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Autore: mamogirl    27/08/2015    1 recensioni
How was I so blind to miss you crumbling inside?
Is it too late now to fix you? Let me make it right.
Cause there’ll be no sun on Sunday
No reason for words to rhyme
Cause if you’re bleeding, so am I.
Sun On Sunday, James Blunt

Tre anni.
Tre lunghi e difficili anni che si erano intrecciati e arrotolati attorno alla sua vita, lasciando che la tempesta si scatenasse e lo trasformasse in una semplice, piccola e fragile barca in balia delle onde e dei tuoni.
Tre anni in cui tutto era cambiato, in cui lui stesso si era visto strappare di dosso la sua armatura e contare i detriti lasciati a cerchio attorno a lui.
Tre anni in cui Brian si era potuto aggrappare solo a due cose: la sua incrollabile e indistruttibile forza di non arrendersi e l'amore e la fiducia cieca di Nick in lui.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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If You’re Bleeding, So Am I

 

 

 

 


                                                                                                                                                                                                                             

 

 

 A Laura.
Grazie per essere la migliore lettrice
e sostenitrice che una pseudo autrice
possa avere.
Grazie per essere diventata una
Stupenda amica e compagna
di fangirlismi estremi e battute,
Buon compleanno.
 

 

 

 

 

 

 


 

 

2012

*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*

“Let’s go back to the start…”

 

 

 

 

Brian era in ritardo, fatto che non era mai accaduto prima di quella mattina. Brian era in ritardo e non solamente di quei cinque o dieci minuti che potevano essere imputati al traffico o a una sveglia che non aveva adempito il suo dovere: un’ora di ritardo era un lasso di minuti e secondi sufficienti per far scattare l’allarme e rendere più palpabile e giustificabile la preoccupazione e l’ansia. E Nick aveva tutti i diritti e le ragioni per essere preoccupato, perché si trattava di Brian e lui non era mai in ritardo, non lo era mai stato soprattutto quando si trattava di una giornata in studio di registrazione: sin da quando avevano incominciato, ormai quasi vent’anni prima, Brian era sempre stato il primo a varcare la porta di qualsiasi studio di registrazione in cui stavano lavorando, a volte quasi spaccando ogni record di puntualità e anticipo. Erano ormai tutti abituati ad arrivare la mattina e trovarlo già seduto su uno dei divanetti, lo sguardo catturato da un giornale o impegnato a rivedere una canzone che aveva appena scritto mentre caffè e ciambelle aspettavano solamente di essere afferrate e assaggiate.

“Tranquillo. – Brian aveva detto a Nick, la prima volta che si erano riuniti dopo le settimane londinesi e lui si era presentato con le più accattivanti e deliziose ciambelline mai viste prime. – Le ciambelle sono senza glutine e con poco zucchero. A quanto pare non sei il solo che deve stare attento a che cosa mangia. Anche se per differenti motivi.”

Brian non era mai in ritardo, non lo era stato nemmeno le giornate in cui la voce faceva più fatica a uscire e una smorfia di dolore, vergogna e imbarazzo contorceva gli angoli della bocca e portava un’ombra di grigio negli occhi. Eppure lui rimaneva, eppure continuava a sostenere di potercela fare, nonostante gli avessero ripetuto in ogni modo possibile e glielo avessero detto più e più volte che, in quei casi, poteva e doveva prima pensare a rimettersi e poi andare e registrare le sue strofe. Non era mai accaduto. Perché era Brian, ostinazione e testardaggine racchiusi in pochi centimetri di altezza e qualche chilo di muscoli e nient’altro; era Brian, colui che non si sarebbe mai messo da parte anche quando si sarebbe ritrovato con una voce afona, solamente perché il suo orgoglio glielo avrebbe impedito fino all’ultimo respiro. Era Brian e così Nick doveva sempre vederlo con quell’espressione d’imbarazzo e di vergogna, disagio e delusione mentre il maggiore si rendeva ancor sempre più conto di quanto si fosse ormai trasformato nell’anello debole del gruppo. E doveva rimanere lì a osservare senza poter far mai nulla per poterlo aiutare, là dove anche ormai le parole di supporto si erano svuotate di significato e intensità. Ed era forse quello ciò che rendeva tutta quella situazione ancor più difficile e dolorosa.

Ecco perché, quando quella mattina lo studio si era rivelato vuoto e senza caffè fumante ad aspettare il loro arrivo, Nick non aveva creduto, nemmeno per un minuto, che Brian fosse semplicemente in ritardo. Fosse stata un’altra circostanza, forse, non ci sarebbe stata quell’apprensione a tenere alta l’attenzione e far salire una strana sensazione lungo tutti i nervi e raggiungere così pericolosamente la bocca dello stomaco. Ma la loro normalità, la sua normalità, era cambiata e si era modificata totalmente solamente qualche mese prima e poco ciò aveva a che fare con il ritorno di Kevin a pieni ranghi. Non era stato un fulmine a ciel sereno, non per loro che avevano convissuto con Brian un tour che si era sempre fatto più pesante di quanto avessero mai immaginato. Sarebbe stato impossibile non notare quella voce che, ogni tanto, scompariva e si nascondeva all’interno della gola e delle corde vocali ma era stato facile credere alle scuse e giustificazioni del ragazzo: influenze e mal di gola che sembravano essere perenni e mai finire; una stanchezza che aveva più di mille ragioni per esistere, considerato il peso che Brian si era portato dietro per quasi tutta la loro carriera; l’ansia per non riuscire a essere mai al cento per cento, quei nervi che diventavano ancora più fragili e che nessuno, se non il gruppo, sapevano quanto potessero influenzare le sue esibizioni. Era stato impossibile, soprattutto per un Nick ormai più consapevole e più presente nella realtà rispetto al passato, non prendere nota di quelle linee di preoccupazione che aggrottavano la fronte dell’amico ogni volta che credeva di essere al riparo da occhi indiscreti e conosciuti. Il fulmine era arrivato durante la prima cena nella casa londinese, quando la conversazione si era fatta più pratica e si era diretta verso ciò che tutti si aspettavano e che volevano da quel nuovo album: la voce di Brian si era alzata in un sussurro, nascosta inizialmente da quella tosse che sembrava peggiorare invece che aumentare; lo sguardo era rimasto puntato sul tavolo, come quello di un bambino che sapeva che stava per annunciare qualcosa di brutto ai suoi genitori. Era rimasto il silenzio dopo la sua dichiarazione, ognuno congelato in un vortice di dubbi troppo rapido e veloce per essere analizzato a ogni suo sbuffo. Era rimasto un minuto di silenzio prima che promesse di supporto e di aiuto si alzassero dalla tavola e si avvolgessero attorno a Brian mentre ognuno cercava, a proprio modo, di capire e comprendere che cosa fosse quel termine, quella disfonia, che era entrata e si era appropriata del titolo di sesto membro del gruppo.

Era da quel giorno, da quella cena, che quella sensazione, che altro non era se non preoccupazione, si era presa possesso di un angolo della mente di Nick; lì si era costruita un nido, un primo abbozzo di casa che si era allargata sempre di più a man mano che le condizioni di Brian diventavano sempre più reali, quasi come se avessero aspettato di essere annunciate per prendere forma e sostanza. Non poteva essere così incredibile o sconvolgente se, quella mattina di ritardo, la preoccupazione aveva deciso di raggiungere e aggiungere il tetto a quella sua casa, mattoni che si aggiungevano ad altri mattoni ogni volta che Nick cercava di chiamare Brian e si ritrovava con un telefonino spento e irraggiungibile.

“Starà ancora dormendo. - Era stata la laconica risposta di Howie, per quanto nessuno e nemmeno Howie stesso vi aveva davvero creduto. – Avrà avuto una visita e si è dimenticato di dircelo.” Quell’ultima suonava molto più realistica, in sintonia con la ritrosia di Brian a condividere informazioni o notizie legate alla sua malattia. Eppure Nick sapeva che non erano quelli i motivi di quel ritardo, lui che si stava aggrappando agli ultimi scampoli di un’amicizia che non era mai stata più la stessa da anni e anni ma che, complici mille coincidenze e scuse, si stava riallineando e ridefinendosi con una nuova veste.

“Avrebbe chiamato. Avrebbe inventato qualche scusa. Qualche volta lo facevamo. Anni fa.”

Secoli fa, si era corretto mentalmente Nick mentre già cercava dove avesse messo le chiavi della macchina. Secoli prima, quando lui e Brian erano stati pressoché inseparabili e c’era sempre stato una sorta di orgoglio le volte che, facendo man bassa dei suoi metodi di corruzione e persuasione, Nick era riuscito a convincere il maggiore a inscenare una malattia per poter starsene qualche ora da soli a riposare. Una volta erano riusciti anche a perdersi una serata di premiazione, adducendo a una stanchezza che rasentava il livello di nervi pronti a scoppiare. Quella era stata l’ultima serata che avevano trascorso insieme, solo lui e Brian, prima che il temporale si scatenasse e riuscisse a dividerli.

La mente di Nick aveva continuato a girare attorno a quel ritardo, anche quando le sue dita si erano avvolte attorno alle chiavi della macchina e i piedi lo avevano trascinato fino al parcheggio, ignorando i richiami di Kevin e di Aj. No, si era detto Nick mentre ingranava la marcia e si immetteva sulla strada principale, c’era qualcosa di più in quell’assenza e si sarebbe dannato, maledettamente dannato e insultato pesantemente, se avesse lasciato correre e fatto finta di niente. Se avesse perso l’occasione, l’ennesima, per dimostrare a Brian che tutto era cambiato e che lui non era più l’amico che si nascondeva o faceva finta che non ci fosse nulla di strano o di anormale. Per dimostrare che di lui, ora, Brian si poteva fidare e appoggiare in quel momento di difficoltà.

Non ne era molto fiero, Nick, del suo passato. Era stato facile incolpare Brian per il loro distacco. Era stato facile trovare, nel suo matrimonio, la scusa e l’alibi perfetto per giustificare l’assenza durante quello che era stato il periodo più nero e brutto della sua vita. Ma la maturità aveva portato una nuova prospettiva, una consapevolezza di ciò che erano stati anche i suoi errori e che avevano contribuito a mandare a rotoli tutto, anche e soprattutto il suo rapporto con Brian. Era così che Nick si era reso conto del suo stesso atteggiamento, di come per tutti quegli anni si era reso volutamente cieco di fronte alla realtà che anche Brian, anche una persona come lui, potesse nascondere una vita non propriamente così perfetta come aveva sempre voluto e fatto credere. Non era stata, la sua, una pura intenzione: a sua discolpa, bisognava ammettere che per molti anni non c’era stato altro se non il buio e il vortice di distruzione a lambire e assuefare ogni centimetro e spazio della sua attenzione. Come avrebbe potuto Nick, quel Nick, anche solo incominciare a preoccuparsi di Brian quando a malapena riusciva a tenere la testa appena sopra il pelo dell’acqua? Come avrebbe potuto, quel Nick, riuscire a tenere testa a Brian, la persona che era sempre stata per lui una sorta di figura irraggiungibile e intoccabile? No, quel Nick nemmeno si sarebbe reso conto che qualcosa era seriamente e inevitabilmente cambiato nel maggiore, trovando qualsiasi scusa e qualsiasi pretesto per attaccare quel riflesso in cui riusciva solo a vedere le sue stesse debolezze e gli errori commessi.

Ma non era più quel Nick. C’era maturità ora nei suoi tratti. C’era la consapevolezza di aver avuto una seconda possibilità, un’opportunità così rara che non sempre veniva concessa a chi decideva di distruggersi e rovinarsi come aveva fatto lui. C’era, soprattutto, la volontà di rimettere in ordine l’unico rapporto a cui lui avesse sempre tenuto, a cui lui si era aggrappato anche quando si era convinto che Brian lo odiasse e non volesse nemmeno più sentire il suo nome. E, in fondo a quei desideri e a quelle volontà, c’era un cuore che batteva e un bisogno che niente, nemmeno il tempo, avrebbe cambiato: c’erano voluti anni per accettare quei sentimenti, sessioni e sessioni di terapia per comprendere che si era punito per qualcosa su cui non aveva mai avuto nessun controllo perché era impossibile decidere di chi innamorarsi. Ecco perché il rifiuto e l’abbandono di Brian avevano fatto male, ecco perché la sua assenza era pesata come la mancanza di ossigeno e di aria. Ed ecco perché ora, vedendo Brian ridotto in quello stato e alle prese con qualcosa decisamente e nettamente più grande di lui, l’unica cosa che Nick desiderava era poter fare qualcosa. Non sapeva esattamente che cosa, non sapeva come poteva guarire una voce usurata dagli anni e dalle pressioni, ma qualcosa andava e avrebbe fatto per portare Brian fuori da quell’angolo buio in cui si era nascosto.

Nick rivoleva Brian.

Nick rivoleva il suo Brian. E il Brian di Nick non era quell’individuo fragile, corroso dai dubbi e convinto che l’unico modo per non far pesare i suoi problemi fosse nascondersi e far finta che tutto andasse sempre e solo per il meglio. Nick rivoleva e voleva Brian in mille e più altri modi possibili, nonostante le ferite che si erano inflitti negli altri e le parole dure, e colme di rabbia, che si erano lanciati dietro nei momenti peggiori e più bassi della loro amicizia. E Nick voleva, desiderava, agognava di aver più di quello, più di un’amicizia che già da sola era qualcosa che poche persone potevano dire di aver conosciuto nella loro vita. Ed era ben consapevole e conscio che, per avere anche solo la possibilità di ottenere tutto ciò, di avere il cuore di Brian, avrebbe dovuto essere lui a compiere il primo e più coraggioso passo. Proprio perché Brian stava scoprendo, seppur involontariamente, che tutti i supereroi avevano ed erano in primo luogo una persona normale e comune come tutti gli altri: sotto il mantello, sotto quei superpoteri e quella forza al di là di ogni comprensione, Brian era un essere umano con debolezze e fragilità, con difetti e con quella capacità di farlo arrabbiare come nessun altro al mondo ma, allo stesso tempo, con quel modo di guardarlo e di amarlo in modo assoluto e completo.

Sì, Nick si era reso conto di ciò solamente quando aveva ripercorso la loro amicizia. Non sapeva se fosse lo stesso amore che lui provava nei suoi confronti, non sapeva dire ancora se quell’amore fosse semplicemente la devozione verso quel ragazzino che aveva deciso di proteggere e a cui aveva permesso di seguire ombra e percorso. Ma era quel sentimento che aveva sempre rivisto in quelle iridi azzurre, sostanza e forma di qualcosa che prometteva di andare ben oltre l’immaginabile e il possibilmente desiderabile. C’erano tanti se e ma che avrebbero dovuto fermarlo eppure eccolo lì, Nick,  di fronte alla porta di casa di Brian, e la decisione ormai presa e decisa di non lasciarlo scappare. Non solo fisicamente. Non solo per trascinarlo fuori da quella depressione che era uno spettro e un fantasma che lui conosceva e poteva riconoscere anche a occhi chiusi. Non voleva, Nick, lasciar scappare un’anima e un cuore che avrebbe fatto gola a chiunque, perché immensa e senza limiti né confini era le loro capacità di amare.

Forse non era esattamente il momento giusto e più perfetto per una dichiarazione, non quando Nick nemmeno sapeva in che stato avrebbe trovato Brian. Non aveva nemmeno dei fiori, non aveva nemmeno preparato un discorso capace di abbattere ogni resistenza e ogni barriera in cui Brian si erano sempre nascosto per non rimanere ferito e deluso. Ma chi aveva il potere di decidere ciò? Chi aveva gli estremi per poter definire un momento perfetto e un altro no? Doveva, questo, essere per forza stucchevolmente romantico? Doveva, per forza, essere narrato come in un film o in un libro? O poteva essere, semplicemente, il momento in cui Nick avrebbe fatto capire e comprendere a Brian che lui ci sarebbe stato. No, che lui voleva esserci su quella giostra maledetta, voleva assisterlo in ogni tappa per quanto difficile e dura poteva rivelarsi essere. Voleva semplicemente dire a Brian che avrebbe sempre avuto, in lui, una mano a cui aggrapparsi. Una voce che avrebbe parlato, respirato e cantato al suo posto se fosse stato necessario. Delle spalle pronte a prendersi tutti i suoi pesi e tutte le sue responsabilità, anche se forse non sarebbe mai riuscito a far sembrare semplici degli sforzi così disumani per tenere tutti e tutto sotto controllo. Soprattutto, in lui Brian avrebbe avuto sempre una fonte inesauribile di fede e fiducia, qualcuno che avrebbe sempre creduto in lui e nella sua voglia e forza di non arrendersi mai.

Perché era ciò che Brian aveva sempre fatto nei suoi confronti, molto spesso in modi e declinazioni così invisibili e impalpabili che Nick non era mai davvero riuscito a carpirli sul momento. Ne aveva potuto prendere consapevolezza solamente in ritardo, anni e anni dopo, e solamente perché i suoi occhi finalmente avevano potuto aprirsi e osservare il mondo senza il velo della depressione e della droga. Là dove Nick aveva sempre pensato che Brian avesse perso ogni speranza con lui, invece, si era ritrovato a toccare una fiducia in qualcuno che non si era mai mostrato, se non per piccoli sprazzi, e che era subito stato nascosto e coperto dal casino in cui Nick era caduto. Là dove nemmeno Nick aveva mai avuto così tanta fiducia nel diventare e essere differente da ciò che gli avevano sempre fatto credere, Brian aveva da sempre intuito che c’era una luce differente, uno spirito migliore e speciale in cui nessuno era mai riuscito a vedere prospettive e potenzialità. In silenzio e con amore Brian aveva cercato di allontanarlo dalle cattive compagnie, da quegli apparenti amici di cui Nick si era circondato per sentirsi amato e desiderato, anche se lui stesso era consapevole che erano i suoi soldi e la sua popolarità di popstar a renderlo così indispensabile e richiesto. E Nick non aveva compreso tutto ciò, non aveva capito che la strada che Brian voleva mostrargli era sì più solitaria ma era anche quella che avrebbe portato più soddisfazioni, quella che lo avrebbe accompagnato verso una migliore accettazione di sé.

Doveva tutto a Brian. Era Brian che gli aveva insegnato che cosa significava esser finalmente amato, accudito e preso in considerazione; era Brian che, seppur involontariamente, gli aveva insegnato quanto male potesse fare quello stesso amore, quando distanza e incomprensioni si intromettevano e si trasformavano in armi appuntite per fendere colpi. Era Brian che aveva tenuto saldo e unito il gruppo ogniqualvolta era sembrato sul punto di sciogliersi e scomparire, era a lui che Nick doveva il fatto di avere ancora una possibilità, più di una, per dimostrare quanto fosse migliorato e di che pasta fosse fatto il suo talento. Per tutti quei motivi ora Nick si trovava pronto a bussare alla porta del suo migliore amico e varcare i confini fra amicizia e amore, aggrappandosi alla speranza che anche Brian potesse ricambiare quei sentimenti o meno.

Non seppe dire, Nick, quanto tempo rimase con il pugno pronto a bussare, a qualche centimetro d’aria distante dalla porta bianca. Non seppe mai dire se fosse solamente trascorso un secondo o una miriade di essi perché, ancor prima che potesse toccare la superficie della porta, questa si aprì quasi come se Brian già sapesse chi si sarebbe trovato davanti. Ed era esattamente così: da una parte perché Brian si era aspettato che, fra tutti, potesse essere proprio Nick colui che non si sarebbe fermato di fronte a un telefono spento, dall’altra perché aveva visto di sfuggita la zazzera bionda che percorreva il vialetto di ingresso.

In un primo battito di silenzio, dubbi e paure si formarono attorno alla mente di Nick. Forse Howie non aveva avuto tutti i torti, forse davvero Brian aveva deciso di approfittare di quelle ore per recuperare il sonno, visto che aveva il viso e i segni di chi aveva stretto amicizia con l’insonnia. Forse non c’era nessun secondo significato dietro al suo ritardo, forse Brian aveva solamente deciso di arrendersi alla stanchezza e accettare i consigli di Kevin. Qualsiasi fosse stata la ragione dietro al suo ritardo barra assenza, era ormai troppo tardi per Nick per ritornare sui suoi passi: la decisione era stata presa e non c’erano manovre o parole che avrebbero potuto trattenerlo o dissuaderlo.

“Frick. – La scelta di quel nomignolo fu volontario, un implicito nel voler sottolineare quella nuova amicizia ritrovata. - Ho provato a chiamarti ma non rispondevi e così ho pensato... insomma... però possiamo andare in studio insieme. Così mi mostri dove prendi abitualmente quelle ciambelle che sono davvero la fine del mondo e...” Tralasciò le frasi, Nick, non riuscendo più a continuare. Non riuscendo nemmeno a sostenere lo sguardo di Brian, per quanto egli non stesse nemmeno cercando di interromperlo o sul punto di mormorare anche la più piccola delle sillabe. Nick non riusciva a trattenere lo sguardo perché, per la prima volta, davanti a lui c’era un Brian che aveva dimenticato, volutamente, di rindossare la maschera per non far preoccupare nessuno: lo osservava, Brian, e lo faceva con un’espressione che portava i segni tangibili dell’incubo che non scompariva quando le luci del sole scacciavano via la notte e le ombre; quelle di Brian rimanevano con lui, continuavano a tenere il loro posto al suo fianco mentre i loro artigli lasciavano segni indelebili, come le linee di frustrazione sulla fronte, o quella smorfia di dolore che teneva le labbra paralizzate in una linea stretta e sottile.

Ma c’era dell’altro in quegli occhi grigi che stavano fissando Nick. Quell’altro sapeva di sfida, era una luce che intimava Nick a seguire Brian senza aggiungere o fare domande. Esattamente come i vecchi tempi. Esattamente come secoli prima, quando bastava un solo incrocio di sguardi per capirsi quando le parole non avrebbero potuto convertire e trasmettere alla perfezione il messaggio. Esattamente come sempre, perché quello era qualcosa che non si dimenticava né perdeva la sua validità nonostante gli anni e i chilometri di distanza. Per la prima volta, Brian e Nick si ritrovarono a comunicare con quel linguaggio che apparteneva solamente a loro. Un’intesa che sapeva quasi di magia, una chimica con cui erano nati e che avevano potuto usare solamente quando si erano incontrati e avevano riconosciuto, nell’altro, qualcosa che apparteneva soltanto a loro. Per la prima volta, dopo anni di silenzi imbarazzanti e tesi, l’assenza di parole era una benedizione perché non c’era bisogno di spiegarsi o di chiedere. Per la prima volta era come i vecchi tempi, con Nick che seguiva e avrebbe seguito Brian ovunque lui avesse deciso di andare. Senza fare domande. Senza esigere risposte. Perché quelle sarebbero arrivate, quando Brian si sarebbe sentito pronto per parlare e per spiegarsi. Nick lo sapeva perché gli anni potevano essere passati, loro potevano essere cambiati ma certi lati non sarebbero mai stati intaccati. Brian era così e sarebbe stato sempre così, quasi timoroso quando si trattava di sfogarsi con qualcuno invece che farsi da orecchio e spalla per qualcun altro. Aveva bisogno di tempo, esattamente come aveva avuto bisogno di settimane prima di trovare la forza per dire a tutti della sua diagnosi, chiedendo e pregando per un supporto che non sempre era stato così implicito e dovuto.

Come sempre, così, Nick annuì con il capo accettando qualsiasi cosa Brian gli stesse proponendo in quel silenzio e in quello sguardo. Sempre in silenzio, Nick osservò Brian mentre si chiudeva la porta di casa alle spalle e incominciava a dirigersi verso la macchina che Nick aveva parcheggiato quasi di fronte. Si sedettero in dentro e, mentre Nick metteva in moto il motore, Brian si limitò semplicemente ad accendere il navigatore e impostare la loro destinazione. Nick non diede nemmeno uno sguardo al nome del luogo ma si limitò semplicemente a seguire le direzioni dettate e pronunciate dalla voce metallica del navigatore, allungando la mano per accendere la radio almeno per smorzare il silenzio. Solitamente non ci sarebbe stato, il silenzio. Solitamente lui e Brian avrebbero incominciato a discutere e a litigare per la musica fino a quando avrebbero trovato una canzone che piaceva a entrambi e avrebbero incominciato a cantarla. Ma c’era una nuova abitudine. Una nuova normalità a cui bisognava abituarsi. Un’altra cosa che era e che aveva dovuto cambiare, risucchiata via da quella voce che aveva smesso di essere un vanto: Brian non canticchiava più ma, invece, le labbra si chiudevano in una linea stretta, punzecchiate e mordicchiate dai denti come se si stesse forzando, con tutte le sue forze ed energie disponibili, di non cedere alla tentazione. La mascella era tesa, lo sguardo fisso sul finestrino e il paesaggio che, velocemente, si lasciava alle spalle la città e si inoltrava lungo la costa.

Che cosa passava per la mente di Brian? Si domandò Nick, Poteva solo fare supposizioni, poteva semplicemente mettersi nei suoi panni e tentare di capire come ci si potesse sentire, come lui avrebbe potuto sentirsi. Ma era quasi impossibile, per quante ricerche avesse fatto ancora non riusciva a spiegarsi perché doveva essere successo proprio a lui.

Proprio a quella voce cha amava più di qualsiasi altra cosa al mondo.

Ma, forse, Brian già si era fatto quella domanda per tanto, troppo tempo. Forse era per quella domanda che non sembrava essere più in grado di dormire e, forse, era per quella domanda che ora si trovavano lì. In macchina insieme. Diretti chissà dove. E, più di tutto, Nick non voleva fare quella domanda. Non voleva spezzare quel silenzio che, alla fine, era tornato a essere confortevole. L’unica cosa che voleva davvero fare era confortarlo nell’unico modo che conosceva, l’unico modo che non aveva bisogno di parole che potessero essere fraintese o portate su un piano sbagliato. L’unico modo che non potesse essere preso come pietà, dipinta e nascosta da falsi complimenti che volevano solamente dissipare le insicurezze e le ansie, quel buonismo di cui Brian diffidava sempre e da cui si rinchiudeva sempre a riccio per evitare di non esserne nemmeno sfiorato.  

Ma il desiderio, in Nick, era ancora e sarebbe sempre rimasto lì, insieme a quella voglia di allungare la mano e di posarla sul ginocchio dell’amico. Solo per fargli capire che andava bene, che a lui non sarebbe importato se la sua voce sarebbe uscita un po’ rauca o se fosse scomparsa di nota in nota. Solo per cercare di smuovere quell’espressione enigmatica che celava il volto, quel maestoso e complicato rompicapo che Brian era e di cui Nick doveva semplicemente spolverare la leggenda e ritornare a studiarlo e a tradurlo.  Qualche riflesso e intreccio degli anni passati c’era ancora, come il modo con cui la mano si era avvolta attorno alla maniglia per i primi chilometri: era stato sulle sue, quasi come se si fosse aspettato polemiche e discorsi che non voleva sentire in quel momento, gli stessi che Kevin cercava ogni giorno di fargli entrare in testa consigliandogli di prendersi qualche settimana di riposo e lasciar stare la musica e il nuovo album. Ma poi, quando aveva compreso che poteva ancora fidarsi di Nick, che erano ancora alleati e complici nonostante tutto, la mano e Brian stesso si erano rilassati. Ed era stato lì che anche Nick si era rilassato, convinto finalmente di essere riuscito a rientrare nella scia lasciata da Brian. Lo avrebbe raggiunto, di quello ne era sicuro. Lo avrebbe raggiunto e si sarebbe intrecciato attorno a lui, lo avrebbe avvolto in una coperta permettendogli di mettersi in pausa e ricaricare le energie. Lo avrebbe raggiunto così, almeno per ora, Nick poté godersi quella guida su quella stradina ormai quasi deserta, l’oceano azzurro alla sua sinistra e terra dorata alla propria destra. Dopo due ore e mezza di tragitto  la macchina si ritrovò a parcheggiare di fronte all’inizio di una spiaggia, vicino al cartello che annunciava e dava il benvenuto a Hope Ranch, un piccolo paesino che si trovava sotto la giurisdizione di Santa Barbara. Il sopracciglio di Nick si alzò in confusione e in una domanda, la quale venne risposta con il primo vero sorriso sul volto di Brian in quelle ore trascorse insieme.

“Che cosa c’è?” Domandò Brian, un eco di risata in quella voce rauca.

“Niente. – Ribatté Nick. – Niente.”

Brian alzò il sopracciglio, una battuta silenziosa che voleva semplicemente dire che non se la beveva e che voleva sentire quali commenti sarebbero usciti dalle sue labbra.

“Seriamente? Questa è la nostra destinazione?”

“Perché?”

Nick spense il motore, ridacchiando e scuotendo la testa in segno di arresa e di incredulità.

“Okay, okay. Dove dovremmo andare allora?” Domandò poi, sfilando le chiavi e voltando lo sguardo verso l’amico.

Brian non rispose immediatamente, lasciando andare lo sguardo verso l’immensa e infinita distesa di azzurro che si estendeva davanti a loro: non solo mare, non solo il riflesso di un’acqua cristallina che pareva calma e tranquilla, ma anche la sfumatura più chiara del cielo che quel giorno si presentava senza nemmeno una nuvola. Un dipinto che trasmetteva tranquillità e pace, un quadro capace di prendersi qualsiasi tempesta si stesse dando forza dentro di lui e portarla via. Era per quello, era per quella sensazione che Brian aveva scelto quel posto: per poter non sentire, non pensare né riflettere a come la sua vita si era ridotta a confusione e incertezza. Voleva semplicemente osservare quell’immensa e infinita distesa di mare e sperare che potesse portargli qualcosa, anche solo una giornata di pace. Quando si voltò di nuovo verso Nick, il sorriso non era scomparso né dileguato via con un soffio di vento.

“In spiaggia, ovviamente.” Rispose Brian, la voce un graffio che persino Nick si ritrovò a sussultare perché non se l’era aspettata. Scioccamente, forse, ancora si aspettava quella voce calda e rassicurante. Quella voce che era Brian.

“Che cosa aveva di male la spiaggia di Los Angeles?”

Entrambi scesero dalla macchina, l’eco delle portiere che sbattevano dietro di loro e solamente il verso di alcuni uccelli a prender nota della loro presenza. Nonostante fosse già ben mattina inoltrata, la spiaggia non era nemmeno affollata salvo per alcune famiglie sparse qua e là, i loro ombrelloni colorati e spezzare il beige dorato della sabbia e palloni che cercavano di sfuggire e farsi trascinare via dalla corrente dell’acqua.

“Troppo vicina.” Mormorò Brian, dopo qualche secondo di silenzio. Troppo vicina a tutti i suoi problemi, troppo vicina a quel luogo da cui stava scappando, perché sapeva che anche quella giornata si sarebbe conclusa in un fallimento dietro fallimento, in parole che sapevano sempre di più di commiserazione e pietà. Troppo vicina per poter davvero fermarsi un attimo e riflettere, trovare una soluzione che potesse finalmente dar respiro e pace alla sua anima e riconciliarsi con quel lavoro che ora sembrava impossibile da portare a termine con dignità. Troppo vicina all’ennesimo ostacolo, quasi come se la sua vita si fosse trasformata in una corsa che diventata sempre più complicata mentre lui, invece, si indeboliva sempre di più.

A quella risposta Nick non poté offrire nessun’altra battuta. Forse non aveva compreso tutti i sottintesi racchiusi in quelle due parole ma non era poi così difficile da intuire il suo desiderio di scappare, almeno per qualche ora, da qualcosa che era ormai diventato il centro di tutti i loro discorsi. Ormai il loro chiedergli come stava si trasformava sempre in una richiesta di informazioni, l’elenco dei miglioramenti che aveva fatto grazie la terapia o se c’era qualcos’altro che potessero fare o non fare. Nick non poteva biasimarlo se, almeno per un giorno, si fosse deciso a prendere quel consiglio barra mezz’ordine da parte di Kevin, e concedersi uno stacco da tutto e da tutti.

No, non da tutti. Non da lui.

Bastò quel pensiero, un fugace e leggero aeroplano di carta, per far battere un po’ più veloce il cuore di Nick e sistemare, con cura e fermezza, un altro mattoncino su ciò che era il restauro e la ricostruzione della loro amicizia. Perché Brian avrebbe potuto rimandarlo allo studio, cacciarlo via in malo modo e appellarsi a quella distanza che, seppur mai pronunciata, era sempre rimasta sopra di loro come una spada di Damocle ed era sempre stata pronta a cadere e tagliare quell’ultimo e fragile filo che ancora li teneva uniti. Avrebbe potuto fare tutto ciò Brian ma, invece, aveva rispolverato dal cilindro quella loro intesa e lo aveva convinto a seguirlo, accompagnarlo in quella fuga e rifugio da qualcosa che lo stava tormentando e torturando. Ecco che cosa gli aveva chiesto con lo sguardo. Aiuto. Supporto. Orecchie per ascoltarlo e spalle grosse abbastanza per poter prendere quel peso e sostenerlo, almeno per qualche ora. E non importava, quindi, tutto quello che costellava il loro passato, crocette e punti in cui le offerte di aiuto si erano disciolte come neve al sole; non importava perché Brian aveva bisogno di lui e Nick non avrebbe mai abbassato o voltato lo sguardo di fronte a quella richiesta. Anzi, si sarebbe sistemato al suo fianco proprio come stava facendo in quel momento mentre, sempre in silenzio, incominciavano a discendere quei pochi scalini che davano accesso diretto alla spiaggia.

Passo dopo passo si lasciarono alle spalle il parcheggio e quella spiaggia che sembrava essere aperta al pubblico, scansando bambini che si rincorrevano e buche lasciate aperte per accogliere l’acqua del mare e più conchiglie possibili come premi e tesori preziosi; il sole scendeva e si appoggiava sulle solo spalle, qualsiasi centimetro di pelle libera dai vestiti e la lambiva, l’accarezzava e la scaldava, sperando di lasciare su di essa le sue pagliuzze dorate; nel frattempo, l’acqua a riva lambiva i loro piedi, portando un fresco sollievo e sperando di poterli attirare a tuffarsi in quel mare che faceva da sottofondo ai loro pensieri. Passo dopo passo si ritrovarono a superare la cinta di hotel e alberghi che proteggevano quella prima insenatura, accerchiata da lunghe file di palme e ciuffi d’erba così verde da sembrare quasi finti sotto quella luce e quel sole; la seconda spiaggia era relativamente più tranquilla, solamente qualche telone lasciato abbandonato sulla sabbia mentre i loro proprietari cercavano sollievo nelle acque poco più avanti. Ma Brian non si fermò, preferendo continuare con la speranza di trovare un angolo ancor più tranquillo: non era più quello tempo utilizzato per pensare, girare e rigirare attorno a un problema a cui sembrava non esserci soluzione; erano, invece, minuti e secondi di cui aveva bisogno per recuperare il coraggio e la forza necessaria per scardinare quei cardini che tenevano prigionieri i suoi pensieri e, soprattutto, i suoi segreti. Era stata un’idea della sua terapista, ancor prima di lanciargli l’ultima batosta e metterlo di fronte a una realtà che sembrava complicarsi giorno dopo giorno.

“Parte del tuo problema, Brian, è che sei come una spugna: assorbi ogni botta e ogni ferita, trattieni ogni reazione e opinione convinto che a pochi possa interessare e che nessuno possa davvero capire quello che ti sta succedendo. E dopo vent’anni, la tua spugna ha smesso di trattenere, è diventata troppo zuppa e troppo piena per poter continuare a lavorare ma al contrario, sta rilasciando tutte le tossine e i veleni che hai voluto nascondere. Ecco che cosa ti sta strozzando: tutte le parole che non hai detto, tutti i bocconi amari che hai dovuto ingoiare e quell’ansia di dover sempre essere ciò che il mondo si aspetta che tu sia. Tutti i sentimenti che non ti sei concesso di provare e sperimentare. Devi liberarti di tutto questo se vuoi iniziare a guarire.”

Non c’era nessun altro, se non Nick, con cui Brian sarebbe riuscito a fare ciò. Era spaventoso già di per sé, era un passo che ancora non concepiva come così fondamentale per la sua guarigione: che cosa importava ciò che era stato? Cosa importavano tutte le parole non dette, quelle rimangiate perché così poco incline all’immagine che tutti avevano di lui e tutte quelle che avrebbe voluto urlare, se ancora ne avesse avuto la possibilità? Davvero sarebbe bastata una piccola, ma quanto mai inquietante, confessione per ritrovare quella voce che stava scomparendo?

Hope Ranch.

Speranza.

Ecco perché Brian era voluto venire lì. E sapeva che Nick sarebbe venuto a cercarlo, l’amico che era ritornato a essere la sua ombra e, sotto la maturità e l’esperienza acquistata negli anni, aveva iniziato a imparare a osservarlo e studiarlo per carpire i primi segni d’allarme. In quella spiaggia che prometteva di regalare qualcosa di così prezioso, di così intangibile e, allo stesso tempo, così importante da non farsi sfuggire via,  Brian aveva solo quella, aveva solamente la speranza e la fiducia di poter trasformarsi ancora una volta in supereroe e sconfiggere il mostro che stava e che voleva interrompere il lineare e normale corso della sua vita. E sapeva, Brian, che non avrebbe mai potuto vincere se già ora si ritrovava a vacillare, schiacciato non solamente dalle aspettative per un anniversario che non sarebbe stato potuto cancellare o spostare, ma anche da dei desideri e da dei pensieri che aveva sempre ritenuto inappropriati. O, meglio dire, che il mondo in cui nato e cresciuto gli avevano fatto credere come tali.

Ecco il secondo significato di quel viaggio, che non avrebbe potuto prendersi e pretendere se Nick non fosse venuto con lui. Certo, sarebbe stato molto più facile chiederglielo direttamente ma ancora Brian sentiva che non erano ritornati a quel punto della loro amicizia, quel semplice mandare un messaggio per domandare se si poteva, o si voleva, trascorrere del tempo insieme. La seconda speranza era quella di avere un’altra possibilità, l’opportunità di cancellare tutto il male e la distanza che avevano messo fra loro e di far nascere, possibilmente, qualcosa di più profondo. Costruirsi, e lasciare che Nick lo aiutasse, quell’ancora a cui aggrapparsi quando la tempesta avrebbe deciso di ingrossarsi e scatenarsi.

Perché ciò che lo aveva strozzato fino a quel momento, per tutti quegli anni, era quel bisogno di avere Nick nella sua vita: ogni momento, ogni giorno. Ogni attimo. Forse non sarebbe riuscito a chiederglielo, forse il suo orgoglio glielo avrebbe impedito, ma il bisogno rimaneva in linea di principio, quel desiderio di avere qualcuno con cui condividere le giornate più negative e peggiori. I momenti in cui avrebbe preferito rimanersene sotto le coperte e far finta che il mondo avesse smesso di ruotare.

“Bri. – Lo richiamò Nick, fermandosi all’improvviso e rifiutandosi di continuare in quella strana e silenziosa passeggiata. Non era mai stato paziente, non era mai stato davvero in grado di aspettare. Soprattutto con Brian. Voleva capire. Voleva capirlo e voleva aiutarlo. Lo voleva, ecco perché non poteva aspettare tutto quel silenzio. – Che cosa ci facciamo qui? Perché volevi venire qui? Proprio qui?”

Brian non rispose immediatamente, limitandosi ad avvicinarsi ancor di più alla riva e giocherellando con un sassolino che veniva continuamente accarezzato dalle onde che si infrangevano sulla spiaggia. Sentì e percepì lo sguardo di Nick su di lui, quell’espressione che bruciava quasi come se volesse penetrare oltre la barriera dei vestiti e cercare di carpire via il suo segreto. Oh, forse non si sarebbe mai reso conto di quanto gli aveva tenuto nascosto durante gli anni con la semplice scusa di proteggerlo. Per poi scoprire che, per tutto quel tempo, non aveva protetto nessuno ma, invece, ferito e distrutto due anime. E di come si era portato quella colpa e quella responsabilità come un macigno che, ora, lo stava trascinando verso il fondo di quell’oceano freddo e oscuro.  

“Ci sono tanti modi per autodistruggersi. Alcuni sono ben lampanti, anche se inizialmente non riesci a notarli perché non vuoi mai accettare che qualcuno a cui tieni e vuoi bene possa arrivare a farsi così del male. Alcuni lasciano segni, indizi e sirene d’allarme che solamente un cieco non riuscirebbe a vedere. E poi ci sono quelli più subdoli, quelli che se ne stanno sotto la superficie e, come topolini invisibili, incominciano e continuano a sgranocchiare e rodere fino a quando appare la prima crepa. E, all’inizio, nemmeno la noti. All’inizio, se ne percepisci la superficie, cerchi semplicemente di coprirla o di aggiustarla, senza sapere che ormai è inutile porvi rimedio. L’intero vaso è compromesso. Così cerchi di capire come sia stato possibile ciò, quale era stato il primo colpo a rendere più fragile qualcosa che pensavi non potesse mai distruggersi o edere. E gli indizi sono lì, ora ben visibili. E tu puoi solo accorgerti che, per tutta la vita, non hai mai fatto altro che distruggerti. E tu puoi solo prender conto della distruzione che hai attorno, chiedendoti e domandandoti se ci può essere speranza. Se puoi ancora ricostruire qualcosa o se tutto è andato perso per sempre.”

Nick non sapeva che cosa rispondere, preso in contropiede da quella dichiarazione che negava con decisione l’immagine che lui aveva sempre avuto, disegnato e adornato del maggiore. Quella dichiarazione metteva Brian al suo stesso livello, annullava tutte le differenze che li aveva allontanati; quella dichiarazione rendeva Brian più umano, più composto da difetti e sbavature e non così più facile da odiare per il suo essere sempre perfetto. Le vedeva, Nick. Vedeva quelle crepe e quelle striature nell’apparenza di fortezza e di esemplare modello in cui Brian si era sempre nascosto: le poteva vedere in quelle linee attorno agli occhi di cui solo ora ne prendeva nota ed esistenza; le vedeva in quelle spalle leggermente incurvate, in quell’atteggiamento che Nick aveva visto solamente un’altra volta, quando il peso che lo stava schiacciando era la paura di non sopravvivere a un’operazione e la netta sensazione che a nessuno importasse se lui ci riuscisse o meno. Forse era stata quella la prima crepa, forse era stato quello il primo colpo che aveva costretto Brian a difendersi ancora di più, a nascondersi perché lasciarsi avvicinare non portava altro che delusione e sofferenza.

Nick non sapeva che cosa rispondere e così offrì ancora il silenzio, consapevole che Brian in quel momento aveva solamente bisogno di esser ascoltato, come nessun’altro aveva mai fatto prima. Come lui, come il suo migliore amico, non aveva più fatto perché impaurito da ciò che Brian avrebbe potuto confessargli. Impaurito che il suo eroe potesse rivelarsi essere come lui, senza davvero nessun potere speciale, fragile e vulnerabile.

“E’ strano rifletterci ora. Eppure è tutto così lampante e chiaro che, spesso, mi domando perché non ho messo un freno prima. Perché non ho chiesto aiuto quando mi serviva, quando ero così stanco e, invece, mi prendevo più pesi solamente per dimostrare che potevo farcela. E’ questo che ho fatto per tutta la mia vita: dimostrare di avere ragione, dimostrare che erano gli altri a sbagliare. Dimostrare che potevo vincere contro ogni previsione.”

“E’ anche quello che ti ho sempre più invidiato, lo sai? – Confidò Nick, avvicinandosi a Brian di qualche passo. L’acqua era così limpida e trasparente che era possibile non solamente prender nota dei riflessi dorati del sole giocare sopra i propri piedi ma, anche, catturare un piccolo pesce che se ne navigava tranquillamente attorno a ciò che, per la sua vista e conoscenza, poteva sembrare uno strambo ramo o sasso. – Quando tutti ci davano per finiti, tu ci hai preso e ci hai spinto a lottare per dimostrare il contrario. Quando qualcuno ti dava per finito, tu ti rialzavi e continuavi senza nemmeno dar adito o risposta alle loro supposizioni. E sappiamo bene come io, invece, mi sono sempre comportato: piuttosto di perdere qualche punto di popolarità o di attenzione, reagivo con rabbia e impotenza. Mi adeguavo. E scivolavo sempre più verso il fondo.”

“E ora sono io a scivolare. Non siamo molto diversi, dopotutto. – Affermò Brian, voltandosi il tempo sufficiente per lasciarsi un triste sorriso. – E’ stancante, Nick, dover sempre dimostrare di essere più di quello la gente pensa che tu sia. E’ stancante dover ricambiare qualcosa, sentirsi in dovere di dare prova che ci si è meritato qualcosa invece di solamente accettarlo come un dono. Un miracolo.”

“Intendi...?”

“Sì. – Asserì Brian con un sospiro. – Quando ti ritrovi a vivere nonostante tutto, quando continuano a ripeterti che è un miracolo essere sopravvissuto, all’inizio accetti solamente quello che è stato. Un miracolo. Ne sei grato, ti butti nel mondo senza nemmeno avere un pensiero o una paura perché sai di aver già affrontato e superato il più grande ostacolo e incubo. Sai di aver già sconfitto la morte una volta. Così ti senti invincibile, soprattutto se hai ancora la pura e naturale incoscienza di un bambino. Poi, più cresci, più ti rendi conto di quanto davvero possa pesare un regalo del genere. Dubiti. Ti domandi perché proprio a te è stato fatto quel miracolo, che cosa potresti avere di speciale per essere sopravvissuto invece che assecondare il destino. E ti rendi conto che non puoi sprecarlo, non puoi rendere vano qualcosa di così speciale e prezioso: così cerchi di essere il migliore, cerchi di essere sempre di più di ciò che ci si aspetterebbe da te. Eccellere in sport anche se non ne hai i requisiti, essere il miglior figlio possibile perché, in fondo, ti senti in colpa per quello che hai fatto passare ai tuoi genitori. Cerchi di non sbagliare mai, cerchi di essere un esempio perché è quello, in fondo, il motivo per cui sei stato graziato, no? E non accetti di fallire, non riesci ad accettare di non essere in grado a sopportare qualcosa, visto che sei riuscito a sopportare e superare ben di peggio. O di non tenere testa a ciò che il mondo, la gente, si aspetta da te. Così segui la scia, dai al mondo ciò che si aspetta anche se non è quello che davvero desideri. Ma ti dici che se continui a convincere al mondo che non hai bisogno altro della tua vita perfetta, il tuo piccolo mondo fatto da una moglie perfetta e da un figlio perfetto, un giorno anche tu incomincerai a credere che sia abbastanza. Che non devi più dimostrare nulla.”

“Dio, Brian... – Mormorò Nick, passandosi una mano fra i capelli mentre digeriva tutte quelle parole. Mentre somatizzava l’enormità del peso che Brian si era portato dentro fino a quel momento. Non c’era da meravigliarsi se ora stava crollando, era già un miracolo che non avesse fatto la sua stessa fine anni e anni prima. Ed anche lì, accerchiato da quelle ombre di cui non si era mai reso conto o notato, Nick si ritrovò ad ammirare il maggiore, quella sua tempra che era riuscito a portarlo là dove nessuno sarebbe riuscito ad arrivare sano e salvo. E anche ora che stava crollando, anche ora che non riusciva più a nascondere le crepe e le sbavature, Brian continuava a rimanere con la schiena dritta e l’orgoglio di chi, ancora, non voleva ammettere una sconfitta. Era davvero così sconvolgente se ne era innamorato di quello scricciolo di forza e testardaggine? - ... come hai fatto? Come hai fatto a non diventare matto?”

“Me lo domando anch’io. Forse diventare matto è un’alternativa nettamente migliore che perdere la propria voce, no? – Fu la domanda retorica che sfuggì via dalle labbra di Brian. Abbassò poi lo sguardo, osservando la punta dei suoi piedi che disegnava linee sulla sabbia che poi, abitualmente, venivano cancellate dall’acqua e dalle onde. - A volte vi ho invidiato, lo sai? Te e Aj, intendo. Era come se voi aveste il permesso di uscire dalla carreggiata, commettere milioni di errori solamente perché era ciò che tutti si aspettavano con le vostre radici e famiglie. Voi potevate urlare, potevate ribellarvi quando qualcosa vi calzava troppo stretto perché nessuno pretendeva da voi altro. Io, invece, non ho mai avuto quella fortuna. Immagini la reazione di tutti se, all’improvviso, avessi fatto una scenata e sbattuto la porta dopo l’ennesimo giorno di seguito di registrazione? Immagini la reazione se fossi stato scoperto a bere, o in qualche posto con compagnie non buone?”

“Beh... – Bofonchiò Nick, quasi impossibilitato nel non sorridere di fronte a quelle immagini. Quante volte, li stesso, aveva desiderato che Brian lasciasse perdere le stringhe di controllo e si divertisse un po’ di più?  - Ammetto che avrebbero urlato allo scandalo. Avresti di certo fatto passere inosservato certe minchiate che ho combinato.”

“Vedi? Persino tu ne saresti rimasto scandalizzato. – Rispose Brian, voltandosi verso di Nick e rivolgendogli un triste sorriso. - Ecco perché non mi sono mai permesso di scivolare. Non importava quanto stessi per crollare, non importava quanto volessi urlare o semplicemente sbattere i piedi. Non era quello che tutti si aspettavano da me. Non era ciò che pretendevano da me. E se io crollavo, chi avrebbe portato avanti il gruppo?”

Era vero, si disse Nick. Per quanto, almeno per qualche periodo, avesse odiato quell’aura di superiorità e perfezionismo che ruotava attorno a Brian, Nick si era sempre aspettato nient’altro che quello da Brian. Lo aveva preteso perché era lui l’esempio che voleva seguire, era lui il modello a cui voleva aspirare per diventare, finalmente, una persona migliore. Ma non si era mai reso conto dell’altra parte della medaglia, di quanto potesse essere soffocante e difficile essere un punto di riferimento per molte persone.

“Ti ho sempre ripetuto, però, che avresti dovuto mandare al paese un po’ più di persone. Invece mandavi sempre me.” L’ultima frase divenne una battuta, una lieve presa in giro che ricordava quegli anni in cui era difficile vedere lui e Brian insieme.

“Era impossibile sopportarti quando facevi la diva.” Ribatté Brian, facendo una piccola linguaccia e ricevendo, in risposta, un sorriso e una smorfia.

“Ma hai appena ammesso di invidiarmi.”

“A volte.”

“Ma era pur sempre invidia, mio caro.”

Una risata riuscì a librarsi, rauca come la voce che avrebbe dovuto usare quella stessa aria per poter prendere forma e sostanza. “Hai ragione, Ti ho invidiato.”

“Era per questo, quindi? Era per questo che mi odiavi?” Si ritrovò Nick a domandare, il tono un po’ titubante e quasi impaurito dalla risposta che avrebbe potuto ricevere.

L’espressione di Brian si addolcì, la luce del sole che fece scomparire, in un riflesso dorato, le occhiaie e i segni di quelle giornate. “Non ti ho mai odiato, Nick. Non credo che sia possibile, per me, odiarti. E’... è un po’ complicato da spiegare.”

“Ma ha che fare con tutto il peso che ti sei portato dentro, vero? Ha a che con tutto ciò che ti ha portato in questa situazione? Che ha rubato la tua voce?”

“In parte.”

“Allora spiegami. Fammi capire. Se continui a tenerti tutto dentro...” Non aggiunse, Nick, ciò che davvero avrebbe voluto dirgli. Lasciami entrare in questo casino. Lasciami capire se davvero posso avere una possibilità o se mi sono sempre inventato tutto. Se mi sono aggrappato a una speranza che era solo illusoria.

“E’ quello che sto cercando di fare.”

“Bri, non ci voleva un genio per capire che, per tutti questi anni, ti sei preso pesi e responsabilità troppo pesanti. E sì, lo ammetto, mi faceva incazzare. Mi facevi incazzare perché nessuno pretendeva che tu fossi perfetto. Io non lo pretendevo. Dov’è finito il Brian che mi ripeteva che non dovevo dar peso a ciò che gli altri pensavano di me?”

“Oh, quel Brian era solamente una maschera. Era più facile dare consigli, illudere che avessi pieno controllo della mia vita quando, invece, mi ritrovavo sempre di più ad annaspare. Ma non potevo mostrarti ciò che si celava dietro quella maschera, Nick. Anche se non aveva davvero importanza, no? Ho comunque fallito con te.”

“Fallito? Di che diavolo stai parlando?”

“Ero il tuo tutore legale. Ero la persona che ti aveva preso sotto la sua ala protettrice, ero la persona a cui tu guardavi per poter imparare qualcosa del mondo. Mi ero ripromesso di proteggerti. Era mio dovere proteggerti, era mio dovere tenerti lontano dai pericoli e dalle cattive compagnie. Da quel mondo di alcohol e droga da cui stavi cercando di scappare. Avrei dovuto fare di più.”

“Dio, Bri! No! Non è colpa tua! Sono io che ho scelto quella strada. Sono io che ho deciso di sputtanarmi solamente perché non riuscivo ad accettare quello schifo di famiglia. E nemmeno loro hanno totalmente colpa. - Nick scrollò la testa, accorgendosi e rendendosi conto che niente di tutto quello aveva più importanza. Aveva fatto pace con il suo passato, aveva accettato che, per qualche ragione, lui e Brian si erano allontanati. Ma, incredibilmente, era Brian quello che si era portato dietro tutta la responsabilità e la colpa per qualcosa più grande e inevitabile di loro. – Il punto è che non puoi continuare a punirti per ciò che io ho fatto. Nemmeno io ti colpevolizzo.”

“Ma io sì, Nick. Ho fallito. E, fallendo, ti ho allontanato. Perché non accettavo di vedere e di rendermi conto del mio fallimento, non riuscivo a sopportare quanto poco fossi riuscito in ciò che mi ero sempre prefissato. Volevo... volevo che tu capissi quanto fossi speciale. Volevo che tu capissi quanto amato fossi, anche se forse non da chi avrebbe dovuto amarti senza se e senza ma.”

“Ma io ti ho ferito. Non sono riuscito a starti vicino e tu...”

Gli sguardi di Brian e Nick si incrociarono, un’espressione di sorprendente comprensione che si rifletteva in entrambi gli azzurri delle iridi. Anni di incomprensioni, anni di pesi e di colpe lasciate in sospeso, ora finalmente sembravano svelarsi e mostrarsi, prima di volatilizzarsi via come un uccello di fuoco ormai spento e ridotto in cenere.

“Sono orgoglioso, Nick. Lo sai. Ho nascosto la delusione perché sapevo che non c’era tempo e spazio per parlare. Dovevo rimettermi e dovevo farlo in fretta perché il nostro futuro e la nostra carriera dipendeva da me e dal mio cuore. Ma invece di dimenticare, ho lasciato che quel veleno si insidiasse e si prendesse il controllo, impedendomi di essere la persona migliore e continuare ad aiutarti. Tutto ciò che mi ero ripromesso di insegnarti, amare e accettare di essere amato, se ne sono volati via perché ero troppo orgoglioso per ammettere che avevo bisogno di te.”

“E io non l’ho capito. Aspettavo che tu venissi da me, ho aspettato così tanto che tu venissi e mi dicessi che non ce la facevi più. Anelavo per ciò. E lo faccio ancora. Ecco perché sono venuto stamattina. Ecco perché ti ho sempre aspettato dopo ogni registrazione. Aspettavo il momento in cui saresti crollato. Anche se può suonare strano e alquanto malsano.”

Sarebbe bastata una parola. Sarebbe bastato uno sguardo, come quello che poche ore prima Brian gli aveva lanciato prima di salire sulla sua macchina. E forse Brian lo aveva anche fatto, forse Brian aveva lanciato la sua silenziosa richiesta di aiuto e lui non l’aveva nemmeno colta, troppo impegnato a odiare l’amico per averlo abbandonato e lasciato al buio.

Quanto tempo avevano sprecato. Quanti anni si erano lasciati sfuggire via solamente perché si erano convinti di aver deluso l’altro quando, in realtà, le uniche persone che avevano ferocemente e furiosamente odiato erano stati se stessi. Quanti se e ma che rimanevano dei grandi punti di domanda fra di loro, gocce di realtà alternative dove chissà che cosa sarebbe potuto succedere. Forse nulla, perché ancora i sentimenti di entrambi venivano tenuti rinchiusi prigionieri dentro l’anima, ancora ignari di poter uscire e poter riflettersi come se fossero gocce dello stesso specchio. E lo erano, declinati in modi differenti ma con la stessa intensità e profondità. Entrambi avevano cercato di sfuggire da quell’attrazione, entrambi si erano resi immediatamente di quanto quell’amore avrebbe potuto essere trattato dal mondo e lo avevano tenuto segregato, in parte perché essi stessi credevano a quell’etichetta.

Malsano. Strano che Nick usasse quell’aggettivo perché era lo stesso con il quale Brian si era insultato sin dal primo momento in cui aveva preso coscienza di ciò che davvero provava per Nick. Ora sapeva che per tutti quegli anni si era punito per qualcosa su cui non aveva mai avuto controllo, ora sapeva che sposarsi era stata solamente la sua ennesima facciata, il suo ennesimo adeguarsi a ciò che erano le aspettative su di lui. Non poteva cambiare tutto dalla mattina alla sera. Non poteva svegliarsi e dimenticarsi anni di pressioni e di responsabilità ma, piano piano, doveva imparare a lasciare andare via i pesi che si era portato addosso e trovare un nuovo modo per affrontare le situazioni. Brian sapeva che era ancora lontano dal sentirsi finalmente libero e liberato da quella tensione che ormai scandiva e prendeva pieno possesso di gogni sua giornata. Ma c’era qualcosa che ora, in quel momento, poteva fare. C’era una speranza che poteva trasformare in realtà, una richiesta di bisogno e di aiuto che non poteva più lasciare sottointesa e implicita.

Considerato che, ormai, era dato per scontato che sia lui sia Nick diventavano ciechi e stupidi quando si trattava di captare qualcosa che avrebbe dovuto essere semplice e lampante.

“Non ti ho mai odiato, Nick. Nemmeno nei peggiori momenti, mi era impossibile poterti odiare. Perché andava contro ciò che ho sempre provato per te. Ciò che non ho mai avuto coraggio di ammettere, anche con me stesso.”

Il cuore di Nick incominciò a battere più rapidamente, anche se era la sua mente colei che girava e ruotava come una giostra impazzita. Poteva davvero essere ciò che pensava che stava per succedere? Poteva, davvero, credere e sperare che Brian potesse ricambiare anche solo una minima parte dei suoi sentimenti? Volerlo come lui lo voleva? Non era mai stato bravo, Nick, con le parole: non le ascoltava mai per quello che erano ma, come succedeva a tutti, le prendeva e le trasformava a seconda di ciò che lui voleva sentirsi dire. O che temeva che potessero dirgli. Era così che era successo con Brian, i suoi consigli si erano trasformati in prediche e rimproveri di cui lui credeva di non aver bisogno. Ma l’amore era l’opposto dell’odio, no? Su quello non poteva sbagliarsi, anche se lui stesso sapeva che le linee di confine erano così fragili e vaghe che era facile mischiarsi e sbagliarsi.

“Stai... Bri, ti scongiuro, non...”

Brian confuse quell’opposizione, prendendola come un tentativo educato e gentile di respingere una dichiarazione che avrebbe semplicemente messo in imbarazzo entrambi. Ma non poteva fermarsi, non poteva ritrattare quanto già pronunciato. Brian doveva semplice rigettare indietro la vergogna e la delusione e finire quel discorso, indipendentemente dalla risposta e dalla reazione di Nick. Lo doveva fare per se stesso e per guarire, almeno.

“Lo so, lo so. Nessuno vuole ricevere una dichiarazione non voluta. E hai tutto il diritto di odiarmi e di lasciarmi qui, scappare il più lontano possibile da me e da questa situazione così imbarazzante. – Rispose Brian immediatamente, sperando di poter riuscire a buttare fuori quello che aveva dentro senza che la sua voce lo tradisse sul più bello. – Non ho mai potuto odiarti perché ho sempre provato l’esatto opposto, anche se per molti anni ho cercato di far finta che quei sentimenti non esistessero. Ecco perché, in parte, ti ho tenuto lontano. Non solo perché non volevo accettare il mio fallimento ma perché avevo paura che tu li notassi. Avevo paura che tu mi odiassi per quello che ero e per quello che provavo. Ho passato così tanto tempo a odiarmi per ciò, ho passato così tanti anni a punirmi e a cercare di essere totalmente l’opposto, di costruirmi quella famiglia perfetta che mi avrebbe protetto da ogni rivendicazione e insulto. Ma quella maschera, quella bugia, mi ha portato qui, Nick. Mi ha portato a rinnegare una parte di me stessa, mi ha portato a sentirmi in colpa e a punirmi solamente perché ero e sono innamorato del mio migliore amico.”

Solamente a quell’unica affermazione Brian riuscì a voltarsi e a fissare Nick negli occhi. Il sole era dietro le sue spalle così i raggi dorati scendevano e accarezzavano alla perfezione quei lineamenti che Brian aveva sempre adorato, sin da quando essi erano ancora arrotondati e sfumati con l’innocenza dell’adolescenza. Era forse troppo sdolcinato persino per lui quel pensiero ma, per un attimo, quella luce dorata aveva avvolto Nick rendendolo simile a un angelo. Il suo angelo. Colui che, bene o male, era sempre riuscito a salvarlo da qualsiasi precipizio in cui Brian stava per cadere, anche se non lo avrebbe mai saputo. Colui che avrebbe potuto salvarlo anche in quella situazione e Brian non era più restio o imbarazzato a chiedere aiuto.

“Tu... tu sei innamorato di... me?” Balbettò Nick, sconvolto e totalmente sotto shock per quella rivelazione. Quella scoperta che non era una novità, perché era sempre rimasta dentro di lui ad aspettare il momento buono per uscire e fargli capire di aver sempre saputo. Di esser sempre stato sicuro di Brian e dei suoi sentimenti.

Mai, mai, nemmeno nei suoi più pazzi sogni, Nick era mai riuscito a creare quella possibilità. Quella dimensione spazio – temporale in cui Brian, quel Brian in carne e ossa, il suo Brian, gli dichiarava quegli stessi sentimenti che avevano sempre albergato dentro di lui. Quella dimensione in cui quelle parole venivano pronunciate con così tanta onestà e purezza, profondità e intensità. Bisogno e desiderio. Voleva quasi darsi un pizzicotto, giusto per prendere davvero coscienza che tutto ciò stava davvero succedendo. Voleva, Nick, quasi incominciare a saltellare e danzare, ringraziare quella spiaggia sconosciuta che gli aveva portato la speranza tangibile di poter finalmente realizzare e rendere reale quel sogno a cui si era sempre soltanto aggrappato per superare i momenti peggiori.

“Sembri sorpreso.” Commentò Brian, non sapendo come spiegarsi la reazione di Nick. Con il suo cuore così all’aperto, con i suoi sentimenti stesi fra di loro come panni colmi di speranza e di comprensione, Brian non poteva riuscire a intuire ciò che il ragazzo stava pensando. Stava cercando un modo, forse, per far finta che niente fosse successo? Che cosa gli stava passando per la mente? Cercò, Brian, di studiare i tratti del volto per trovare qualche indizio ma sembrava che avesse perso quell’intuito particolare che funzionava solo e soltanto con Nick. O, forse, era meglio dire che aveva funzionato.

Forse lo aveva allontanato troppo per poter sperare, ora, di avere anche una sola possibilità.

“Non avrei mai... insomma...” Nick si ritrovò a farfugliare, non riuscendo ancora a trovare un filo logico a quel ciclone e a quella tempesta di emozioni che si stava scatenando dentro di lui.

“Non... – Come sospettato, la tensione e l’ansia unirono le forze e rubarono via l’aria, riuscendo a strozzare le corde vocali di Brian e rubargli la voce. Uscì solamente un tono atono, labbra che si muovevano ma senza pronunciare nessuna parola, se non una smorfia di dolore e di frustrazione. Lo sguardo si abbassò immediatamente, l’ombra di imbarazzo ancora troppo scura per poterla nascondere e per poter far finta di niente. Brian sentì lo sguardo di Nick focalizzarsi su di lui, un concentrato di preoccupazione e di timore che non riuscì a sciogliere il nodo alla gola. Lo aumentò, invece, e Brian si ritrovò a schiarirsi la voce più e più volte, aumentando l’irritazione e l’infiammazione. Poteva essere causato da problemi mentali e di stress ma, in quei momenti, sembravano davvero avere l’apparenza di qualcosa di fisico. Qualcosa che avrebbe dovuto essere sistemato con farmaci o con un’operazione. – Scusa.”

“No, Bri. No. Non ti devi scusare.” Nick si affrettò a rassicurare il maggiore, avanzando di qualche passo come se volesse raggiungerlo. Toccarlo. Stringerlo e dirgli che sarebbe andato tutto per il meglio. Rassicurarlo che lui, che Nick, avrebbe trovato qualcosa, qualsiasi cosa, pur di farlo stare meglio. Ma tutte quelle parole scivolarono via, risucchiate da quell’aria e atmosfera di incertezza che ancora aleggiava fra di loro.

“Beh, lasciami almeno scusare per averti messo in questa posizione. Non mi aspetto che tu ricambi i miei sentimenti. Né pretendo che tu possa anche solo provarci.”

“Ma lo vorresti, no?”

“Beh, è quella la seconda speranza che mi ha spinto e portato in questo posto. Non voglio più mentirti. Non almeno sui miei sentimenti. – Rispose Brian, combattendo contro il desiderio di nascondersi per nascondere la delusione e quel senso di imbarazzo che, nonostante tutto, stava colorando le sue guance di rosso. – Ma non cambierà nulla fra noi. Sarò sempre tuo amico, se tu vorrai. Rispetterò le tue decisioni, qualsiasi esse siano. Non voglio... non voglio metterti in una posizione scomoda e, allo stesso tempo, non voglio rovinare quest’equilibrio che siamo riusciti a ritrovare.”

“Non posso far finta che niente sia cambiato, Brian. Non puoi pretendere che possa dimenticare e scordare questo momento. – Ammise Nick, finalmente prendendo controllo di quella situazione e dei suoi sentimenti. Brian era lì, davanti a lui, Brian era lì e gli stava offrendo la più grande e immensa delle possibilità, quella che entrambi avevano sacrificato a causa di paure e di doveri. Brian era lì e Nick voleva finalmente lasciare che il suo stesso cuore si librasse e andasse a congiungersi con quello di Brian, intrecciandosi per una vita che poteva e sarebbe stata eterna. – Non voglio rimanere in questo limbo, soprattutto. Davvero non hai mai notato nulla?”

Quella volta fu il turno di Brian di sentirsi preso in contropiede, confuso dall’implicazione che si celava dietro quella domanda. Che cosa avrebbe dovuto notare? C’era qualcosa che Nick gli aveva tenuto nascosto? Poteva davvero essere quello il giorno in cui, almeno per una volta, il destino avesse deciso di portargli una ventata di felicità e di buona fortuna? Forse il fato non c’entrava nulla quella volta, forse era solamente la ricompensa per aver finalmente fatto quel passo che era sempre sembrato così pericoloso e mortale. Era sempre difficile e rischioso prendere il proprio cuore e donarlo a qualcun altro, fidandosi e credendo di poterlo consegnare in mani che lo avrebbero curato e lo avrebbero protetto, oltre a farlo crescere e fiorire sotto le carezze e i baci del proprio amore.

Brian inclinò il capo. E, questa volta, si dimenticò che c’era il suo stesso cuore che ancora volteggiava attorno a lui, pronto a offrirsi a Nick. Questa volta osservò attentamente Nick. Studiò la sua postura, cercò di leggere nelle fronde di un linguaggio che era sempre stato istintivo e senza segreti per lui e tutto ciò che trovò fu qualcosa che lo lasciò senza fiato, anche se quella mancanza di aria e ossigeno non aveva nulla a che fare con il suo problema. Come aveva potuto essere così cieco? Come aveva potuto lasciarsi convincere dalle sue stesse paure che mai avrebbe potuto essere ricambiato? Era quella la sua più bella e speciale qualità, quell’impossibilità di nascondere i propri sentimenti nonostante quanto fosse facile superare le barriere e portare distruzione nella sua anima. E lui, proprio lui che si era sempre rinvigorito di orgoglio nell’affermare di conoscere Nick meglio di qualcun altro, non aveva mai preso nota di quella luce speciale con cui quegli occhi azzurri lo osservavano; non aveva mai notato quelle fiamme di desiderio che rendevano impossibile non rimanere incatenati da quello sguardo. Non era solo la devozione di un ragazzino verso il suo eroe preferito, non era solo l’ammirazione per una persona ritenuta in grado di raggiungere la perfezione. Brian aveva fatto l’errore di fermarsi alla superficie, troppo impaurito per poter illudersi e aggrapparsi a qualcosa che, forse, avrebbe potuto rivelarsi solamente uno scherzo della sua stessa mente e anima. Aveva commesso l’errore di accontentarsi di quegli abbracci durante il loro soggiorno a Londra, nascondendosi nell’illusione che fosse solamente l’unica reazione che Nick conoscesse per confortarlo e affrontare il dramma che stavano vivendo.

“Io... ci speravo? - Mormorò Brian, ritrovandosi con la vista annebbiata da delle gocce di felicità. Sbattè le palpebre più volte ma, quando esse decisero di scendere, le lasciò scivolare via come se non ci fosse nessuna ragione per vergognarsene. E non esisteva, Non potevano nemmeno aprire gli occhi perché come poteva trovare imbarazzo quando il suo cuore stava rischiando di scoppiare contro il suo petto? – Ci speravo. Mi illudevo, certe notti. E come un pazzo mi ci sono tuffato, come un cieco sono saltato perché che cosa ho altro da perdere? Come posso perderti quando già ciò è successo?”

“Era per quello che ti odiavo. No, odiare non è la parola giusta. Perché nemmeno io avrei mai potuto provare quel sentimento verso di te. Ti amavo e non sapevo come gestirlo. Ti amavo e sapevo di non poter mai essere degno di stare al suo fianco, non quando ti avevo dato prova di essere in grado di abbandonarti alla prima difficoltà. – La mano ancora si perse fra i capelli, in quel gesto di nervosismo che faceva trasparire quanta verità ci fosse in quelle parole. – Ti amavo e non volevo risucchiarti in quel vortice in cui ero finito. Ti amavo e volevo che mi salvassi, anche se facevo di tutto per allontanarti. E quando ci sono riuscito, quando te ne sei andato, ho capito di aver commesso l’errore più grande di tutta la mia vita.”

“Oh Nick.” Riuscì Brian solamente a dire, consapevole di quanto male e inutile sofferenza si fossero inflitti a causa della paura e dell’insicurezza. Ma finalmente stavano buttando tutto fuori, lo stavano lanciando fra quelle onde che lo avrebbero portato lontano, lo avrebbe ingoiato e lo avrebbe reso solamente un eco di un passato che ora poteva finalmente rimettersi a dormire.

“E’ stato quello che mi ha risvegliato. Quando la mia terapista mi ha domandato che cos’era che mancava nella mia vita, tu eri la risposta. Tu, Brian. Tu e il tuo amore. Sapevo di non avere nessuna possibilità, sapevo di poter solo aggrapparmi ad una speranza ma sapevo anche che, se non mi fossi rimesso in sesto, non avrei nemmeno potuto provarci. Ma, come sempre, tu mi hai preceduto.” Un sorriso malizioso, un sorriso di resa e di arresa di fronte a quella superiorità che Brian avrebbe sempre avuto sopra di lui, dipinse il volto di Nick mentre la voce scivolava in un tono caldo e rassicurante. La nebbia si era diradata, tutti i dubbi della mattina erano stati dissipati in una conversazione che avrebbe dovuto esser stata fatta mesi, anni prima.

Ma aveva davvero importanza?

Aveva importanza quanto vi avessero impiegato a rendersi conto che sarebbe bastato un gesto di coraggio per raggiungere quel perfetto e magico equilibrio? O, forse, non ne aveva perché c’era sempre qualcosa da imparare dalla vita e, forse, il loro passato era servito a portarli in quei ruoli, non più stretti e rigidi ma, finalmente, scambiabili a seconda delle situazioni e del contesto.

Una risata scivolò via dalle labbra di Brian, una risata che sapeva di lacrime bagnate dalla felicità e dal sollievo. Non tutto era stato dimenticato, niente si era trasformato da incubo a sogno ma la realtà, il domani, sembravano esseri risvegliati con colori più accesi e vivaci. Il sollievo aveva trascinato via dalla spalle uno dei pesi più pesanti e già Brian poteva percepire un velo di tensione squarciarsi e allontanarsi dalle sue corde vocali.

Mancava solo un’ammissione. Forse la più difficile. Forse nemmeno così tanto difficile perché essa era già stata racchiusa in tutte le parole che si erano scambiati e si erano donati.

“Ho bisogno di te, Nick. Chissà, forse tu e questo amore...”

“Noi.” Aggiunse Nick.

“Noi... – Si corresse Brian con un sorriso. - … Noi potremmo essere il mio primo passo verso la guarigione.”

“Mh... quindi, se non ho capito male, tu staresti dicendo che io, Nickholas Gene Carter, potrei essere la tua cura miracolosa?” Fu la domanda di Nick, pronunciata con un sorrisetto malizioso e alquanto compiaciuto sul volto. Ma era solo apparenza perché, in realtà, il cuore stava letteralmente scoppiando di fronte a quelle parole, di fronte alla prospettiva di poter finalmente essere ciò che il maggiore, ciò che Brian, era sempre per stato lui: un’ancora a cui aggrapparsi per non soffocare e annegare in quell’oceano di onde pericolose e tossiche era sempre stata la sua famiglia; un eroe che, con un balzo, era entrato nella sua vita e lo aveva salvato; un faro che gli aveva sempre illuminato quale rotta avrebbe dovuto seguire.

Forse non sarebbe mai stato come Brian, forse non avrebbe mai raggiunto quel livello. Ma non importava così tanto, non importava in quanti modi avrebbe dovuto salvare il maggiore: a lui, a Nick, importava semplicemente poter rimanere lì, fianco a fianco e mano nella mano, consapevole e orgoglioso di sapere che non era davvero così inutile.

“Oddio. Diciamo che potresti essermi d’aiuto. Potresti essere un’arma in più in questa battaglia contro me stesso. L’alleato che mi ricorderà che posso combattere. L’amico che mi dirà che potrò riposarmi per qualche secondo. Il compagno che mi nasconderà in quelle ore.” Ribatté Brian, accomodando il suo tono di voce e imitando quella punta di gioco e di scherzo che lasciava un eco di qualcosa che era cambiato irrimediabilmente nell’aria attorno a lui e a Nick.

Fra di loro. Nel loro rapporto, sempre stato così unico, così raro, così speciale e così difficile da spiegare e catalogare in un’unica categoria o definirlo con un’unica etichetta. Quell’impercettibile senso, quell’implicito suggerimento lasciava presagire un volo di farfalle che si stava riunendo e preparando all’interno dello stomaco; un battito d’ali che lasciava vuoti d’aria a ogni pulsazione e, allo stesso tempo, rendeva il cuore sempre un po’ più gonfio e sempre un po’ più leggero, quasi come se fosse una bolla d’aria pronta a scoppiare da un momento all’altro. E quando sarebbe successo, quando entrambi sarebbero stati avvolti da quelle particelle invisibili e trasparenti, avrebbero finalmente potuto lasciarsi accarezzare da quel sogno, coltivato e coccolato nel corso degli anni, che stava velocemente prendendo forma e sembianze davanti ai loro occhi. Non era così difficile, non sembrava qualcosa che poteva fare loro del male: scomparsi erano i dubbi che li avevano tenuti lontani, svaniti erano le remore e le regole morali che avevano lavorato come ostacoli in quella naturale e già predestinata corrente su cui Brian e Nick avevano sempre navigato. A volte non si erano resi conto di ciò e si erano ritrovati a risalire le onde, sbattendo i remi alla ricerca di un appiglio per non cadere nelle cascate e rischiare di morire. Non avevano capito, in quei momenti, che cadere non avrebbe mai significato soccombere a un destino crudele e a una fine inesorabile ma solamente ora, dopo la fine della tempesta e dopo che la nebbia si era dissolta, i loro occhi potevano vedere che era un lago placido e tranquillo ad aspettarli.

Nick si avvicinò ancora, l’acqua che lambiva come una dolce carezza i suoi piedi e che poi scompariva richiamata dalla corrente. Nick si avvicinò ancora di più a Brian, lasciando solamente qualche minuscolo spazio vuoto fra i loro corpi; le mani si appoggiarono sui fianchi di Brian, una presa e un tocco che sembravano lasciare la propria impronta di fuoco sulla pelle. E ciò non sarebbe dispiaciuto a Nick, il desiderio di lasciare il proprio segno su quel corpo affinché chiunque avrebbe potuto sempre sapere che Brian aveva e sarebbe sempre appartenuto a lui: era sempre stato possessivo, sin dai tempi in cui aveva lanciato occhiate cariche di odio e di rabbia a chiunque osasse solamente parlare con Brian, ma ora lo sarebbe stato ancor di più. Ora che Brian sarebbe diventato, ufficialmente, l’unica persona che avrebbe potuto chiamare famiglia. La sua vera famiglia.

“Il mio livello di popolarità avrà un’impennata. Salirà alle stelle. – Continuò Nick a scherzare, anche se la sua voce si abbassò in un tono nettamente più rauco e caldo. – Immagino già i titoli: “Come ho salvato la voce più bella del mondo con soli baci e amore.””

“Certo. Perché io anche ti permetterò di parlare così apertamente di qualcosa di così privato.” Ribatté Brian, il sopracciglio alzato di fronte a quella proposta.

“Dovrai, mio caro. Altrimenti, che cosa potresti rispondere quando ti chiederanno come hai fatto a guarire?”

“Vediamo... – Mormorò Brian, il tono indeciso e la punta dell’indice che punzecchiava il labbro inferiore. - ... tanto duro lavoro?”

“Solo?”

“Tanto supporto?”

“Mh... ci stiamo avvicinando.”

“La fiducia del gruppo?”

“Mi lasci all’interno dei tuoi amici? Me tapino!”

“L’amore e il supporto della persona che più amo, anche se me ne sono reso conto solamente troppo tardi?”

“Oh! Questo sarei io, vero?”

“E chi altri? – Rispose Brian in una risata, prima di abbassare lo sguardo per un attimo di silenzio e lasciare svanire l’aria di giocosità e scherzo che li aveva circondati fino a quel momento. – Ma non sarà semplice. Dirlo così sembra molto romantico, esattamente come in una favola basta il bacio del vero amore a svegliare l’addormentata o a riportare il sereno. E vorrei crederci anch’io. Vorrei davvero credere che bastasse aver finalmente riunito la mia anima con la sua gemella per poter stare meglio.”

Nonostante tutto, nonostante la dichiarazione e l’ammissione appena fatta, Brian non voleva prendersi gioco di Nick. Non voleva illuderlo, promettergli che sarebbe bastato solamente volerlo e desiderarlo per ritrovarsi a sorridere in un mondo che era diventato, all’improvviso, privo di nuvole e di temporali. Non voleva che Nick entrasse nella sua vita come un tornado, aspettandosi di poter far scacciare gli incubi per poi abbandonarlo quando avrebbe capito che la vita non era e non sarebbe mai stata così facile e semplice. Ciò che aspettava Brian nei mesi successivi non era una vacanza né giorni ricchi e ricamati da fiori e da rosa: c’era una vita da cambiare, c’erano abitudini da sradicare e nuove routine da imparare e incorporare. E forse nemmeno quello sarebbe bastato, forse davvero la sua voce aveva deciso di abdicare e di ritirarsi in pensione. Ecco di che cosa erano costituiti i mesi successivi, seppur tutti i forse i tutti i dubbi, raggruppati in quelle nubi così grigie, dense e minacciose, sembravano sempre esser affievoliti dai raggi della speranza che, nonostante tutto, riusciva a far percepire e sentire tutto il suo calore con lievi e soffici carezze sulla pelle.

“Neanche tre secondi e stai già cercando di dissuadermi? Prima mi trascini fino a questo posto sperduto, poi mi fai una dichiarazione che chiunque morirebbe di gelosia se solo lo sapesse e ora vuoi allontanarmi? A che gioco stai giocando? Brian Thomas Littrell, nessuno ti ha mai detto prima che non si gioca con il cuore e i sentimenti di qualcuno?” L’implicita battuta fece sorridere entrambi, quella citazione di una canzone che ormai erano esausti di cantare ma di cui non ne potevano fare a meno.

“No, no. Non volevo... Non era quello che intendendo.” Brian esclamò, allungando uno buffetto sul braccio di Nick e non togliendola: la lasciò lì appoggiata e, assieme alla sua compagna, incominciò a far salire e scendere in lente e dolci carezze.

 Era sempre stato difficile resistere a quel magnetismo, quella forza d’attrazione che, come il canto di una sirena, voleva ed esigeva che si toccassero e si sfiorassero. Era sempre stata presente quella forza, sin dal primo momento in cui Brian era entrato nell’appartamento che Kevin e Howie dividevano, quell’appartamento che poi sarebbe diventato anche suo per i successivi anni. Ancora Brian ricordava il primo momento in cui aveva visto quel ragazzino che, almeno a tredici anni, non era più alto di lui e con una zazzera già biondo platino: era come se qualcosa fosse scattato fra di loro, come se una parte di loro si fosse finalmente ricongiunta con la sua gemella di cui non aveva mai visto foto ma ne aveva sempre sentito la mancanza e patito l’assenza. Ma nessuno, nemmeno e soprattutto loro, aveva potuto capire quanto profondo fosse quel legame che si era subito e immediatamente creato. Avevano dovuto chiamarla amicizia perché, almeno in quei primi momenti e anni, non c’erano altri termini o etichette che potessero definitivamente e completamente definirli.

Era sempre stato difficili resistere a quell’attrazione, a quel desiderio dei loro stessi corpi di stare vicini e intimi, soprattutto quando, per bontà della gioventù e della purezza di quell’età, nessun gesto o carezza poteva essere letto e giudicato con secondi fini e una malizia che avrebbe, inesorabilmente, rovinato e peggiorato tutto: un abbraccio che durava sempre qualche secondo in più del necessario e quel senso di farlo prolungare ancora di più, senza una ragione apparente o giustificata; una carezza che aveva l’apparenza di rassicurazione, o di confronto, ma che potevano e che entrambi volevano che potesse trasformarsi in qualcosa di più, qualcosa che poteva e doveva essere studiato fino a quando l’anima stessa non ne avesse creato un ricordo a perfetta immagine e somiglianza. E gli sguardi, quegli sguardi che, ripensandoci ora, erano sempre stati carichi di agognante desiderio e che, con la distanza e la lontananza, si erano arrabbiati e trasformati in un malinconico odio e tristezza. Un’eterna domanda su per quale motivo non potessero essere di più, per quale motivo la loro anima piangeva e si struggeva e non c’era nessun’altra cura se non stare vicini. Se non essere vicini. E quelle volte, quelle volte che si erano impilate e infilate in un elenco che ora occupava quasi metà della loro vita, quel bisogno e desiderio si era trasformato in un dolore sordo, una sofferenza fisica senza ferite o lividi che potessero giustificarne la presenza in sottofondo. Sempre presente e mai scomparso o svanito definitivamente. Ora, mentre le dita di Nick si infilavano sotto la felpa e la maglietta e mentre le mani di Brian continuavano ad accarezzare la pelle nuda e calda delle braccia, quell’invisibile dolore fantasma era finalmente svanito.

“Scherzavo!”

“Intendevo... – Per un attimo la voce di Brian si dissolse nell’aria, un’onta di frustrazione che irrigidì i lineamenti della mascella. Brian socchiuse gli occhi, contando mentalmente come la terapista, quella nuova, gli aveva insegnato mentre cercava di respirare e allentare la tensione attorno alle sue corde vocali. Quando riprese a parlare, un filo rauco ancora rimase in sospeso ma, almeno, la voce aveva conservato un minimo di normalità. Quella nuova e inusuale normalità a cui Brian non voleva abituarsi. - .... Intendevo dire che voglio solo essere sicuro che tu sappia a che cosa stai andando incontro. Non sarà sempre rose e fiori, io non potrò mai essere il tuo supereroe e, molto spesso, dovrò lasciare il mantello e il costume nell’armadio perché non avrò nemmeno le energie e la sicurezza di essere me stesso. Per non aggiungere quanto siamo in grado di farci del male...”

“Un uomo saggio, e molto gnomo, un giorno mi disse che il male peggiore ci viene sempre inflitto dalle persone che amiamo di più, perche sono le uniche a cui permettiamo di vedere ogni nostra debolezza e fragilità. – Ribatté Nick, facendo risalire una mano fino a quando le dita poterono accarezzare la linea della mascella di Brian. – Bri, non ho più bisogno che tu mi protegga dal brutto e dal negativo nel mondo. So che non sei al tuo massimo, in questo momento e, sai cosa? Non mi importa. Non mi importa se, per le prossime settimane, parleremo e ci occuperemo solo di terapie e visite. Sono pronto. Non ti amerò di meno solo perché il mio supereroe preferito sin da bambino si è rivelato essere umano. E ti dimentichi, mio caro, che anche la mia di vita non è una passeggiata per te. Magari sarai tu a deciderai di scappare, soprattutto se la mia famiglia si rivelerà essere ancor peggio di quanto non abbiano già mai dato prova negli anni precedenti. E ho ancora alcuni demoni da combattere, ci saranno momenti in cui il desiderio di autodistruggermi sarà più forte del mio amore verso di te.”

“Non voglio peggiorare le cose.”

“E non lo farai. – Lo rassicurò Nick, appoggiando le labbra sulla punta del naso di Brian. –Sono molto più forte e stabile di quanto non lo fossi qualche anno fa.”

“Sei anche molto più in salute. E si nota.” Mormorò Brian, le mani che risalirono la linea della braccia fino ad accarezzare e appoggiarsi lì dove i muscoli si gonfiavano e facevano la loro entrata in scena.

“Approvi dunque la mia ossessione per la palestra?”

“Mh... forse...” Fu la risposta di Brian, dissolta in un rossore porpora sulle guance che non era imbarazzo o vergogna ma, piuttosto, l’impossibilità di lasciare sullo sfondo quel genere di pensiero che traeva la sua origine nel piacere e nella gioia fisica.

Avrebbe voluto, Nick, lasciare perdere qualsiasi altro tipo di discorso e solamente portare l’attenzione a quei brividi, a quei tremori e a tutte quelle sensazioni che il tocco di Brian riusciva a suscitare nel suo corpo. L’alchimia e la chimica non sembrava nemmeno essere una questione da porre e da risolvere, non quando i loro corpi già sembravano rispondere alla perfezione e all’unisono agli stimoli e alla mera intima vicinanza. Ma proprio per quello, proprio per quanto Brian fosse importante e quanto differente fosse la situazione da tutte le altre e banali storie e relazioni di cui il suo passato era costellato, Nick voleva essere sicuro di non essersi lasciato sfuggire nessuna parola e nessuna promessa. Voleva che Brian fosse sicuro delle sue intenzioni, voleva fargli capire che sapeva bene che cosa lo aspettasse e non ne aveva remora e paura. Anzi, il suo stesso corpo e spirito anelava a poter finalmente avere qualcuno e qualcosa di così importante e prezioso da curare e custodire con tutte le attenzioni possibili e immaginabili. Proteggere. Innalzare e supportare perché non era il terreno, non era il fondo del pozzo, il luogo in cui Brian doveva e meritava di stare.

 “Non voglio una favola. Non voglio una vita perfetta e illusoria, facendo finta che non esista nessun problema solamente per non rovinare l’equilibrio. Voglio solo condividere la mia vita con l’unica persona in grado di completarmi alla perfezione e che mi fa desiderare, ogni giorno e ogni momento, di essere una persona migliore.”

Non c’erano parole per rispondere a quella dichiarazione. Non c’era nemmeno ossigeno per respirare, l’aria risucchiata via dall’intensità di ciò che quelle parole lasciavano come eco e segno sull’anima. Brian si sentiva come preso vittima e prigioniero di un vortice, un ciclone che aveva il suo occhio ed epicentro in quel ragazzo che aveva sempre avuto possesso e custodito la parte più importante del suo cuore e della sua anima. Per tanto tempo Brian si era detto e ridetto che non meritava quell’amore, non era degno di un’occasione quando più e più volte aveva abbandonato al proprio destino la persona che sentiva e diceva di amare più della sua stessa esistenza. Per tanto tempo Brian aveva preferito cedere alla paura, assecondarla in quelle parole che prospettavano solamente distruzione e odio se quel sogno, quel prezioso sogno di un amore così completo e così potente, fosse stato anche solo preso in considerazione. E, in conseguenza di tutto quel tempo, Brian ora ne stava pagando un prezzo fin troppo alto e fin troppo ingiusto perché il loro passato era già costellato e incasellato di cicatrici e dolori.

Non c’erano parole per reagire a quelle stesse parole di Nick, le quali già concentravano in vocali e consonanti tutto quello che era trasparito e non in quella giornata così particolarmente strana. E così particolarmente felice e speciale sotto ogni punto di vista. Non c’erano parole perché cuore e anima si erano già espressi, si erano già donati come offerta di perdona all’altro ed erano stati accettati, così com’erano: con tutti i loro difetti, con tutte le loro ombre e cicatrici. Ma anche con tutti quei desideri di rimettere a posto ciò che era stato sbagliato o i torti fatti e subiti in quegli anni in cui, sia Brian sia Nick, avevano cercato di trovare una strada differente, senza mai rendersi conto che la loro direzione era sempre stata quella di intrecciarsi e sfumarsi fino a diventare una sola.

Non c’era voce. Non c’erano frasi o altri discorsi da aggiungere. Nessun dubbio, paura o remora poteva più attaccare o farsi strada ma, anzi, essi venivano rigettati indietro con una forza e un’intensità mai visti o provati prima d’ora. In quella campana invisibili in cui si trovava Brian poteva solamente afferrare quel sogno, e quelle promesse appena pronunciate da Nick, e avvolgersele attorno come se fosse un mantello. Un’armatura. Una difesa contro gli attacchi della sua stessa mente, di un destino che si stava prendendo gioco della sua voce e di tutti quei pesi che Brian si era portato dietro negli anni, così tante responsabilità e pressioni che erano quasi riusciti nell’intento di schiacciarlo e di renderlo quasi simile a polvere e cenere.

Non più.

Perché ora Brian aveva un’arma in più, quella spada che solamente in quel momento era riuscito a estrarre dalla roccia: in quel casino in cui la sua vita si era trasformata, in quella tempesta capace di gonfiare le onda e scatenarle con gocce di incertezze e dubbi, Brian aveva trovato lo scoglio a cui aggrapparsi e su cui trovare riparo, aspettando così che il temporale si acquietasse e che il sole potesse finalmente incominciare a sorgere su un nuovo giorno e una nuova vita.

Non c’era bisogno di rispondere a quella dichiarazione, non almeno a parole. Quel momento nemmeno le richiedeva perché le loro voci avevano già esplicitato quanto e più ci fosse da dire e decidere: ci sarebbe stato tempo, in futuro, per trovare nuove soluzioni e aggiustamenti di equilibrio perché entrambi sapevano che niente poteva durare quando il fato e il destino decidevano di scatenare le loro forze e le loro rabbia. Ma non era quello il momento e l’occasione per preoccuparsi delle nubi e della pioggia, esattamente come non serviva aggiungere più altro: le parole, al contrario, potevano rischiare di rovinare la perfezione di quel frangente temporale, soprattutto se ancora quella voce avesse deciso di abbandonare la forza e mostrarsi in tutta la sua debolezza e vulnerabilità. E Brian non voleva vedere la preoccupazione, il dispiacere e la pietà negli occhi di Nick: voleva, invece, continuare a riflettersi in quell’azzurro oceano di amore e devozione, in quei riflessi dorati di assoluta e completa felicità e in tutte quelle immagini che lasciavano presagire di quale fattura sarebbero stati i suoi giorni, settimane e mesi successivi.

Non c’era bisogno di parole e così Brian non le usò ma si alzò semplicemente sulle punte dei piedi e accarezzò dapprima le labbra di Nick, velocemente e con piccoli tocchi che sapevano di ali di farfalla e di raggi dorati di sole che si appoggiavano e poi volavano via. Voleva essere, quello, solamente un primo assaggio. Un primo tentativo, quasi come se Brian fosse titubante nel finalmente prendersi ciò che il suo cuore e la sua anima avevano sempre desiderato. Una prima carezza, solo per assaporare il sapore e la morbidezza di quella labbra che promettevano una morte dolce e serena.

Un sorriso si dipinse sul volto di entrambi, la trepidazione e l’anticipazione per quel primo bacio rendevano ancora più elettrica l’aria attorno a loro. E poi quel sorriso si dissolse, lasciando spazio a un guizzo, un lampo di qualcosa che ancora non riuscivano a descrivere o spiegare negli occhi, prima di lasciare campo alle labbra e permettere loro di incontrarsi e conoscersi; rincorrersi e trovarsi;  studiarsi e studiare ogni millimetro per portare alla memoria, e al cuore, una descrizione perfetta e minuziosa di che cosa significava poter finalmente respirare lo stesso ossigeno e vivere del profumo dell’altro.

In quel luogo così speciale, che portava e donava speranza a chi vi metteva piede, e in quel bacio che si stava sfumando e perdendo fra le maglie del tempo e dei minuti, Brian si ritrovò ad aggrapparsi a una promessa che andava a sbattere e a combattere contro ciò che era sempre stata la sua vita. Ma, per la prima volta, Brian si rendeva fisicamente e tangibilmente conto che non doveva essere per forza perfetto, non doveva sforzarsi e ammazzarsi pur di rendere perfetto il mondo per amare e per essere amato. Non con Nick, almeno: Brian poteva essere se stesso, Brian poteva essere perfettamente imperfetto non solo per giustificare il suo meritato posto accanto a Nick. Ma anche, e soprattutto, per essere amato da lui fino alla fine di tutti i giorni e di tutte le notte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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C'è molto da dire su questa che, all'inizio, doveva essere una one-shot. All'inizio, doveva essere solamente una reaction fic dopo aver rivisto, per l'ennnesima volta, il documentario e la famosa discussione/litigata/si vede che vi amate dal tanto che vi insultate fra Brian e Nick. Ma poi si è evoluta, poi è diventata questo "mostro" che copre tre anni, forse i tre anni più brutti vissuti da Brian e, di riflesso, anche da noi fans. (la mia gastrite ricorda ancora ogni preoccupazione. lol)
C'è molto da dire perchè amo e sono orgogliosa di questa storia, come solo poche volte lo sono stata. Perchè sono ritornata ad amare scrivere, a rimanere per ore attaccata al computer (o anche semplicemente con carta e penna) a scrivere di questi due personaggi che, per me, sono sempre più veri e vivi che mai. Vorrei scrivere di tutto su questi due Brian e Nick. Vorrei scrivere tanto su Brian e Nick in generale anche se, per un po' di tempo, mi ritrovavo sempre bloccata da dubbi e incertezze.
Non so quanto durerà questo periodo d'oro ma una cosa è certa: continuerò sempre ad amare quei due e a scrivere di loro. <3
Cinzia 

 

 

   
 
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