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Autore: RoseRouge    27/08/2015    28 recensioni
Dopo l'aggressione a Saint Antoine, i pensieri di André e l'incontro con Oscar... in un breve ed emozionante momento.
Molto in extremis per il contest "Buon compleanno, André!"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic Grazie a Lina Fm per il meraviglioso disegno Abbracciami
 
Ho un solo pensiero, adesso che è tutto finito e che ho coscienza di essere ancora vivo: la tua mano stretta alla mia nell’inutile tentativo di proteggerci a vicenda, prima di piombare in quell’inferno.
Era fredda come la paura che all’improvviso ci ha paralizzati, eppure così viva, solida come quando impugni la spada, vibrante. Mille mani contro le nostre, che non hanno resistito insieme in quella stretta se non per il tempo che impiega un fiore a resistere allo strappo dalla terra.
Poi è scivolata via, arresa, e per un attimo ho creduto che sarei morto in una sera qualunque, in un posto qualunque, senza nemmeno dirti addio. Ho temuto che la tua vita finisse così, spezzata dalla brutalità di uomini e donne disperati, spinti da una fame capace di accendere il fuoco dell’odio.
La tua vita, gloriosa come aveva desiderato tuo padre, puntellata di medaglie e onorificenze; e la mia, umile e silenziosa.
Le nostre vite, Oscar, diverse quanto il sole e la luna, ma fragili e vulnerabili di fronte al volere del destino.
Le nostre vite sono salve, ancora una volta.
Non sono stato io l’eroe che ti ha portato al sicuro, ma non importa, mi preme solo che tu sia viva.
E adesso sto venendo da te perché ho bisogno di vederti, un bisogno folle e disperato come l’amore che nonostante tutto continuo a provare per te, oggi più che mai…
 
 
L’istinto lo conduce dove sa di trovarla, e lei è lì, seduta al tavolo con la sua consueta compostezza, mentre la pioggia picchietta insistente sui vetri e spezza quello strano silenzio.
Guarda assorta la tazza di cioccolata che tiene tra le mani.
 
A cosa stai pensando, Oscar?
Al conte di Fersen?
                              
Sente un nodo alla gola, ma ha imparato a controllarsi, a nascondersi, talvolta a mentire.
Non temere per la sua sorte, è tornato sano e salvo nei suoi alloggi, e glielo dice fingendo una tranquillità che non ha, guardandola negli occhi come se così potesse indovinare i suoi pensieri più segreti.
È una strenua lotta tra la parte di sé gelosa di quell’uomo che ha rubato il cuore di Oscar senza aver mai fatto nulla per conquistarla, e la parte che ha giurato di servirla e di proteggerla restando ai margini della sua vita.
Lei lo ricambia con uno sguardo dolce e morbido, un sorriso appena accennato a rendere le sue labbra delicate come ali di farfalla.
“Mi fa piacere” è il suo unico commento. “Vuoi un po’ di cioccolata, André?”
L’idea di prendere la tazza e portarsela lentamente alle labbra, e bere nello stesso punto in cui ha bevuto lei, e sentire almeno così il suo sapore… quasi l’illusione di un bacio… vorrebbe farlo, e il cuore si impenna a quel pensiero folle, il sangue si fa lava incandescente nelle sue vene.
“No, ti ringrazio, Oscar”.
Via, prima di perdere il senno.
Via da quegli occhi capaci di tenerlo incatenato, prigioniero a vita.
Via… lontano da quella tentazione che potrebbe farlo peccare.
Ma la mano di lei lo ferma, afferrando la sua, come nella carrozza poche ore prima.
Solo che adesso è calda e non sa di paura.
“Aspetta, André… aspetta”.
Gli stringe la mano, la schiude come la corolla di un fiore, le dita petali profumati che si richiudono insieme, delicatamente.
“Non te ne andare” gli chiede in un sussurro, in piedi di fronte a lui, talmente vicina che quasi i loro corpi si sfiorano nel respiro.
Ed è silenzio. Carico di domande che nessuno dei due è capace di trasformare in parole.
È da tanto che si parlano così, in un linguaggio muto, dalla sera in cui lui le ha confessato di amarla strappandole un bacio e molto di più. E adesso lei sa che devono ritrovarle, quelle parole perse. Sono ancora lì, intrappolate ma non dimenticate, basta solo liberarle da dove le hanno chiuse, scardinare quella serratura che ormai non regge più.
Ma riesce a dire solo il suo nome come in un lamento, mentre gli appoggia la fronte sul petto, in un movimento improvviso che lui non si aspetta, e quasi ondeggiano in direzioni contrarie, impauriti da quel lieve contatto che hanno imparato a disconoscere.
Un istante, o forse un secolo.
Immobili.
Senza respiro, il cuore fermo, in attesa.
Si cercano, insieme.
La mano di lui che scorre lieve tra i suoi capelli.
Le sue labbra a sfiorarle il viso, calde come il sole d’estate.
I loro corpi uniti in quell’abbraccio che ha sconfitto la distanza e colmato ogni spazio.
Ne gustano il sapore, trattenendolo il più possibile per ricordarsi anche dopo che effetto fa.
Per assaggiarlo ancora.
 
Intanto fuori ha smesso di piovere.
   
 
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