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Autore: winchestersimpala    28/08/2015    13 recensioni
"Lisa era una ragazza normale; era magra, altra quasi un metro e settanta, capelli neri e dei bellissimi occhi marroni con qualche punto che tendeva al verde. Era la classica ragazza che preferiva starsene da sola ad ascoltare musica rock e metal e leggere un libro, piuttosto che andare in discoteca. La sua vita era un disastro, ma nonostante ciò riusciva ad andare avanti e vivere giorno per giorno."
La vita di Lisa si incrocerà con quella del detective Burkhardt in un modo o nell'altro, come andrà a finire? Sarà solo un incontro casuale o il detective potrebbe essere coinvolto maggiormente nella vita di questa ragazza di cui sa poco e nulla?
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hank Griffin, Nick Burkhardt, Nuovo personaggio, Sean Renard, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Beautiful tragedy.

 

Lisa aveva appena parcheggiato dietro al pick-up del detective quando i due si salutarono.

La ragazza non sapeva cosa dire, e lo stesso il ragazzo.

Dissero all’unisono:


“Allora…”

Entrambi scoppiarono a ridere per l’imbarazzo.


“E’ stato un piacere conoscerti, Lisa.”

“Anche per me Nick, spero di rivederti un giorno, magari in circostanze più piacevoli.”

 

Il detective le rivolse un sorriso e le disse che anche lui sperava di rivederla un giorno. Si salutarono per un’ultima volta, poi Lisa guidò fino al suo pub.

 

“Allora John, ho bisogno che tu vada al supermercato più vicino a prendere tutti i superalcolici che ci mancano.”

Il telefono di Lisa stava squillando, ma la musica nel pub era altissima e lei era troppo impegnata a dare ordini ai vari dipendenti per sentirlo.


“Cosa devo prendere?”

“E me lo chiedi pure? Sei qui a lavorare e non sai quali sono le bottiglie che mancano?”

“Beh, io…”

“ ‘Beh io’ un cazzo. Vai a prendere la giacca, controlla quello che manca e vai subito a comprarlo! E che sia la prima e ultima volta che capita una cosa simile.” Lisa era davvero fuori di sé, era stanca del fatto che in quel pub tutti dessero tutto per scontato.

Il telefono le squillò ancora, ma questa volta lei lo sentì. Vide sul display che la persona che la stava chiamando era Sasha, così rispose, cercando di restare il più tranquilla possibile.


“Pronto?”

“Hey Lisa, sono passata a casa tua ma non c’eri. Dove sei?”

“Sono al pub, ho dovuto mandare John a prendere gli alcolici.”

“E scusami non potevi pensarci tu? Tra l’altro l’avevo chiesto a te, non a John.”

“Sasha, non ho potuto andare io perché ho avuto un imprevisto.”

“Ah si? E cos’era quest’imprevisto, la sveglia che non ha suonato? O semplicemente ti sei ‘dimenticata’ di fare quello che ti ho chiesto?”

“Senti, Sasha. Innanzitutto vedi di cambiare tono perché se hai un posto di lavoro è solo grazie a me, e questa è la prima. Seconda cosa: sappiamo tutti che l’unico motivo per cui non sei andata tu era perché eri troppo impegnata a scoparti il tuo ragazzo.” Lisa era furibonda e stava alzando la voce. Non era da lei, soprattutto quando c’erano dei clienti nel pub. Era sempre stata una persona discreta, ma quel giorno ogni singola persona stava tirando fuori il peggio di lei. “Terzo e ultimo motivo: scusa tanto se una volta uscita dal supermercato ho rischiato di essere stuprata e ho gettato le bottiglie a terra per cercare di difendermi. Sarà colpa mia, forse la prossima volta dovrò indossare un burqa, chi lo sa. Comunque scusami davvero se ho scombussolato la tua scopata mattutina.”

“Oddio Lisa, io non…”

“Ma vaffanculo.”

 

Riattaccò prima di sentire tutte quelle frasi di circostanza uscire dalla bocca di Sasha. Di solito non era così irascibile, e soprattutto non trattava così male le persone, nemmeno i clienti più scontrosi, ma quel pomeriggio niente andava per il verso giusto e sentirsi rispondere così da Sasha era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Mentre ripensava alla conversazione avuta poco prima, si ricordò che da un momento all’altro sarebbe dovuta arrivare la band che di solito suonava durante i week-end per fare le prove.

Dopo aver rimesso il cellulare nella borsa, Lisa andò nel retro del locale per mettersi il grembiule, raccogliersi i capelli in una coda disordinata e lasciare la sua borsa. Proprio quando stava per uscire dallo stanzino il telefono le squillò, così lo prese e poi uscì.

 

“Pronto?”

“Salve, lei è Lisa Black?” le chiese una voce sconosciuta.

“Si, sono io. Posso sapere con chi sto parlando?”

“Oh certamente, io sono James dell’istituto di igiene mentale Saint Antonio. La chiamo per informarla delle condizioni di salute di sua madre.”

“Oh mio Dio, le è successo qualcosa? Sta bene?”

“Stia tranquilla, sua madre sta bene, anzi, sta dando diversi segni di miglioramento e dato che continua a chiedere di lei, io ed i miei colleghi abbiamo pensato che magari, visto che è stabile, poteva venire a trovarla.”

“Certo! E’ una bellissima notizia. Avete delle fasce orarie per i visitatori?”

“Può venirla a trovare ogni giorno dalle 10.00 alle 18.00, mentre nei week-end può venire a qualsiasi ora ed andare via a qualsiasi ora.”

“Perfetto, la ringrazio moltissimo. Mi ha migliorato la giornata.”

“Sono felice di sentirglielo dire, l’unica cosa negativa è che purtroppo, essendo la prima visita da quando è stata ricoverata qui, io dovrò essere presente, ma le assicuro che sarà come se io non ci fossi.”

“Va benissimo così, grazie mille. Ora, se non ha altre informazioni da darmi, devo ritornare al lavoro.”

“Le ho detto tutto quello che aveva bisogno di sapere. A presto signorina Black.”

“A presto.”

 

Lisa era davvero contenta di quella notizia, quando aveva detto a James di averle migliorato la giornata non stava scherzando. Finalmente, dopo nove anni, poteva riabbracciare sua madre.

Con un sorriso stampato sul viso mise il cellulare nella tasca del grembiule e andò a servire i clienti che la aspettavano al banco; la gente che frequentava quel pub non era la migliore, ma avevano preso in simpatia Lisa e non rinunciavano mai a lasciarle delle laute mance.

 

“Hey dolcezza.” Disse Martin, uno dei clienti più affezionati del locale. Aveva iniziato a frequentare quel posto fin dal giorno dell’apertura.

“Ciao Martin! Cosa ti posso offrire?” Nonostante Lisa avesse migliaia di cose a cui pensare, riusciva sempre a trattare i suoi clienti con dolcezza e simpatia. Era per questo che tutti la adoravano.

“Dammi il mio solito Jack Daniel’s e mi renderai l’uomo più felice della terra.”

“Arriva subito! Non vorrei vederti di certo con il broncio.” L’uomo scoppiò in una risata fragorosa e mentre Lisa gli versava da bere arrivò la band.

Uno dei cinque ragazzi si avvicinò al bancone e chiese di Lisa, dopo pochi istanti la ragazza raggiunse la band e diede loro le indicazioni necessarie.

 

“Il palco lo abbiamo spostato per motivi di sicurezza, ora è lì in fondo. Potete provare quanto volete, ma ricordatevi che alle 20.00 in punto dovete iniziare a suonare seriamente e lo farete fino alla chiusura del locale. Per quanto riguarda i soldi, ho già parlato con il vostro ‘capo’.”

“Grazie mille Lisa, efficiente come sempre. Il tempo di sistemare i nostri strumenti ed iniziamo subito.” disse il cantante. Lisa annuì e dopo avergli sorriso ritornò al bancone per aiutare John che era appena tornato dal supermercato con gli alcolici.

 

“Senti John…” Iniziò Lisa mentre sistemava le bottiglie “mi dispiace per prima, non volevo aggredirti così.”

“Tranquilla Lisa, ognuno ha le sue giornate no. Evidentemente la tua è oggi.”

Lisa sorrise e disse: “Già.”

 

In quel momento la clientela si era calmata e tutte le esigenze dei clienti erano state soddisfatte.

Lisa controllò l’ora e vide che erano ormai le 19.30, così si avvicinò alla band per ascoltare qualche loro canzone e cercare di rilassarsi un po’.

 

 

We are, we are the shaken.

We are the monsters underneath your bed.

Yeah, believe what you read.

We are, we are mistaken.

We are the voices inside your head.

Yeah, believe what you see.

 

 

La ragazza era troppo concentrata sulla musica per accorgersi che c’era qualcuno alle sue spalle e quando sentì una mano che si appoggiava sul suo fianco sobbalzò dallo spavento.

 

“Non trovi che il testo di questa canzone sia piuttosto inquietante?”

 

Lisa, dopo essersi girata, si rese conto che il ragazzo che l’aveva stretta era Nick, e si rilassò.

 

“Nick!” esclamò, forse con troppo entusiasmo “che ci fai qui?”

“Mah, nulla di che. Sono passato per vedere come stavi, visto che non hai voluto seguire il mio consiglio di prenderti una giornata libera.”

 

Lisa gli sorrise, era davvero contenta che lui fosse lì e non riusciva a spiegarsene il motivo. In qualche modo, quando lui era con lei, si sentiva al sicuro, come se nulla di male potesse accaderle. Forse era solo il fascino del distintivo attaccato alla cintura e della pistola nascosta sotto alla giacca.

 

“Posso offrirti qualcosa o sei ancora in servizio?”

“Non sono in servizio, ho finito esattamente dieci minuti fa.” disse Nick fissandola negli occhi, l’attrazione che provava per quella ragazza era indescrivibile, forse avrebbe dovuto parlarne con il suo amico Monroe, il quale gli avrebbe detto di non agire come uno stupido e di non fare trapelare nulla sul fatto di essere un Grimm; ma siccome pensava che non fosse una cosa seria, per il momento, decise di cavarsela da solo e di agire secondo il suo istinto.

 

“Allora che ne dici se ci beviamo qualcosa, prima che si scateni l’inferno qua dentro?”

“Direi che è un’idea fantastica, vado a cercare un tavolo.” disse il detective dopo averle accarezzato una spalla.

 

Lisa aprì il frigorifero dietro il bancone, prese un paio di birre e degli snack e lì portò al tavolo che aveva scelto Nick, il quale appena si avvicinò le rivolse un sorriso dolcissimo e la ringraziò.

 

“Non devi ringraziarmi, sai, è il mio lavoro.” Entrambi si lasciarono andare ad una risata e la ragazza si sedette.

La ragazza aveva appena aperto le due birre e dopo averne bevuto un sorso notò che Nick la stava osservando, sentì le sue guance andare a fuoco, anche se sperava che fosse solo un’impressione.

 

“Come stai? E non dirmi bene perché una ragazza che rischia di essere stuprata e poi ritorna al lavoro non sta bene.” disse Nick con una nota di preoccupazione.

“Diciamo che sto così e così, ecco. Non mi sento né bene né male.” Lisa avrebbe voluto evitare quella conversazione e cominciò a far correre le sue dita affusolate lungo il collo della bottiglia. Nick le prese la mano e lei passò dall’osservare la bottiglia con uno sguardo perso all’osservare intensamente le loro dita intrecciate. Il detective disse con voce bassa, profonda e, diciamocelo, decisamente sexy: “So che ci conosciamo da poco, anzi da pochissimo, ma voglio che tu sappia che con me puoi parlare di qualsiasi cosa, non lo direi a nessuno.” Lisa continuava a fissare le loro mani unite e si rese conto che le piaceva, la faceva sentire bene quel contatto e voleva che non si interrompesse mai.

 

“Sai, ho discusso con Sasha prima… Ho detto delle cose orribili, ma la cosa ancora più orribile è che non mi dispiace di averla trattata così…” Nick la osservava intensamente negli occhi e con il pollice le accarezzava il dorso della mano. Bevve un sorso di birra e poi le chiese su cosa avevano discusso, così Lisa gli spiegò quello che era successo anche con John, gli disse che tutti davano per scontato che lei si occupasse della maggior parte del lavoro  nel pub quando in realtà avrebbe bisogno di aiuto perché da sola non riusciva ad occuparsi di così tante cose.

 

“Lisa, non devi sentirti in colpa. Hai detto quelle cose perché eri arrabbiata e ti senti usata. Non ti biasimo, so cosa vuol dire. Se lei tiene davvero alla vostra amicizia, vedrai che capirà il motivo per cui sei esplosa così e ti verrà incontro.” La ragazza sospirò e disse: “Non credo che si porrà il problema di capire tutta questa situazione. E’ egoista e io le andavo bene solo per darle un posto di lavoro ed un tetto sopra la testa.” Il ragazzo era davvero dispiaciuto, e si vedeva.

“Però sai, ho ricevuto una notizia bellissima oggi.” Nick le sorrise, era felice del fatto che almeno una cosa in quella giornata da incubo fosse andata per il verso giusto. “Davvero? Cosa?”

“Mi hanno chiamata dall’istituto dove si trova mia madre e mi hanno detto che sta migliorando parecchio, quindi posso andare a trovarla.”

“Oddio Lisa è una notizia bellissima! Sono davvero felice per te!” Le strinse la mano tra le sue e le rivolse il sorriso più dolce che Lisa avesse mai visto sul volto di un ragazzo.

“Si, sono felice anche io.”

“Hai già deciso quando andare?”

“In realtà no, ma speravo che tu potessi venire con me.” Quella richiesta sbalordì Nick, non se l’aspettava davvero.

“Oh, ehm. Certo! Fammi sapere quando vuoi andare e ci organizziamo.”

“Perfetto. Ora devo tornare a lavorare, il pub si sta riempiendo di nuovo. Se vuoi resta ancora un po’.”

“Non me lo faccio ripetere due volte.”

 

Entrambi risero, poi Lisa mise sul vassoio le bottiglie vuote e portò tutto dietro al bancone.

 

 

Ore 22.00

 

Finalmente Sasha si era degnata di tornare al lavoro e dare una mano, visto che la gente aspettava da molto tempo per avere un tavolo. Al tempo stesso si accorse che Nick era ancora seduto al solito tavolo e che il  suo collega, Hank, lo aveva raggiunto.

La ragazza stava preparando un Bloody Mary quando Sasha le si avvicinò per parlarle.

 

“Lisa, per prima…”

“Senti Sasha, questo non è né il momento né il luogo adatto per parlarne. E poi io non ho più nulla da dirti, sei una stronza egoista, tutto qui.

“Ecco a lei signora, il suo Bloody Mary. Vicino al palco c’è un tavolo libero, se vuole. Altrimenti può accomodarsi fuori dal locale, si sono appena liberati dei posti.” La signora la ringraziò e si allontanò.

“Lisa, ascolta, mi dispiace di averti detto quelle cose, davvero.”

“Ora come ora non mi interessa, ho del lavoro da fare. Per favore, possiamo riparlarne domani?”

“Va bene Lisa, come vuoi. Ma sappi che mi dispiace davvero.”

“Certo.”

 

Dopo questo breve scambio di battute con Sasha, Lisa portò a Hank ciò che aveva ordinato.

“Ecco qui il tuo Margarita, Hank. Nick, tu vuoi qualcosa?” 

“No grazie, sono a posto così.” e le sorrise. Lisa sorrise a sua volta e mentre tornava al bancone per le altre ordinazioni fu fermata da un signore, il quale le chiese se aveva voglia di bere un drink con lui. Lisa ormai conosceva quel vecchietto e gli disse di si. “Deve venire al bancone però, ho degli altri cocktail da preparare prima dei nostri.” Il vecchietto sembrava felice del fatto che Lisa gli avesse detto che avrebbe bevuto qualcosa con lui e la seguì al bancone.

Dopo aver concluso le varie ordinazioni chiese al signore cosa avrebbe voluto bere e lui le rispose dicendole di scegliere; ormai era ora di chiusura ed il pub era quasi vuoto, erano rimasti il vecchietto, una coppia di ragazzi e Nick.

 

“Allora io direi di berci un bel Manhattan, che ne dice?”

“Dico che mi va benissimo!” Lisa gli rivolse un sorriso e si mise a preparare i drink, nel frattempo Nick si avvicinò e si sedette al bancone, lei gli lanciò un’occhiata e poi bevve il drink con il signore davanti a lei.

 

“Questo è il miglior Manhattan che io abbia mai bevuto, ci sai davvero fare signorina.”

“Grazie mille per il complimento!” Il signore pagò e poi se ne andò.

Lisa stava pulendo i bicchieri quando John le si avvicinò e disse: “Vai pure a casa, a chiudere ci penso io.”

“John sei sicuro? Non lo hai mai fatto da solo.” John le sorrise sghembo e le disse di considerarlo come un modo per farsi perdonare per quello che aveva combinato con gli alcolici.

 

Ore 24.00

 

“Non ho mai visto una ragazza fare così tanti cocktail come te stasera.” Lisa scoppiò a ridere e disse a Nick che lo avrebbe preso come un complimento.

“Hey Nick, so che è una richiesta inusuale, ma… ti andrebbe di riaccompagnarmi a casa? Ho lasciato la macchina a John prima e lui l’ha riportata a casa mia. Non chiedermi il motivo perché non lo so nemmeno io.”

“Certo, tanto anche io sono a piedi.”

A Portland di notte la temperatura si abbassava notevolmente e siccome Lisa era uscita nel pomeriggio e non si era portata una giacca stava morendo di freddo. Nick le mise un braccio intorno alle spalle e sentì che la ragazza aveva le braccia freddissime, così, senza dirle nulla, si sfilò la giacca di pelle nera e gliela appoggiò sulle spalle.

“Oh, grazie Nick.”

“Figurati.”

 

Dopo circa venti minuti arrivarono a casa di Lisa.

 

“Vuoi entrare a bere qualcosa?” chiese Lisa, speranzosa in un si come risposta.

“Meglio di no, domani mattina devo andare a lavoro e poi sono a piedi…”

 

Lisa non poteva negare a se stessa che ci era rimasta male, ma era davvero contenta che lui fosse lì in quel momento.

 

“Allora… Ci si vede in giro, detective.”

“Ci si vide in giro, Lisa.”

 

Nick si rese conto dell’espressione dispiaciuta che era comparsa sul volto di Lisa quando aveva rifiutato la sua offerta e si sentì terribilmente in colpa, inoltre non voleva lasciarla da sola, avrebbe voluto restare con lei.

 

Proprio quando la ragazza stava per chiudersi la porta alle spalle, Nick la riaprì, tirò la ragazza verso di sé e la baciò appassionatamente. Lisa ricambiò subito quel bacio del tutto inaspettato e diede un calcio alla porta per chiuderla.

Nick disse mentre la baciava: “Forse stiamo correndo un po’ troppo.”

Lisa rispose con il respiro accelerato: “Non mi importa.”

 

Il detective le tolse la giacca dalle spalle e la lasciò cadere da qualche parte sul pavimento della sala, poi prese Lisa in braccio e si fece strada verso la camera da letto.

Lisa riuscì ad aprire la porta dopo vari tentativi ed una volta entrati Nick la fece sdraiare sul letto ed andò avanti a baciarla.

Lisa riusciva solo a pensare a come baciasse bene quel ragazzo e che quel momento fosse uno dei più belli della sua vita. Teneva il volto del ragazzo tra le sue mani mentre lo baciava, mentre lui la stringeva a sé.

La ragazza decise di ribaltare la situazione mettendosi sopra di lui e sfilandogli la maglia, per poi riprendere a baciarlo. Le mani del ragazzo si facevano strada lungo la schiena della ragazza, per poi sfilarle la maglia, lasciandola in reggiseno. In quel momento Nick non desiderava altro che Lisa, era in preda al suo istinto e non riusciva a capire se poteva rivelarsi una cosa positiva.

Una cosa era certa, quello non era semplice sesso, ma erano due persone che dal primo momento che si sono viste si sono attratte e sembravano più collegate di quello che erano veramente, e se lo stavano dimostrando.

Lisa si sentiva al sicuro con Nick, si sentiva protetta; mentre Nick quando era con lei si sentiva diverso, si sentiva una persona migliore.

 

“Forse le anime gemelle esistono davvero.” pensò Nick, prima ribaltare ancora una volta la situazione e iniziare a lasciare una lunga scia di baci lungo il collo di Lisa mentre lei ogni tanto si faceva scappare qualche sospiro.

Quella notte l’avrebbe ricordata per tutta la vita, quello era certo.

   
 
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