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Autore: nyawinchester    28/08/2015    2 recensioni
Francesca è una normale studentessa universitaria. Venticinque anni di speranze, sogni, sconfitte, vittorie, progetti e obiettivi. Determinata e coraggiosa, tenace e intrepida. Tuttavia, Francesca ha dei punti deboli: l'amore, il suo passato, una sola persona. Quante volte il nostro passato ci lascia andare davvero? Quante volte cerchiamo il nostro passato, a volte anche senza accorgercene? E se il destino, ha la forza di riunire due anime gemelle che si sono perse? Forse il destino e l'amore hanno la stessa forza, per questo, spesso, due persone si perdono e non si ritrovano mai più.
Ma se l'amore e il destino si uniscono, allora può un passato stravolgere il presente e cambiare tutto per sempre?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Nella mia vita, Enrico esiste davvero. Come esiste anche Francesca, il paese in cui vive, la gente citata con nomi diversi. Tutti noi ci siamo chiesti come sarà la nostra vita tra dieci anni. Eppure, non so perchè, tra dieci anni immagino che ci sia ancora lui a tormentare i miei sentimenti, nonostante qualunque vita io scelga di condurre. Ho provato ad immaginare, rendendo il mio futuro reale in qualche modo.
Spero che possa piacervi, allo stesso modo in cui è piaciuto a me scrivere queste righe, per quanto doloroso sia stato aprire alcune ferite che credevo di aver chiuso.
Se le emozioni messe per iscritto sono ancora più forti, evidentemente, ci sono ancora.
Sto solo cercando di andare avanti con la mia vita, e forse, dopo che avrò scritto tutto questo, posso chiudere anche il capitolo reale rimasto incompleto nella mia vita.
Ma ho bisogno che tutto questo non muoia dentro me. Ho bisogno di ricordarmi di lui, ancora per un pò.
Voglio farvi conoscere Enrico.
E voglio farvi conoscere Francesca.
Questa storia la dedico a me. E la dedico anche a te.
Alla fine della storia vi dirò chi è davvero Enrico.
E chi è davvero Francesca.
Buona lettura!




 

 

Di notte il mare è un’enorme distesa buia, illuminata da stirature argentee. La luna si riflette sulle onde che bagnano la costa, ed è impossibile vedere l’orizzonte.
Chissà, di notte, in quale punto finisce il mare. La notte, inoltre, è bella perché il cielo ed il mare hanno lo stesso colore. Cielo ed acqua che si uniscono in un punto che nessun essere umano toccherà mai. Nessuno sa dove finisca il mare. Eppure, di notte, ciò che è diverso può anche diventare uno la parte complementare dell’altro.
Quella notte, Enrico e Francesca erano distesi sulla spiaggia, lontani qualche metro dal calore del falò, della musica, della gente.
Enrico appoggiava le testa sul ventre di Francesca, mentre lei gli accarezzava i ricci castani.
Si chiese se si fosse addormentato. Lo guardava, con gli stessi occhi lucidi ed emozionati come quando guardava le stelle, e aspettava che aprisse gli occhi in fermento come quando aspettava di vedere una stella cadente. Cadde una stella, un fascio di luce argenteo che sembrò piombare proprio addosso Enrico. In quell’istante il ragazzo strabuzzò gli occhi dalle ciglia lunghe. Francesca gli sorrise.
Enrico allungò una mano, e la fece scivolare lungo il suo viso. D’improvviso, lui la prese fra le braccia.
-Non dormi?- le sussurrò.
-No, guardavo le stelle. Stanotte è la notte dei desideri, no?-
Enrico sorrise. Francesca era sicura che non ci fosse nessuno al mondo che avesse un sorriso così bello. Quando sorrideva, appariva sulla sua guancia sinistra una piccola fossetta.
-Ne hai viste?-
Francesca scosse il capo, poi, si rannicchiò con le ginocchia al petto tra le sue braccia e le sue gambe. Chiuse gli occhi, ascoltando il suo cuore. Batteva regolare. Era la melodia più bella. Era restia a credere che tutto quel che c’era fra lei ed Enrico, così diversi, così distanti, ma così vicini, potesse essere davvero reale, qualcosa di concreto da poter sentire sotto le sue mani, sul suo corpo, sulla sua pelle. Così reale, come il privilegio che aveva nel poter sentire la sua voce sussurrarle cose che a volte Francesca non ascoltava nemmeno, perché era troppo immersa nel sentirne il suono. E poi lui le chiedeva se la stesse ascoltando, e lei mentiva.
-Chi ha bisogno di una stella cadente, quando hai già quel che vuoi?-
Enrico le baciò delicatamente le labbra, poi premette la sua fronte contro quella di lei.
-Sicura che io sia quel che desideri?-
Lo ripeteva sempre, Francesca aveva perso il conto di tutte quelle volte in cui lo supplicava di guardarsi allo stesso modo in cui lei lo guardava,di amarsi allo stesso modo in cui lei lo amava. Ma questo non gliel’aveva mai detto. Nessuno dei due, ancora se l’era detto.
Ma forse, non è importante dire ad una persona la ami. Forse basta fargli sapere soltanto quanto l’ami. Dimostrarlo.
Francesca sbuffò: -Sì, non sono mai stata sicura di quel che voglio. Ci sono momenti della giornata in cui so quel che voglio, ma poi nello stesso istante in cui decido, sto già cambiando. Con te non mi è mai successo. Sei ciò che non cambierà mai.-
Francesca gli scivolò addosso, distendendosi su di lui. Lo baciò, forte, come se fosse l’ultimo bacio, e fu così intenso come se fosse stato il primo.
-Tra poco sarà l’alba.- gli sussurrò Francesca, dandogli un bacio sul collo.
-E tu resterai ancora con me ?- le disse.
Francesca annuì: -Ogni giorno iniziato insieme a te, è un motivo per restare.-
-Sei bellissima. Se fossi una stella, brilleresti più di tutte. Hai quella luce ne nessun’altra persona avrà mai. Non per me.- gli disse. Le accarezzò lo sterno, con la mano sinistra.
Sull’anulare, portava l’anello che lei le aveva regalato, il giorno in cui si conobbero.
Su di esso, vi era inciso “Esprimi un desiderio”, in inglese. Chissà se lui, l’aveva espresso, quel desiderio. E se quel desiderio, fosse restare insieme a lei finché il cuore avesse voluto.
Francesca non credeva nei per sempre, ma nella forza del cuore.
Se il cuore lo vuole, allora anche l’amore lo vorrà.
Ma se, all’improvviso, il cuore non vuole, ma l’amore sì, che si fa?
Come farà l’amore a far battere un cuore che vuole rimare zitto, fermo e spento?
Qualche mese dopo, in un pomeriggio di fine settembre, il cuore di Enrico improvvisamente non volle più l’amore di Francesca. La portò nella stessa spiaggia in cui lui promise di non abbandonarla. Lunghi minuti di silenzio accompagnarono quel che Enrico stava per dire. Francesca non voleva sentirlo. Non voleva che da quelle labbra che aveva baciato fino a consumarla, adesso uscisse quel che pensava che Enrico non potesse mai dirle. Era sicura, lui non l’avrebbe mai abbandonata.
Si sedettero, e lui rimase a guardare il mare con quegli occhi castani, improvvisamente bui, quel viso d’angelo mutato in un’espressione truce e fredda.
Si sfregò le mani, toccando l’anello e rigirandolo con il pollice destro. Poi se lo sfilò.
-Forse credo che tu debba riprenderlo.-
Francesca si sentì travolta delle onde del mare, annegandoci dentro e sprofondando nell’oblio, sentendo il respiro mancarle come se non potesse più riemergere.
Scosse il capo.
Enrico rimase a guardarla. Lei non lo guardava, stavolta. Sapeva che doveva evitare di guardarlo negli occhi, se non voleva piangere. Odiava piangere.
Odiava piangere davanti l’unica persona che era capace di farla sorridere davvero.
-Illuderei te. Illuderei anche me. Non voglio illuderti. Non voglio farti credere che io sia capace di amarti. Io non posso amarti. Non posso amarti allo stesso modo in cui tu mi ameresti.-
Fu come se un coltello le fosse stato piantato al centro del petto, e lo guardò con gli stessi occhi di una vittima che riconosce il suo assassino, colto all’improvviso.
Fa più male quando ti colpiscono davanti. Se lo fanno alle tue spalle, pensava Francesca, senti solo dolore. Ma se lo guardi negli occhi, mentre ti uccide, ti uccide due volte.
Dentro e fuori. E poi rigira la lama dentro al cuore, senza lasciarti morire:
-Con te ho imparato a voler bene a qualcuno in tutti i modi. Ma forse non è abbastanza. Non me la sento, Francesca. Mi dispiace.-
Non deglutiva. Stavolta si specchiarono uno negli occhi dell’altra e fu in quell’istante che Francesca si sentì morire. In quell’istante, dentro di lei, qualcosa si era spento, una parte era andata bruciata via per sempre e ridotta in cenere. Un pezzo strappato via dal cuore, impossibile da riattaccare.
Erano gli ultimi giorni d’estate, presto sarebbe arrivato l’inverno, ma il cuore di Francesca si era già congelato, come le sue lacrime. Francesca non pianse, non in quel momento.
-Ti prego.-le disse. -Dimmi qualcosa.-
-Tu non puoi amarmi. Tu non vuoi amarmi. Potere è diverso da volere. Se non vuoi amarmi, allora quel che ho fatto non è stato abbastanza. Credimi Enrico, io ho dato il massimo. Non ho amato mai nessuno prima d’ora, non so cosa sia il massimo in amore, ma credo che io l’abbia davvero sfiorato, se non superato. Ma se non è arrivato a te, allo stesso modo in cui tu sei arrivato dentro al mio cuore, allora forse ho sbagliato qualcosa.-
Enrico scosse il capo: -No, Francesca, no. Non è colpa tua. La colpa è mia, perché io non so più come si ama. Non so più come si fa ad amare di nuovo. Io ho sofferto tanto, per lei. E adesso non so più come fare.-
Francesca stavolta lo guardò con rabbia. Via il dolore, via lo sconforto. Solo rabbia:
-L’ami ancora?-
Silenzio.
-L’ami ancora.- si rispose.  Dopo un po’, aggiunse: -Non c’è altro da dire.-
-No, non c’è altro.-
Francesca annuì, facendo spallucce, e guardando l’ora sullo schermo del cellulare. Sua madre l’aveva chiamata già quattro volte. Prima andava a casa, meglio era. E poi, non c’era più nulla che doveva dire ad Enrico. Aveva solo voglia di svegliarsi, dentro la sua testa non faceva altro che ripetersi quanto questo non fosse reale, eppure lo era.
Enrico uscì qualcosa dal suo zaino. Un pacchetto rosso.
-Mi prendi in giro?- disse Francesca. -Da quando si usa fare i regali quando molli una persona? Adesso dopo l’anniversario esiste il “lasciversario”?-
Enrico rise: -No, l’avevo comprato la settimana scorsa. Ma non c’è stato tempo.-
Francesca annuì. Quando scartò il regalo, vide fra le sue mani il cd dei Green Day, “American Idiot”. L’ultima traccia, era “Wake me up when september ends”.
Infondo anche Francesca avrebbe voluto che quel Settembre finisse  e che si svegliasse come se niente di tutto questo fosse mai accaduto, e che accanto a lei ci fosse ancora lui a ripeterle quanto fosse bella. Ma adesso, nemmeno lei ci credeva più.
Lei avrebbe avuto sempre qualcosa in più che Francesca non avrebbe mai avuto.
Semplicemente perché lei era solo Francesca, e nessun’altra.
Qualcuno, per Enrico, risplendeva più di lei. E non si può costringere qualcuno a restare, quando vuole andare via. Quello, secondo Francesca, non era amore.
E lei era solo d’amore, amore vero, che aveva bisogno.
Francesca andò via, lasciandolo lì da solo seduto a gambe incrociate a guardare il mare.
Lei corse in strada, era troppo tardi per tornare indietro, e lei era già corsa via per poter permettergli di fermarla.
E lui non sarebbe mai più tornato. Quella, fu l’ultima volta che lo vide.
Accadde in quell’estate dei suoi diciotto anni, ormai agli sgoccioli, che si portò via quell’amore tanto forte come un soffio di vento gelido.

 

 

 

   
 
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