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Autore: Aletta_JJ    28/08/2015    5 recensioni
ESTRATTO:
«Leggimi qualcosa Mike», chiede Luke dondolandosi avanti e indietro sulla sua sedia. Ama questa sedia.
Lo rilassa dondolarsi, gli ricorda quando da piccolo stava tra le braccia di sua madre e ci si addormentava.
«Che cosa vuoi che ti legga Luke?»
«Quella poesia che mi piace tanto», dice semplicemente Luke, perché sa che Michael ha capito di che poesia sta parlando. Quella poesia che gli ricorda giorni lontani, scenari ormai sfocati, una pace che riesce quasi ad afferrare con le dita ma che non raggiunge mai, perché la pace non è dei dannati.
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E' una OS Muke (Michael+Luke, maleXmale, ragazzi che fanno cose con ragazzi (anche se qui non ne fanno ç_ç).) Spero di essermi spiegata, quindi se non è il vostro genere, evitate di leggere e criticare, grazie!
#Aletta_JJ ©
## OS di MIA creazione ##
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Luke Hemmings, Michael Clifford, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non posso esistere senza di te
(di Aletta_JJ)

Luke è sempre felice quando sta vicino a Michael.
Ogni volta che Michael lo guarda, Luke si sente il cuore in gola.
Ogni volta che Michael gli prende la mano, Luke si rende conto che le loro dita si incastrano alla perfezione.
Ogni volta che Michael lo bacio, Luke vorrebbe sapersi nutrire solo dei suoi baci e nient'altro.
Il loro è un rapporto basato sull'amore reciproco. Un amore basato sulla dipendenza incondizionata. Una dipendenza nata dal bisogno di aver qualcuno a cui pensare.
Non è sempre stato facile, però Luke non rinnega niente di quello che lui e Michael hanno fatto. Ama ricordare anche le notti insonne passate a piangere, con il telefono sotto il cuscino e la certezza che Michael l'avrebbe chiamato per chiedergli scusa e dirgli che lo ama più di qualsiasi altra cosa.
 
«Oggi fa davvero caldo», dice Luke guardando fuori dalla finestra. Michael annuisce, muovendo piano la testa. I capelli gli ricadono sulla fronte e lui, come è solito fare, li rimette a posto. Luke trova adorabile questa sua piccola fissazione. Appoggia la testa sulle ginocchia e lo guarda. Lo guarda e sorride. Michael è seduto sul bordo del suo letto, gambe leggermente divaricate e busto spinto in avanti.
 
A volte, semplicemente, non puoi voltare pagina. Non puoi buttare tutto il una scatola e nasconderla nella parte più remota del tuo armadio. Non puoi perché fa troppo male. Di un dolore senza fondo.
 
«Perché non andiamo a fare una passeggiata in spiaggia?», propone Michael guardando Luke con un sorriso. Luke ha ancora la testa appoggiata alle ginocchia e lo sguardo perso in quello di Michael.
Ha sempre amato i suoi occhi verdi.
Sembra triste, come se qualcosa lo divorasse da dentro e Michael questo lo nota subito.
«Sei triste amore mio?», gli chiede e Luke alza la testa, sorridendo timidamente.
«Sono sempre felice quando sono con te», sussurra Luke prendendogli la mano e avvicinandola alle labbra. Struscia la bocca contro le sue nocche, passandosi poi il palmo della mano di Michael contro la guancia.
«Mi piacerebbe andare in spiaggia, ma lo sai…non posso uscire da qui», gli ricorda Luke.
 
Il margine tra immaginazione e follia è così sottile da sembrare inesistente. L’immaginazione dà vita a mondi fantastici, la follia li distrugge. E Luke, sta cadendo a pezzi, lentamente, poco alla volta.
Michael questo lo sa e si sente in colpa.
 
«Leggimi qualcosa Mike», chiede Luke dondolandosi avanti e indietro sulla sua sedia. Ama questa sedia. Lo rilassa dondolarsi, gli ricorda quando da piccolo stava tra le braccia di sua madre e ci si addormentava.
«Che cosa vuoi che ti legga Luke?»
«Quella poesia che mi piace tanto», dice semplicemente Luke, perché sa che Michael ha capito di che poesia sta parlando. Quella poesia che gli ricorda giorni lontani, scenari ormai sfocati, una pace che riesce quasi ad afferrare con le dita ma che non raggiunge mai, perché la pace non è dei dannati.
 
Non posso esistere senza di te.
Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti:
la mia vita sembra che si arresti lì,
non vedo più avanti.
Mi hai assorbito.
In questo momento ho la sensazione
come di dissolvermi:
sarei estremamente triste
senza la speranza di rivederti presto.
Avrei paura a staccarmi da te.
 
Ricorda la prima volta che lesse questa poesia a Michael. Avevano litigato e lui non aveva trovato un modo migliore per chiedergli scusa se non dirgli che non poteva e non voleva esistere senza di lui.
 
Mi hai rapito via l'anima con un potere
cui non posso resistere;
eppure potei resistere finché non ti vidi;
e anche dopo averti veduto
mi sforzai spesso di ragionare
contro le ragioni del mio amore.
Ora non ne sono più capace.
Sarebbe una pena troppo grande.
Il mio amore è egoista.
Non posso respirare senza di te.
 
È sera, ma loro sono ancora davanti alla finestra.
La notte cala sulle case, le luci si accendono, le stelle cominciano a scintillare nel cielo.
È tutto silenzioso.
 
«Ehi, Luke», lo chiama una voce e lui si gira. Vede qualcuno avvicinarsi a lui.
«Ciao», risponde mentre i suoi amici si siedono vicino a Michael.
«Come stai oggi?», chiede Calum dolcemente.
«Sto bene. Michael mi ha letto la mia poesia preferita», sussurra Luke. Calum ed Ashton si scambiano uno sguardo, poi Ashton prende la mano a Luke, accarezzandogliela piano.
«Luke, lo so che...no, in realtà non lo so come ti senti, però lo posso immaginare. Il dottore dice che è necessario che tu capisca che Michael è morto tre mesi fa», gli dice. Luke gira la testa, guardando con occhi lucidi l’amico.
«Ma Michael è qui», dice Luke con voce tremante e Michael gli sorride, alzandosi  e avvicinandosi a lui.
«Lo sai che non è vero. Lasciami andare amore», gli sussurra dandogli un bacio sulla guancia. Luke chiude gli occhi, sbattendo le palpebre e lasciando scivolare lungo le guance le lacrime.
 
Michael Clifford è morto una notte di metà Ottobre. La sua macchina è uscita fuori strada, lui è morto prima che l'ambulanza arrivasse, Luke è rimasto in coma per mesi. Al suo risveglio aveva trovato accanto a sé Michael. Da allora, non è mai andato via. Come un angelo custode, Michael è sempre stato vicino a lui.
Ma Michael non c’è più…
Il dottore dice che è una forma auto protezione.
Luke non è ancora pronto per accettare la morte di Michael, eppure deve lasciarlo andare.
E lo lascia andare.
 
Luke è stato dimesso due giorni fa e Calum si è offerto di ospitarlo a casa sua. Gli piace la sua nuova stanza, Calum lo tratta bene, prendono insieme il tè al mattino e alla sera restano sul balcone a guardare le stelle.
«Grazie», dice Luke mentre sono in macchina e Calum guida piano, stando attento a non frenare bruscamente. Luke è ancora molto teso quando entra in una macchina, lo si capisce dal modo in cui si tiene stretto a sé la cintura.
«È un grande passo avanti Luke, sono orgoglioso di te», gli fa sapere l’amico.
Sono passati due anni da quella notte, due anni dall’ultima volta che Michael l’ha toccato. Sono passati appena sette mesi da quando Luke ha finalmente lasciato andare Michael. Gli manca ogni singolo giorno e spera di riuscire a placare un po’ la sua malinconia andandogli a fare visita.
Calum parcheggia e scende dalla macchina. Aiuta Luke aprendogli la portiera, gli prende la mano, così da dargli forza. Luke gli sorride, contento che Calum ci sia. Gli stringe la mano forte, respirando a fondo e camminando controvento. I suoi capelli biondi si spettinano, le labbra si seccano e gli occhi gli bruciano. Continuano a camminare finché Calum non gli tira il braccio, attirando la sua attenzione . Luke la vede subito la tomba di Michael, si avvicina con passi insicuri e si accuccia vicino al marmo. Si prende le ginocchia al petto, accarezzando la foto di Michael. Era così bello Michael, lo sarà sempre.
Luke si asciuga il naso con la manica della giacca e tira fuori dalla tasca un foglio.
«Non posso esistere senza di te», dice con voce tremante.  «Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti:
la mia vita sembra che si arresti lì, non vedo più avanti. Mi...mi hai assorbito...».
Luke legge la poesia, la legge pur sapendola a memoria. Accarezza le parole con le labbra, sussurrando sfinito l'ultimo verso. «Non posso respirare senza di te».
Con le lacrime agli occhi, Luke si alza in piedi e Michael, accanto a lui, gli prende la mano e gli sorride.
«Sono tornato per dirti che amarti è stata la cosa migliore che abbia mai fatto e spero che qualcun altro ti sappia amare come ho fatto io, perché meriti di essere guardato come un miracolo, meriti di essere amato come si amano le cose belle», gli dice e Luke non riesce a trattenere le lacrime. Abbassa la testa, così che Michael non lo veda. Sa che odia vederlo piangere.
«Mi manchi tanto, a volte mi manchi così tanto che fa male respirare. Ti amo ancora Michael, ti amerò finché mi sarà possibile, perché non saprò mai lasciarti andare del tutto. Sento ancora addosso il tuo profumo e…», Luke alza la mano e si rigira l’anello attorno al dito. «…sono ancora tuo, la mia anima ti appartiene. Ti apparterrà sempre».
«Sempre», sussurra Michael prendendogli  il viso tra le mani e avvicinandolo a sé. Una follata di vento colpisce Luke in pieno viso. Apre gli occhi, rendendosi conto che Michael non c’è più. Una lacrima gli riga il viso, ma non è una lacrima amara. È felice, perché è riuscito a far innamorare Michael Clifford di lui e lui soltanto.
«Ciao amore mio», sussurra girandosi e raggiungendo Calum. L’amico lo abbraccia a sé, sfregandogli il palmo della mano contro il braccio. Sta cominciando a fare freddo, eppure il cuore gli sta scaldando il petto. E finché il cuore gli batterà nel petto, l’amore per Michael non smetterà mai di farlo sentire completo
.
 
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 Angolo autriceNon so dire che cosa mi abbia spinta a scrivere questo. Ero in vacanza, c'era un bellissimo tramonto ed era l'ultimo giorno. Mi sentivo un po' triste, quindi ho semplicemente lasciato fare alla mia testolina. La poesia che ho riportato è una delle mie preferite, una poesia di Keats, che appunto si chiama Non posso esistere senza di te. A me personalmente piace molto e credo sia perfetta.
Non ho altro da aggiungere, grazie per aver letto.
A preto.

-Ale.
 
   
 
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