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Autore: New Americana    28/08/2015    0 recensioni
Non una vera storia, soltanto il mio ennesimo tentativo di esprimere in una lettera quello che provo per Gerard Way.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avrei voluto cominciare questa lettera con le parole "caro eroe", ma penso non crederesti che qualcuno ti possa vedere come tale, come una di quelle figure sfuggenti che, con il volto nascosto nell'ombra fraterna, si stagliano contro la luna piena avvolti nei loro mantelli scenografici, invisibili ai più, pronti a vegliare su di loro.
Sei il mio eroe, Gerard.
Dio, da quanto non ero così brutalmente sincera, è una bella sensazione non usare giri di parole che alla fine non dicono un cazzo.

Sai, questa voglio proprio raccontartela, perché è anche per merito tuo che sono uscita da quel cazzo di liceo, sia in termini di sopravvivenza, sia di numeri.
Nella mia tesina di maturità ho scelto di parlare di qualcosa che amo, in cui credo e che mi rende felice, e tu sei parte di ciò.
Il mio argomento riguardava il modo in cui il contesto sociale determina e condiziona l'esistenza, fungendo da inspirazione, o rivelandosi una condanna.
Beh, è chiaro quale tipo di esempio tu sia.
Esprimermi di fronte ad una corte di professori sospettosi ed annoiati è stato un gioco da ragazzi in questo modo.

Certo, avevo già tentato di approfondire la tua figura quando ero venuta a conoscenza dei MCR; sono solita cercare informazioni sulla vita dei musicisti e delle persone che amo, forse per constatare che anche voi siete umani, non soltanto dei miti intoccabili.
Tuttavia, grazie all'esame ho avuto modo di conoscerti meglio; ho letto, ho guardato, ho ascoltato, mi sono immedesimata, ho pensato, ho sofferto, riso, provato empatia e un forte senso di appartenenza a tutto ciò che ti riguarda, al tuo mondo, non quello reale, quello che ti sei creato per sfuggire al dolore.
Sin dalla prima volta in cui mi è capitata sotto mano la lettera in cui raccontavi della tua vita, dall'adolescenza, ai My Chemical Romance, alla rivincita con Lynz e Bandit, ho saputo di non essere l'unica ad aver vissuto certe situazioni.
Nel mio essere la più grande autosabotatrice che abbia mai conosciuto, tento sempre di raggiungere il punto più basso che la mia mente riesce a concepire, e più scopro che posso scendere, più faccio il possibile per sprofondare.
E' piuttosto devastante, soprattutto perché non so controllarlo.
Però, ancora prima di venire a conoscenza di ciò che hai raccontato sul tuo passato, io ero nella tua stessa situazione, perciò so che non è stato solo un capriccio del mio cervello malato per scoprire fino a quale girone infernale sarei riuscita a giungere.

Certo, non sono mai stata sbattuta agli armadietti o presa a pugni in faccia, forse perché sono una ragazza, forse perché qui non abbiamo gli armadietti, ma le prese in giro e le parole della gente non sono state meno dolorose.
E quando la violenza fu troppa, decisi di diventare invisibile, tenere un profilo basso, così che se non mi avessero trovato, non avrebbero potuto farmi male.
Non funzionò, e arrivai al punto in cui il dolore era così insopportabile che decisi che era ora di sparire materialmente.
Era come se quella sera si fosse aperta una voragine sotto alle mie gambe tremanti, non abbastanza instabili da farmi crollare del tutto e non dover più sopportare quella tortura, da non farmi più avvertire quel vuoto opprimente e nauseante che ti attanaglia la bocca dello stomaco riempiendolo di  solitudine, impotenza e rassegnazione.
E' stata la prima volta che ho imparato che le parole provocano un dolore fisico oltre che mentale.
A volte ancora mi pento di non aver spinto la lama con più forza nella mia pelle, nella mia anima, a volte ne sono quasi felice.
Forse, è perché in parte l'ho superato, non so come.
Forse, come hai fatto tu, ma non ho la presunzione di sapere quali possono essere stati i tuoi sentimenti.
Forse sono passata oltre perché ho visto che tu ce l'hai fatta.
Perché dopo anni in cui il mondo non ha fatto altro che gettarti merda addosso, tu l'hai smerdato a tua volta.

Non sai quanto sono grata per la band, che nonostante ormai non esista più, concretamente non morirà mai, per i tuoi capolavori, non sai quanto solo felice che tu abbia trovato una donna con la d maiuscola come Lynz, che Bandit completi la tua vita.
La tenerezza che suscita il rapporto che avete tu e tua figlia è sublime; chi non desidererebbe un padre che guarda Labyrinth con te e che ti fa ascoltare David Bowie?

E soprattutto sono fiera del tuo percorso verso la pace con te stesso.
Deve essere bello.
Forse prima o poi ci riuscirò anche io, sarà il giorno in cui guardandomi allo specchio non vedrò soltanto due occhi troppo piccoli per contenere tanta tristezza, e un viso in cui non mi riconosco.
Ma fondamentalmente, sarà il giorno in cui tutta la rabbia repressa, l'odio, il dolore, la cattiveria esploderanno; inevitabilmente feriranno qualcuno, ma io sono disposta ad essere la vittima sacrificale, se questo significa lasciarseli alle spalle e andare avanti.
"Non è bella, non è simpatica, non so come crede di cavarsela".
La stronza, apatica, quella che non parla mai, diversa, strana, da cui tenersi alla larga, una subdola pianta velenosa che rende inagibile ogni ambiente in cui viene travasata.
La mia debolezza ha permesso agli altri di cucirmi addosso il ruolo che hanno scelto per me, sono diventata un meschino e senza scrupoli prodotto della paura.

Così mi sono sentita negli ultimi sette anni, per questo da quando ne avevo quindici ho fatto di tutto per scomparire, perché non voglio essere un mostro.
E anche se il mondo non mi ha reso le cose facili, ora voglio solo essere innegabilemente buona, la migliore versione di me stessa possibile.
E lo farò, non appena capirò come liberare tutto il male che preme contro il mio petto per uscire, fisico, prepotente, che non accetta di essere represso e dimenticato, che brama attenzione.

Ti parlo da fan; non una ragazzina ossessionata e inquietante, ma una giovane donna che sta solo cercando di ricomporre i pezzi.
Per questo, non ti dirò che sei il perfetto modello da seguire, perché non è così; da quello che percepisco della tua immagine pubblica, hai una personalità complicata e controversa, e magari non potremo mai andare daccordo se ci conoscessimo.
Ma ciò non cambierebbe la stima che ho per te, perché sei umano, con i tuoi errori e le tue debolezze, a cui fai di tutto per rimediare.
Perché hai dato prova di essere una persona buona, per questo ti ammiro.
Come cantante, come artista, come padre, come uomo.
A novembre frequenterò un corso di arte multimediale, perché non sono disposta ad abbandonare la mia passione per il cinema; sai, come tu ti rifugiavi nel disegno, io lo faccio nei film, dove se vuoi puoi sempre piazzare un grosso lieto fine.
Spero di diventare una persona realizzata e soddisfatta di quello che è e di quello che fa, e smettere di pensare che non essere una ragazzina prodigio sia una condanna che mi porterò dietro per tutta la vita, perché tu sei la dimostrazione che tutto è riconosciuto a tempo debito, quando la vita è pronta per te, e tu sei pronto per lei.
Spero che tu legga questa lettera, perché ho un estremo bisogno che qualcuno sappia che in me è rimasto qualcosa di umano, e al contempo che vada persa, perché mi imbarazza essere così onesta e vulnerabile.
Spero di incontrarti, un giorno, e non importa se avrò venti o quarant'anni, ti abbraccerò a lungo, se me lo permetterai, come faccio quando non voglio lasciar andare via le persone, e ti ringrazierò.
Spero che tu abbia la vita più felice che la natura sia in grado di concepire per la fragile specie umana, che la tua serenità sia intoccabile e che nulla ti faccia del male.

Perché se continui a dimostrare di farcela tu, allora saprò che ne sono in grado anche io.
Perché se ci incontrassimo in futuro, tu non immagineresti mai che la donna forte ed indipendente che hai davanti è questa ragazzina terrorizzata.

Tu sei Gerard Way, e sei sopravvissuto.
E non importa il resto, perché hai vinto.
Ed è per questo che sei il mio eroe.

Dal profondo del mio piccolo oscuro cuore, sento di volerti bene davvero, nonostante neppure ci conosciamo.

Keep running.
Un abbraccio caldo e confortevole -di quelli in cui affondi il viso nell'incavo della spalla dell'altro- dall'Italia,

Laura.






Questo è ciò che vorrei scrivere a Gerard, sono quasi certa di essere giunta alla versione definitiva e di aver riassunto in poche parole quello che ha fatto per me.
Volevo che qualcuno lo leggesse prima di inviarlo, perché mi piacerebbe sapere le vostre opinioni in merito.
So che il contenuto è forte a tratti, ma questo è ciò che vorrei che sapesse.

 
  
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