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Autore: ___Page    28/08/2015    5 recensioni
"-E tu Perona?!- le chiese Kobi, sporgendosi verso di lei.
-Io?!- domandò, sgranando gli occhioni neri, prima di scrollare le spalle -Oh beh io ci penserò quest’anno! Magari trovo qualcosa di motivante!- disse, con un sorriso che era tutto un programma, girandosi verso le amiche che sapevano bene di cosa stesse parlando.
Senza che nessuno lo sapesse, Perona era già diventata qualcosa alla Raftel High School. Da mesi ormai il suo blog andava alla grande e sempre più studenti chiedevano aiuto alla misteriosa quanto famosa Miss Puck, senza restare quasi mai delusi nelle proprie attese.
Ma non aveva bisogno di vantarsi, le andava bene così. Finché avesse avuto Miss Puck, non sentiva il bisogno di essere nessun altro, a parte se stessa."
A grande richiesta, il seguito di Miss Puck, dieci anni dopo.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drakul, Mihawk, Perona, Portuguese, D., Ace, Trafalgar, Law/Margaret | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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-Ehi passa quegli onigiri!- sibilò il biondo per non rischiare di alzare troppo la voce, beccandosi un’occhiata truce dalla rosa.
-Sabo dammi un attimo! Stai tranquillo che ce n’è per tutti!- ribatté subito Perona, scocciata dalla fame insaziabile del cugino.
Avevano deciso di improvvisare quella festa privata e segreta nella taverna della casa al mare all’ultimo minuto, rubando due bottiglie di saké e qualche resto dal frigo. Nessuno di loro aveva voglia di dormire quella sera, la penultima prima di tornare a casa. La scuola sarebbe iniziata in tre giorni, la sera successiva avrebbero avuto la grigliata con tutti i parenti e i ragazzi avevano voglia di stare un po’ tra loro, a chiacchierare, raccontarsi storie dell’orrore o prendere in giro professori e compagni.
Soprattutto Perona, Sugar e Koala ci avevano tenuto, perché quello che sarebbe a breve iniziato sarebbe stato l’ultimo anno per Ace, Sabo e Kobi e l’estate successiva i tre ragazzi volevano organizzare qualcosa di veramente epico a cui loro non sapevano se avrebbero potuto partecipare. Quindi, in poche parole, quella rischiava di essere l’ultima estate trascorsa tutti insieme alla casa al mare dei Donquijote, dove da cinque anni a quella parte Ace, Kobi e Koala venivano puntualmente invitati da metà Giugno a fine Agosto.
-Ne sei proprio sicura?!- domandò Sabo, alzando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto.
Un rumore cavernoso e alquanto inquietante fece voltare di scatto la minore dei Mihawk, che si ritrovò ad osservare con gli occhi sgranati, tra l’indignato e il disgustato, il proprio migliore amico che si stava infilando in bocca ben quattro polpette di riso.
Sbatté le palpebre interdetta qualche secondo, prima di riscuotersi e spostare bruscamente il vassoio fuori dalla sua portata, proprio mentre Ace si apprestava ad aggredire il quinto onigiri.
-Ace dannazione!!!-
Il moro la guardò stranito, senza chiaramente capire dove fosse il problema.
-Ch’ scé?- mugugnò sputacchiando in giro un po’ di chicchi.
-Punto numero uno, fai schifo! Punto numero due, dovevamo dividerli!- lo rimproverò, faticando a tenere bassa la voce, mentre tre braccia si allungavano rapide ad arraffare le poche polpette rimaste.
Ace deglutì tutto quanto sonoramente, un numero degno di un prestigiatore o di Rufy, sorridendo poi radioso alla propria migliore amica.
-Ma se ce n’è ancora una, Voodoo!- le fece notare, sereno e incoraggiante.
Perona aggrottò le sopracciglia, colpita da quell’affermazione.
Come una?!
Abbassò gli occhi sul vassoio che teneva ancora tra le mani, mettendo a fuoco un solitario onigiri, prima di scandagliare il resto dei suoi amici e trovarli intenti a sbocconcellare una polpetta a testa, tutti tranne Sabo che era rimasto ancora a mani vuote.
Si girò verso il cugino, in attesa, e gli sorrise appena, quasi a volersi scusare di qualcosa, facendogli sgranare gli occhi incredulo.
-Perona non…- cominciò con urgenza, ammutolendo nel vedere la rosa afferrare l’ultimo onigiri e morsicarne metà senza esitare.
La rosa allungò la mano verso un sacchetto verde posato al centro del cerchio che avevano formato coi loro corpi, continuando a masticare e senza staccare gli occhi da uno sconvolto Sabo, che non si capacitava di essere l’unico rimasto senza polpette.
-Salatino?!- propose, agitando il sacchettino sotto il suo naso e guadagnandosi un’occhiata inceneritrice.
Con un gesto secco, Sabo si impossessò della confezione di salatini, prendendo a mangiarli a generose manciate, mentre Koala versava il saké nei bicchieri, passandoli agli amici.
-Allora a cosa brindiamo?!- domandò Kobi, passando un bicchiere a Perona.
-Alla tua elezione a presidente del Consiglio Studentesco?!- propose Sugar, dandogli una leggera spallata e assumendo un’espressione maliziosamente divertita nel vederlo arrossire appena.
-Mica si può brindare a una cosa che non è ancora successa!- le fece notare, portando una mano alla nuca.
-Come se ci fossero dubbi! Sei stato il vice per due anni è ovvio che a questo giro tocca a te!- gli disse Koala con un guizzo negli occhi indaco -E quando succederà io ti intervisterò per il giornalino della scuola!- affermò con orgoglio.
-Intervistato dal neo eletto caporedattore in persona!- la prese in giro Sabo, facendola sorridere soave e omicida.  
-Caporedattore che sa un sacco di cose imbarazzanti sul capitano della squadra di softball- gli fece notare con sguardo eloquente.
Sabo si chinò verso Kobi, senza staccare gli occhi da Koala, sorridendo divertito.
-Presidente credo mi abbia appena minacciato- mormorò in un sussurro volutamente udibile.
-Lo penso anche io ma sa un sacco di cose compromettenti anche su di me- ribatté Kobi imitando il suo tono, facendo scoppiare a ridere le ragazze.
-No ma, a proposito di presidente, questa cosa me la devi spiegare Kobi!- intervenne Ace, attirando l’attenzione dell’amico e compagno di classe -Perché non si può correre nei corridoi?! Insomma lo dice la parola stessa che sono fatti apposta per quello! Corri-doi!- sillabò, dividendo la parola e facendo voltare Perona verso di sé, con un’espressione indecifrabile -Che c’è Voodoo?!- le domandò subito, con voce e sguardo pieni di affetto.
-Sei irrecuperabile- gli disse, rassegnata mentre Sugar si decideva a riprendere in mano la situazione, come sempre, sollevando il bicchiere.
-Allora questo brindisi?!- domandò, riuscendo ad attirare l’attenzione di tutti.
-All’ultimo anno!- propose Kobi, guardando i suoi due più cari amici.
-All’estate insieme!- buttò lì Koala.
-Alla faccia di Kidd e Killer e della loro vacanza in barca a vela!- s’intromise Ace, beccandosi un’occhiata scettica dal biondo.
-Ma smettila che li invidi da morire!-
-Beh se fossero andati da soli forse! Ma con Nojiko e Bonney non so! E poi vuoi mettere l’estate al mare con i nostri splendori qui!-
-A noi!- concluse Perona allungandosi ancora per far cozzare il proprio bicchiere con gli altri cinque, prima di appoggiarlo a terra e bere il saké in una sola sorsata, imitata dagli altri.
-Kami che schifo!- esclamò Sabo, mentre tutti si producevano in smorfie e mugugni.
-Questo saké è indecente!- affermò Sugar, ridendo però divertita insieme agli altri, perché non era tanto la qualità del saké che contava quella sera.
Perona li osservò per un attimo, sentendo il cuore riempirsi, felice di fare parte di quello strambo gruppo. Li adorava, ognuno di loro, con i loro difetti e i loro pregi. Non avrebbe potuto desiderare compagnia più bella, lei che al suo primo giorno di elementari aveva temuto di rimanere sola.
-Ehi ma voi tre non pensate di diventare niente prima che finisca il liceo?!- domandò Koala, rivolgendosi a lei, Sugar e Ace.
Il moro portò le mani dietro le nuca, intrecciando le dita, con aria strafottente.
-Ora che Kidd ha finito, io ho intenzione di battere il suo record di ore di punizione, dici che può bastare?!- le domandò facendole scuotere la testa e sbuffare un divertito “deficiente”.
-E poi non è vero che Sugar non fa niente! Sai quanto può essere faticoso essere la regina della scuola?!- s’intromise Sabo, schernendo la cugina e quel titolo che vinceva sempre lei sin dal primo anno.
La verdina sospirò, allungandosi per rubare un chicco d’uva.
-Se solo la smettessero di candidarmi anche quando io chiedo espressamente di non farlo- si lamentò mentre gli altri continuavano a sghignazzare.
-E tu Perona?!- le chiese Kobi, sporgendosi verso di lei.
-Io?!- domandò, sgranando gli occhioni neri, prima di scrollare le spalle -Oh beh io ci penserò quest’anno! Magari trovo qualcosa di motivante!- disse, con un sorriso che era tutto un programma, girandosi verso le amiche che sapevano bene di cosa stesse parlando.
Senza che nessuno lo sapesse, Perona era già diventata qualcosa alla Raftel High School. Da mesi ormai il suo blog andava alla grande e sempre più studenti chiedevano aiuto alla misteriosa quanto famosa Miss Puck, senza restare quasi mai delusi nelle proprie attese.
Non lo aveva confessato a nessuno, tranne che a Sugar e a Koala che si erano mostrate scettiche almeno finché non l’avevano vista all’opera per far capire a Kidd e Nojiko che erano fatti l’uno per l’altra, riuscendoci in una manciata di mesi, impresa quasi impossibile visto che erano uno più orgoglioso dell’altra e che nessuno dei due era minimamente interessato a conquistare l’altro, almeno finché la rosa non aveva aperto gli occhi a entrambi.
Sorrise soddisfatta, nel ripensare a quello che considerava fino a quel momento il suo più grande successo,  chiedendosi come avrebbero reagito i ragazzi se avesse rivelato l’identità di Miss Puck.
Ma non aveva bisogno di vantarsi, le andava bene così. Finché avesse avuto Miss Puck, non sentiva il bisogno di essere nessun altro, a parte se stessa.
 

***
 

Avanzò furtivo attraverso il salotto, attento a non urtare mobili e fare casino, non potendo accendere la luce.
Doveva assolutamente sbrigarsi, non poteva rischiare che Boa scendesse a cercarlo e lo trovasse intento a spiare sua figlia e gli altri.
Che poi, spiare! Che parola grossa! Voleva solo dare una sbirciata, tutto qui! Verificare che non stessero facendo niente di che, controllare che andasse tutto bene!
Erano gli altri a essere esagerati ed era colpa loro!
Era colpa del resto della sua famiglia se aveva dovuto mentire a Boa, dicendole che scendeva a prendere una pastiglia per il mal di stomaco, ed era sempre colpa loro se non poteva accendere la luce e doveva aggirarsi con una stupida candela accesa in una casa fatta per il 90% di pregiato legno di ciliegio e disseminata di amache.
Se non fossero stati fissati con la storia del padre eccessivamente apprensivo non si sarebbe trovato in quelle condizioni!
Erano loro che non capivano che era normale, perfettamente normale! Insomma Perona era ancora una bambina!
Mosse un passo nel buio e si ritrovò a mordersi la lingua e imprecare mentalmente quando il suo mignolo colpì la gamba del basso tavolino, facendogli vedere le stelle.
Porco Roger, che male!!!
Saltellò su un piede un paio di volte prima di prendere un profondo respiro e imporsi la calma, dirigendosi più deciso verso le scale che portavano alla taverna.
Gli bastò accostarsi al primo gradino perché delle risate sommesse lo raggiungessero, senza riuscire tuttavia a tranquillizzarlo.
Non poteva certo dare per scontato che “risate” equivalesse a “niente di illegale, preoccupante, socialmente inaccettabile”. Doveva assolutamente dare un’occhiata!
Prese un profondo respiro, scendendo lentamente i gradini e sentendo la pelle del coppino imperlarsi di sudore, in grave difficoltà, mentre cercava di raggiungere la porta socchiusa della taverna, camminando in punta di piedi, con il mignolo del destro che pulsava, senza fare rumore, un’illuminazione scarsissima e tenendo d’occhio che la cera non finisse sul parquet e nemmeno sulla sua mano, scottandolo.
Si fermò per un attimo, chiudendo gli occhi e tremando all’idea che qualcuno potesse vederlo in quelle condizioni.
Chissà cos’avrebbe detto Croco! Dofla lo avrebbe preso per il culo fino all’Apocalisse! E Shanks…
No, a quello che avrebbe potuto fare il suo migliore amico nel trovarlo in quella situazione era meglio non pensarci proprio!
Facendosi forza, riprese la sua complessa discesa, trattenendo il fiato quando uno degli scalini scricchiolò sotto il suo piede. Tese l’orecchio e si rilassò nell’udire un’altra ondata di risate raggiungerlo, segno che i ragazzi non avevano sentito nulla.
Più sicuro di sé, si concesse un mezzo ghigno mentre sollevava la gamba per proseguire ma si immobilizzò con l’arto a mezz’aria e un brivido lo attraversò da capo a piedi mentre la luce del salotto si accendeva con un potente schiocco alle sue spalle, illuminando anche le scale.
Il collo infossato, i denti stretti e un’espressione miserabile, si girò lentamente, pronto ad incassare lo sguardo di disprezzo di Croco, il sorrisetto sarcastico di Dofla e l’occhiata eloquente di Shanks.
Ma la scena che gli si presentò quando ebbe finito di voltarsi, senza nemmeno fare più caso alla cera della candela che gli stava ricoprendo la mano, si rivelò decisamente più terribile per Drakul.
Perché schierati in salotto, a osservarlo con rimprovero e le braccia incrociate al petto non c’erano i suoi tre più cari amici e neppure sua moglie.
No, schierati in salotto, a osservarlo con rimprovero e le braccia incrociate al petto c’erano le tre persone con cui meno avrebbe voluto avere a che fare in quel frangente.
-Cosa stai facendo, papà?- domandò calmo e lapidario il suo primogenito, osservandolo con quello sguardo che lui stesso aveva rivolto molto spesso a Zoro, poche volte a Perona, raramente a Law e mai a Robin.
Si concesse un attimo per chiedersi se anche lui faceva quell’effetto quando assumeva quell’espressione ma si riscosse quasi immediatamente, cercando qualcosa da dire, in un ridicolo tentativo di salvare le apparenze.
-Ehi ragazzi!- li salutò con falso entusiasmo, parlando sottovoce.
Arrivati a quel punto, farsi beccare anche dai più piccoli sarebbe stato davvero troppo persino per uno come lui.
-Anche voi non riuscite a dormire?! Io credo di avere digerito poco bene!- affermò accigliandosi e portando la mano libera all’altezza dello stomaco mentre Law sollevava un sopracciglio e Zoro grugniva.
-E cercavi l’antiacido sulle scale?!- chiese il verde, lasciando interdetto il genitore.
Drag si guardò intorno, fingendo sorpresa e sgranando gli occhi mentre li riportava sui figli.
-Accidenti! Di nuovo!! Questo maledetto sonnambulismo!-
-Tu non sei sonnambulo- ribatté il moro con voce atona.
-Mi capita da qualche tempo-
-Ma hai detto che non riuscivi a dormire- fece notare con il suo tono ragionevole Robin, lasciandolo interdetto.
-Ahh… ehm…-
-Papà qual è il tuo problema?- riprese Robin, osservandolo boccheggiare ancora qualche secondo, prima che si decidesse a parlare chiaro.
-Oh andiamo volevo solo dare un’occhiata!- protestò, allungando il braccio verso il fondo delle scale.
-Papà!- protestò Zoro, mandando gli occhi al cielo.
-Zia Makino ha lasciato apposta in giro solo il saké meno forte, ti vuoi dare una calmata?! Lo abbiamo fatto tutti prima di loro! È una festa tra amici non un rave party!- esplose Law, attento a parlare sempre sottovoce ma perdendo la propria impassibilità.
-È la loro serata e se la meritano- insistette Robin, cercando di suonare meno perentoria del fratello.
-Sì ma sono ancora piccoli!-
-Punto primo, non sono piccoli- puntualizzò Law.
-Punto secondo, è di Perona che parliamo! L’ho superata io l’età delle cazzate senza farne di vere e proprie e ti preoccupi di lei?!- gli fece notare Zoro, sibilando a tutto spiano -E poi sono in sei! Cosa vuoi che facciano?! Un’orgia?!?!-
Il silenzio calò intorno a loro, mentre Mihawk osservava il suo secondogenito sbattendo ripetutamente le palpebre, intento a macinare chissà che pensiero. Si girò verso la taverna e poi di nuovo verso i propri figli, mentre un orrendo sospetto si faceva strada in lui.
-Vuoi dire che è una possibilità concreta?!- domandò terrorizzato, facendo assumere loro un’espressione incredula.
-Papà, vai a letto- gli intimò Law, dopo qualche istante.
-Ma…-
-Vai a letto!-
-Sentite un po’ voi tre…- cominciò autoritario, risalendo i pochi gradini che era riuscito a fare e puntando loro contro l’indice.
-Vai a letto o lo diciamo a Boa!- lo interruppe Zoro, facendolo ammutolire.
Drag fece scorrere gli occhi dorati su tutti e tre, la bocca lievemente aperta, e il dito ancora teso.
Li osservò attentamente, Law scettico, Zoro determinato, Robin con un serafico sorriso che prometteva guai.
Prese fiato e, per un attimo, un articolato e commovente discorso sul fatto che lui era pur sempre loro padre e quindi dovevano portargli rispetto anche se ora erano adulti e che comunque lo aveva sempre fatto e lo faceva per amore e quindi non potevano ostacolarlo gli balenò nella mente.
-Buonanotte!- li salutò baldanzoso, spegnendo la candela con un soffio e dirigendosi deciso verso le scale che portavano alle camere, situate al piano superiore.
Law, Robin e Zoro lo seguirono con lo sguardo, rimanendo immobili, finché non sparì alla loro vista, per poi sospirare in perfetta sincronia, mentre il verde si scompigliava i capelli.
Si voltò verso suo fratello, che lo stava osservando con uno sguardo eloquente negli occhi grigi e un lampo di comprensione attraversò i suoi nero pece.
Annuì deciso, osservando poi Law fare altrettanto.
-Solo una sbirciata!- affermò muovendo un passo deciso verso le scale, insieme al fratello ma non era destinati ad andare lontano.
Emisero un mugugno soffocato quando le dita di Robin si strinsero decise sui lobi delle loro orecchie, arrestando la loro avanzata e sospingendoli verso le altre scale.
-Robin!-
-Dannazione!-
-A letto!- soffiò la mora, beccandosi un’occhiataccia prima che si decidessero a tornare in camera dalle rispettive donne.
Scosse la testa, ridacchiando divertita e lanciando un’affettuosa occhiata alla rampa ormai vuota, occhiata dedicata a tutti gli uomini del suo nucleo famigliare.
Anche se Perona era ormai una giovane donna, matura e responsabile, anche se Law e Zoro avevano nuove preoccupazioni a cui pensare e anche se suo padre non era più solo a gestire la famiglia, era una battaglia persa.
Certe cose non sarebbero mai cambiate, lo sapeva Robin.
Ma, in fondo, considerò spegnendo la luce del salotto e avviandosi verso la propria camera con un radioso sorriso, andava più che bene così.
 
  
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