Il cuore ha le sue
ragione che la ragione non conosce..
(Immanuel Kant)
Addio
Edward
«Prometto che
è l’ultima volta che mi vedi. Non
tornerò. Non ti
costringerò mai più ad affrontare una situazione
come questa. Proseguirai la
tua vita senza nessuna interferenza da parte mia. Sarà come
se non fossi mai
esistito.»
Guardai
il suo viso sconvolto. Respirava velocemente. Troppo velocemente. Mi
avvicinai
per darle un bacio sulla fronte e sentii che chiudeva gli occhi.
«Addio Bella.»
E sparii prima che li riaprisse. Una leggera folata di vento mi
trasportò il
suo inutile richiamo:
«Aspetta!»
Ma io me n’ero già andato. Sentii i suoi passi,
senza capire la direzione che
aveva preso, poi la distanza fu troppa anche per i miei sensi acuti.
All’uscita
di Forks, mia sorella Alice e mio fratello Jasper, mi aspettavano sulla
mia
Volvo. Carlisle, Esme, Rosalie ed Emmett erano già partiti
con le rispettive
macchine.
Mi
avvicinai lentamente e aprii lo sportello del guidatore. Alice era nel
sedile
del passeggero mentre Jasper era dietro. Senza badare a loro, mi
lasciai cadere
sul sedile; misi le braccia sul volante e vi affondai il viso,
piangendo
lacrime che non sarebbero mai cadute. Rimasi così per non so
quanto tempo, per
cercare di calmarmi, ma semplicemente non ci riuscivo. Continuavo a
singhiozzare come un bambino che è caduto e si è
sbucciato un ginocchio. I miei
fratelli rimasero in silenzio, rispettando il mio dolore.
Bella… perché era
così difficile? Io non volevo lasciarla… ma
dovevo.
Per
il suo bene. Cercai di convincermi di questo. ‘Se la ami,
è questo che devi
fare’, ripetevo a me stesso. Con scarsi risultati.
Dopo
un po’ scesi dalla macchina e cominciai a distruggere quello
che mi trovai tra
le mani: prima un vecchio cassonetto, poi un frigorifero arrugginito
lasciato
là da qualche “ambientalista”,
addirittura il muretto di una proprietà
disabitata. Quando tornai in macchina, non mi ero ancora calmato
abbastanza.
Comunque,
era passato troppo tempo, dovevamo andare, mi ero attardato anche
troppo a
piangermi addosso. Accesi il motore. Quando sentii la mano di Alice
posarsi
sulla mia spalla, pensai che volesse dirmi qualcosa per
tranquillizzarmi. Ma
quando vidi i suoi occhi vitrei e la mia mente fu invasa da immagini
confuse,
capii che stava avendo una visione. E quello che vidi non mi piacque.
***
Scesi
immediatamente dalla macchina e cominciai a correre. Bella…
Alice aveva appena
visto che Bella si buttava da uno scoglio… Che cosa ho
fatto?
Quando
tornai di fronte a casa Swan, la trovai vuota. ‘No’
pensai ‘non può essere già
successo.
Non
sarei potuto andare allo scoglio dove Alice l’aveva vista,
perché era nel
territorio dei Queilutes, ma in quel momento non mi interessava.
Potevano
nascere anche milioni di guerre contro noi Cullen, in quel momento ne
andava
della vita di Bella. Feci solo in tempo a vedere un puntino che cadeva
in mare.
Poi mi tuffai.
***
Tre
ore dopo. In ospedale. Bella non aveva ancora ripreso conoscenza. Io le
accarezzavo i capelli.
«Che
cosa ti ho fatto, amore mio…» mormorai, triste.
Aveva rischiato di morire.
Aveva tentato il suicidio. Perché io l’avevo
lasciata. Bella, mia dolce Bella…
In quel momento aprì gli occhi, come se l’avessi
chiamata a voce alta. Si
guardò intorno un po’ confusa, poi quando mi vide,
fece un enorme sorriso.
«Edward!
Sei qui!»
«Certo.»
risposi, stringendole la mano.
«Resta
con me…» mi stava implorando.
«Certo.»
ripetei, come un idiota.
«Per
sempre?» domandò, già più
tranquilla.
«Per
sempre amore mio.»
Ma non potei fare
altro che sentirmi un bugiardo, mentre saltavo giù dalla
finestra.