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Autore: KiarettaScrittrice92    27/08/2015    5 recensioni
- Buona notte fanciulla...
- Buona notte mio Angelo...
- Ladri per sempre...
- ...bianchi e liberi!
- We can...
- ...do magic!
Questa storia è molto importante per me, ci ho messo tutta me stessa a scriverla parecchio tempo fa ed ho deciso solo ora di pubblicarla qui, per questo motivo sarà strutturata in modo diverso dalle mie altre fanfiction.
Innanzi tutto sarà divisa in tre parti (ossia tre grandi storie) che ovviamente avranno un filo conduttore che le unisce come se fossero una il sequel dell'altra.
Poi per ogni capitolo metterò l'angolo dell'autore (di solito non lo faccio con le long, ma con questa ci tengo a farlo) e lo metterò ad inizio capitolo non alla fine, pregherei tutti di leggerlo (ma se non volete pazienza).
P.S. Tutto quello che leggerete qui è strettamente collegato alle trame di Gosho, ma non sempre le seguirà alla lettera. Quindi se vedete delle incongruenze sono volute apposta (soprattutto nella storia del passato di Kaito), inoltre tutti gli spoiler della saga di Bourbon non esistono.
Per concludere il raiting giallo è messo solo per un singolo capitolo, quasi alla fine della storia, ma è tranquillamente raiting verde.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kaito & Kiaretta'
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Angolo dell'autrice:
Ma sì postiamo un altro capitolo... Tanto vedo che comunque siete attivi, anche se qualcuno si legge due capitoli di fila che male c'è?
Comunque... se Giada che minaccia Kaito di cancellargli tutti i ricordi vi ha sconvolto, aspettate di leggere questo capitolo XD
L'immagine non è molto fedele al capitolo, ma è l'unica simile che sono riuscita a trovare.
Ringrazio ancora tutti per le bellissime recensioni, in particolare virginiella 4869, che è arrivata fino al capitolo di ieri e ha apprezzato questa fic!
Buona lettura ^-^

Magic Xmas



Kaito torna in te

La calda luce del sole penetrava dall’immensa vetrata, dipingendo di riflessi rossi, arancioni e gialli la stanza. Dall’altra parte di essa, dopo le tavole in legno della terrazza, la sabbia bianca, anch’essa ingiallita dai raggi solari e ancora più in là lo sconfinato oceano su cui l’ancora pallido sole, si stava alzando riempiendolo di riflessi dorati. L’odore di salsedine e il quieto rumore delle onde riempivano l’aria.
Sembrava l’inizio di una giornata perfetta e, per un attimo, sperai che lo fosse, ma vedendo la pelle bianca del divano sotto il mio corpo, la realtà m’investì come una violenta tempesta, quella tempesta che in quel momento il mare fuori non riusciva a riprodurre.
La sera prima mi ero rannicchiata, disperata sul divano, ricordo che tutti rimasero lì con me finché il sonno non prese il sopravvento.
Mi misi a sedere, smuovendo un po’ la leggera coperta di cotone che qualcuno mi aveva adagiato addosso la sera prima e rimasi qualche minuto ad ammirare quello spettacolo sublime che, probabilmente in altre circostanze, avrei ammirato incantata e che invece in quel momento sembrava prendermi in giro. Poi qualcosa oscurò la mia vista.
«Indovina?»
Per un attimo il mio cuore ebbe un sussulto, come se sperasse fosse lui, poi però la ragione lo riportò in sé.
«Lodo, sei l’unico che con me parla in italiano.» borbottai, facendolo scoppiare a ridere, dopodiché tolse le mani dal mio volto.
«Hai ragione, non ci avevo pensato. – fece una pausa, in cui pensavo si fosse alzato e allontanato, e invece – Come ti senti?»
In un attimo quella tempesta tornò, salendo fino agli occhi e sgorgando fuori in lacrime. Mi voltai e mi buttai, senza più ritegno, al suo petto bagnando con le mie lacrime la sua polo bordeaux. Sentii le braccia del mio amico stringermi per qualche secondo e poi allontanarmi un po’. Appena incrociai i suoi occhi verdi lui sorrise: «Kiaretta, vedrai che non gli è successo niente. Ricordati che è grazie a lui che noi siamo ancora tutti vivi e liberi. È l’Angelo Bianco, ricordi?»
Stirai un sorriso sincero e mi asciugai le lacrime. Aveva ragione, non potevo arrendermi ancora prima di sapere la verità, sebbene tutti gli indizi sembravano portare a una sola conclusione non mi sarei arresa all’evidenza.
Qualche ora dopo eravamo tutti a fare colazione, erano le dieci, lo ricordo bene perché fu allora che iniziò l’incubo. Suonò il campanello e tutti ci voltammo verso la porta, con la speranza che fosse lui. Fu Shinichi ad alzarsi e aprire.
Per un millesimo di secondo la felicità tornò a invadere il mio corpo nel rivedere i suoi due bellissimi occhi azzurri, poi l’assoluto terrore. Di fianco a lui apparve lei, avvolta in un sensualissimo vestito rosso, non riuscii a spiccicare parola, ma fu qualcun altro a parlare per me.
«Che cosa ci fai tu qui?»
Per un attimo mi stupii, che proprio lui fu il primo a parlare, poi però ricordai che la sera dell’attacco lui era con me quando rimasi ferita, anzi se non fosse stato per lui quella sera sarei morta.
«Che scortesia! – rispose lei – Meriterei almeno un benvenuto.»
«Tu non sei la benvenuta!» rispose furibondo facendo un passo in avanti.
«Calmati Lodo, non ne vale proprio la pena... – lo fermò Shinichi, e lei fece uno dei suoi sorrisi compiaciuti – Perché sei qui?» continuò poi il giovane detective, con tono calmo.
«Per conto del Giardino, mi pare ovvio.»
Quelle parole ebbero l’effetto che voleva, tra di noi ci fu chi trattenne il fiato, chi si mosse nervoso e chi semplicemente sgranò gli occhi. Solo Shinichi rimase composto, strinse solo la mano destra a pugno.
«Light è morto, Giada.»
«Oh quasi dimenticavo – disse fingendo una faccia stupita, poi mise una mano dentro la borsa e ne estrasse un foglio di carta, aprendolo e iniziando a leggere – “Carissima Pervinca, sei stata la mia adepta più fedele...” bla bla bla... Ah sì eccolo... “...pertanto lascio il Giardino a te, sarai Mizu, l’acqua che rinvigorisce i fiori, riorganizzalo come vuoi, senza dimenticare il nostro obbiettivo.”» finito di leggere rimise il foglio a posto con un ampio sorriso.
«Tu... cosa?» questa volta fu Heiji a parlare.
«Oh, ma non vi dovete preoccupare. – disse lei sorniona – Sono cambiate parecchie cose al Giardino e non abbiamo bisogno di fiori inutili come voi.»
«Allora ribadisco la mia domanda, – disse Shinichi, che sembrava stesse per perdere la pazienza – per quale motivo sei qui?»
«Beh insomma, diciamo che ho un conto in sospeso con qualcuno.» disse rivolgendomi il suo sguardo freddo e un po’ divertito.
Subito davanti a me si misero Lodovico e Shinichi, come se volessero proteggermi. Io, però, non accettai quella protezione. Aveva ragione lei, avevamo parecchi conti in sospeso, ormai erano diventati anche troppi e non potevo più aspettare, volevo anche io la mia vendetta. Per essere partita per il Giappone senza di me, per avermi tradito, per aver rubato tutto ciò a cui tenevo, per aver tentato per ben tre volte di uccidermi e per quella maledetta cicatrice che avevo proprio sotto al seno destro. No, era arrivato il limite.
«Hai ragione Giada, abbiamo un conto in sospeso.» dissi scostando i ragazzi davanti a me e lanciando ad entrambi uno sguardo il più rassicurante possibile.
Lei sorrise, come se si aspettasse quella mia reazione, poi si voltò verso di lui e gli fece un cenno con la testa.
Lo vidi mettere lentamente una mano nella tasca interna della giacca ed estrarne una pistola. Appena vidi la sua mano puntare la canna di metallo sul mio petto, sgranai gli occhi.
«Kaito, cosa stai facendo?» chiesi sconvolta.
«Oh già, mi ero dimenticata di dirti che lui è dalla mia parte.» mi rispose lei con un sorriso.
Io ascoltai, ma non le rivolsi lo sguardo che era rimasto incollato ai suoi occhi color dell’oceano che mi guardavano vuoti e senza espressione.
«Kaito...»
Caricò la pistola.
«Kiaretta, togliti da lì!» urlò Ran.
«Kaito, torna in te, ti prego.» continuai io.
L’indice si posò sul grilletto.
«Kiaretta!»
«No Ran, Kaito non lo farà!» dissi sicura di ciò che dicevo.
Fu un attimo. Ebbi appena il tempo di vedere l’indice premere e sentire lo sparo che fui scaraventata di lato da Ran, ed entrambe cademmo a terra.
Fortunatamente il proiettile attraversò la stanza e uscì dalla vetrata, che era aperta, finendo in spiaggia, senza colpire niente e nessuno.
Ci rialzammo, io ero rimasta alquanto sconvolta. Non potevo credere, cosa era successo? Che cosa gli era successo a quel ragazzo sempre allegro e solare che non si arrendeva mai, quel ragazzo che mi aveva sempre protetta anche a costo della sua vita, quel ragazzo che avrebbe dato tutto per i suoi amici e non avrebbe mai fatto del male a una mosca.
Una lacrima mi rigò il viso, la sentii scivolare, calda, sulla guancia, sentì il suo sapore salato quando raggiunse le mie labbra, che avevo tirato in dentro per catturarla e cercare di trattenere le altre.
«Mi dispiace, amica mia, ma lui non è più il tuo Kaito, ma il mio.» dette queste parole si voltò verso di lui, gli mise le mani sul viso e lo baciò.

  
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