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Autore: Alby_1994    28/08/2015    1 recensioni
La storia segue le vicende di Christina Collins, una sedicenne che scopre di essere una strega in seguito a un piccolo incidente. E giorno dopo giorno verrà a conoscenza dei segreti che riempiono il suo tragico passato.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

New York era tra le città più belle dell’intero pianeta, pensò la sedicenne Christina Collins, mentre apriva la tenda color verde speranza che impediva alla luce del mattino di passare attraverso la finestra e inondare completamente la sua stanza. Non solo considerava la sua città tra le più belle in assoluto, ma era anche rapita, letteralmente, dai suoi luoghi di interesse. In particolare, amava Central Park, in cui trascorreva la maggior parte della giornata insieme al suo migliore amico Alexander Smith.                                                                                                                                                       Dei colpetti alla porta la distolsero dai suoi pensieri. – Chris, sei sveglia? – Era nonna Emily, che come al solito veniva a svegliarla tutte le mattine alle 06.00, quando doveva andare a scuola.                        – Sì, nonna, arrivo! – aprì la finestra per far entrare aria pulita nella stanza; si avvicinò al letto completamente in disordine per infilarsi le sue pantofole verdi,dopodiché uscì dalla camera e si avviò nel corridoio verso la scala che portava in cucina, al piano sottostante. Quando arrivò in cucina,Christina sentì subito l’odore invitante dei pancake che preparava spesso sua nonna a colazione. La stanza non era molto grande, ma abbastanza da accogliere, oltre alla cucina, anche un tavolo da pranzo circondato da sei sedie. Le pareti erano interamente dipinte di rosso mentre la cucina, e il tavolo e le sedie, erano in legno scuro, che richiamava il colore della quercia.Sulla parete est c’era una finestra,dalla quale Christina vide la signora Fisher – che abitava nella casa di fronte – uscire, probabilmente per andare al lavoro. Era la dirigente di una grande azienda farmaceutica.Inoltre, era zitella e quindi abitava da sola. A volte veniva a chiacchierare con sua nonna quando rientrava dal lavoro. Sua nonna le diceva sempre che le faceva tenerezza perché era una donna sola e nessuno meritava di essere solo,perché la solitudine era una condizione, nonché un sentimento umano in cui nessuno ci si sarebbe mai dovuto trovare.                                  – Buongiorno, tesoro – disse nonna Emily, dando le spalle alla cucina e sfoderando un enorme sorriso.Indossava una maglietta bianca e un pantalone nero.                                        – Hai dormito bene? – chiese la nonna, corrugando le sopracciglia folte e marroni e sistemando un piatto con circa 3-4 pancake, al posto in cui era solita sedersi sua nipote.   – Abbastanza – rispose Chris,accomodandosi sulla sedia di fronte alla finestra. Da lì, poteva vedere il cielo completamente coperto di nuvole: alcune erano bianche, altre,invece, bianche con alcune sfumature grigio scuro. Ma riusciva comunque a scorgere alcuni sprazzi di cielo azzurro che illuminavano la città attraverso le nuvole. Pensò – e sperò – che magari fossero soltanto nuvole di passaggio. Odiava la pioggia, la neve, e tutto ciò che fosse freddo. Il cielo azzurro, al contrario,la metteva così di buon umore da sperare che non scendesse mai la notte.                                                            – Viene a prenderti Alexander? – domandò sua nonna.                               – Credo di sì, ci siamo sentiti ieri al telefono. – Chris alzò lo sguardo dal piatto per fissarlo sul viso di sua nonna. Quest’ultima aveva dei lineamenti così duri e scolpiti che la facevano sembrare, a prima vista,una donna acida e scostante. Ma invece, era tutt’altro. Una donna buona e gentile come poche altre,nonché molto avvenente, nonostante avesse poco meno di sessant’anni.Chris somigliava così poco alla nonna che a volte dubitava di essere sua nipote. Avevano veramente poco in comune, fisicamente.Sua nonna aveva i capelli corti, ricci, scuri e sempre in disordine, mentre lei aveva i capelli color oro, lunghi e lisci che le arrivavano sulla schiena.Tuttavia, avevano gli stessi occhi verde chiaro, con alcune tonalità castano chiaro che le toglievano ogni dubbio sulla veridicità del loro legame di sangue. Sua nonna le diceva sempre che era il ritratto di sua madre da giovane. I suoi genitori erano morti durante un incendio.Non li aveva mai conosciuti, Chris. Aveva un anno quando accadde la tragedia e quindi era troppo piccola per ricordare anche un solo, piccolo, gesto affettuoso di sua madre o un semplice sorriso di suo padre. Lei era stata tratta in salvo dai vigili del fuoco, mentre la casa in cui abitavano e i suoi genitori vennero divorati dalle fiamme. Chris provava un’enorme fitta al cuore ogni volta che ci pensava. Ma almeno aveva sua nonna, la madre del suo papà. Fu sua nonna a prendersi cura di lei dal giorno dell’incendio. Viveva con lei da quindici anni, ormai. Era tutta la sua famiglia. E tutto ciò che le restava di un passato sventurato, erano tre fotografie dategli dalla nonna quando lei iniziò a crescere e a domandarsi perché non avesse la mamma e il papà come tutti gli altri bambini. In una foto, vi era suo padre insieme a sua nonna. Il braccio sinistro muscoloso di lui circondava le spalle esili di lei.Erano entrambi vestiti allo stesso modo. Sua nonna indossava una maglia a maniche lunghe, pantalone di pelle aderente e stivali, tutto rigorosamente nero. Suo padre era vestivo uguale, con la sola eccezione di una giacca a vento altrettanto nera. Sembrava che dovessero andare a un concerto rock. Erano felici. Nonna Emily era molto più giovane, ma aveva comunque i lineamenti spigolosi e i capelli in disordine. Il padre aveva i suoi stessi occhi color verde-castano chiari ed era alto e bello, con spalle larghe e possenti. Nell’altra foto, invece c’era soltanto suo padre che sorrideva, in piedi, davanti a una…villa, pensò Christina, la prima volta che vide la foto. Sua nonna le disse che era la tenuta di un caro amico di suo padre. Ma quando Chris le chiese se poteva andare a fargli visita per farsi raccontare qualche aneddoto su suo padre, sua nonna impallidì e si affrettò a dire che, purtroppo, quell'uomo aveva abbandonato la tenuta ed era sparito. Chris però, notò che il tono di voce della nonna era vacillante, quasi come se si stesse sforzando di non piangere. Infine, nell’ultima fotografia – la più bella secondo lei – vi erano raffigurati entrambi i suoi genitori,  abbracciati, che si sorridevano l’un l’altro e si guardavano con occhi pieni di gioia, amore…speranza.  Anche in quella foto suo padre era vestito di nero,come lo era anche sua madre. Effettivamente, Chris constatò con i suoi occhi la prima volta che vide quella foto, che sua nonna aveva ragione sull’impressionante somiglianza tra lei e sua madre. Avevano la stessa tonalità di colore dei capelli, lo stesso naso piccolo e le medesime labbra sottili. L’unica eccezione era il taglio e il colore degli occhi che,  invece aveva preso dal suo papà. Sua madre, invece aveva degli intensi occhi azzurri. Chris teneva le foto,incorniciate, di suo padre e dei suoi genitori, sul comodino, accanto al suo letto, mentre quella che illustrava sua nonna e il suo papà l’aveva incorniciata e inchiodata alla parete di fronte alla scrivania  in camera sua.                                             – Sei contenta di tornare a scuola? – domandò la nonna, che nel frattempo si era seduta e aveva iniziato a mangiare i pancake nel suo piatto.                                                   – Certo – mentì Chris, mentre finiva di mangiare l’ultimo pancake rimasto nel suo piatto. Detestava la scuola, ma solamente a causa di un gruppetto di bulli che avevano come unico scopo, nella loro squallida esistenza, rendere impossibile la sua vita e quella del suo migliore amico.L’avevano presa di mira sin dal primo giorno, perché si era rifiutata di farsi da parte, mentre loro pretendevano di dover offendere Alex con i loro continui insulti omofobi. Sì, il suo migliore amico era dichiaratamente gay e per lei non faceva alcuna differenza, gli voleva bene come fosse il fratello che non aveva mai avuto, ma sempre desiderato. Da quel giorno, quindi avevano continuato a tartassarli fino allo sfinimento. Tuttavia, era contenta di poter rivedere anche i suoi compagni di scuola. Le mancavano. Le mancava John e le sue continue battute sarcastiche; Lea e le sue paternali quando gli altri facevano qualcosa che andava contro le regole; Stacy e il suo essere sempre giosa e allegra per ogni piccola cosa; Jeremy, sempre serio e posato, ma allo stesso tempo anche dolce e premuroso. Non li vedeva dalla fine della scuola perchè erano andati tutti in vacanza con le proprie famiglie.                                                                                                                               Quando Chris ebbe finito di fare colazione salì in camera sua per prepararsi. Si tolse la canottiera bianca e il pantaloncino rosa antico che aveva indossato per dormire e si fece una doccia velocemente; si asciugò, e indossò un jeans e una t-shirt bianca a mezze maniche. Dopodiché afferrò la cartella appoggiata sulla sedia vicino alla scrivania che aveva preparato il giorno prima e si avviò verso la rampa di scale per raggiungere l’ingresso. Lì, trovò sua nonna che parlava e sorrideva con Alex. Il suo migliore amico indossava una t-shirt blu elettrico a mezze maniche, un jeans e delle scarpe da ginnastica bianche. I capelli ricci e scuri gli ricadevano sulla fronte. I suoi capelli erano indomabili. Soltanto il gel poteva porre rimedio alla massa di capelli simili a serpentelli attorcigliati. Ma si rifiutava sempre di farselo mettere quando Chris glielo proponeva. Nonna Emily era felice che sua nipote avesse un amico come Alexander, sempre gentile, educato e disponibile.                                                                                      – Ti va di cenare qui con noi stasera? – chiese la nonna ad Alex.                    – Oh, sì mi farebbe molto piacere, la ringrazio – fu la risposta del suo amico.                                                            – Oh, non devi ringraziarmi, è un piacere averti qui. – Sua nonna nel frattempo si era cambiata e aveva indossato un tailleur nero che le metteva in risalto il corpo slanciato e formoso. Era vestita con un completo elegante perché sarebbe dovuta andare a lavoro di lì a poco: sua nonna era la segretaria di uno studio legale.                                                                                                                                   – Ehi, Alex! – esclamò Chris, scendendo dalle scale e interrompendo la conversazione  tra le due persone più importanti della sua vita.                                                                                                                              – Ciao, Chris – rispose Alex volgendo lo sguardo alla sua migliore amica. – Sei pronta?                                                   -- Sì, andiamo. – Baciò sulla guancia sua nonna e uscì in strada, seguita da Alex che aveva salutato nonna Emily, prima di affiancarla. Insieme,  svoltarono a sinistra e si incamminarono verso la scuola che si trovava soltanto pochi isolati più avanti. Per un pò camminarono senza parlarsi, finché Alex ruppe il silenzio. – Allora, sei pronta a tornare in quella gabbia di matti? – chiese Alex, la voce tesa come una corda di violino e le mani nelle tasche. Chris percepì anche una leggera nota di paura nella voce, quindi cercò di tranquillizzarlo. – Alex, non preoccuparti andrà tutto bene, ce la caveremo. – Non credeva nemmeno a una sola parola di ciò che aveva appena detto. Di sicuro, Justin – il capobanda – e la sua combriccola di idioti non erano cambiati e li stavano aspettando con impazienza per prenderli in giro e deriderli davanti a tutta la scuola. Erano in nove, compreso Justin: sette ragazzi e due ragazze, di cui una era la fidanzata di Justin, nonché capo cheerleader. D’altro canto, Justin era il quarterback della squadra di football della scuola, e questo contribuiva, quindi, ad accrescere ulteriormente il suo ego, già smisurato. Alex le rivolse un debole sorriso; poi tornò a guardare avanti. Chris riuscì a scorgere una flebile scintilla nei suoi grandi occhi verdi e luminosi. Era riuscita a infondergli coraggio, lo sapeva. Non avrebbe mai permesso che accadesse qualcosa di brutto al suo migliore amico. Per lui ci sarebbe sempre stata, e sapeva che lo stesso valeva per lui. D’altronde, si conoscevano da così tanto tempo da provare un bene fraterno l’uno nei confronti dell’altra. Avevano frequentato le scuole materne e medie insieme, e adesso anche quelle superiori.                                                                                                                                                           Arrivarono fuori scuola 5 minuti in anticipo. L’edificio era grande, a due piani, completamente dipinto di bianco e con tante finestre poste a poca distanza l’una dall’altra. Il portone d’ingresso era grande e ricoperto di metallo.Gli studenti affollavano il cortile in gruppi sparsi disordinatamente.Chris e Alex riconobbero un gruppetto di ragazzi alla destra dei gradini che precedevano il portone principale della scuola.Erano i propri compagni di scuola,quindi si avvicinarono,oltrepassando studenti che chiacchieravano tranquillamente,altri che ridacchiavano e gesticolavano animatamente e altri che mandavano SMS o discutevano al telefono su quanto fosse noiosa la scuola.John era appoggiato alla parete con la gamba destra piegata e il piede che toccava il muro.Lea stava in piedi alla sinistra di John,schiena dritta e mani strette forti intorno alla cartella che indossava a tracolla.Jeremy con la cartella in spalla era molto vicino a Stacy. Quest’ultima era intenta a cercare qualcosa nella sua borsa rosa shocking.Era strano vederli così vicini,pensò Chris,mentre insieme ad Alex raggiungevano i compagni.Fu John il primo a vederli e a salutarli. – Hey ragazzi,come va? – disse,togliendo il piede dal muro e alzando il braccio destro in segno di saluto.Il ragazzo indossava una maglietta a mezze maniche,bianca sulla parte del busto e verde su quella delle maniche,un jeans e delle scarpe da ginnastica.I suoi capelli color sabbia erano sempre scompigliati come se li ricordava.                                                                                                         – Ciao,John…tutto bene,grazie – rispose Alex un po’ a disagio, sorridendo appena.                             – Tutto bene – fece Chris. – Tu come stai? – Sono felice…o meglio,lo ero prima di dover tornare a scuola –.Si levò una risata generale.John era un tipo simpatico,il classico ragazzo con la battuta sempre pronta.L’anno precedente,aveva invitato Chris al ballo di fine anno,ma lei aveva cordialmente rifiutato,dicendogli che sarebbe andata con la nonna a Los Angeles per un paio di giorni.Bè,era una bugia.Non che le dispiacesse andare al ballo con lui – John era molto carino – ma si sarebbe sentita triste sapendo che il suo migliore amico,invece,sarebbe stato a casa a deprimersi da solo con qualche film,perché non aveva nessun accompagnatore.Così,decise di declinare l’offerta e andare al cinema con il suo migliore amico.Alex,inizialmente,si sentì in colpa per la scelta di Chris di rinunciare al ballo per lui, ma Chris lo rassicurò dicendogli: - E’ solo uno stupido ballo di fine anno, Alex,preferisco stare con te e non andarci,anziché,andarci senza di te. – Un istante dopo,Alex,gli buttò le braccia al collo, stringendola tanto forte da farle mancare il respiro. – Ti voglio tanto bene – le disse,infine,il suo migliore amico,sciogliendola dalla morsa affettuosa e sorridendole con dolcezza.                                                                                                                                   – Dai,in fondo non è mica così male la scuola?! – disse Lea,che si trovava tra John e Stacy,quando tutti cessarono di ridere. – Oh, per favore,Lea risparmiaci il solito discorso sulle opportunità che offre la scuola, almeno per oggi – ribatté John,alzando le braccia al cielo.Tutti ripresero a ridere,tranne Lea,che aveva sul viso un’espressione contrariata e ferita. Lea era una studentessa modello,non mancava mai a scuola,e aveva un impressionante rispetto per le regole.Inoltre,aveva una cotta per John.Molte ragazze,nella scuola,lo trovavano affascinante.In effetti,era un tipo interessante:alto,spalle larghe,occhi azzurri come l’acqua marina,naso piccolo e labbra sottili.Non era difficile accorgersi di come Lea lo seguiva con lo sguardo pieno di incanto praticamente ovunque e ascoltava ogni sua battuta o imitazione di un film con gli occhi pieni di meraviglia.Ma,sfortunatamente, John sembrava non accorgersi di nulla.Era sempre distratto dal basket o dagli amici.Eppure,Lea era una ragazza carina.Ma,forse fin troppo timida e introversa per uno come John che,invece, aveva sempre la testa fra le nuvole.                                                                 – Ragazzi,io e Jeremy abbiamo un annuncio molto importante da fare. – Era stata Stacy a parlare e aveva ottenuto,così facendo, l’attenzione di tutti.Solo Jeremy aveva lo sguardo rivolto verso il basso,come se stesse cercando di contare quante formiche ci fossero sul cortile della scuola. – Io e Jeremy siamo ufficialmente una coppia! – dichiarò Stacy,stringendo la mano di Jeremy e sorridendo raggiante.Stacy era alta e bella,e aveva capelli castano chiaro che le arrivavano alle spalle e un nasino che finiva con la punta all’insù.Jeremy alzò la testa e sorrise debolmente.Questo era alto e magro,e aveva spalle larghe e i capelli neri e arruffati che le ricadevano sulla fronte.La faccia gli si contorse in un’espressione imbarazzata.Chris provò un po’ di pena per lui,aveva la faccia di chi si sarebbe voluto trovare dappertutto,ma non lì.Stacy e Jeremy erano diversi tanto quanto lo erano Lea e John.Non avrebbe mai pensato che si sarebbero messi insieme.Formavano una coppia così…strana.Sul viso di tutti,tranne su quello di Lea,notò Chris,comparve un’espressione incredula.Probabilmente Lea era già a conoscenza della coppia inedita che si era formata,dato che lei e Stacy erano migliori amiche.Invece,John era stupito tanto quanto lei ed Alex. Evidentemente,Jeremy non aveva detto niente a John,nonostante fosse uno dei suoi migliori amici e giocassero entrambi nella squadra di basket della scuola.Finalmente,dopo qualche lungo istante,Alex parlò,spezzando quel silenzio di incredulità e si congratulò con Jeremy e Stacy,quindi tutti gli altri imitarono Alex,tranne Lea.                                                                                 Pochi secondi dopo suonò la campanella e tutti gli studenti iniziarono lentamente ad avanzare verso l’ingresso.Chris,Alex e gli altri si unirono alla massa in movimento di studenti.Una volta entrati,si avvicinarono ai propri armadietti.Stacy,Jeremy e John li salutarono e si avviarono verso i loro armadietti che erano situati in fondo al corridoio,mentre quelli di Chris,Alex e Lea erano posti a poca distanza dall’ingresso principale.Inoltre,questi ultimi frequentavano gli stessi corsi.Incontravano John,Jeremy e Stacy solo a lezione di matematica e inglese.Chris depose alcuni libri nell’armadietto e portò con sé quello di scienze.Alex e Lea fecero lo stesso.Dopodiché si avviarono insieme nell’aula del professor Carter,l’insegnante di scienze,al secondo piano.

Finite le lezioni,Chris,Alex e Lea,ormai stremati dalle lezioni, uscirono dall’aula di letteratura e si avviarono verso il corridoio, quindi svoltarono a destra ed entrarono nella mensa.Era una stanza molto grande dipinta di bianco.Vicino alla parete sinistra vi era un grande bancone pieno di cibo,mentre sulla parete destra c’erano tre grandi finestre,attraverso le quali Chris fu felice di constare che il sole splendeva alto nel cielo illuminando,la mensa e la città tutt’intorno,con i suoi raggi caldi e luminosi.Al centro e intorno alla sala c’erano tanti tavoli dello stesso colore del miele circondati da sedie del medesimo colore.Gran parte dei tavoli erano già occupati dagli studenti.Così,Chris,Alex e Lea si affrettarono a prendere i vassoi e a sedersi a un tavolo libero vicino alla finestra centrale.Chris e Alex si sedettero l’uno accanto all’altra,invece,Lea si mise di fronte ad Alex.La luce del sole che le illuminava il viso spigoloso.Lea aveva sempre i capelli legati in una crocchia e la frangia che le ricopriva la fronte e le sopracciglia sottili e marroni.La schiena dritta e l’espressione seria.In quel momento Chris vide John,Stacy e Jeremy entrare nella mensa.Stacy stringeva la mano di Jeremy e sorrideva.Era radiosa e bellissima.Non si poteva dire lo stesso di John e Jeremy.Quest’ultimo era chiaramente annoiato,mentre invece,John sembrava stanco,probabilmente per le lezioni: non gli era mai andata troppo a genio la scuola.Chris agitò la mano per farsi vedere e invitarli a raggiungere lei,Alex e Lea.Stacy li vide e fece segno a John e Jeremy di seguirla. – Jeremy non mi sembra molto contento della sua nuova relazione – osservò Alex, tenendo lo sguardo sui tre ragazzi che si avvicinavano. – Infatti non lo è – decretò Lea,sistemando per bene la sua cartella dietro la sedia. Chris e Alex si girarono istintivamente verso Lea. – Come sarebbe a dire che non è felice della sua relazione? – le chiese Chris aggrottando la fronte.Lea guardò prima Chris,poi Alex,quindi di nuovo Chris. - Nelle prime settimane sono stati bene insieme…erano felici entrambi,ma poi sapete com’è fatta Stacy…è  troppo…esuberante per un ragazzo come Jeremy,così lui si è già annoiato come potete vedere anche voi.Ovviamente, ho cercato di spiegarlo a Stacy,ma lei crede che mi sbagli e che io sia paranoica. – disse Lea scrollando le spalle.Alex stava per aprire bocca proprio nel momento in cui Stacy e il suo ragazzo, sempre mano nella mano,seguiti da John,arrivarono al tavolo. Chris diede un calcio ad Alex,sotto il tavolo.Questo gemette e si portò istintivamente la mano alla caviglia destra.Lanciò un’occhiataccia alla sua amica,l’espressione dolorante.John si accomodò vicino ad Alex,stravaccandosi sulla sedia.Stacy e Jeremy stavano in piedi. – Ragazzi,io e Jeremy andiamo a prendere i vassoi e ci uniamo a voi…teneteci il posto,okay? – disse Stacy,sorridendo.I denti bianchi che scintillavano.Si girò e si allontanò dal tavolo senza attendere nessuna risposta per dirigersi verso il bancone,trascinando Jeremy con sé,la presa salda della sua mano in quella del suo ragazzo. – John tu non vai a prenderti qualcosa da mettere sotto i denti? – domandò Chris, volgendo lo sguardo dalla coppia al suo compagno di scuola che fissava il tavolo con aria annoiata.Era inarcato sulla sedia nella posizione di una rosa appassita. – Non ho fame – rispose,senza sollevare lo sguardo – e poi quei due mi fanno venire la nausea solo a guardarli.     – Perché? – domandò Chris aggrottando la fronte spaziosa.                                                                       – Perché lei è così sciocca e…frivola e lui,invece,è così stupido e idiota da assecondare ogni suo capriccio come se fosse il suo zerbino.                                                                                                             – Stacy non è sciocca! – disse Lea improvvisamente, infuriandosi e battendo entrambi le mani sul tavolo.Era la sua migliore amica, c’era da aspettarsi una reazione del genere,ma Chris credeva che non avrebbe mai visto Lea arrabbiarsi con John a quel modo. Anche John,infatti,non se lo aspettava.Finalmente,alzò lo sguardo.Adesso aveva l’espressione confusa più che stanca e guardava Lea nello stesso modo in cui si guardi un oggetto misterioso,nuovo.I suoi occhi azzurri incrociarono quelli marroni di Lea.Lei sostenne lo sguardo per un lungo istante, dopodiché,si alzò dalla sedia,afferrando contemporaneamente la cartella con la mano destra e si girò,allontanandosi dal tavolo,a grandi falcate,tutta impettita e uscendo dalla mensa.John si voltò verso Chris e Alex in cerca di sostegno. – Che ho detto? – disse infine,allargando le braccia. Subito dopo arrivarono Stacy e Jeremy con i propri vassoi tra le mani e si sedettero vicini,l’uno affianco all’altra,di fronte ad Alex e Chris. – Dov’è andata Lea? – chiese subito Stacy aggrottando le sopracciglia curate e sottili. Una ciocca di capelli castani le scivolò sul viso e lei la ricacciò dietro l’orecchio. – Oh,è andata… - Chris non sapeva come continuare. – In bagno,è andata in bagno – finì Alex per lei. – Già – annuì Chris,tenendo gli occhi bassi.Lei era davvero incapace di mentire e Alex lo sapeva,per questo si era affrettato a rispondere evitando la catastrofe.Dio solo sapeva cosa sarebbe potuto accadere se Stacy avesse saputo che John l’aveva chiamata sciocca e frivola.Tuttavia,Stacy non parve accorgersi di nulla, così iniziarono a mangiare.                                     Dopo qualche minuto,Alex disse: - Precisamente,quand’è che vi siete messi insieme? – fingendosi interessato.Gli occhi azzurri di Stacy si illuminarono all’istante,come se stesse aspettando con ansia che qualcuno le facesse quella domanda.Si raddrizzò sulla sedia e iniziò a raccontare di come e quando era iniziata la loro storia. – Quest’estate sono andata in vacanza a Miami con la mia famiglia – disse,gesticolando entusiasta – e lì ho incontrato Jeremy che a sua volta era andato a Miami con la sua famiglia per le vacanze estive... Così,ci siamo incontrati per caso in un locale e abbiamo passato molto tempo insieme a parlare, dopodiché è scoppiata la passione, non ci siamo separati nemmeno per un istante,e quindi una volta tornati a New York abbiamo deciso di restare insieme…sì,insomma,come una vera coppia. – concluse, sorridendo verso il suo ragazzo.Alex aveva increspato le labbra in un sorriso finto e Chris lo aveva imitato. Non sapevano mai come comportarsi quando Stacy era così su di giri.Metteva un po’ a disagio.A volte Chris si chiedeva come potessero essere migliori amiche lei e Lea.Così diverse.Ma,sua nonna gli diceva sempre che le persone cercavano negli altri ciò che non trovavano o non riuscivano a vedere in sé stessi. Praticamente,Lea rappresentava una specie di ancora di stabilità per Stacy.La prima così avveduta e responsabile,la seconda così briosa e disinvolta.D’altra parte Stacy era probabilmente l’unica persona con cui Lea si sentisse realmente a proprio agio.                                   Quanto a John, stava armeggiando con il cellulare,ignorando completamente lo sproloquio di Stacy.Anche Jeremy,si costrinse a sorridere quando la sua ragazza si girò per guardarlo negli occhi e sorridergli. – Io vado a casa – disse John,senza rivolgersi a nessuno in particolare.Si alzò dalla sedia e si infilò il cellulare nella tasca destra. – Ho l’allenamento tra un’ora,ci vediamo – fece per andarsene,ma venne fermato,improvvisamente dalla voce di Jeremy che gli domandò: - Credevo che ci saremmo andati insieme,perché te ne stai andando? – Era la prima volta che Jeremy parlava quella mattina, notò Chris. – Manca ancora un’ora prima che inizino gli allenamenti – disse alzando le sopracciglia scure.John si voltò verso l’amico e gli disse,con voce fredda come una lastra di ghiaccio: No,preferisco andarci da solo – si girò e stavolta se ne andò davvero,lasciando Jeremy lì, seduto,con un’espressione imbambolata sul viso. – Che gli è preso? – chiese quest’ultimo,aprendo le mani e guardando prima i suoi amici,poi la sua fidanzata.Alex scrollò le spalle non sapendo cosa dire.Chris,invece,si limitò ad abbassare lo sguardo sul suo piatto e continuare a mangiare.Lei ed Alex avevano preso le crocchette di pollo e un po’ d’insalata come contorno.Jeremy aveva preso lo stesso cibo di Chris e Alex,ma in porzioni più abbondanti.Stacy,invece,aveva optato per due mele e uno yogurt ai mirtilli.Ci teneva molto a mantenere la sua linea.Mangiava solo frutta,verdure e yogurt. – Magari è successo qualcosa, dovresti andare a parlargli – disse Stacy,tranquilla.La ragazza a volte poteva sembrare sciocca e frivola, ma sapeva anche essere gentile e ragionevole,e poi ci teneva tanto alle sue amicizie anche se non lo dava sempre a vedere. – Sì, hai ragione – rispose Jeremy ancora con l’espressione confusa.Si alzò senza finire di mangiare e baciò velocemente la sua ragazza sulla labbra. – Ci vediamo stasera – e si avviò verso l’uscita della mensa per raggiungere il suo amico.                         Appena ebbero finito di mangiare,i tre ragazzi si alzarono e andarono a svuotare i vassoi negli appositi cestini,posti all’entrata della mensa.Insieme,oltrepassarono la porta della mensa,attraversarono il lungo corridoio degli armadietti e uscirono nel cortile della scuola.Lì,seduta sui gradini dell’ingresso della scuola,li aspettava Lea.Chris constatò con sollievo che la ragazza aveva riacquistato la sua solita espressione.Sguardo fermo,mento all’insù e schiena retta.Stava sforzandosi di non far capire nulla alla sua amica di ciò che era successo nella mensa quel pomeriggio. – Lea ma dov’eri sparita? – esordì Stacy,lanciandole uno sguardo di rimprovero. – Ti ho chiamato tre volte,ho pensato che te ne fossi andata,o che ti fosse successo qualcosa,stavo per venire a casa tua – disse incrociando le braccia al petto. – Mi dispiace,non ho sentito il cellulare perché avevo messo la modalità vibrazione questa mattina.Ce l’avevo nella cartella – rispose l’altra cercando di non far trasparire nulla dalla sua voce. – Comunque,non avevo fame e sono andata dal professor Carter per fargli alcune domande su alcuni punti che non mi erano abbastanza chiari della lezione di questa mattina. – Dopo alcuni istanti di silenzio,Stacy parlò. – Va bene,su alzati adesso,torniamo a casa – disse,scrollando la testa e facendo ballonzolare i capelli castani sulle spalle.Lea si alzò e fiancheggiò la sua amica,tenendo sempre stretta la cartella, come se qualcuno potesse rubargliela da un momento all’altro. – Bene,allora ci vediamo domani ragazze – disse Chris alzando la mano per salutare le sue amiche.Lei e il suo amico fecero per girarsi ma vennero bloccati dalla voce di Stacy,quindi si rigirarono entrambi. – Oh,ragazzi,quasi dimenticavo,domani io e Jeremy pensavamo di passare una serata diversa e stare insieme ai nostri amici.Che ne dite di andarci a bere qualcosa tutti insieme? – propose Stacy. – Oh, certo ci verremo…vero Alex? – disse Chris guardando la ragazza, poi il suo amico. – Certamente, conta pure su di noi – rispose Alex dopo un attimo di esitazione. – Dove ci vediamo?     – Vi va bene il Jolly Bar,alle 22.00 ? – domandò Stacy ai due. – Sì,va bene – risposero in coro Chris e Alex. – Bene, allora a domani – disse Stacy sorridendo allegramente e alzando il braccio per salutarli.Dopodiché si girò e se andò,fiancheggiata, spalla a spalla da Lea.Chris e Alex videro le loro compagne intraprendere il sentiero a destra che portava verso il centro. Abitavano l’una di fronte all’altra.Lea in una casetta modesta e Stacy in una villa a dua piani.                                               Nel cortile erano rimasti pochi studenti.Alcuni aspettavano i genitori che venissero a prenderli perchè magari abitavano lontano.                                                                                                                       – Sarà un disastro! – esclamò improvvisamente Alex.Guardava ancora le due ragazze che ormai erano due piccole sagome scure in lontananza.Chris si voltò. – Perchè dici questo? – domandò leggermente confusa.Il ragazzo si voltò. – Perchè? – gli fece eco. – John è arrabbiato con Jeremy,Lea è infuriata con John,e Stacy è all’oscuro di tutto – proseguì – pensi che potrà essere una bella serata? – chiese infine in tono ironico. – Forse hai ragione sarà un completo disastro...pensi che non dovremmo andarci? – domandò Chris.Alex scosse la testa. – No.Abbiamo accettato, se non ci andiamo credo che andrà anche peggio – continuò – almeno se ci andiamo potremmo cercare di riparare la situazione in qualche modo –.Dal suo tono di voce Chris capì che non credeva realmente a ciò che aveva appena finito di dire. – Lea però è riuscita a trattenersi poco fa? – disse lei. – Certo,ma per quanto riuscirà a nascondere ciò che è successo? -.Alex aveva ragione osservò Chris.Lea era una ragazza responsabile e affidabile,ma per quanto cercasse di nascondere ciò che era successo,prima o poi Stacy avrebbe intuito che c’era qualcosa che non andava nella sua amica. – Già.                                                                                                                             – Su,avanti andiamo a casa – disse il suo amico e fecero per girarsi quando... – Hey finocchio – .Alex impietrì al suo fianco.Justin e la sua banda di incapaci scendevano i gradini della scuola e avanzavano baldanzosi verso di loro.Justin era in testa a tutti. – Dove andate insieme? – chiese in tono beffardo e indicandoli col mento.Indossava una maglia nera,jeans e il giubbotto blu e bianco della squadra di football.Anche gli altri ragazzi indossavano il giubbotto della squadra e le cheerleaders la loro uniforme:top blu e minigonna bianca con i bordi blu. – Lasciaci in pace Justin – rispose Chris non troppo gentilmente.Si girò nuovamente.Afferrò Alex per il braccio e si mosse in avanti, ma venne bloccata dalla mano grossa di Justin.La presa sul suo braccio era forte.Si morse un labbro per il dolore. – Lasciami! – disse a denti stretti.Chris,notò che il suo viso era rimasto invariato:occhi marroni,labbra sottili,naso grosso e capelli scuri. Ma,era anche una decina di centimetri più alto dall’ultima volta che lo aveva visto. – Neanche per idea,bambolina – la apostrofò. Improvvisamente,Chris vide il suo amico scagliarsi contro Justin.Teneva il braccio alzato e il pugno chiuso.Lo colpì sul naso.Justin mollò la presa,barcollò all’indietro,ma non cadde.Gli altri ragazzi della banda,comprese le due cheerleaders erano attoniti.Loro,quanto lei,increduli di fronte alla reazione di Alex. Ma,nessuno era più stupito di lui che ora guardava il pugno con il quale aveva colpito Justin sul naso come se fosse un’oggetto alieno. – Sono stato io?! – disse in tono poco convinto.Ma,il peggio doveva ancora arrivare.Justin si riprese subito dal colpo e si raddrizzò portandosi il dorso della mano vicino alle narici. Quando la abbassò,Chris vide che era leggermente insanguinata. Questo non fece altro che farlo imbestialire ulteriormente. Sollevò lo sguardo verso Alex che ora aveva l’espressione di chi è intrappolato da un branco di lupi ululanti nel bel mezzo di una foresta e sa che è spacciato,che non esistono vie di fuga. – Come hai osato! – esclamò l’energumeno,fulminandolo con lo sguardo. La voce resa roca dalla rabbia.L’espressione arcigna che aveva poco prima si tramutò in pura crudeltà.Justin era almeno 15 centimetri più alto rispetto ad Alex che superava a stento il metro e settanta.Il quarterback avanzò minacciosamente verso lei ed Alex.Quest’ultimo indietreggiò leggermente e poi si fermò. Forse pensava che non sarebbe scampato comunque al pestaggio. Ormai Justin era a circa un metro da loro.Arricciò il naso in un ghigno crudele,alzò il braccio,strinse il pugno tozzo e grande quanto il cranio di un cane e... – No! –.Chris aveva gridato e contemporaneamente,aveva alzato il braccio destro per cercare di fermare Justin che incombeva sul suo migliore amico,che a sua volta aveva alzato le braccia per farsi da scudo.Ma,il colpo devastante non arrivò a destinazione perchè Justin venne scaraventato via con tale forza da librarsi e volteggiare sopra i suoi amici,mentre urlava e scalciava,per poi cadere rovinosamente a terra,a pancia in sù,con un’enorme tonfo sordo. Alcuni studenti che erano ancora nel cortile iniziarono ad avvicinarsi.Erano tutti a bocca aperta compresi lei ed Alex che, nel frattempo aveva abbassato le braccia.I compagni di Justin accorsero subito in suo aiuto.Tutti si inginocchiarono intorno al loro capo. – Che cosa hai fatto! – sbraitò Megan,la fidanzata di Justin,in direzione di Chris.L’espressione furiosa sul viso. – Io... – non sapeva cosa dire.Come poteva essere stata lei a far compiere quel volo a Justin se non l’aveva neppure sfiorato.Non poteva davvero credere che fosse stata lei.Come avrebbe potuto? – Io non ho fatto nulla – ribattè quindi,ripresasi dalla confusione. Ma,Megan non l’aveva sentita.Era tornata a preoccuparsi del suo ragazzo steso a terra,supino.Gli altri studenti che avevano assistito alla scena la guardavano sbigottiti.Come se avessero visto un’astronave aliena atterrare proprio di fronte a loro.Si girò verso Alex per controllare se stesse bene.Ma,vide che la guardava con un’espressione seria, quasi di rimprovero.Si voltò di nuovo verso i ragazzi intorno a Justin.Questo si sedette per poi alzarsi lentamente, aiutato dai suoi amici.Aveva il viso smorto e gli occhi che le uscivano dalle orbite.Scrutava Chris come se fosse un mostro terribile e ripugnante. – Andiamo via, presto! – esclamò atterrito.Si girò,e corse verso i gradini della scuola, barcollando leggermente come un ubriaco.Inciampò sui gradini e cadde,ma si rimise subito in piedi,anche se con difficoltà ed entrò nella scuola.Gli altri lo seguirono a ruota.Anche il resto degli studenti si dissipò in poco tempo.Indirizzò nuovamente lo sguardo al suo migliore amico.I grandi occhi verdi del ragazzo la guardavano con un misto di tenerezza e tristezza. – Come hai... – non riuscì a continuare la frase,riuscì soltanto a scuotere il capo. Ma,Chris capì dallo sguardo che anche lui credeva che fosse stata lei a combinare quel casino. – Alex,ti  giuro che non ho fatto niente,non sono stata io... – proseguì,ricacciando il groppo che le era salito in gola – tu eri vicino a me abbastanza da vedere che non l’ho nemmeno toccato con un dito... – scosse la testa – non sono stata io – lo stomaco gli si contorceva al solo pensiero che il suo amico non gli avesse creduto e l’avrebbe abbandonata lì, da sola,davanti alla scuola. – Allora chi è stato? – chiese Alex, intimidito.Ci fu una pausa di alcuni secondi che a Chris parvero ore.Poi,con la voce spezzata a causa delle lacrime che iniziarono a rigarle il viso,disse: - Non lo so.

Il sole scintillava alto,come un diamante,nel cielo azzurro e limpido,emanando bagliori che facevano luce sulle case e sugli alberi tutt’intorno.Chris,fece scattare la serratura,girò la maniglia e aprì la porta.L’ingresso era un tutt’uno con la cucina.La stanza era illuminata soltanto dalla luce soffusa che attraversava la finestra accanto alla cucina.Chris entrò seguita da Alex che chiuse la porta alle sue spalle.Nella cucina aleggiava ancora l’odore dolce dei pancakes preparati da sua nonna.Si avvicinò al tavolo con passo strascicante,si sfilò la tracolla e la depositò sul tavolo.Poi senza dire niente salì la scala che portava sù,in camera sua.Aveva solo voglia di sdraiarsi sul letto e piangere.In quel momento avrebbe tanto desiderato avere al suo fianco sua mamma.Magari avrebbe potuto consolarla o almeno aiutarla in qualche modo.Invece,non c’era nè lei,nè suo padre.Era sola.Mai come il quel momento si era sentita così sola.Entrò in camera sua.Era uguale a come l’aveva lasciata quella stessa mattina:il letto in disordine e la canottiera e il pantaloncino rosa sparsi a terra.La libreria aderiva perfettamente alla parete di fronte alla finestra.La scrivania era posta accanto alla finestra che illuminava la libreria e l’armadio bianco posto alla parete di fronte al letto.Tutto nella sua stanza era bianco e verde:a partire dal letto che aveva la trapunta verde e il cuscino la federa bianca, all’armadio che aveva le ante bianche e sotto due armadietti verdi.Il verde era il suo colore preferito.Lì faceva più caldo che in cucina.Si sdraiò su letto,abbracciò il cuscino e vi immerse la faccia dentro per piangere.Ma,le lacrime non arrivarono.Allora, ripensò a quanto era accaduto.Justin che le afferrava il braccio, lei che gli gridava di lasciarla,Alex che si scagliava contro Justin e viceversa,lei che alzava il braccio per fermare Justin e infine, Justin che volava oltre i suoi amici per atterrare dolorosamente a terra, dietro di loro.Non era stata lei a scagliare Justin in aria. Eppure una piccola,minuscola parte del suo cervello le ripeteva il contrario.No,non era possibile,si ripeteva.Nessuno poteva far compiere un volo simile a una persona senza nemmeno sfiorarla. Nessuno.Neanche l’atleta più forte e muscoloso di tutto l’universo,figuriamoci lei che era alta poco più di un metro e sessanta e pesava a malapena sessanta chili.Sentì ancora la voce di Megan che le ripeteva: - Che cosa hai fatto!                                 Lo sguardo di chi ha ricevuto il più grave affronto della sua vita da un essere inferiore.                         – Posso entrare...? – la voce del suo migliore amico la risvegliò dall’incubo ad occhi aperti.Voltandosi vide che aveva ancora la cartella sulla spalla e la guardava con aria preoccupata.Chris,non parlò,annuì solamente.Così,Alex si sfilò la cartella facendola cadere a terra con un tonfo sordo.Poi,si avvicinò lentamente al letto e si sedette sul bordo.Chris,si mise a sedere a gambe incrociate e guardò la foto dei suo genitori sul comodino accanto al letto.Provò un’enorme senso di tristezza guardandola. – Ti va di parlare? – Alex la guardò.I capelli ricci che le incorniciavano il viso snello e dai lineamenti dolci.Alex era carino e lo sarebbe stato anche di più se avesse deciso di tagliarsi quei serpentelli che si ritrovava in testa. – Alex ti ripeto che io non c’entro nulla,non sono stata io...  – rispose Chris alzando le braccia,ormai al limite della disperazione. – Non dico che sei stata tu,okay ?!...dico solo che la faccenda è alquanto contorta – riprese Alex – ma, almeno guarda il lato positivo della cosa... – lasciò la frase a metà. – E sarebbe? – lo incalzò Chris alzando un sopracciglio. – Justin ha talmente paura di te che credo non lo rivedremo per un bel pò a scuola – disse sorridendo.Riuscì a strappare un sorriso anche a lei. – Ti voglio bene,Chris – disse Alex,tornado serio e appoggiando la sua mano su quella di lei.Chris la strinse forte. – Ti voglio tanto bene anch’io – disse infine.                                                         Un suono stridulo echeggiò nella casa facendo sobbalzare i due ragazzi seduti sul letto uno di fronte all’altra.Dopo un attimo di esitazione Chris saltò giù dal letto e si diresse verso la porta. Corse giù per le scale e arrivò in cucina.Sicuramente non era sua nonna perchè era ancora troppo presto perchè tornasse dall’ufficio.Rientrava sempre alle 20.00.Forse era la signora Fisher.Però,escluse anche quell’opzione perchè di solito la vicina veniva a fargli visita sempre verso le 20.30.Poi,dopo un momento di esitazione,avanzò verso la porta d’ingresso e la aprì. Si trovò di fronte una donna sulla quarantina,leggermente in carne.La donna aveva il viso paffuto e orecchie a punta.Le guance rosee la facevano appariree più giovane.La capigliatura riccia e scompigliata le ricordava quella di Alex.L’unica differenza consisteva nel fatto che i capelli ricci del suo amico le ricadevano sul viso mentre quelli dell’estranea erano compatti anche se completamente in disordine.Ripensandoci bene ricordavano più quelli di sua nonna,pensò Chris. – Ciao,sei tu Christina Collins,vero? – chiese la donna con voce squillante e incurvando le labbra in un sorriso smagliante.Aveva le braccia distese lungo i fianchi. – Oh,si sono io – rispose Chris dopo un lungo momento di esitazione.La donna era completamente vestita di nero.Indossava una camicia nera,un pantalone aderente di pelle e tacchi alti.Pensò,che magari senza tacchi non sarebbe stata molto alta.Comunque,ciò che la incuriosiva di più era il mantello nero che circondava le sue spalle e scendeva lungo la schiena fino a toccare terra. – Come posso aiutarla? – domandò Chris ancora confusa. – In realtà,io posso aiutare te. – Chris era ancora più stordita adesso ma allo stesso tempo anche curiosa. – Aiutarmi in cosa? – chiese Chris aggrottando la fronte. – A controllare i tuoi poteri – rispose la donna gesticolando e mantenendo sempre il sorriso smagliante.Era come se glielo avessero incollato alla faccia. – Scusi? – domandò Chris chiaramente confusa.“A controllare i tuoi poteri”,aveva detto. Ma quali poteri.Magari quella donna era pazza ed era scappata da un manicomio.Ma,quello che disse subito dopo la spiazzò totalmente. – Tu sei una strega! – esclamò la sconosciuta.Chris si sentì ancora più confusa e stordita come se stesse camminando in un labirinto senza via di fuga. – Sò che può essere straziante venire a conoscenza della propria natura quando si è vissuta tutta la vita pensando di essere una come mortale,una persona come tutti gli altri – riprese la sconosciuta,senza più il solito sorriso che le illuminava il viso.Anche la sua voce non era più acuta come prima.Adesso la donna misteriosa aveva assunto un’espressione seria e preoccupata. – Io... – Chris si sentiva stordita e stava per dirle ciò che pensava,che era una pazza.Una pazza scappata da chissà quale manicomio.Ma,poi lo stordimento si tramutò in terrore ricordando per l’ennesima volta ciò che era accaduto quel pomeriggio.No,si rifiutava di credere a una simile stupidaggine. – Senta,io non sono un bel niente e se non se ne va’ immediatamente chiamerò la polizia – urlò Chris che adesso ne aveva avuto abbastanza.Fece per chiudere la porta ma la donna allungò il braccio e la bloccò. – Lascia che ti mostri la verità – disse la donna con voce pacata.Aprì la mano destra in un gesto aggraziato e dal palmo emerse una specie di scintilla bianco-azzurra che si ingrandì rapidamente fino a diventare una sfera di luce grande quanto una palla da bowling.Il bagliore che irradiava dalla sfera era quasi accecante. – Ma, cosa...? – Chris socchiuse gli occhi a due fessure e alzò una mano per proteggersi dal bagliore accecante.Un attimo dopo, la donna chiuse la mano e la sfera di luce sparì,come se fosse stata risucchiata dalla pelle. – Visto?! – disse la donna abbassando il braccio e tornando nuovamente a sorridere.Chris era attonita.Non poteva essere un gioco di prestigio.Sbattè le palpebre come per risvegliarsi da un incubo ad occhi aperti. – Con un pò di concentrazione potresti riuscirci anche tu – continuò la donna,indicandola con un dito. Un rumore di passi che scendevano giù dalle scale la riscossero dallo stordimento. – Chris,tutto bene?...Ti ho sentito urlare – Alex era arrivato in cucina.Chris guardò prima lui,poi la donna ferma sulla porta. – Salve,lei chi è? – chiese Alex alla donna, in tono garbato. – Ah,che sbadata non mi sono ancora presentata – disse la donna gesticolando e alzando gli occhi al cielo. – Il mio nome è Amelia Price. – Adesso la donna sorrideva ad Alex. – Sei il fratello di Christina? – gli domandò.Il ragazzo parve confuso. – No,ma è come se lo fosse – rispose Chris al suo posto. – E’ il mio migliore amico. – Oh,bè piacere di conoscerti – disse Amelia sempre sorridendo. – Bene credo che tu abbia capito ciò che sei – riprese a parlare guardando Chris. – Quindi credo sia giunto il momento di andare – fece per girarsi e uscire, ma Chris parlò prima che Amelia scendesse i gradini di fronte alla porta d’ingresso. – Andare?Andare dove? – chiese battendo le palpebre.Amelia si girò e con tono felice e spensierato disse: – Ad Evelyne,naturalmente.L’istituto per streghe e stregoni alle prime armi.       Chris era così confusa che non riusciva a muoversi nè a parlare. La magia esisteva,quindi.Quella donna era una strega.Lei,era una strega.Dunque,era stata veramente lei a far compiere quel volo a Justin.Amelia le aveva dimostrato che la magia esisteva realmente.Non poteva negare ciò che le aveva visto fare un attimo prima. – Scusi,ha detto streghe e stregoni? – domandò Alex con un’espressione confusa dipinta sul viso.Chris aveva quasi dimenticato che il suo amico fosse ancora lì.Insieme a loro. Assistendo a quella conversazione assurda. – Si,ragazzo – rispose Amelia gentilmente. – Se vuoi puoi accompagnarci...oh, sempre che a te non dispiaccia.                   Chris vide Alex scuotere la testa e battere le palpebre per tornare al presente. – Quindi,Chris è una strega? – domandò. – Sì,proprio come me – rispose la signora Price. – Allora, vieni? – riprese. – S-sì,vengo anch’io – dichiarò.Fece qualche passo e affiancò la donna.Chris,invece,era ancora lì di fronte a loro incapace di muoversi.Si sentiva come se avesse i piedi di piombo. – Su,forza Chris non ho tanto tempo da perdere! – esclamò Amelia mantenendo sempre un certo contegno.Chris guardò prima lei poi,il suo amico.Quest’ultimo le fece un cenno di incoraggiamento con la mano.Sembrava che si fosse ripreso totalmente dalla confusione che provava prima e adesso appariva più calmo che mai.Di certo,non poteva dire lo stesso di se stessa. Se ne stava ancora lì,impalata con i piedi sul parquet.Aveva paura di ciò che sarebbe stata la sua vita d’ora in avanti.Aveva paura del futuro.Ma,più di tutto,aveva paura di se stessa.Di ciò che avrebbe potuto fare se non fosse riuscita a controllare i suoi poteri,ora che aveva scoperto di averne.Probabilmente,fu proprio questo che la costrinse a riacquistare il controllo del proprio corpo e a muoversi.Avanzò,finalmente e si chiuse la porta alle spalle.Poi,raggiunse la signora Amelia ed Alex che stavano fermi sui gradini,uno di fianco all’altra. – Sono pronta – dichiarò infine.

  
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