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Autore: Setsuka    26/08/2015    1 recensioni
“Miyuki-senpai, andiamo al bullpen” non era una domanda, se l'aveva trovato era perché l'aveva cercato e se l'aveva cercato era perché voleva allenarsi con lui.
Era gratificante, ma Furuya non sorrise, non era allenato ai sorrisi.
“Ehi, non è una richiesta un po' audace per uno che stava dormendo fino a pochi secondi prima?” avrebbe potuto ignorarlo, era bravo nel farlo, ma stavolta gli rispose: “no, è del tutto diverso”.
“Come?”.
[FuruMiyu]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kazuya Miyuki, Satoru Furuya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Colorful




Parole indistinte - il suo nome? - come acqua gelata lo travolsero riscuotendolo dal sonno.
“Furuya, dannazione, quante volte ti ho detto di non addormentarti in sala attrezzi? ...sicuro di non essere narcolettico?” quella di Miyuki-senpai era una collera gentile, falsa. Nonostante la sua natura maliziosa era premuroso nei confronti di loro tutti, era un capitano bravo Miyuki, ma nessuno voleva dirglielo, nessuno glielo avrebbe detto, incluso lui.
Miyuki non aveva dimestichezza con la comune gentilezza, non aveva dimestichezza con i rapporti interpersonali; con l'ironia mascherava imbarazzo e si proteggeva da critiche e complimenti, non avrebbe saputo come gestirli, come accettarli, e per questo Furuya non avrebbe mai detto nulla, ma costantemente avrebbe richiesto allenamento. Per tipi come loro era il baseball a parlare, erano gli strike a dare conferme.
“Miyuki-senpai, andiamo al bullpen” non era una domanda, se l'aveva trovato era perché l'aveva cercato e se l'aveva cercato era perché voleva allenarsi con lui.
Era gratificante, ma Furuya non sorrise, non era allenato ai sorrisi.
“Ehi, non è una richiesta un po' audace per uno che stava dormendo fino a pochi secondi prima?” avrebbe potuto ignorarlo, era bravo nel farlo, ma stavolta gli rispose: “no, è del tutto diverso”.
“Come?”.
Furuya alzò il capo verso le travi in ciliegio del soffitto, di quel colore che gli faceva ricordare i pavimenti di casa sua.
C'erano altri elementi che gli ricordavano casa: il colore giallo della panchina per i pesi – dove si era addormentato -, il blu del materasso per i salti, il parquet in legno di faggio... erano colori che in abbondanza riempievano la sua camera nel Hokkaido. Anche nelle palestra delle medie quei colori dovevano esser presenti, ma non ricordava, non riusciva a ricordare nessun dettaglio dei luoghi in cui era stato, in cui era vissuto, i loro colori... solo da quando era alla Seido li aveva notati, aveva notato i particolari, le disposizioni degli oggetti, le dimensioni degli spazi; da quando era alla Seido la sua memoria era diventata fotografica e aveva imparato a riconoscere la bellezza dei colori e lo confessò: “è come se i colori esistessero solo da quando sono qui”.
Questo doveva spiegare tutto, Miyuki vi ragionò sopra: alzarsi al mattino solo perché riusciva a vedere un mondo colorato. Sembrava accettabile, sembrava importante.
“Allora mostrami questi colori con i tuoi lanci” lo apostrofò per invitarlo al bullpen.
Satoru schiuse le labbra per far uscire altre parole importanti, ma Miyuki-senpai gli diede le spalle per precederlo e le parole si gelarono nella gola.
Forse un giorno glielo avrebbe detto, o sarebbero stati i suoi lanci a parlare. Si sarebbe impegnato, avrebbe sudato ed era disposto anche a svenire durante una partita, tutto purché Miyuki-senpai capisse, perché...

...i colori esistono da quando ci sei tu a prendere i miei lanci.






Questa è la prima vera cosina che ho scritto su Daiya no Ace, solo che volevo esordire con delle MiSawa per questo l'ho lasciata in archivio per un po'.  
Non è niente di pretenzioso, ma volevo scrivere qualcosa su Furuya, perché è un personaggio che all'inizio amavo e che ora mi delude profondamente, per questo vorrei riscattarlo almeno tentando di entrare nella sua psicologia. Il risultato di pensieri in libertà, che fossero sulla sua stessa onda, è stato questo e mi scuso se sarà considerato un risultato sterile, non era mia intenzione. 
 

   
 
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