuscita, o almeno lo credeva fino a quel momento.
Anche se alcune volte le capitava di provare una certa malinconia di quel posto, doveva ammettere che l’idea di ritornare e di rivivere il passato, di rincontrare le due persone di cui un tempo si fidava, ma che non ci avevano pensato due volte prima di pugnararla alle spalle, non l’allettava granché, ma era consapevole che non poteva evitarlo all’infinito.
Dopo aver passato altri interminabili minuti a fissare la sua abitazione, camminò lungo il percorso che la condusse verso la porta d'ingresso ed una volta che ebbe aperto quest'ultima, si ritrovò tra le braccia della madre e della signora Shimura.
«Figlia mia, che bello vederti»
«Per tutti i Kami, non mi aspettavo di rivederla così cresciuta signorina»
Sana sorrise, dando delle pacche affettuose ad entrambe «Se continuate di questo passo finirete col soffocarmi»
«Hai ragione, devi scusarci ma vedi, siamo così felici di riaverti qui» risposero, liberandola dal loro soffocante abbraccio.
«Guarda, anche Maro è contento» esclamò Misako, indicando l'animaletto in questione mentre ballava una danza tribale.
«Anche io sono felice di vedervi, credetemi»
Rei si portò una mano chiusa a pungo vicino alla bocca, fingendo di tossire, nel tentativo di attirare la loro attenzione.
«Oh, scusaci Rei. Siamo felici di rivedere anche te»
«Lo vedo...» replicò sarcastico, incrociando le braccia al petto.
Non si aspettava di certo una festa di bentornato, ma non si aspettava nemmeno di essere praticamente ignorato.
«Oh su avanti, non fare l'offeso e fatti abbracciare»
Misako gli gettò le braccia al collo, abbracciandolo calorosamente, riuscendo in questo modo a ribaltare il suo umore.
Sorridendo, ricambiò la stratta.
Anche volendo, non riusciva a portare rancore alle persone che anni addietro lo salvarono dalla strada, restituendogli la gioia di vivere.
«Bentornato a casa»
«La ringrazio Maestra, sono felice di essere tornato»
Misako lo colpì con il suo fidato piko, provocandogli una smorfia di dolore «Quante volte ancora devo ripeterti di chiamarmi solo Misako?»
«Ehm...avete ragione, le chiedo scusa» mormorò, massaggiandosi la parte dolente.
«Piuttosto, invece di restare lì imbambolato perchè non porti le valige di Sana in camera sua?»
Sagami digrinò i denti, stringendo i pugni lungo i fianchi «Ecco, lo sapevo!Nemmeno il tempo di entrare in casa che subito mi trattate come un fattorino!»
«Suvvia mamma, riesco a portale anche da sola di sopra, che credi?»
«Non ne dubito figliola, ma come sai io e te abbiamo un bel discorsetto da fare»
«Non preoccuparti, non l'ho dimenticato, ma almeno dammi il tempo di sistemare la mia roba e poi sarò a tua completa disposizione»
Misako gonfiò le guance, indispettita «Come vuoi tesoro, ma sbrigati. Ti aspetto in soggiorno» 



Giunta nella sua vecchia camera, si rese conto che anche quest'ultima non era affatto cambiata.
Tutto era al suo posto, dai vecchi libri scolastici, ai suoi strani aggeggi che utilizzava quotidianamente, non c'era nulla di diverso, come se in realtà quegli anni vissuti lontana da lì non fossero mai esistiti.
Cercò di eliminare sul nascere quel senso di malinconia che stava tentando di riaffiorare dentro lei ed appoggiò la valigia sul letto a baldacchino.
Dopo aver sistemato il più velocemente possibile la sua roba si diresse in soggiorno, dove trovò sua madre con uno sguardo serio che camminava nervosa avanti e indietro lungo la stanza, fermandosi di colpo quando la vide entrare.
«Oh, sei qui tesoro»
«Già»
«Avanti, siediti pure»
Entrambe si accomodarono su una poltrona differente, poste l'una di fronte all'altra in modo tale da poter parlare guardandosi negli occhi.
Calò un profondo silenzio, nessuna delle due proferiva parola, l'aria che si respirava in quella stanza era stranamente seria e Sana sapeva che ciò non prometteva nulla di buono.
«Pensavo che fossimo venute qui per parlare»
Misako non le rispose subito e questo significava solo una cosa: guai in vista!
«Infatti è così...»
«Allora cosa stai aspettando? Avanti, dimmi tutto»
La madre chiuse gli occhi, respirando profondamente e poi li riaprì, incatenandola con lo sguardo «Vedi figliola, durante gli anni che hai trascorso lontano da casa ho sofferto molto, anche se cercavo in tutti i modi di nascondertelo quando parlavamo per telefono o quando venivo a trovarti in Italia...»
«Pensavo che te la cavassi bene anche senza di me, non sapevo che...»
Misako alzò una mano per stopparla, sorridendole con fare comprensivo «Tesoro ti prego, lasciami finire»
Sana annuì, sistemandosi meglio sulla poltrona.
«Credimi, non te ne faccio una colpa. So bene che dopo quello che è successo la scelta più giusta era quella di cambiare aria, probabilmente avrei fatto la stessa cosa anch'io. Ma nonostante ciò non riuscivo a stare bene, sentivo la mancanza di mia figlia, mi sentivo vuota, persa. Ho attraversato un periodo di profonda solitudine, niente sembrava riuscire a tirarmi su il morale. Iniziai a prendere sotto consiglio del dottor Hiroshi degli antidepressivi, ma sembravano non aver nessun effetto. Poi un giorno, durante una conferenza stampa a cui fui invitata, conobbi un uomo di nome Bart con la quale mi resi subito conto di avere molte cose in comune e non parlo soltanto in ambito lavorativo, ma soprattutto in quello personale. Mi raccontò che dopo la morte della moglie, avvenuta quattro anni fa, aveva perso la gioia di vivere, che anche lui come me si sentiva solo, vuoto, annullato, ma cercava di andare avanti per suo figlio che da quel momento ha dovuto crescere da solo senza l'aiuto di nessuno. Entrambi nel nostro piccolo abbiamo cercato in qualche modo di aiutarci a vicenda, abbiamo iniziato ad uscire spesso insieme, instaurando in questo modo un buon rapporto d'amicizia, che poi con il susseguirsi dei giorni è diventato pian piano...»
«Amore...» l’anticipò, avendo intuito la “causa” di quell’insolito atteggiamento.
«Già. Non so come ma da quando l'ho conosciuto la mia vita è decisamente cambiata, in meglio ovviamente. La mattina mi sveglio con il sorriso e la notte mi addormento nello stesso modo.Lo so, molto probabilmente ti sembrerò un'adolescente durante la sua prima cotta, ma non posso farci niente. Con lui sto bene, mi sento rinata, finalmente c'è qualcuno che riesce a vedere oltre i miei strani atteggiamenti, qualcuno che ha capito che il mio mostrarmi sempre come una donna buffa, in realtà è solo una maschera, una maschera che ho deciso di indossare per nascondere un dolore che con il passare dei giorni, dei mesi, degli anni, mi stava lacerando dentro. Sia chiaro, con questo non sto dicendo che non sentivo più la tua mancanza, quella c'era sempre, ma con Bart mi sono resa conto che per quanto possa essere dura da accettare per un genitore bisogna lasciar andare via i propri figli, fargli vivere la propria vita»
Sana annuì, chinando lo sguardo e stringendo la stoffa della gonna tra le mani «Perchè non me ne hai mai parlato? Perchè mi hai tenuta nascosta una cosa così importante?»
«Credimi non è stato per niente facile, non sai quante volte mi sono ritrovata sul punto di alzare la cornetta del telefono, chiamarti e dirti tutto»
«Ma non l'hai fatto!» sbottò.
«Mi ero imposta di raccontarti tutto una volta che tu fossi ritornata a casa»
«Ora capisco perchè mi hai messo tutta quella fretta per tornare qui» sospirò«Beh, che dirti, mi fa piacere per te mamma, avete la mia benedizione»
Misako si schiarì la voce «In realtà, c'è un'altra cosa che ancora dovrei dirti...»
«Sono tutt'orecchie»
«Bart ed io ne abbiamo discusso a lungo e alla fine abbiamo deciso di...sposarci» 
Sana sussultò, sorpresa da quell'improvvisa e del tutto inaspettata rivelazione «Cosa? Ma non pensi che stiate correndo un pò troppo?»
«Vedi figliola, mi sono resa conto che il tempo è limitato, che non va sprecato.Mi sono resa conto che la cosa più importante per essere felici nella vita è quella di avere coraggio, il coraggio di seguire il proprio cuore, le proprie emozioni, tutto il resto è secondario»
Dopo aver ascoltato quelle parole, si alzò dalla poltrona e si gettò in lacrime tra la braccia della madre.
Non si era mai soffermata a pensare che la sua lontananza potesse far soffrire le persone a lei care, si sentiva un'egoista che aveva pensato solo ed esclusivamente a se stessa e ai suoi problemi, fregandosene di ciò che potevano provare gli altri e ora era giunto il momento di rimediare ai suoi sbagli, di mettere da parte i suoi dubbi riguardanti il matrimonio ed appoggiare la decisione della madre
«Se tu sei felice mamma, lo sono anch'io»
Sentì sua madre tirare un lungo sospiro di sollievo e stringerla con maggiore forza«Non sai quanto sia contenta della tua risposta»
Restarono abbracciate a lungo in silenzio, quegli abbracci così calorosi e pieni d'affetto, erano tutto ciò di cui avevano bisogno in quel momento.
«Sana»
«Si?»
«Ti andrebbe di farmi da damigella d'onore?»
«E me lo chiedi? Ma certo! Devo solo trovare un abito appropriato»
«Questo vuol dire che domani andremo a fare shopping!» trillò entusiasta, lanciando in aria coriandoli e nastrini vari che aveva preso dal suo kimono, provocando l'ilarità della figlia “Non cambierà mai”
«Sai, penso proprio che non riuscirò mai a capire come fai ad infilare tutte quella roba nel kimono!»




 
*



 
Da quando i giornali avevano riportato la notizia riguardante il ritorno in Giappone dell'attrice Sana Kurata, si sentiva costantemente nervoso ed agitato.
Spesso si era chiesto come sarebbe stato rincontrarla, soprattutto viste le condizioni in cui si erano lasciati e tutte le volte aveva immaginato un litigio di dimensioni catastrofiche, proprio come l'ultima volta in cui si erano visti.
Quando lei aveva scoperto del tradimento aveva iniziato a inveire contro di lui, lanciargli addosso le prime cose che le capitavano a tiro, non volendo capire cosa lo avesse spinto tra le braccia di un’altra. Si era chiusa in se stessa, soffrendo e dilaniando il suo cuore, tanto da farlo sentire un vero e proprio verme.
Il giorno in cui venne a sapere della sua partenza per l'Italia, ne fu in un certo senso sollevato, non che fosse felice di non vederla più, ma almeno non avrebbe più visto quegli occhi accusatori che gli laceravano l'animo.
L'aveva amata per davvero, dopo tutti quei momenti passati insieme credeva che era lei la persona giusta per lui, la donna della sua vita, ma con il passare del tempo, a causa del lavoro d'attrice di lei che la spediva spesso in diverse parti del mondo, talvolta per mesi interi, erano diventati sempre più distanti.
Per quanto Sana si sforzasse di trovare un pò di tempo da dedicargli, non riuscivano quasi mai ad avere quell'intimità e quella stabilità che invece aveva trovato con lei.
Si voltò verso la persona in questione che in quel momento si trovava distesa sul letto al suo fianco.
Era così bella, anche senza un filo di trucco e con i capelli spettinati che le ricadevano morbidi sul viso.
Istintivamente si sporse ancora di più e le spostò dietro all'orecchio una ciocca di capelli, accarezzandole dolcemente il viso, per poi trovare subito dopo due occhi marroni, ancora assonnati, intenti a fissarlo
«Scusa, non volevo svegliarti»
La ragazza si avvicinò a lui e gli stampò un dolce bacio a fior di labbra «Non potevo chiedere risveglio migliore»
Akito la strinse forte a se, inebriandosi del suo profumo.
«Ti amo, Aki»
«Ti amo anch'io... Aya»
   
 
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