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Autore: Tay66    27/08/2015    3 recensioni
Non so dirvi con esattezza cosa accadde veramente, so solo che un giorno, che all'apparenza sembrava normale, si rivelò fatale, tanto da cambiarmi la vita.
Probabilmente ti starai chiedendo che cosa io stia farneticando? Allora caro lettore siediti comodo, perché la storia che stai per leggere è vera. Narra di mostri, eroi e Dei.
Sicuramente mi prenderai per un folle, ma posso giurare sulla barba di Zeus che tutto ciò che verrà raccontato è successo. Come lo so? Beh...perché io ero li, è questa è la mia storia.
Sono Arthur Kirkland e sono un mezzosangue.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Giappone/Kiku Honda, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La fine è vicina

 

 

 

 

 

“E' la tua fine caro fratellino” mi disse abbassando in tutta fretta la mazza.

Chiusi gli occhi, consapevole che quell'arma mi avrebbe fracassato la testa, ma il colpo non arrivò, anzi al posto mio fu Polifemo ad urlare.

Aprii gli occhi, notando che nel braccio grasso del mostro, quello che teneva la mazza, si era conficcata una lancia rossa e nera.

“Tiro magnifico non c'è che dire” disse la voce di un ragazzo alle mie spalle.

Mi voltai per vedere il proprietario di quella voce.

Era un ragazzo alto, dalla corporatura atletica, i capelli bianchi e due incredibili, quanto rari, occhi rossi.

“Gilbert!” esclamò sorpreso l'americano.

“AHHHHHHH!!! Dannato chi sei?” urlò Polifemo tirando via dal suo braccio la lancia e scagliandola contro il nuovo arrivato che prontamente la schivò.

“AHAHAHA !Chi sono?” ghignò il ragazzo “Sono la stella più brillante del firmamento, la luce salvatrice nell'oscurità, il desiderio avverato dei più deboli.” cominciò “Sono la fenice che risorge dalle cener-”

“Mi prendi in giro?” domandò frustrato il ciclope “Voglio sapere il tuo nome!”

“Sono Gilbert Beilschmidt figlio di Ares detto anche il bello, il giusto, l'unico, l'impavido, il coraggioso, il tenebroso” Polifemo ascoltando di nuovo la strana presentazione del ragazzo mi guardò con il suo unico occhio alla ricerca di spiegazioni. Alla sua occhiata risposi con una scrollata di spalle “Il benevolo, il forte, l'intelligente, l'astuto e lo stratega”

“Hai finito?” domandò il mostro stringendo la presa sulla sua clava.

“Si” disse “Ah già! Tutti mi chiamano il magnifico” assunse una posa altezzosa mentre lo diceva.

“Mi hai stancato ragazzino” il ciclope si lanciò contro il “magnifico” che alle parole di Polifemo sguainò la sua spada.

L'arma era nera, con dei disegni rossi che raffiguravano scene di guerra, l'impugnatura era argento con alcuni rubini incastonati.

La mazza si abbassò di colpo verso la testa di Gilbert, il quale indietreggiò per evitarlo, andando così a sbattere contro il muro.

Polifemo si avvicinò all'albino pronto a fracassargli il cranio, ma Alfred lo bloccò con la propria spada.

“Ti sei dimenticato di me?” domandò l'americano al mostro, il quale ghignò come risposta.

“Sei troppo prevedibile” disse il ciclope afferrando il ragazzo biondo e scagliandolo contro Gilbert, il quale soffocò un grido mordendosi le labbra “Amico mettiti a dieta” disse in un soffio

“Alfred” urlai correndo verso di lui, ma venendo presto fermato da Kiku.

“E' troppo forte per noi, non possiamo batterlo così”

“Cosa facciamo?” chiesi.

“Chirone non ti aveva dato uno strano pupazzetto?”

“Già è vero!” dissi, tirando fuori il giocattolo.

“Io cerco di distrarre Polifemo, tu invece cerca di capire a cosa serve questa cosa” disse il moro, avventandosi contro il ciclope.

Fissai incredulo il pupazzo che avevo fra le mani, aveva una divisa da marinaio, ciuffi biondi ed un unico occhio azzurro, ma la cosa più inquietante e fastidiosa era il sorriso che gli era stato cucito.

Girai la bambola, trovando con mia grande sorpresa un piccolo filo, a cui era attaccato un cerchio, lo tirai speranzoso.

Nel vicolo riecheggiavano le urla dei ragazzi e quelle di Polifemo.

Tutti erano impegnati ad attaccare e a difendere.

Kiku era leggermente sudato, mentre stringeva fra le mani la sua spada; Gilbert nonostante il rossore dovuto alla fatica continuava a ghignare, mentre Alfred era inginocchiato e con lo sguardo cercava la sua spada. Però tutto sembrò fermarsi e all'improvviso tutti si voltarono verso di me, o meglio, fissarono il pupazzetto che avevo in mano.

“Ciao!Io sono Peter e da grande diventerò un vero ciclope!” .

Lanciai a terra il giocattolo, quel coso aveva..aveva appena parlato!

Una piccola luce azzurra ricoprì la bambola che piano piano si ingigantì davanti ai nostri occhi increduli.

Quello che prima era un giocattolino di venticinque centimetri, diventò un ammasso alto due metri e qualcosa. Quando alla fine la luce svanì, ai miei occhi apparve un bambino enorme, con un unico occhio.

Un altro ciclope!

“Ciao io sono Peter!” mi disse.

Cercai lo sguardo di Kiku, per chiedere spiegazioni, ma anche lui come me, era senza parole.

“Cosa sarebbe un Peter?” chiese curioso Gilbert.

“Ehm..in verità è un nome proprio” disse Kiku

“Io sono Peter!” ripeté il bambino

“Si, si abbiamo capito” dissi “Sai perché sei qui?” chiesi

“No!” rispose sorridendo.

Bene.

Bene, benissimo.

“Tu, dovresti aiutarci a sconfiggere lui” gli indicai alle spalle Polifemo che nel frattempo era caduto in depressione, dato che nessuno di noi gli prestava attenzione.

Il bambino si voltò verso l'altro ciclope, sbiancando.

“L-l-l-lui?!” mi chiese, con le lacrime agli occhi.

“Si” risposi.

“Non posso!”

“Perchè?” chiesi

“HO PAURAAAAAAAA!!!!!!” cominciò a strillare e a piangere “VOGLIO IL MIO PAPI!”

Kiku si avvicinò a noi e sorridendo dolcemente spiegò al bambino che il suo papà contava su di lui e che purtroppo adesso non potevamo disturbarlo, ma nonostante tutto il mini ciclope continuò a piangere.

Allora sia Alfred che Gilbert si avvicinarono per aiutarci.

“Peter giusto?” cominciò l'albino, catturando l'attenzione del suddetto “Allora, prima di tutto devi sentirti onorato, oggi hai conosciuto il magnifico Gilbert Beilschmidt, sai quanti vorrebbero essere al tuo posto?” Peter fece segno di no “Molti. Moltissimi” si vantò “Ma non sono venuto a dirti questo, anche se è un argomento molto interessante. Dico davvero, un giorno potremo trovarci ed..”

“Puoi arrivare al punto?” chiesi, interrompendolo.

“Certo” ghignò “Il punto è che tu devi sconfiggere quel mostro” indico Polifemo che ci guardava male “Si, le probabilità che tu riesca a sopravvivere sono poche, ma quando morirai nei poemi tutti parleranno del tuo incontro unico con Gilbert Beilschmidt” l'unico occhio azzurro di Peter si riempì di lacrime “ Ed io, allora racconterò a tutti, di quanto ero magnifico e..” questa volta l'albino fu interrotto dal pianto isterico del bambino.

“Complimenti, bel discorso” dissi sarcastico

“Come temevo, si è troppo emozionato a causa della mia presenza!” disse Gilbert “Sapete a volte è un fardello essere così magnifico” disse con gli occhi che gli si riempirono di lacrime.

“Non penso si sia messo a piangere a causa della tua presenza “ dissi, a denti stretti.

“No?” domandò innocentemente.

“NO!” dissi, pronto a colpirlo, ma fui trattenuto da Alfred.

“Lascia fare a me!” disse, facendomi l'occhiolino.

“Muoviti idiota” lo spinsi, arrossendo.

“Peter, ti propongo un patto” l'americano si mise davanti al bambino “Se tu sconfiggi Polifemo, poi andremo a prenderci un bel hamburger” il piccolo ciclope annuì “Poi potremo giocare ai videogiochi, ne ho moltissimi” Peter annuì felice.

Rimasi scioccato. Alfred era veramente bravo con i bambini.

“I miei videogiochi preferiti sono quelli horror” riprese a parlare il figlio di Zeus “Anche se poi quando vado a dormire sento delle voci sussurrare il mio nome” i suoi occhi azzurri si riempirono di terrore e paura “A volte mi toccano la spalla” a quella rivelazione il piccolo mostro rimase sconvolto.

Ovviamente, Alfred doveva rovinare sempre tutto che poi probabilmente era il povero Matthew che cercava di attirare l'attenzione del fratello, venendo miseramente ignorato.

“Peter mi dispiace dirtelo, ma se non sconfiggi quel mostro, non diventerai mai un vero ciclope” dissi, notando che le mie parole avevano colpito l'orgoglio del bambino “E tu vuoi diventare un ciclope adulto vero?” chiesi, ottenendo un cenno positivo da parte dell'altro “Allora dimostraci quanto vali!” dissi, cercando di caricarlo di energie.

Peter si asciugò le lacrime e si voltò verso Polifemo.

“Finalmente questa pagliacciata è finita!” esclamò contento il ciclope.

“Io sono Peter, ed oggi diventerò un vero ciclope!” annunciò l'altro.

“Cosa vorresti fare tu?” chiese il mostro avvicinandosi al bambino

“S-s-sconfiggerti!”

“Come farai?” ghignò

“Grazie al nostro aiuto” dissi, prendendo posizione dietro al marmocchio.

“Non fatemi ridere, vi ucciderò in un secondo” ancora prima che finisse la frase la sua mazza calò velocemente verso Peter, che spaventato schivò, per poi nascondersi dietro di me.

“Nascondiglio pietoso” disse Polifemo “Non puoi nascondere un albero dietro un fiore” mi schernì, facendomi capire quello che voleva dire.

“Io. Non. Sono. Basso” borbottai, mentre il volto mi diventava rosso a causa della rabbia.

“Beh..!” esclamò l'albino dietro di me.

“In effetti non sei proprio alto..” ricaricò la dose Alfred.

“Appena uccido lui” dissi indicando Polifemo “Ucciderò anche voi, a cominciare da te Alfred”

Il ciclope, ormai stanco nei nostri battibecchi si mise a correre verso di noi.

Ci serve un piano!

Polifemo era enorme, ma a causa della sua stazza era troppo lento nei movimenti, un attacco aereo sarebbe stato un suicidio, dovevamo puntare su un attacco frontale, grezzo e veloce.

Mi stupii dei miei pensieri.

Da quando avevo cominciato a ragionare così?

“Arthur sarebbe meglio separarci e circondare il mostro” mi disse Kiku.

Annuii.

Il mostro era talmente vicino che la sua puzza mi colpì come un pugno.

Disgustato, trattenni un conato di vomito. Non sarebbe stato né virile né piacevole vomitare davanti agli altri.

Il piede enorme di Polifemo mi oscurò la vista. Voleva schiacciarmi.

Peter dietro di me, urlò qualcosa come “Lascia stare il mio fratellone” e con una potenza mostruosa spinse via l'altro ciclope che sorpreso barcollò un po' per poi cadere e provocare una piccola scossa.

Scossa.

Terremoti.

Avevo un piano.

Senza accorgermene appoggiai la punta della mia spada sull'asfalto. Davanti ai miei occhi si pararono immagini di terremoti, la sensazione che provavo era molto diversa da quella che avevo provato nello scontro con le empuse. Adesso sentivo di poter gestire il mio potere, lo sentivo crescere dentro di me.

La terra sotto i nostri piedi cominciò a tremare.

Io rimasi fermo con la spada ancora stretta fra le mani e lo sguardo perso verso un punto indefinito.

Ero talmente concentrato che non riuscivo a sentire le voci dei miei compagni che spaventati e curiosi mi chiedevano che cosa avevo in mente.

Beh! Volevo sconfiggere Polifemo.

Le scosse diventarono più violente, sentii un tonfo, poco lontano da me, probabilmente qualcuno era caduto. Non mi voltai nemmeno a controllare, ero troppo preso dal terremoto.

La mia mente si stava svuotando, immagini, ricordi, nomi, persone, stavano scomparendo

I muri intorno a noi cominciarono a creparsi e poco alla volta sentii altri tonfi, ma continuai a guardare davanti a me.

“ARTHUR!” qualcuno urlò, cercai di associare quella voce al volto e al nome della persona.

La presa sulla spada si fece più forte, non riuscivo più a controllare il mio potere, era lui a controllare di me.

Sentivo un senso di angoscia e paura.

“Non di nuovo” sentii

Cosa?

All'improvviso venni spinto di lato, la spada cadde a terra, provocando un debole suono.

Andai a sbattere la testa contro un cassonetto dell'immondizia.

“Accidenti!” borbottai, sentendo un peso sul petto.

Alzai appena lo sguardo, per incontrare quello spaventato di Alfred.

Perchè mi guardava così?

Perchè gli tremavano le mani?

“A-Arthur?”

“Alfred” lo sentii sospirare.

“Grazie al cielo, non è successo” disse.

“Cosa doveva succedere?” chiesi.

“Non è il momento di parlarne” si alzò di fretta, afferrandomi per un braccio ed alzandomi.

Polifemo era sdraiato a terra, mentre Gilbert era salito sul suo petto e con la lama minacciava la gola del mostro.

Peter teneva le braccia del ciclope, impedendogli così di usare la sua mazza.

Kiku invece si trovava vicino ai fianchi del mostro aveva un aria assorta, quasi assente.

“Kiku spost..” Polifemo si ribellò dalla presa del bambino, colpendolo con un pugno, si alzò di scatto facendo cadere Gilbert a terra che emise un urlò di dolore, quando la sua schiena sbatté contro l'asfalto duro.

Kiku venne afferrato con violenza dal ciclope.

“Non finisce qui!” ghigno il mostro, sparendo in una nube nera, portando con se anche il figlio di Atena.

“Kiku” urlai prima che il mostro potesse scomparire, ma fui troppo lento.

“H-ha preso Kiku” disse Alfred, piuttosto scioccato.

“Maledizione” esclamò Gilbert arrabbiato.

“Cosa facciamo?” chiesi

“Andiamo a riprenderlo” mi rispose Alfred.

“A riprenderli” corresse l'albino “Anche Ivan è nei guai” quando lo disse notai una certa tristezza nel suo sguardo.

“Certo” annuii “Ma come facciamo?”

“Basterà seguire l'odore di Polifemo, quel coso puzza come una fogna” propose l'americano.

“Di certo ci porterà nel covo di Crono” disse Gilbert

Alfred emise un fischio e dopo pochi minuti arrivarono i tre pegasi.

“Io cosa faccio?!” chiese Peter che era rimasto zitto per tutto quel tempo, solo perché si stava riprendendo dal pugno di prima.

“Tu..” iniziai, venendo interrotto.

“Potresti andare al Campo, ed avvertire Chirone” propose l'americano.

“Ma io voglio aiutarvi!” protestò il bambino con voce lamentosa.

“Peter solo tu puoi riuscire in un compito simile Nemmeno io che sono così magnifico potrei riuscire in un compito simile” disse “Non è vero” borbottò senza farsi sentire dal bambino.

“Ok, allora parto subito!” disse cominciando a correre a caso, visto che nessuno di noi gli aveva dato le coordinate.

“Se la caverà?” chiesi, leggermente preoccupato.

“Che dolce ti preoccupi?!” Alfred cercò di lanciarsi con impeto verso di me, ma io fortunatamente riuscii a schivarlo.

“Abbiamo una missione da portare avanti” gli dissi.

“Allora muoviamoci” disse il figlio di Zeus, salendo in groppa al suo cavallo.

Dissi ai nostri “mezzi di trasporto” cosa fare : seguire l'odore di Polifemo.

“Cosa ci fai qui?” chiesi all'albino che era andato a recuperare la spada di Ivan

“Sono venuto ad aiutarvi” mi rispose.

“M-ma..”

“Non c'è bisogno di ringraziarmi” disse, interrompendomi.

“In verità..”

“Veramente, io sono una persona umile, certamente magnifica, ma umile nello spirito e..”
“Volevo solo sapere da quanto tempo ci segui?” dissi interrompendolo.

“Quando siete partiti io ero in missione che fra l'altro ho portato a compimento, infondo sono mag..”

“Puoi arrivare al punto?!”

“Per gli Dei, quanto sei acido!” disse, salendo in groppa ad uno stallone nero, probabilmente quello con cui ci aveva seguito “Sono partito appena ho saputo della vostra missione”.

“Chirone lo sa che sei qui?” chiese Alfred.

Gilbert rimase in silenzio, abbassò lo sguardo sulla spada di Ivan, stringendola più forte.

“No” affermò con determinazione.

“Allora perché sei qui?” chiesi stancamente.

“Voglio salvare Ivan”

“Per questo ci siamo noi” disse l'americano sorridendo.

“Lo so, ma volevo contribuire anch'io” lo guardai attentamente, il modo in cui i suoi occhi liquidi guardavano l'asfalto, le labbra stretta in una smorfia di rabbia e frustrazione, le spalle sciolte e la spada fra le mani.

“Ivan è una ..persona speciale per te?” chiesi arrossendo.

“Ahahahahahah! il russo una persona speciale per me?!” rise forte “E' il contrario, io sono una persona speciale per lui e per tutti quelli che incontro”

“Immagino” dissi in maniera acida, anche se dentro di me, avevo capito che il ragazzo era legato all'altro, anche se non sapevo in che rapporti.

“Visto che sei qui, ci puoi aiutare “ sorrise Alfred, salendo in groppa al suo stallone.

“Basta che la smetti di blaterare stupidaggini” dissi dopo che mi fui sistemato su Abisso.

“Ma quali stupidaggini? Quello che dico è sacro e importante come l'oracolo di Delfi”

Nella mia testa una vocina mi diceva “Devi trovare Ivan e Kiku”, il mio cuore mi sussurrava “Uccidi l'idiota narcisista”.

Volevo tanto seguire quello che mi diceva il cuore.

“Lascialo stare” mi sussurrò in un orecchio Alfred.

“Perchè?”

“In fondo ha appena perso il suo ragazzo”

“I-Ivan è il suo ragazzo?” domandai, ottenendo un cenno d'assenso come risposta.

“So cosa sta provando” i suoi occhi azzurri mi incatenarono “Infondo per tutti questi anni ti ho aspettato” arrossii violentemente.

“I-idiota!” borbottai .

“Cosa state facendo laggiù?! Forza il magnifico me vi guiderà!” disse partendo.

“Aspetta idi..” cominciai, interrompendomi da solo.

Che cosa aveva detto Alfred? Trattarlo dolcemente?

“Aspettaci!” dissi.

Per i primi minuti riuscimmo a volare in maniera tranquilla, esclusi i racconti auto-celebrativi di Gilbert e i rumori che provenivano dalla pancia dell'americano. Ma nonostante tutto rimasi zitto, guardando un punto davanti a me, non solo per il fattore vertigini, ma anche perché l'odore di Polifemo, ci avrebbe condotti al covo di Crono.

Come potevamo affrontare un Dio?

Per la prima volta guardai con occhi diversi i miei compagni, erano degli adolescenti che sfortunatamente invece di vivere una vita normale come gli latri, erano obbligati a combattere per salvare il mondo.

Guardai la schiena di Gilbert che era davanti a me, aveva una corporatura massiccia, dovuta a molti esercizi.

Mi voltai appena di lato, osservando il volto di Alfred, il mento marcato, la mascella dura e gli occhi azzurri.

Nonostante l'età sembravano dei veri uomini, non solo dal punto di vista fisico, ma proprio come sensibilità.

Loro avevano accettato il loro destino, senza discutere, ed era questo che li rendeva dei veri uomini.

Entrambi erano circondati di un aura, senza colore, ma di grande intensità.

Certo dal punto di vista dell'intelletto entrambi non superavano la soglia dei cinque anni….ma questi sono dettagli.

Chissà se agli occhi degli altri anch'io apparivo così?

“A cosa stavi pensando?” mi chiese il figlio di Zeus, avvicinandosi a me e posando la sua mano sulla mia che era stretta a pugno.

“Niente di importante” dissi, rilassando la mano.

“Davvero? Eppure sembravi così assorto nei tuoi pensieri”

“Pensavo solo, insomma..” cominciai, senza sapere come dare voce ai miei pensieri “Non hai dei sogni?”

“Sogni?”

“Si, intendo..cosa vorresti fare da grande?”

“Siamo semidei” mi rispose

“Che risposta è?”

“Vuol dire che non possiamo pretendere di avere un futuro come gli altri” disse “Noi siamo destinati a compiere grandi imprese per gli altri” la sua presa sulla mia mano si fece più forte “La nostra vita è basata su questo”.

“Non avrà mai fine tutto questo?” chiesi.

“Se non veniamo uccisi? Non penso”

“Quindi dobbiamo vivere la nostra vita per gli altri?” guardai Alfred che annuì.

“Però c'è una cosa che voglio fare da grande”

“Cosa?”

“Vivere con te” arrossii furiosamente, mentre il mio cuore batteva all'impazzata.

“M-ma cosa dici?!”

“Ti prometto Arthur Kirkland che un giorno io e te vivremo nella stessa casa”

“Idiota!Siamo degli adolescenti, sai quante cose cambieranno prima di fare una scelta simile ?”

“Lo hai detto tu, noi viviamo una vita per gli altri, ma loro non potranno mai avere te perché tu sei mio” prese la mia mano e se la portò alle labbra, baciandola dolcemente.

“Alfred”

“Arthur?”

“Magnifico me!”

“Gilbert!” dissi scioccato, ritirando la mano.

“Alfred, mi dispiace dirtelo, ma io so fare dichiarazioni migliori delle tue” cominciò il prussiano “Le mie sono magnifiche”

Lo so che il figlio di Zeus, mi aveva detto di trattarlo bene, ma quell'idiota albino aveva appena rovinato un momento magico fra me e l'americano.

E per la cronaca le dichiarazioni di Alfred erano stupende...cioè discrete.

Atterrammo in un piccolo bosco che si trovava ai piedi di un monte.

Quando scesi dal cavallo, sentii un brivido percorrermi tutto il corpo.

Ci siamo, adesso siamo ad un passo da Crono.

Forza e coraggio.

Forza e coraggio.

Infondo eravamo tre semidei, avevamo sconfitto molti mostri prima di arrivare qui.

Cosa sarà mai un Dio?

“Come mai tremi? Hai freddo?” mi chiese Alfred.

“Non ho paura” dissi, cercando di nascondere il tremolio delle mie gambe.

“Ma io non ho detto questo!” esclamò confuso l'americano.

“Alfred è solo teso” cominciò Gilbert “Infondo si trova vicino ad un Dio” disse puntandosi un dito contro “Cioè me!” .

Sbuffai nervosamente.

“Smettila di scherzare!”

“Chi sta scherzando?!” domandò l'albino.

Stavo per rispondere qualcosa come “TU!Tu dannato idiota egocentrico megalomane capra!” ma qualcosa mi bloccò sul posto.

Un verso strano risuonò nella foresta. Sembrava un grugnito?

“Cos'è stato?” chiesi a bassa voce

“Sembrava un maiale” mi rispose Alfred

“Un maiale in una foresta?” domandò Gilbert

“Magari è un cinghiale ?” intervenni io

“Probabilmente” disse Alfred.

“Dobbiamo stare zitti” sussurrai a bassa voce.

Rimanemmo per alcuni minuti in silenzio, mentre sentivamo alle nostre spalle dei rumori, come se qualcuno si stesse avvicinando a noi.

Dannazione!

Mentre eravamo immobili, appoggiati a dei tronchi, cominciò a salire la nebbia che dopo un po' diventò sempre più fitta.

“Cosa facciamo?” mi domandò l'americano.

“Ma che cazzo ne so io?!” volevo urlargli, ma non lo feci, perché poi tra noi sarebbe scoppiato l'ennesimo litigio.

“Non so” mi limitai a rispondere.

Maledizione! Quello intelligente tra di noi era Kiku, che adesso era stato catturato.

Potevo affidarmi solo all'intelligenza di Alfred oppure a quella di Gilbert.

Sono nella me...meringa

“RIIIIIIIIT!” questa volta il suono era veramente forte.

“E' dietro di me” sussurro il figlio di Zeus

Dovevamo distrarlo.

“Ho un piano” dissi anche se non era vero, ma preferivo rischiare io piuttosto che vedere Alfred ferito o altro.

Mi staccai appena dal tronco, dove mi ero appoggiato cercando di nascondermi, feci alcuni passi avanti, sentii il rumore, degli zoccoli che calpestavano il terreno venirmi incontro.

“Cosa diamine fai Arthur?!Torna qui!” mi disse l'americano.

A causa della nebbia il mio nemico aveva un vantaggio, perciò decisi di affidarmi agli altri sensi.

L'udito pronto a captare qualsiasi rumore, l'olfatto intento a rintracciare alcuni odori sospetti e il tatto mentre impugnavo la mia spada.

“RIIIIIT!” grugnì la cosa, lanciandosi verso di me, colpendomi un fianco, a causa della sorpresa.

“Arthur!” esclamò Alfred venendomi incontro

“Spostati idiota” urlai, ma purtroppo l'americano non mi sentì ed infatti dopo poco si ritrovò a terra dolorante.

Dannazione!

Se solo ci fosse un modo per togliere di mezzo questa maledetta nebbia.

Aspetta!

Ma un modo c'è!

Potevamo accendere un fuoco.

“Gilbert aiuta Alfred e cercate distrarre questa creatura” dissi

“Tu dove vai?” mi chiese

“Ho un piano!” esclamai correndo come una furia in una direzione a caso, cercando di non andare a sbattere contro gli alberi.

Dovevo solo trovare dei rami secchi e delle pietre focaie.

Avevo visto molti documentario sulla sopravvivenza, grazie a questi, forse, avrei trovato il modo per sopravvivere.

Mi fermai ad un certo punto, inginocchiandomi e toccando alla cieca le cose presenti sul terreno, trovando alcuni ramoscelli e foglie secche.

Adesso mancavano solo le pietre, dovevo solo avvicinarmi un po' di più al monte.

Chissà come se la staranno cavando quei due?

“Ti supplico papà proteggili” pregai mentre mi guardavo intorno.

“ARTHUR!” urlò la voce di ...Alfred ?

Ma il figlio di Zeus non era con Gilbert?

Mi fermai di colpo, voltandomi, ma appena lo feci, qualcosa mi colpì con violenza lo stomaco facendomi cadere all'indietro, per cercare di frenare la caduta cercai di frenare utilizzando i palmi delle mani

“Ah!” mi alzai a fatica, mentre mi guardavo le mani che si erano rovinate, erano rosse, piene di graffi e terriccio.

“RIIIIIT!” grugnì il mostro lanciandosi verso di me, riuscii a schivarla, ma nel farlo persi la spada.

“Arthur stai bene?” mi chiese la voce di Alfred, mi voltai per cercarlo, ma non lo vidi.

Comunque no, NON VA BENE.

Devo solo accendere un fuoco, questo continuavo a ripetermi.

Solo accendere un fottuto fuoco!

“RIIIIIIT!” il mostro mi colpì di nuovo, inchiodandomi ad un tronco.

“AH!” dissi, mentre la creatura mi schiacciava.

Perchè tutti i mostri dovevano prendersela con me?!

Dannazione!

Cercai di spingere contro il mio avversario.

“Arthur?!” mi chiamò Alfred

“Ohi ci sei?” mi domandò Gilbert

“Sono qui!” borbottai mentre sentivo le gambe cedere.

E se fossi morto così?

Non avrei mai potuto realizzare il sogno Alfred….non che la cosa fosse tanto importante, sia chiaro.

“Arthur?”

“S-sono….qui” avevo la vista appannata a causa del dolore.

Il mostro spingeva ed io CERCAVO di resistere.

“A-Alfred?” chiamai sperando di essere udito.

“Arthur!” la voce era chiara e forte, segno che il ragazzo era vicino.

Speranzoso, provai di nuovo a spingere contro la creatura.

Avevo le mani ormai rovinate, le gambe doloranti e lo stomaco a pezzi, a causa della bestia che mi schiacciava.

“ARTHUR!” esclamò l'americano.

All'improvviso il peso che avevo sullo stomaco scomparì.

Mi lasciai cadere a terra,mentre portavo le mie mani nella zona lesa, cercando sollievo.

“Dobbiamo...accendere ..un fuoco” dissi stancamente, sicuro di non essere stato sentito. Infatti l'unica cosa che mi arrivò alle orecchie furono il rumore delle spade che si abbattevano contro qualcosa e dei grugniti.

Dovevo accendere assolutamente quel fuoco.

Cominciai a cercare delle pietre focaie, scavando nel terreno, usando le mani che ormai non sentivo più.

Una punta mi graffiò un dito, afferrai la pietra, notando dalla forma e dalla consistenza che si trattava di selce.

Mentre i miei compagni erano intenti a combattere, recuperai tutte le cose che avevo raccolte e che a causa del mostro erano andate perdute.

Afferrai i ramoscelli e le foglie secche, formando un piccolo groviglio; cominciai a colpire la selce con un'altra pietra recuperata a caso e sfregandole riuscii a provocare alcune scintille.

Una di queste arrivò sulle punte delle foglie, provocando un leggero fumo, così io cercai di vivacizzare il fuoco.

Però io sono una capra e nella fretta, mi ero dimenticato di costruire una pira, a causa di questo mio errore, l'intera foresta rischiava di prendere fuoco.

Le scintille si trasformarono in fiamme, rendendo così chiara la visione.

I miei occhi si spostarono istintivamente verso l'americano e quando lo trovai, cercai di trattenere un urlo.

I vestiti erano stracciati, in alcune parti quasi inesistenti, per esempio, la maglia bianca che indossava prima, adesso era ridotta a brandelli scomposti che ricoprivano qua e là il petto grande...abbronzato...muscoloso….io stavo solo controllando le ferite!

Il viso era pieno di tagli, tanto che non sapevo dove cominciava uno e dove finiva un altro.

Le braccia, erano segnate da lividi e da segni rossastri.

Passai i miei occhi verso Gilbert, anche lui ridotto nelle misere condizioni dell'americano. Solo che lui aveva un profondo taglio sulla fronte che perdeva molto sangue, per questo il ragazzo combatteva con un solo occhio aperto, per evitare che il sangue sgocciolasse all'interno dell'iride.

Infuriato per il modo in cui i miei amici erano ridotti mi alzai, animato da una nuovo forza chiamata vendetta.

Cercai con lo sguardo la causa di tutto questo, quando i miei occhi si posarono sul mostro, rimasi sorpreso e spiazzato.

Il nostro nemico non era altro che un….MAIALE ROSA CON LE ALI.

Si, hai capito bene, un maiale con le ali.

“Ma che cazzo è?!” domandò Gilbert con il fiatone.

“Un maiale” dissi scioccato.

“Pumbaa!” rise Alfred.

“Non dire stupidaggini!” dissi io, nonostante feci fatica a trattenere le risate “Quello era un facocero”

“RIIIIIIIT!” esclamò il maiale lanciandosi contro il figlio di Zeus. Probabilmente non aveva gradito la battuta.

Ora che avevamo la possibilità di vedere il nostro avversario, ci eravamo rianimati di speranza e una certa dose di follia e presunzione.

Alfred fermò il mostro colpendolo, con la spada, di lato.

“RIIIIIIIT!” si infuriò l'animale, cercando di colpire l'americano, ma Gilbert si lanciò sulla groppa dell'animale, cercando di infilzargli la spada nel collo, ma il maiale si mosse più velocemente, facendo cadere l'albino.

Il fuoco che avevo accesso, come immaginavo, cominciò ad espandersi, il fumo cominciò a salire impetuoso verso l'altro.

Tutti cominciammo a tossire.

“Dobbiamo muoverci” dissi, recuperando la mia spada.

“Come” colpo di tosse “Facciamo?” mi chiese Alfred.

“Dobbiamo” ripresi fiato “Circondarlo” e così facemmo.

Ogni volta che l'animale cercava di avvicinarsi ad uno di noi, l'altro lo rimandava in dietro con una nuovo ferita.

Il fumo cominciò a crescere sempre di più, tanto che ad un tratto la mia visuale fu oscurata del tutto.

“Gilbert” colpo di tosse “Dobbiamo chiamare i cavalli” dissi al prussiano, che fischiò forte.

I nostri pegasi arrivarono quasi subito, ma a causa delle fiamme e del fumo, non potevano scendere.

“Come facciamo ?” chiesi

“Vi porto io” aveva detto Alfred che era l'unico di noi che sapeva volare.

“Insieme siamo troppo pesanti” dissi

Il figlio di Zeus sembrò andare in confusione, non sapeva chi portare prima tra me che ero il suo pseudo fidanzato e Gilbert.

“Porta prima lui” tossii

“Sei sicuro?” mi chiese lui, io annuii.

“Grazie amico” mi disse Gilbert.

“Torno subito” disse Alfred, afferrando l'albino e cominciando a salire in aria.

A causa delle fiamme il mostro era fuggito via, quindi io ero rimasto da solo.

Mi strappai un pezzo di maglia, e me lo portai sulla bocca e il naso, in modo da non aspirare più il fumo.

Ma quanto ci metteva l'americano?

Mi stavo cucinando...letteralmente.

Il sudore mi colava ovunque, mentre gli alberi prendevano fuoco e i rami cominciavano a crollare.

IO ero il figlio di Poseidone, il Dio dei mari, eppure in una situazione simile, non potevo fare nulla se non aspettare quel cretino di Alfred che ancora non era tornato.

No aveva detto di amarmi?

Bella considerazione !

Questa gliela faccio pagare. Promesso!

“S-stupido ...i-idiota” borbottai mentre mi accasciavo.

“Arthur”

“Alfred!” dissi, cercando di tirarmi su.

“Dove sei?”

“…….”

“Arthur dove sei?”

“Sono davanti a te, brutto pezzo di tricheco obeso” disse.

“Ahahah scusa!” rise.

“Ti sembra il momento di ridere?” chiesi, mentre lui mi prendeva in braccio e cominciava a levitare in aria.

Poi Alfred disse una cosa che anche volendo non potrò mai dimenticare.

“Il fatto è che sei così basso che è difficile vederti”

Fu come sganciare una bomba.

“BASSO? B-A-S-S-O? IO NON SONO BASSO, SEI TU CHE SEI ESAGERATAMENTE ALTO” cominciai, mentre lo prendevo a pugni. Certo no era una bella idea, visto che eravamo ad una ventina di metri dal terreno o meglio dall'incendio “SAI PERCHE' NON MI VEDI? PERCHE' SEI UNA TALPA CIECA”

“Sono solo leggermente miope!” si difese.

“Miope?Per non vedermi devi essere cieco!”

“Dai Athu! Ammettilo sei basso”

“Non è vero! E non chiamarmi Athu!”

“Perchè?”

“Non voglio”

“Ma io si!”

“Ed io no!”

Abisso era a pochi metri da noi, ma si avvicinò a me appena mi vide .

“Puzzi di bruciato!” nitrì

“Mi è improvvisamente venuta voglia di carne di cavallo” dissi sedendomi sulla sua groppa.

“Non scherzare amico”

Dissi al mio pegaso di avvicinarsi alle bestie: Alfred e Gilbert.

“Ahahahah alla fine abbiamo sconfitto quel maiale!” urlò l'albino

“In verità è fuggito!”

“Con la coda tra le gambe!” esclamò l'americano battendo il cinque all'altro.

“Secondo voi la tana di Crono si trova in qualche parte su quella montagna?!” chiesi agli imbecilli.

“I pegasi ci hanno portato qui” cominciò l'americano “Quindi Crono deve essere da queste parti”.

“Avverto la presenza di Ivan” disse l'albino.

“Come fai a dirlo?” domandai

“Istinto” mi rispose.

“Non ti preoccupare amico, lo troveremo” promise Alfred.

“Ovviamente, in fondo ci sono io dalla vostra parte”

“Spediremo Crono nel Tartaro!” urlò il figlio di Zeus.

“Gli faremo il culo!” concordò il prussiano.

“Prima dobbiamo trovarlo” tenni a precisare “E dobbiamo spegnare l'incendio”

“Sei tu il figlio di alga marina” mi disse Gilbert.

Calma Arthur.

Respira.

Immagina di ritrovarti in un meraviglioso campo verde. I fiori colorati, il polline che danza nel vento e il cadavere di Gilbert che rotola giù da una montagna poco distante….il potere della fantasia.

“Mi serve un fiume per poter usare l'acqua” dissi a denti stretti.

“Quindi cosa facciamo?” chiese Alfred.

“Dobbiamo cercare un fiume o un lago” risposi.

“Mi serve proprio un bagno” disse l'albino.

Volammo per un paio di minuti.

Gilbert e l'americano era impegnati in una conversazione tanto animata quanto stupida, mentre io rimasi più indietro a chiacchierare con Abisso.

“Ho un brutto presentimento” mi disse il cavallo.

“Cosa?” gli chiesi, mentre gli accarezzavo delicatamente le criniera

“Niente, lascia perdere” mi rispose.

Nonostante il niente detto del mio amico, sentii un brivido percorrermi tutta la schiena.

Nella peggiore delle ipotesi cosa sarebbe successo?

Io lo sapevo, ma non volevo dirlo, perché la risposta mi spaventava.

“Meglio raggiungere gli idioti davanti, prima che combinino qualcosa” dissi.

Abisso si avvicinò ai due che stranamente stavano borbottando qualcosa.

“...si insomma capisci? Lui è...” stava borbottando l'americano.

“Di chi parlate?” chiesi curioso.

“A-Arthur?!” si girò Alfred arrossendo.

“Alfred”

“Cosa hai sentito?” mi chiese, mentre le sue orecchie diventavano rossissime.

“Praticamente niente” alla mia risposta sospirò forte, come se si fosse liberato di un peso.

Cosa mi nascondeva?

Guardai Gilbert che come l'americano era rosso in faccia.

“Di cosa stavate parlando?” chiesi.

“Niente!”

“ME!” dissero all'unisono i due

“Parlavate di niente o di Gilbert?” chiesi ad Alfred

“Parlavamo di Gilbert” mi rispose

“Allora perché mi hai detto niente?”

“Perchè per me è niente”

“EHI!” protestò l'albino “Io sono M-A-G-N-I-F-I-C-O”

“Non ti credo” cominciai “Ma voglio lasciar stare”

Volammo per un altro po', fino a che non arrivammo vicino ad un fiume.

“Quindi dobbiamo spostare quest'acqua da qui fino all'incendio?” chiese Gilbert

“Si” risposi

“Ma come facciamo?” continuò l'albino.

“ Io potrei scatenare un tornado e tu potresti incorporarci l'acqua?” propose Alfred.

Rimasi di sasso.

Aveva avuto un piano brillante.

“Si, si va bene”

“Ed io cosa faccio?” domandò il prussiano

“Tu potresti indicarci la strada?” proposi.

“Magnifico!”

Abisso atterrò vicino al lago, dove io subito mi immersi, sentendomi subito meglio.

Le ferite, i tagli sembravano bruciare meno, il dolore sembrava meno forte nell'acqua.

Immersi le dita nell'acqua che mi arrivava fino ai fianchi, e con lentezza accarezzai la superficie liquida.

All'improvviso dai miei lenti movimenti si creò una specie di colonna d'acqua che piano piano cresceva di intensità.

Osservai Alfred che velocemente si lanciò giù dal pegaso e cominciò a volare in tondo alla colonna che avevo creato.

Lui girava, girava, girava, tanto che ad un certo punto pensai che svenisse o vomitasse...o entrambe le cose..non in questo ordine.

La colonna si trasformò in un vortice.

A fatica uscii dall'acqua, sentendo improvvisamente il peso dell'acqua che stavo sorreggendo per Alfred.

Chissà lui che cosa stava provando lì in alto ?

Con infinita pazienza e forza, riuscimmo a trasportare in due il tornado, mentre Gilbert dall'altro ci urlava cose come: “Albero!” oppure “Montagna!No, scherzo! Ahahah che magnifico scherzo!”

Alla fine arrivammo dove l'incendio ancora stava danneggiando l'ambiente.

“ALFRED” urlai per farmi sentire, a causa dello scrosciare dell'acqua

“ARTHUR?”

“AL MIO TRE LASCIAMO LA PRESA!”

“OK”

“UNO” cominciai sentendomi sempre più stanco

“DUE” un ultimo sforzo

“TREEE!” urlai mollando la presa e così fece Alfred.

Il tornado si schiantò sulla foresta producendo un rumore molto simile a quello di una frusta.

L'acqua mi bagno tutto, ma la cosa non fece altro che regalarmi sollievo.

L'americano si avvicinò a me, era tutto trafelato e stanco, ma nonostante tutto mi sorrideva come suo solito.

Gilbert si avvicinò a noi.

“Bene, abbiamo fatto un magnifico lavoro!” cominciò lui

“Abbiamo?” chiesi mentre riprendevo fiato a causa dello sforzo.

“Si, mi sembrava più giusto dire abbiamo, invece di ho fatto un buon lavoro” disse “Non volevo farvi sentire inferiori”

“Come sei generoso” dissi in maniera sarcastica.

“Fin troppo”

“Ragazzi, l'importante adesso è recuperare Kiku” cominciò Alfred

“Ed Ivan” precisò Gilbert

“Certo” ammise l'americano “Anche Ivan”

Quello che prima era un bosco, adesso non era altro che cenere.

“Ho un brutto presentimento” aveva detto Abisso.

“Già” dissi ad alta voce “Un brutto presentimento”

“Non dire così Dobbiamo pensare positivo!” mi rimproverò l'americano.

“Allora andiamo?” chiese Gilbert che era quello più impaziente.

Infondo il suo ragazzo, si trovava solo ad un paio di metri da lui, incatenato e nelle mani di un folle.

“Si” dissi

Con impazienza e paura allo stesso tempo salimmo di nuovo sui cavalli che ci portarono vicino ai piedi della montagna.

Quando scesi dal mio pegaso rimasi scioccato, davanti a me si trovava una grotta buia, ma la cosa che mi fece paura fu l'aura che emanava: terrore, paura, tristezza, follia, pazzia e odio.

Alfred e Gilbert si affiancarono a me.

“Siamo arrivati” disse il prussiano “Sento l'energia di Ivan” quasi si commosse nel dirlo.

Eravamo giunti finalmente davanti al nascondiglio di Crono, ma allora perché non era ben protetto? Una trappola? Troppo prevedibile.

Forse Crono ci considerava troppo deboli?

Tremai appena, mentre la mano di Alfred si stringeva nella mia, mi voltai per osservarlo, ma appena lo feci le sue labbra toccarono le mie e fu come toccare il paradiso.

Quando il figlio di Zeus si staccò mi guardò con serietà

“Ti amo” mi disse, facendomi tremare.

“A-alfred” dissi, incapace di parlare

“Farò di tutto per proteggerti”

“Ricordati quello che mi hai promesso!” dissi, ripensando alla fatidica promessa che il ragazzo mi aveva fatto: vivere insieme

“Certo” rise per poi ribaciarmi “Ne usciremo insieme”

“Ci sono anch'io” disse Gilbert, ROVINANDO PER L'ENNESIMA VOLTA un momento romantico fra me e Alfred.

“Tu sei immune a tutto o sbaglio?” scherzò il figlio di Zeus staccandosi da me

“Già” ghignò l'altro “Proprio così!”

“E-entriamo” cercai di usare un tono autoritario, ma la mia voce tremò.

Appena varcai la soglia un vento gelido mi colpì il viso, ma non mi feci fermare da questo, continuai a proseguire, mentre i miei compagni mi coprivano le spalle.

Che poi, perché dovevo essere io il primo ad andare avanti?

La caverna era buia e silenziosa ed andare avanti era veramente difficile, soprattutto perché Gilbert non vedeva l'ora di rivedere Ivan e sconfiggere Crono.

All'improvviso l'oscurità fu eliminata dalla luce di alcune lanterne che illuminarono l'ambiente.

Con coraggio mi feci strada ed imboccai una strada che andava a destra.

“Un bel posto non è vero Alfred?” cercò di scherzare il prussiano.

Io decisi di ignorarlo, mentre con calma scendevo da una rapida discesa

“Perfetto per le coppie” rise

“Adesso capisco perché Ivan non è scappato”

“Vi sembra il momento di scherzare?” chiesi

“No” ammise l'americano “Ma è sempre meglio che starsene zitti”

“Confermo”

“Siete degli imbecilli..” dissi, bloccandomi subito, quando entrai nella “stanza”.

Davanti ai nostri occhi si trovava una specie di ponte fatto di marmo nero, sotto di esso vi era della ..lava?

Ma come era possibile?

L'entrata da cui eravamo passati si chiuse immediatamente, provocandomi un senso di angoscia.

Quella era la nostra unica via di uscita!

“Dobbiamo andare avanti” disse deciso Alfred, passandomi davanti e oltrepassando il ponte e così feci io e poi Gilbert.

Continuammo a camminare in silenzio, ormai anche la voglia di ridere e scherzare erano sparite. Questa volta arrivammo difronte ad un altro ponte, questo però a differenza del primo non solo era fatto di pietra, ma a tratti era crepato.

Insomma un luogo sicuro!

Come sempre sotto la struttura si trovava la lava, ma non era l'unica cosa presente.

“M-ma quello è Ivan?!” dissi indicando una persona che si trovava sopra una roccia, dove sia le sue braccia che le sue gambe erano legate.

“IVAN!!!!” urlò a squarciagola Gilbert.

Il ragazzo in questione sentendo il suo nome, ma soprattutto la voce, alzò immediatamente il volto.

Dal giorno in cui l'ho avevo sognato era più magro e prosciugato, aveva alcune ferite sulla fronte sulle guance.

“G-gilbert?” gemette il ragazzo

“Io vado a liberarlo” disse con tono autoritario.

“Non così in fretta !” disse una voce...familiare?

Dall'altra parte del ponte si trovava una figura avvolta in un mantello nero, solo i suoi occhi risplendevano nella flebile luce dell'ambiente.

Due occhi dorati. Quelli del mio sogno.

La sua voce era calma, limpida e tranquilla e avevo la sensazione di averla già sentita.

“D-dovete scappare” cercò di urlare Ivan

Ma io rimasi ipnotizzato da quegli occhi dorati, sembravano giudicarmi e insultarmi.

“S-sei Crono?” chiesi, sperando che la mia voce suonasse forte.

“Una parte” mi rispose con la solita calma.

“Una parte?” domandai confuso.

La figura si fermò davanti a noi e poi abbassò il cappuccio rivelandoci la sua identità.

“M-matthew !” esclamò sorpreso il fratello.

“Ben arrivato Alfred”

Cosa ci faceva lì?

“Matthew cosa ci fai qui?” chiesi

“Vi aspettavamo”

Prima ancora di capire quello che il ragazzo mi aveva detto, sia io che Alfred e Gilbert ci ritrovammo a terra.

Qualcuno ci aveva colpito alle spalle.

Alzai il viso per scorgere quello del nuovo arrivato e mi sentii tradito, accanto a lui si trovava Kiku

“Siete stati piuttosto lenti” disse il giapponese

“Matthew perché ti sei alleato con il nemico?” chiese Alfred.

“Io non sono alleato con il nemico” cominciò mentre la sua voce dolce cambiava “Io sono il nemico” detto questo allungo la mano verso di noi e ci lanciò un fulmine, facendoci volare in aria.

Gilbert non guardava il nemico, aveva occhi solo per il suo fidanzato, io non riuscivo a staccare gli occhi da Alfred, invece quest'ultimo non riusciva a realizzare la cosa. Suo fratello gemello, era Crono.

Sembrava difficile credere una roba simile, visto che Matthew era un ragazzo dolce e fin troppo silenzioso.

“Mi dispiace ma vi dovrò uccidere tutti” disse sorridendo, mentre lanciava un altro fulmine verso di noi.

“S-sei un mostro!” dissi a fatica.

“Io e te siamo molto simili” mi disse l'ex figlio di Zeus.

“Cosa vuoi dire?”

“Siamo due assassini” sorrise, come se stesse parlando di un fatto divertente “Io ho ucciso mio padre e tu hai ucciso tua madre”

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Salve a tutti :D

Erano secoli che non aggiornavo questa storia, ma non vi preoccupate non ho intenzione di abbandonarla, anche perché come avete capito siamo alla fine. Infatti penso che pubblicherò altri due o tre capitoli, prima di considerare conclusa questa storia.

Lo so, sono troppi eventi in un unico capitolo, ma non vi preoccupate tutti i tasselli del puzzle verranno spiegati nel prossimo capitolo (che giuro pubblicherò molto presto).

Volevo ringraziare tutte le persone che recensisco ogni capitolo (non solo di questa storia) , grazie a voi trovo l'entusiasmo e le energie sufficienti per scrivere.

Volevo ringraziare anche le persone che ,poverine, mi hanno implorato/chiesto di continuare la storia.

Questo capitolo è dedicato a voi.

Scommetto che nessuno si aspettava lui...PETER!

Come potevo non metterlo?

Scherzo XD

Lo so che tutti siete spiazzati dal dolce Matthew, che poi tanto dolce non è ….o forse si?

Se vi sono piaciute le scelte adottate in questo capitolo, fatemelo sapere in una piccola recensione.

Se volete il seguito fatemi sapere.

Baci

Tay66

 

 

 

 

  
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