Ero riverso a terra,nella sala del
trono,i cui
tendaggi,il mobilio,le bevande…ogni cosa era intrisa di
veleno…
Claudio,mio zio aveva ordito
quest’orribile inganno
per uccidermi,ed il diretto esecutore di quell’atto dopo un
mio leale scontro
con lui, fu il coraggioso Laerte,che ora giaceva esanime sul
pavimento,i
capelli e le folte sopracciglia nere che gli rendevano il suo volto
più duro,ferito
a morte dalla mia spada,avvelenata,così come lo era la sua
che mi aveva ferito.
Anch’io quindi,che ero
stato ferito,sapevo che mi
restava poco da vivere poiché dalla piccola ferita sul mio
polso si stava
diffondendo in tutto il mio corpo il vile veleno…
Riuscivo a sentire ovunque il
pungente profumo di
quella sostanza ora che riconoscevo che i suoi effetti, che rendevano
torpidi i
miei muscoli con la stessa lentezza carezzevole di un serpente che ti
attraversa le membra strisciando per poi impedir loro di muoversi una
volta
passata la coda dell’animale su di essi.
Rivolsi faticosamente il viso di
lato,ed incontrai il
corpo senza vita di mia madre,stesa a terra,la preziosa gonna del suo
abito che
si apriva tutt’attorno alle sue belle gambe,aveva una mano
posata in grembo,e
l’altra era abbandonata lontano,quasi sopra la testa, con il
palmo leggermente aperto
dopo che aveva lasciato cadere in terra il dorato bicchiere infondo al
quale
aveva trovato la morte;se i suoi capelli lisci ed acconciati
splendidamente non
fossero stati macchiati dal sangue sporco di mio zio che era steso a
poca
distanza da lei,a pancia in giù,avrei giurato che stesse
dormendo dolcemente.
Quanta morte avevo
portato…
La mia anima sarebbe stata dannata
in eterno…avevo
tolto la vita a mio zio,assassino di mio padre ed incestuoso sposo di
mia
madre…avevo ucciso Polonio,padre del valoroso Laerte ed
infine Laerte stesso…
Silenziose lacrime mi bagnavano le
guance mentre
sentivo il veleno che continuava a fare il suo corso dentro di
me,penetrandomi
fino infondo all’anima.
Pregai perché
ciò che aveva detto Laerte,ossia che
nessuno di noi due doveva rimanere con lo spirito e le mani macchiate
del tanto
sangue versato,si avverasse ed infine farfugliai:
-
Come
sarò ricordato,Orazio?- lasciai vagare ciecamente
lo sguardo sul mio fedele amico,che era ancora vivo grazie al Cielo,e
stava in
piedi accanto a me.
Forse come un angelo vendicatore,o
come un folle,o
come un assassino…
Disse qualcosa verso di me,in
risposta ma non riuscii
ad udire le sue parole,perché lentamente il veleno mi stava
rendendo anche
sordo e una dolce fredda nebbia mi scendeva sugli occhi e sul viso
rendendoli
vitrei,la stessa nebbia che certamente mi avrebbe fatto conoscere un
nero sonno
di morte,senza sogni.
Come si poteva d’altro
canto,sognare sapendo di dover
affrontare l’oscura morte?
La morte era simile ad un sonno
certo,ma con il cuore
appesantito dai miei pensieri,ero sicuro che non avrei potuto sognare
dopo aver
arrecato tanta morte.
Sentivo gli occhi che venivano
abbandonati da
qualsiasi scintilla di vita,mentre le guance mi si tingevano di un
pallore
cereo,rendendomi sempre più simile ad un cadavere…
Lasciai per un secondo che il mio
sguardo azzurro
conoscesse il buio,come quello che avrei visto di lì a
poco,fino alla fine dei
tempi,e mi dissi che non dovevo avere paura della
morte,poiché essendo
polvere,polvere torneremo…
Tuttavia,sussultando riconobbi la
bella Ofelia davanti
a me,che mi sorrideva,danzando,ed il lungo abito color glicine che
indossava le
frusciava sui piedi.
La sua lunga chioma dorata,dalle
sfumature
cremisi,come un raggio di sole al tramonto,era sciolta sulle spalle ed
adorna
di ghirlande di margherite e viole,i suoi occhi di smeraldo erano tanto
luminosi da poter essere paragonati a due stelle,nonostante il suo viso
fosse
bianco latte.
Il suo sorriso scintillante si
spense quando scorse la
mia figura che la osservava,e lasciò il posto ad un broncio
malinconico,che si
incastonò dentro di me bruciando come fosse stato
rovente,fino a toccarmi il
cuore.
Compresi immediatamente
perché mi fissava così:mi
riteneva responsabile della morte di suo padre,di suo fratello,ed
indirettamente anche della sua poiché dopo esser diventata
folle per il dolore
di tante perdite,era annegata in un fiume,simile ad una sirena.
Tentai di respirare con calma,per
capire meglio le
parole mute che uscivano dalle carnose labbra di quella splendida
donna,ma
ormai l’aria mi mancava,sentivo i polmoni in
fiamme;inaspettatamente poi,udii in
fondo al mio petto gli ultimi stanchi battiti del mio cuore,che pulsava
d’amore
per lei.
Io l’avevo amata quella
vergine casta e pura come la
neve,dolce e graziosa;io l’amavo.
Con un fremito ed un leggero
sorriso ricordai le
innumerevoli lettere che le avevo scritto,le mille volte che avevo
gioito e
sussultato per i suoi sorrisi o per le sue mani leggere come farfalle
che
avevano carezzato i riccioli biondi…
Io l’amavo ma non ero
riuscito a dimostrarglielo,così
assorbito nell’intento di vendicarmi di mio zio,ed a pensare
come
smascherarlo,da calpestare sprezzante il nostro amore,fragile ma bello
come un
fiore primaverile.
Brividi di paura mi pervasero il
corpo e sentivo
freddo:il veleno stava compiendo la sua opera…
Ora che stavo per abbracciare la
morte e potevo stare
con lei,Ofelia m’avrebbe voluto con sé,sapendo che
ero l’assassino della sua
famiglia?
Aprii gli occhi controvoglia,e la
mia amata scomparve
fuggente,così come l’anima d’Euridice
aveva fatto,sotto lo sguardo del divino
Orfeo,e vidi che la corona di Danimarca era rotolata lontano dalle
grinfie di
Claudio l’usurpatore…
Il trono di quel Paese,simile ad
una prigione a mio
parere,mi spettava per nascita,ma ora che sentivo le forze
abbandonarmi,chi
avrebbe regnato al mio posto?
In quell’istante,come un
segno divino in risposta alla
mia domanda,mi pervenne alle orecchie un rumore assordante,come quello
di un
tuono…
-
Cos’è
questo clangore d’armi,Orazio?-chiesi
-
Fortebraccio
ed il suo esercito stanno arrivando
nobile principe…- rispose il mio amico,ma la sua voce saggia
mi giunse come
un’eco lontana.
Mi sentii un poco
rilassato,nell’anima e nel corpo che
diveniva sempre più gelido a causa del veleno;Fortebraccio
sarebbe stato un
buon re…
-
Orazio…sto
morendo…fa avere a Fortebraccio per me le
tristi notizie di quanto è accaduto…e dagli il
mio voto moribondo…egli deve
regnare…- dissi ma dalle labbra sfuggì solo un
lieve bisbiglio.
Lo vidi annuire,poi chiusi gli
occhi e le forze
svanivano dal mio corpo,come se venissi liberato da delle
catene…
La leggiadra visione di Ofelia si
parò di nuovo
davanti ai miei occhi,ed allora pentito del tempo che avevo perso
mentre
entrambi eravamo in vita,con la stessa lingua che lei aveva definito
mordace e
crudele,le dissi:
-
ti
amo…-
fu allora che mi sentii travolgere
da una marea
rabbiosa ed attraversai la soglia della vita,trovandomi tra le sue
braccia…
mi strinse al suo
petto,poi,sollevò il mio mento con
due dita poiché ero caduto in ginocchio ai suoi piedi e mi
sorrise dolcemente…
ero rapito dai suoi occhi
verdi,dalla sua mano che
stringeva la mia e dal suo passo docile che ora mi guidava in quel
mondo
eterno,mentre la sua risata argentina risuonava nelle mie orecchie,e la
morte che
avevo sempre immaginato oscura appariva luminosa e pacifica ai miei
occhi,con
lei al mio fianco.