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Autore: Pinkproudhead    26/08/2015    1 recensioni
Passi gran parte delle superiori a desiderare di uscirne ed un giorno, senza alcun preavviso, le superiori ti si riversano addosso senza che tu l'avessi chiesto. Così succede a Bonnie che, spinta dall'amico di sempre Peter M.Butler (vi ricorda qualcuno?) si ritrova nell'occhio del ciclone, tra gare di matematica e balli della scuola, corsi di biologia avanzati e elezioni a presidentessa di istituto. E allora arrivano i drammi, nuovi amici, nuove esperienze e arriva anche il primo amore, però arriva male a bordo di una moto truccata. Sullo sfondo si muovono, leggere, le vite degli altri personaggi.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco perchè le feste fanno schifo. Puntualmente se ne dimentica e - puntualmente- viene trascinata in qualcuna di queste fiere della tristezza. Ecco cosa pensa Bonnie, mentre si trova da sola, sprofondata in una poltrona di cuoio, a casa di non-ricorda-bene-chi, con in mano il suo bicchiere di coca cola, mentre intorno le persone si dimenano, bevono troppo, si trusciano, fumano e parlano troppo ed a voce troppo alta.
Peter M.Butler  è scomparso circa tre ore fa, con la promessa-non mantenuta- di tornare presto. E' il suo pressoche unico amico da un'infinità di tempo,ma quando fa così sente il bisogno fisiologico di fargli del male. E' tutta colpa sua, E' stato lui ad insistere che venisse,perchè- sostiene -hai 17 anni e tra poco le superiori finiranno, non puoi rimanere nell'anonimato, esci dal tuo guscio! Come se le importasse,non è nulla che le sia mai pesato,ma mentre parla Peter è così convincente che non ha potuto fare a meno di resistere alla tentazione che l'ha vista arrivare fin qua. Si rigira nella più totale noia, ed è ­anche piuttosto tardi, e se non sarà a casa nell'orario previsto sarà un dramma ,decide allora di alzarsi alla ricerca dell'amico perduto, sperando che non abbia bevuto, perchè è lui che ha la macchina ed è la sua unica fonte di salvezza, il suo unico spiraglio di luce. Passa per la cucina, per il giardino, da un occhiata alla fila al bagno, di nuovo in salotto,la casa è ridotta ad uno schifo, l'aria è densa di fumo ed irrespirabile,ovunque bicchieri rovesciati ed aleggia una strano odore di vomito, non gli sembra di vederlo e comunque c'è troppo casino e anche la musica di sottofondo, nonostante sia ad un volume accettabile, inizia a diventare insostenibile. Qualcuno le rivolge dei commenti più o meno spinti e decide, con democrazia, di ignorarli tutti.
Alla fine si trova sempre sola, sul retro,l'aria è gelida e rabbrividisce, frustrata, si appoggia al muro e si accende una sigaretta. Questa è l'unica cosa che le rimane di quando, qualche anno prima, frequentava un tipo talmente poco interessante da non meritare nemmeno una menzione, si rende perfettamente conto di quanto sia poco producente e stupido, Peter la guarda sempre con disprezzo per qualche secondo quando se ne accende una,ma ha deciso di passarci sopra, anche perchè è l'unica cosa che le tiene compagnia nelle lunghe nottate spese sui libri, insieme ad ettolitri di caffè. 
Nel momento stesso in cui perde la speranza, lo vede, da lontano, sta per scomparire di nuovo ed allora, sfidando le scomodissime scarpe con il tacco che ha indossato con coraggio, decide di corrergli incontro. Peter è facilmente riconoscibile per l'estrema eleganza, che sfoggia in ogni occasione e circostanza , e in particolare stasera, nel suo smoking immacolato; è una pecora nera tra tutti i ragazzi in t-shirt e jeans: è estremamente educato, non molto alto,con una grande passione per le mentine (conosce tutte le differenze tra di loro e ne ha persino una collezione) e quella-più nascosta- per il paranormale. A lei fa sorridere, è da quando hanno 12 anni che insiste nel leggergli regolarmente i tarocchi. Ma non esiste persona al mondo più scettica di lei, è tempo perso.
Quando riesce a raggiungerlo, lui sfoggia un sorriso di scuse, le fa un cenno con gli occhi, è a braccetto con un ragazzo che non ha mai visto prima, lei capisce e d'un tratto non è più arrabbiata. La saluta con entusiasmo -Bonnibel, che piacere vederti.-
Lei borbotta qualcosa a bassa voce. -Quando puoi accompagnarmi a casa?- decide di arrivare dritto al sodo.
Peter sembra d'un tratto risvegliarsi da un sogno, cadere dalla nuvole, ricordarsi all'ultimo momento di un appuntamento importante -Giusto..emh..ti dovevo accompagnare io..perchè..
Il ragazzo al suo fianco interrompe il patetico monologo, sfoggia un sorriso a trentadue denti, le tende la mano. 
E' anche più basso di quanto non sia Peter, pelle a metà tra il pallido e il grigiastro, occhi scuri, capelli stranamente biondastri, faccia spruzzata di lentiggini. Ha l'aria da bimbo, è così esile che sembra doversi spezzare da un momento all'altro. La sua mano è anche più piccola della sua. -Piacere di conoscerti..Bonnibel? Io sono Bimo. Se te lo stai chiedendo, no, non è un soprannome, è indonesiano, i miei genitori sono fissati con queste cose esotiche, e io ne pago le conseguenze.
Non può fare a meno di ricambiare il sorriso. - Carino- mente spudoratamente- è particolare. 
-Non ti ho mai vista in giro, è un vero peccato.-riprende allegro.
Bonnie si guarda la punta delle scarpe, ormai sporche di fango, leggermente a disagio, sta per rispondere quando Peter prende la parola al suo posto. 
-Pensa che la vita sociale non sia altro che un optional, un pacchetto extra.- dice serio, mentre gesticola.
Bimo ridacchia divertito -Non hai poi tutti i torti. Io preferisco mille volte stare a casa a giocare che uscire, ma delle volte è più forte di me, persino questo nerdone deve prendersi un po' di riposo- dice riferendosi a se stesso.
Ha una voce acuta e decide che le è simpatico. Ed è anche contenta che Peter abbia trovato qualcuno, certe volte si dispera perchè i ragazzi omosessuali dichiarati a scuola sono talmente pochi- e talmente poco stimolanti- che si sente come un animale raro o in via d'estinzione. Andare alla caccia di gay ingenui poi- aggiunge- è uno sport veramente faticoso e -conclude- nessuno comprende i suoi modi educati. Ma forse sta solo leggendo troppo tra le righe, in ogni caso non è un suo problema.
-Mi spiace disturbarti ma devo comunque tornare a casa in qualche modo- insiste. 
Peter alza gli occhi al cielo,poi tira un impercettibile sospiro -Hai ragione, andiamo.- 
E' il tipo di persona che crede fermamente nella parola data,nostante le circostanze. 
Bimo sembra deluso, il suo viso rabbuia per un secondo, ma poi torna sereno. -Ve ne andate già? E' un peccato, potremmo rivederci domani a scuola se vi va,a pranzo (E' quest'invito è riferito sopratutto a Peter) potete trovarmi al tavolo più vicino alla scuola.- Il tavolo degli informatici, si rende conto. Per qualche ragione non ne è assolutamente stupita.
Mentre parla, dalla casa, arriva qualcuno a spezzare la calma piatta che aveva regnato fino a quel momento, un gruppo di ragazzi urla, schiamazza, Bonnie si gira e vede le felpe della squadra di football. Trema. La squadra di football è piena di ragazzi da un ego sproporzionato e le spalle larghissime, accodati da ragazze belle e senza scrupoli, dalla risata troppo acuta e i capelli troppo perfetti. E' felice di essere sul punto di andarsene. Dal gruppo si stacca uno di loro, e lo vede chiaramente avvicinarsi, non è sicura di cosa voglia, spera soltanto che non si stia avvicinando solo per attaccare briga. I ragazzi del genere sono sempre maleducati e supponenti, non le piace generalizzare, ma insomma, certe volte non se ne può proprio fare a meno.
Il ragazzo non fa una piega quando arriva -Hey belli- 
Rimane interdetta. Ma lui continua a non fare una piega.   - Ehy Bimo ti stavo cercando, amico!- E da una pacca sulla spalla al ragazzo che sembra doversi accartocciare. Il ragazzo ricambia, peccato debba saltellare per raggiungere la spalla, questo crea ilarità generale. 
-Che succede?- chiede. 
-Sono venuto a salutarti, questo posto è uno schifo.- E non lo dice con disprezzo, con calma,con la calma di chi sa cosa sta dicendo, come se fosse un'assoluta verità o una certezza cosmica.
-Wow- dice l'altro ironico- Finn Martens va via presto da una festa. Qualcuno avverti le autorità competenti.- 
-Chi sono i tuoi amici?- chiede Finn e intanto osserva sia lei che Peter come a soppersarli. 
Bonnie è sorpresa del fatto che questo pseudo-bambino, conosca e addirittura sia amico di un giocatore di football. E' quel tipo di cose su le quali non scommetteresti nulla. La vita è sempre piena di sorprese. -Lui è Peter-  Peter fa un cenno. -Piacere di conoscerti- commenta senza entusiasmo. Finn sorride. 
-E lei è Bonnibel, anche se Bonnibel è piuttosto lungo come nome, che ne dici di B?.- Alla fine ride alla sua stessa affermazione.
Lei sorride e basta,in modo artificioso, la sua mente continua a fantasticare su quando sarà a casa lontana da tutto questo, studiando per il test di matematica e preparando il numero con il clarinetto per la banda.
-Si, Bonnibel, o B, come preferisci piacere mio.-è frettolosa e non lascia il tempo di replicare a Finn -Peeeter, andiamo forza!-
Peter fa qualche passo, poi quando sono già lontani qualche metro una vocina interrompe il tutto -Ehy, aspettate, ho un idea!- E' Bimo. 
Bonnie sbuffa, ma Peter la trascina indietro per un braccio -Sei talmente scorbutica!- le sussurra nell'orecchio. 
-Stavo pensando, Bonnibel, perchè non ti fai accompagnare  da Finn?- Finn aggrotta le sopracciglia, non è evidentemente al corrente di questo lampo di genio. -Voglio dire, sta andando a casa, puoi farti accompagnare, no?- Gongola nelle sue parole, sembra talmente soddisfatto, poi si rinviene - Se per voi va bene.- 
Finn scrolla le spalle -E' okay per me, ho preso il van, posso accompagnare a casa un plotone.-
-E' una buona idea- commenta Peter prendendo la palla al balzo -Per te, Bonnie?- 
E lei vorrebbe urlare di frustrazione che,no,non va assolutamente bene, non va bene per un cazzo, non andrebbe bene neanche tra un milione di anni, neanche in un'altra vita, che razza di amico sei se mi molli con il primo sconosciuto incontrato ad una festa? 
Invece osserva la scena, e tutti i riflettori sono puntati su di lei, non vuole essere la solita guastafeste, pensa che forse è  arrivato il suo momento di sacrificarsi e allora timida dice- Certo, perchè no?-  E ridacchia come una stupida. 
Lo sguardo di Peter è pura gratitudine ma con una buona dose di stupore. La pagherà per questo, più tardi,la pagherà duramente. 
-Fico- commenta Finn annoiato scrollando le spalle- seguimi. 
Mentre attraversa la casa di nuovo decide che fare felici gli altri non'è, senz'ombra di dubbio, la sua tazza di tè, e in più decide che i commentini che provengono dalla varie parti della casa sono da inserire nella sua personale  lista delle venti cose più fastidiose. Ma prova anche un leggero piacere nella consapevolezza che più o meno tutti, in questo momento, si stanno chiedendo chi è. In ogni caso la scuola superiore è un micro-cosmo che non vede l'ora di abbandonare per sempre. 
La macchina si  trova ovviamente nel posto più vicino, davanti all'ingresso.  Peter ha dovuto parcheggiarla almeno un isolato più lontano perchè non si trovava posto da nessuna parte. La popolarità apre le porte di tutti questi piccoli-grandi vantaggi. E' un van nero, imponente, pulito, deve costare un sacco di soldi ed è una rensponsabiltà enorme per un adolescente. Sul cruscotto sono attaccati innumerevoli adesivi di vari locali, squadre sportive, frasi buffe.   
Finn le apre la portiera. Poi sale al posto di guida. L'aria è tesa e  l'interno odora di erba. Lui tenta di scusarsi impacciato e Bonnie si chiede se arriverà viva a casa, se non si schianteranno prima, contro un albero o qualcosa del genere. Dopo i  primi dieci minuti si sente più rilassata, e decide di stendersi sul seggiolino, è solo allora che scorge qualcuno sdraiato sul sedile posteriore, caccia un urlo di sorpresa. Finn quasi esce fuori pista dalla paura. 
-Che cosa succede?- sbotta. -Abbiamo investito qualcuno?- 
-C'è qualcuno dietro, è così immobile, è per caso un cadavere?- 
Non intendeva essere ironica ma Finn inizia a ridere di gusto -No- riesce a dire tra le risate- E' mio cugino.- 
-Perchè è in coma su i seggiolini posteriori, e come può essere così innaturalmente immobile, non sembra neanche che respiri? - 
-Diciamo che lui si diverte un po' troppo alla feste, ecco..- 
Bonnie lo stuzzica, è impressionata da quanto sia statico -Sicuro non sia morto?- 
-Parola di lupetto.- ride di nuovo. -Probabilmente passerà la notte qui.- 
-Morirà di freddo.- constata 
-Forse.- non distoglie gli occhi dalla strada neanche per un attimo - Nel cruscotto c'è una coperta, mi faresti il favore di coprirlo?- 
Lei fruga, alla fine tra qualche CD e pacchetti di patatine vuote trova una coperta bianca, che sa di paprika, chissà cosa ha vissuto quella coperta, e le fa schifo toccarla, ma alla fine la stende sul corpo morto con la sicurezza di aver salvato una vita dai morsi del assideramento.
-Grazie.-
 Bonnie è stupita, in positivo, di quanto in realtà sia una persona alla mano, ma subito le viene in mente che forse non è altro che un momento e in più è quasi impossibile essere cattivi con l'unica persona in macchina con te alle due di notte.  
-Dove ti lascio?- 
-Lasciami alla scuola, poi proseguirò a piedi.- 
-Non è pericoloso?- si preoccupa per un attimo. 
-Non se sei una tipa tosta come me.-
Finn scuote la testa in segno di disapprovazione, ride: -Come ti pare, ci si becca in giro, sei ok Bonnie.-
-Mh, wow..è un complimento? Grazie del passaggio. 
Mentre passeggia nel freddo verso casa si sente stanca, arrabbiata con Peter, preoccupata per la reazione dei suoi e per la verifica di matematica tra sole poche ore. Ma si sente anche un po' contenta, nel profondo di se, perchè qualcuno di estremamente popolare le ha detto che è ok, c'è chi passa tutte le superiori nell'attesa di un momento simile. Sorride nel buio, non ha importanza ma è una soddisfazione, superficiale certo, ma sempre una soddisfazione.
  
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