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Autore: vuotichepesano    28/08/2015    1 recensioni
Tu non hai paura?
Sai paura come quando per la prima volta sali sulla bicicletta e non vuoi andare troppo veloce perché hai paura di sbucciarti le ginocchia. Che poi cresci e le ferite guariscono ma tu hai sempre paura di riaprirle.
Genere: Malinconico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ogni tanto ti penso
e mi manchi ancora un po’
Non tanto da piangere
ma un po’ troppo per sorridere







Mi dicono che nel modo in cui ti guardo non ho mai guardato nessu altro.

Hai presente quelle volte in cui un posto, una situazione, ti riporta a galla ricordi, emozioni che non riusciresti mai a descrivere?
Ad esempio, quando quella sera, era un mercoledì, ero sul balcone ed era notte fonda, ero completamente da sola, quel giorno ero a casa dei miei e dormivano.
Ero seduta e avevo i piedi appoggiati sulla ringhiera nera, c'era qualche luce accesa qua e là e si sentiva il rumore di qualche moto in lontananza, e da dove ero io riuscivo a vedere delle macchine parcheggiate e qualcuna che si stava muovendo per andare chissà dove.
C'era quell'aria che non da fastidio e che non ti fa nemmeno venire freddo, quella che ti sposta semplicemente i capelli e che poi si appoggiano sulle guance e qualcuno ti si incastra in bocca allora devi toglierli con le dita. 
C'era il profumo di quell'aria, che non è profumo di città e nemmeno di casa perchè quello è il tuo, ma di qualcosa, c'era promufo di silenzio, di tranquillità, di malinconia, mancanza, di notte.
E una volta mi chiesero cosa ne pensassi della notte, se mi facesse paura o meno. 
La Notte per me è una fase fondamentale.
È un insieme di cose, la notte è immensa. 
Ti fa restare in silenzio, ti fa venire voglia di fumare, di baci, di mani, di respiri, di smettere di respirare. Ti fa pensare, ti fa scoppiare la testa, ti fa immaginare il tuo futuro, ti fa vivere scene che probabilmente non andranno mai in quel modo, ti fa pensare a cosa dire in caso ti faranno le domande a cui non vorrai rispondere, a cosa mettere domani. 
Ti fa venire voglia di scrivere e disegnare, di scattare foto alle ombre delle tue o (vostre) mani sui muri, alle stelle, ai cieli scuri come le tue pupille. Ti fa suonare le canzoni nella testa, ti fa sentire rumori ovunque, anche quelli più fragili come quello dell'aria che si sposta, del vento, delle macchine in lontananza, dei treni che ti sei fatta scappare nelle stazioni lontane da casa tua, dei grilli, delle persone che non riescono a dormire. 
Ti fa sentire sola, stanca, fragile, piccola, impotente, ti avvolge, ti risucchia nella sua semplice immensità. Ti fa sentire il bisogno delle cose (persone, profumi, calori) che non hai, ti fa pesare le mancanze e i pensieri. Ti fa sentire il bisogno delle certezze. 
La notte è forte ha il potere di farti (e farci) stare zitti, ha il potere di farci guardare negli occhi senza parlare, di toccarci senza protestare. Ti fa diventare paranoica, ti fa pensare a tutte le domande di cui vorresti sapere la risposta tipo "Domani mi vieni a prendere?", "Mi baci?", "Mi ami?". 
La notte è un insieme di cose, la notte è immensa e sì, mi fa una paura assurda.
Però senza di lei io non ce la farei mai.
Tu non hai paura?
Sai paura come quando per la prima volta sali sulla bicicletta e non vuoi andare troppo veloce perché hai paura di sbucciarti le ginocchia. Che poi cresci e le ferite guariscono ma tu hai sempre paura di riaprirle. 
Come quella volta che mi hai abbracciato sotto il lampione vicino al negozio di dischi che volevi assolutamente guardare. "E adesso?" Io non volevo lasciarti perché tu eri il posto giusto e io non ero giusta ma insieme a te sì. E poi sai che paura lasciarti? 
Io sì, probabilmente ti stavo stringendo così tanto che sarei riuscita ad incastarmi nelle tue costole però tu? Tu eri un po' più freddo e sai che il freddo a me non piace perché poi se non ci sono le tue braccia a scaldarmi, non serve.
Allora sì, che ne dici di iniziare a volere di più?
Tu ci credi? Ci credi alle mie paure?
Che poi non so, ma penso che una come me di mani e gambe che tremano ne abbia abbastanza e che di ferite chiuse a metà anche. E quindi che ne dici? Ti va ti amarmi un po'?
Non tanto, giusto un po'. Giusto quanto basta per innamorati di me. 
O per chiuderle del tutto e dimenticarle per sempre, o comunque sì, fare finta che non ci siano più, ma se ci sei tu posso superare anche questo. 
E quindi? Dimmi un po', anche tu di notte mi pensi? Anche tu ti svegli e cerchi il mio corpo accanto al tuo? O preferisci baciarmi fino a quando le labbra non ci fanno male? 
Che alla fine sarebbe come sempre, l'amore che fa male. 
Che fa male al cuore, sì forse al mio un po' di più, ma va bene così. 
Per adesso ho ancora il tuo profumo sulla pelle e questo mi basta perché un po' di te alla fine è con me, sì preferirei averti qui ma dai, va beh magari preferisci girare per le strade di Westmister con le tue scarpe rovinate e i jeans che sono quasi peggio delle mie gambe che tremano.
E i tuoi silenzi interminabili che fanno paura anche a te, ti giuro che ti amo. 
E se mi chiami mollo tutto, però chiamami. 

E comunque, ti dicevo, ero lì, sul balcone, e provavo quella sensazione che provo poche volte.
Ad esempio quando verso sera, c'è silenzio e cammino da sola e vedo una vetrina illuminata, oppure mi ricordo quando da piccola ero da mia nonna, ed ero in giardino e dal muretto guardavo gli animali, con il sole che mi faceva socchiudere gli occhi e il cielo era così limpido che mi sentivo limpida anch'io, ero felice sì, ma più che altro ero serena.
E' strano da spiegare, magari qualche volta l'hai provato anche tu.
Magari una di quelle volte che sei tornato a casa tua, da tua mamma e dal tuo gatto e ti sei seduto sul divano dove ci hai passato i pomeriggi da bambino, e dove sei stato male, dove hai passato i giorni con la febbre, dove ci guardavi la tv con tua sorella, dove leggevi e dove pensavi "Vorrei essere più grande" e guardando dalla finestra capisci che alla fine non è così male. 
Provi quella sensazione allo stomaco, e ti dici che la vita non è così brutta, non è così triste e poi ne hai la conferma guardando tua madre.
Che poi la guardi in un modo con cui non ti ho mai visto guardare nessun'altro.
Un po' come faccio io con te.
La guardi ed è come se i tuoi occhi dicessero che tu non vorresti altro e nessun altro dalla vita. Si riempiono d'amore e sembri così fiero che lei sia la donna che ti ha cresciuto ed è come se la rassicurassi che "Stai tranquilla, a te ci penso io. Non permetterò che ti facciano del male" .
E sei così bello quando lo fai che mi verrebbe voglia di dirti che farei la stessa cosa con te, per quel poco che posso fare. (Ti basta?)

Beh, comunque sì, provavo quella sensazione, e un po' pensavo che "Dai, non è così male".
Che poi in quella sensazione non si sta né bene né male, però si entra in un qualcosa di magico che in un certo senso ti fa riempire i polmoni d'aria. E' un insieme di emozioni, che forse non capirò mai.
E te lo sto scrivendo guardando una foto che ho scattato a Londra.
E' una delle mie preferite. L'ho fatta dal London Eye e nonostante i trenta minuti di coda sono salita proprio al momento giusto. C'era il tramonto e si vedono le case e gli edifici illuminati dalle prime luci, le strade con i lampioni accesi, le macchine, e si riescono a percepire anche le parole delle persone che camminano per mano. 
Proprio come piace a me.
Che ricordi, e soprattutto ricordo che ci ero venuta per vedere te, ed era una delle prime volte, mi dicevo "Che poi non saprei neanche cosa fare ma almeno sapere che magari per una volta, girandomi, potrei trovare lui veramente mi fa stare meglio".
E alla fine poi non ci siamo neanche visti.
E non è stato facile ma comunque, ti verrò a prendere un giorno, te l'ho sempre detto.
E sul balcone io, comunque non stavo bene.
Ho pensato al fatto che ero sola e che le tue mani non mi stavano toccando e le lacrime sono scese senza esitare.
Gli occhi mi facevano male perché erano pieni di lacrime, pieni di te e tu non c'eri a dirmi che andava tutto bene.
Mancavi come stamattina, come ieri, come sempre e faceva male.
Le tue mani non hanno ancora sfiorato le mie, ma lo faranno. Beh si, almeno spero. 
Però la lontananza tra i nostri corpi brucia troppo sulla pelle per non darci un peso. 
Le canzoni sanno di te. 
Il mare sa di te
Io so di te
I passi da sola sull'asfalto fanno male ai piedi, le gambe sono sempre più deboli e i miei polsi sono sempre più magri. Le ferite hanno bisogno di rimarginarsi e le mie labbra cercano altre labbra. 
Aspettano le tue, aspettano te. 
I morsi, il bisogno di provare, sentire, assaporare, guarire, vivere. 
Cercano te e le tue clavicole, le tue mani sempre troppo grandi per me e per le mie guance, ma va bene così. 
Ho voglia di sentire i tuoi polpastrelli sulla mia pelle sensibile al tuo tocco.
Ho voglia di vederti chiudere gli occhi quando ti bacio, di vederti passare la lingua tra le labbra e magari poi farlo anche con le mie. Ho voglia di vederti gesticolare, di incrociare la mia mano con la tua e di vedere quel mezzo sorriso che ti esce quando stai per fare una battuta o quando vuol fare colpo.

Occhi spenti e menti incasinate, 
Prendimi se puoi, riparati con me.
Graffi che bruciano al sole e anime troppo perse per potersi ritrovare da sole. 
Mi guardi, ti stavo guardando anche io sì. E non ti ricordi di quando mi hai detto per la prima volta che "Sei speciale" no, a quello non ci pensi. 
Mi vuoi ancora ma non mi vieni a prendere, mi cerchi e non mi vieni a salvare. Cosa faccio da sola?
Mi serve la tua pelle per metterla a confronto con la mia e dirti che sono bianca come le lenzuola che ti appoggio sulla schiena ogni mattina, la voglio a contatto con la mia, la voglio sentire mia, ma va bene così. 
Certe cose credo che non si possano spiegare. 
Ad esempio io non so spiegarmi perchè a volte le parole non riescano ad uscire e mi sento ancora più vuota e male di prima. Oppure non riesco a capire perchè nonostante io dorma per otto ore, come si dovrebbe fare e a volte anche di più, io sia sempre stanca e potrei addormentarmi ovunque.
Oppure non so perchè io sia ancora qui, che tanto lo so che non arrivi però perchè non me lo dici?
Così magari per una volta per tutte io la smetto.
Mi abituerò a non trovarti e a non poterti baciare.
A non sentire i tuoi passi la mattina quando ti svegli e anche a non sentirti cantare sotto la doccia.
Mi abituerò a trovarti solo negli oggetti e in tutto il resto e a cercarti in ogni persona che ci proverà con me. 
Che poi io ti cerco sempre nelle altre persone.  
Come l'altra sera che c'era un ragazzo che somigliava a te e alla fine sono riuscita pure ad avere il suo numero. Magari sì, poi usciremo, però alla fine cosa mi resta?
Mi resta il fatto che i suoi capelli ricci non sono i tuoi, e che i suoi occhi nemmeno. 
Le sue mani non saranno come le tue e nemmeno l'odore della sua pelle e dei suoi vestiti. 
Alcune cose dopo che le hai amate diventano tue. E se cerchi di lasciarle o di dimenticarle, se ne vanno a fare un giro per un po' e poi tornano, diventano parte di te o ti distruggono. 
E quindi alla fine cosa mi rimane?





 
  
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