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Autore: Ghost Writer TNCS    29/08/2015    0 recensioni
Elliot Ross, membro della Brigata delle Bestie Selvagge, fa irruzione con un manipolo di compagni in un avveniristico centro di ricerca, riuscendo a fuggire con un innovativo prototipo. Subito la Polizia Galattica avvia le indagini, ma ben presto gli agenti scoprono che nulla è come sembra: i ricercatori coinvolti nel progetto muoiono subito dopo l’arresto o fanno perdere le loro tracce, un ricco uomo d’affari dà rifugio a Ross, e nel frattempo emergono preoccupanti dettagli sul congegno rubato.
Gli agenti dovranno aguzzare l’ingegno per venire a capo di questo intricato caso, offrendo a Samantha e al suo Cane da Caccia la possibilità di individuare e arrestare il pericoloso criminale prima che sia troppo tardi.
E intanto qualcuno, nell’ombra, tira i fili di questo gioco crudele e spietato che potrebbe cambiare gli equilibri dell’intero universo…
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7° posto al contest Legendary tales indetto da Yuko majo
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Azione, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8. Doveri e limiti

Per Samantha dopo il dolore arrivò la rabbia. Avrebbe voluto avventarsi su Elliot, pestarlo a sangue e farlo fuori con le sue stesse mani, ma per fortuna la ragione ebbe la meglio sulle emozioni: era ancora troppo debole e a maggior ragione doveva far fruttare il suo addestramento da soldatessa della FANTOM.

Rimase in attesa, il sangue che ribolliva dentro di lei, le mani serrate sulle impugnature dei suoi revolver. Le rune sulle sue armi dicevano “la forza per offrire protezione” e “il coraggio per seguire la giustizia”, ma era stata troppo debole per tenere fede al suo primo principio: come minimo doveva realizzare il secondo.

Ripose nella fondina la pistola sinistra, quindi premette un pulsante sull’altra e il caricatore venne espulso. Lo infilò nell’apposito vano del cosciale sinistro, quindi ne prese un altro dal piccolo marsupio che aveva dietro la schiena e lo inserì nell’arma. Fece scattare la sicura per mettere il colpo in canna: presto avrebbe avuto la sua occasione, e non l’avrebbe sprecata.

Elliot intanto si guardava intorno, tronfio del proprio successo. Grazie al Soul Emulator non ebbe difficoltà a risanare il naso rotto e tutte le ferite vennero prontamente guarite. Si sentiva ancora potentissimo e, nonostante il dispiegamento di forze, la Polizia Galattica non era riuscita a fermarlo. Avrebbe potuto uccidere tutti quegli agenti, ma scelse di non farlo: loro avevano potuto testare in prima persona il suo straordinario potere, lo avevano subìto sulla loro pelle, quindi lasciarli in vita era un’ottima mossa per far sapere a tutti quanto era diventato pericoloso. Certo, quel giallo limone era un colore un po’ bizzarro, ma questo era niente in confronto alle sconfinate abilità che aveva ottenuto: da quel momento in avanti, chiunque ci avrebbe pensato bene prima di mettersi contro di lui.

Con un sorriso trionfante dipinto sul volto, si tramutò nuovamente in uccello e con dei potenti battiti d’ala spiccò il volo. Ora il suo obiettivo principale non doveva più attendere: avrebbe raggiunto la base della Brigata delle Bestie Selvagge e avrebbe affrontato Leona. Stranamente l’idea non gli regalò più quel brivido che aveva provato fin solo al giorno prima: era diventato talmente forte che perfino una combattente di assoluto livello come la Regina delle Bestie non avrebbe avuto speranza contro di lui, quindi forse doveva pensare a qualcosa per rendere più interessante lo scontro. Magari avrebbe potuto affrontare contemporaneamente lei e i suoi Capibranco…

Un colpo improvviso ruppe il filo dei suoi pensieri: un calore devastante gli sciolse letteralmente l’ala sinistra e gli bruciò il fianco, consumando la carne fino a scoprire le ossa. Urlò, un grido ancora più forte di quello di Taiga, e nel frattempo cominciò a precipitare, sempre più veloce, sempre più veloce. Lo schianto lo fece piombare nel buio.

Riprese conoscenza. Impossibile dire quanto tempo fosse passato, l’unica cosa certa era che era tornato in forma umanoide e che il fianco destro gli faceva male da impazzire. Provò ad usare i poteri del Soul Emulator, ma non accadde nulla.

Un terrore gelido gli fece accapponare la pelle. Cercò disperatamente con la mano destra, ma non lo trovò. Era scomparso! Non c’era più! Il marsupio con il Soul Emulator! La disperazione lo azzannò con ferocia e per alcuni istanti non avvertì più nemmeno il tremendo dolore al fianco sinistro.

Diversi poliziotti lo circondarono. Anche loro erano malconci, ma Elliot era messo talmente male che non avrebbe più potuto nuocere a nessuno.

Il fuorilegge sollevò faticosamente il capo e in quel momento realizzò che il suo occhio sinistro era diventato cieco. Con il destro osservò faticosamente i vari agenti per capire chi fosse stato a colpirlo, ma non trovò risposta.

Chi era stato…? Chi era stato così meschino da attaccarlo alle spalle…?

***

Samantha camminava con passo incerto, la Ebarett 92HR nella mano destra ancora rovente per il colpo appena sparato: i proiettili a combustibile erano normalmente classificati come munizioni anticarro, ma non si pentiva di averne usato uno contro una persona.

Si lasciò cadere in ginocchio vicino a Taiga. Il suo Cane da Caccia era steso prono in una pozza di sangue, così lasciò cadere la sua amatissima pistola e lo girò sulla schiena. Ciò che vide le causò una fitta al cuore: le sue ferite erano orribili, le placche chitinose erano piene di crepe e continuavano a versare sangue a fiotti. Il suo respiro era debolissimo, dovevano fare in fretta o sarebbe stato troppo tardi.

Due colleghi apparvero al suo fianco e subito utilizzarono degli incantesimi curativi per cercare di bloccare la perdita di sangue e restituirgli un po’ di energia. Gli effetti benefici furono quasi immediati e dopo pochi secondi il Cane da Caccia riaprì gli occhi.

«Sam… Vàen, cos’è successo?»

«Abbiamo arrestato Ross.» gli disse la pistolera con un sorriso colmo di sollievo.

L’uomo incurvò leggermente le labbra. «Vàen, e allora perché piangi…?»

La poliziotta si passò una mano sulla guancia e la scoprì bagnata. «Deve… deve essermi entrato qualcosa nell’occhio.»

«Vàen, mi sembrava… E il congegno rubato…?»

Quella domanda parve accendere un interruttore nella mente di Samantha. Quando Elliot era precipitato, aveva visto qualcosa staccarsi dal suo corpo e cadere a qualche decina di metri di distanza: magari era proprio il congegno magico.

«Vai…» gli disse Taiga intuendo i suoi pensieri «Vàen, sono già in buona compagnia…»

La pistolera annuì e si alzò in piedi. «Lo lascio a voi ragazzi, mi raccomando.»

I due colleghi annuirono senza distrarsi dal loro compito.

Muovendosi alla massima velocità possibile per il suo corpo ancora dolorante, si diresse verso il punto dove pensava fosse caduto il congegno e nel frattempo sciolse i capelli dalla coda di cavallo. Per fortuna non fu difficile trovare il posto: lì vicino c’era una pianta grassa piuttosto strana con quattro tozzi rami invece dei consueti due, così cominciò a guardarsi intorno. All’improvviso la sua vista ebbe come un tremolio e dal nulla vide comparire delle persone. Grazie alla sua esperienza in accademia, riuscì subito a classificare le loro uniformi come quelle in dotazione alla FANTOM, questo però non bastò a tranquillizzarla: perché erano lì? Cosa volevano?

D’un tratto uno di loro si chinò e raccolse qualcosa da terra. Si trattava indubbiamente del congegno rubato da Elliot, doveva fermarli! Portò le mani alle cosce, ma solo la fondina sinistra era piena. Maledizione, aveva lasciato l’altra pistola vicino a Taiga! Pazienza, sarebbe riuscita comunque a fermarli: quel congegno era una prova importantissima, e per giunta era estremamente pericoloso, non poteva permettere che finisse nelle mani sbagliate.

«Polizia Galattica, fermi dove siete!»

I militari si voltarono verso di lei, probabilmente stupiti. Uno di loro sollevò un braccio, forse per scagliare un incantesimo, ma un tizio altissimo lo fermò. Fece scomparire il casco dell’uniforme, rivelando delle orecchie da coniglio che scendevano ai lati del capo, tipiche dei metaglires[16]. I capelli scuri erano un po’ lunghi e scendevano sulla fronte dandogli un’aria distratta, al contrario i suoi occhi viola non erano assolutamente quelli di uno svampito. Quando parlò, la sua voce aveva qualcosa di stanco, quasi annoiato: «Samantha?»

«Sentinel?!» esclamò la pistolera, visibilmente scioccata. Loro due avevano fatto l’addestramento militare nella stessa sezione, ma erano passati alcuni anni dall’ultima volta che si erano visti e mai avrebbe immaginato di rincontrarlo in una situazione del genere. «Che ci fai qui?! Io sto lavorando!»

«Anche io sto lavorando.» ribatté lui senza riuscire ad abbandonare il tono lento.

«Dovete darmi quel congegno!» ordinò Samantha «Subito!»

«Non possiamo, ordini del nostro generale.»

«Il vostro generale?!»

«Eslife Hellmatyar dell’Armata di Cristallo.» le spiegò Sentinel.

La poliziotta scosse il capo. «Non importa, dovete consegnarmelo! È sotto la giurisdizione della Polizia Galattica!»

«Lo era.» la corresse l’altissimo metaglires «Ora è sotto la nostra giurisdizione. La Polizia Galattica e la FANTOM hanno l’accordo, non puoi arrestarci.»

Samantha serrò i pugni: Sentinel aveva ragione, non poteva fare nulla.

«Rilassati, basterà dire che non l’hai trovato.» proseguì il militare con il consueto tono pacato «Abbiamo eretto una cupola di invisibilità, solo tu sai che siamo stati qui. Ora, se non ti dispiace, noi togliamo il disturbo.»

La pistolera rimase immobile. Cosa doveva fare? Conosceva Sentinel e sapeva che non doveva farsi ingannare dal suo tono lento e vagamente annoiato: se fosse stato necessario, non ci avrebbe pensato due volte ad attaccarla. E in quelle condizioni non avrebbe potuto fare assolutamente nulla per contrastarlo.

I soldati dell’Armata di Cristallo si allontanarono, ma Samantha ancora non riuscì a muoversi. Non poteva lasciarli andare, allo stesso tempo però non poteva fare niente per fermarli. Quando finalmente riuscì a liberarsi da quella terribile sensazione di impotenza, i militari erano ormai spariti dalla sua vista: ora davvero non poteva fare più nulla.

Si mise in bocca una cicca e masticando nervosamente tornò da Taiga. In sua assenza, lo avevano deposto su una barella fluttuante e gli avevano tolto gli stiletti. Sembrava stare molto meglio.

«Vàen, hai dimenticato questa.» le disse il Cane da Caccia accennando al revolver adagiati di fianco a lui.

«Sì, grazie.» disse lei prendendolo e riponendolo nella fondina vuota.

«Il congegno?»

La poliziotta rimase in silenzio, lo sguardo perso nel vuoto.

«Sam…?»

«Non l’ho trovato.» affermò «Probabilmente è andato distrutto quando ho colpito Ross con il proiettile a combustile.»

Il Cane da Caccia annuì. «Sì, vàen, è molto probabile.» Dopo qualche lungo secondo sollevò la mano superiore destra. «Vàen, missione compiuta, no?»

La pistolera gli sorrise, il cuore colmo di gratitudine per quel gesto così semplice e spontaneo. Batté il proprio pugno contro il suo. «Già, missione compiuta.»

***

Nel frattempo, a molti pianeti di distanza…

«Prima che lei me lo chieda, il progetto Preta non procede perché mi mancano dei campioni da cui ricavare le informazioni.»

La persona che aveva esordito in questo modo era un vecchio barbariano, era piuttosto magro, ma non sembrava affatto fiaccato dall’età. I capelli e la barba biondi erano molto curati e lo stesso poteva dirsi della raffinata tunica bianca dai pregiati inserti in oro, gli occhi grigi rivelavano una grande conoscenza e il portamento fiero gli dava un’aria di nobiltà e saggezza.

«Non si preoccupi, non è di questo che volevo parlarle.» L’uomo dal volto in ombra accarezzò dolcemente il gatto dai tre occhi che aveva in grembo. «Immagino sia a conoscenza del progetto Soul Emulator…»

Beling dei Rhirnem[17] fece un vago cenno di assenso. «Ne ho sentito parlare. Funziona?»

«Funziona.» confermò il Coordinatore «Purtroppo il prototipo non è più nelle nostre mani, in ogni caso i ricercatori incaricati del progetto sono riusciti ad inviarci i dati relativi agli ultimi miglioramenti. Le informazioni sono a sua completa disposizione, pensa che lei e la sua squadra sarete in grado di ricreare il Soul Emulator?»

Il barbariano attivò lo schermo olografico del suo overwatch e lesse rapidamente i dati. «Mmh, molto interessante… È geniale, davvero geniale… Ma forse possiamo fare di meglio. Mi consulterò con la mia squadra e le faremo sapere quanto prima.»

L’ombra del Coordinatore non tradì nessuna emozione, ma il suo tono era disteso e soddisfatto: «Confido nelle vostre capacità.»


[16] Specie originale di TNCS. Il nome deriva dal clade “Glires”, che nella classificazione scientifica raggruppa gli ordini dei Lagomorpha (lepri e conigli) e dei Rodentia (i roditori).

[17] Beling è presente in DS - 2 - L’isola bianca.

   
 
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