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Autore: Blue Eich    29/08/2015    7 recensioni
«Tanti auguri, piccolo Ash! Hai ricevuto il mio regalo?»
«Eh?» Ash si prese un attimo di tempo per riconoscere quella voce, bonaria e stuzzicante. Poi sbuffò, alzando gli occhi al cielo. «Gary, il mio compleanno è stato la settimana scorsa.»
«Cosa credi, lo so bene» fu l'aspra risposta del ricercatore. «Ero così preso dai miei studi che me n'ero completamente dimenticato… Perciò ho pensato di rimediare con un regalo in grande stile!»
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Ash si girava e rigirava svogliatamente sul dito l'anello di un mazzo composto da tre chiavi.

Da quando Mr. Mime le aveva trovate, continuava a chiedersi di chi fossero e soprattutto come fossero finite in mezzo alla posta. Forse erano scivolate per sbaglio al postino. Già, doveva essere per forza così. Oppure un Pokémon viaggiatore, passando in fretta e furia nel cielo, le aveva perse. Così, per un caso fortuito, eccole là, sullo zerbino di casa Ketchum. Non sapeva come, ma avrebbe trovato un modo per ridarle al legittimo proprietario, ovunque si trovasse.

Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dal cigolio della porta. «Tesoro, è per te.» Sorridendo con discrezione, Delia gli porse il telefono.

«Oh, grazie, mamma.» Ricambiò il sorriso, mentre la donna si rimboccava le maniche, diretta nuovamente alla cesta dei panni sporchi.

«Pronto?»

«Tanti auguri, piccolo Ash! Hai ricevuto il mio regalo?»

«Eh?» Il corvino si prese un attimo di tempo per riconoscere quella voce, bonaria e stuzzicante. Poi sbuffò, alzando gli occhi al cielo. «Gary, il mio compleanno è stato la settimana scorsa.»

«Cosa credi, lo so bene» fu l'aspra risposta del ricercatore. «Ero così preso dai miei studi che me n'ero completamente dimenticato… Perciò ho pensato di rimediare con un regalo in grande stile!»

«Ma si può sapere di che regalo parli?» chiese esasperatamente il moro, a pochi centimetri dall'apparecchio. «Non ho ricevuto nulla.»

«Cosa? Le chiavi, non ti sono arrivate?»

Fissò il mazzetto che, all'arrivo di sua madre, aveva messo sul comodino. Era quello il regalo? «Mi vuoi forse regalare la tua macchina?!» esclamò, scattando a sedere, elettrizzato.

«Neanche per sogno!» sbottò l'altro, spegnendo il suo entusiasmo come si spegne il mozzicone di una sigaretta. «In compenso, ho deciso di prestarti per una settimana la mia isola tropicale.»

«Ah, quella nel bel mezzo delle Isole Orange!» esclamò Ash, lasciandosi poi sfuggire un sorriso mentre alcuni ricordi riaffioravano, uno dopo l'altro, nella sua mente. «Che bei tempi…»

«Già…» gli fece eco Gary. «Comunque, intendo prestartela… Ma a una condizione.»

«Se vuoi chiedermi di ripulirla puoi anche scordartelo!»

«No, non si tratta di questo. Voglio solo che inviti anche le tue aman-» Finse un colpetto di tosse. «Ahem, compagne di viaggio.»

Questa, di idea, non entusiasmava affatto l'Allenatore. Non sapeva il perché, ma sentiva improvvisamente l'amaro in bocca ed era come se gli avessero tirato un pugno nello stomaco. «Tutte?»

«Esatto, questa è l'unica condizione che ti pongo. Ora devo scappare, arrivederci, piccolo Ash

«Quante volte ti ho detto di non chiamarmi-» Non fece in tempo a ribattere, perché la linea era già caduta. Sbuffò: per quanti anni, ancora, sarebbe rimasto “il piccolo Ash”?


 

LUNEDÌ – Tastando il terreno

 

Il prozio di Gary era ricco, così ricco da aver comprato un'isola intera al suo adorato nipotino. “Portaci tante belle donne, mi raccomando!” gli aveva detto, ammiccando. Insieme alla decapottabile e alla squadra di cheerleaders, era stato il miglior regalo ricevuto in tutta la sua vita. Aveva innanzitutto fatto costruire una villa sulla spiaggia. Poi, per festeggiare il completamento dei lavori, aveva invitato Ash, Brock e Misty a trascorrere lì qualche giorno. Una vacanza serena, all'insegna di schizzi in mare aperto, giochi da tavolo e barbecue al chiaro di luna.

Per questo l'Allenatore non vedeva l'ora di tornarci e gli sembrava una bella idea fare l'andata insieme alla sua vecchia amica. Ecco cosa lo aveva spinto fino a casa Waterflower, quella mattina.

Per quanto breve, l'attesa dopo aver suonato il campanello fu davvero snervante. Il ragazzo non la smetteva di picchiettare il suolo con un piede e di mordersi il labbro. Erano ormai due anni che non si vedevano. E se lei gli avesse chiuso la porta in faccia? Con lo scorrere dei secondi, iniziava a pensare di aver fatto un grosso errore a presentarsi lì all'improvviso, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.

Finalmente, l'uscio si spalancò. Il suo sguardo incrociò quello ignaro di Misty e ci fu qualche attimo d'imbarazzante, pesantissimo silenzio.

Alla Capopalestra tremavano le mani e non riusciva a spiccicare neanche il suo nome tutto intero. Stava sognando? Era forse un'allucinazione dovuta al caldo o alla stanchezza per via dei troppi allenamenti in piscina?

«Ciao, Misty» la salutò lui, con un sorriso che la fece sciogliere come burro al sole. Avrebbe tanto voluto scoppiare in lacrime e contemporaneamente prenderlo a pugni, ma prese un profondo respiro e si trattenne.

«Io dovrei essere arrabbiata con te, lo sai, vero?» chiese, piccata, posando le braccia sui fianchi per sembrare più autoritaria. «Negli ultimi due anni non ti sei fatto sentire nemmeno una volta!»

Il giovane incassò il rimprovero a testa china. «Lo so, e mi dispiace molto… Però adesso sono qui, no?»

A quel punto anche Misty sorrise, rassegnata. Era così felice di vederlo che non riusciva nemmeno ad arrabbiarsi sul serio, per il momento.

«Senti, My… Ricordi l'isola tropicale di Gary?»

Quando Ash le spiegò la situazione, un sorriso crudele increspò le sue labbra. Gli disse di non muoversi e sparì dentro casa. Pochi minuti dopo, si ripresentò con due valigie per le mani straripanti di vestiti messi alla rinfusa. Già pregustava il dolce sapore della vendetta: per una volta sarebbe stata lei ad andare via senza alcun preavviso, piantando in asso la Palestra di Cerulean. Aveva sempre sognato di compiere una simile follia, perciò si sentiva leggera come un palloncino e allegra come un Fletching.

 

 

Il centro dell'isola era formato da un fitto bosco. Però più che un bosco sembrava una giungla: vedevi Monkey saltare da un albero all'altro e Aipom appesi ai rami per la coda, con le guance piene di Bacche. Poi non mancavano i tipi Coleottero, che si aggiravano emettendo un costante ronzio. Gary aveva deciso di lasciare tutto al naturale: non se la sentiva di rovinare quel paradiso per Pokémon. La sabbia, infatti, diminuiva nell'avvicinarsi al “cuore” fino a sparire completamente sostituendosi con l'erba.

Misty assaporava la quiete, appoggiata alla ringhiera della veranda. Il vento le accarezzava i capelli, sciolti e un po' più lunghi rispetto al passato.

Lì accanto, Ash si tormentava le mani fissando per terra. Continuava a sentire una punta d'angoscia, come se qualcosa dovesse per forza andare storto. «Senti, My… Potrei chiederti un favore?» chiese d'un tratto, a bruciapelo.

La ragazza distolse lo sguardo da Pikachu e Azurill che si rincorrevano vicino a riva, per concentrarlo su di lui. «Certo, Ash, dimmi.»

«Ecco, vedi… Siccome noi siamo già stati qui, saremo un po' i capi, non ti pare?»

«Beh… Sì, direi di sì.»

«Perciò, ti chiedo di aiutarmi» proseguì l'Allenatore. «Non penso di riuscire a gestire tutto da solo… In cucina sono una frana!» esclamò, portandosi un braccio dietro la nuca con aria impacciata. L'unico “piatto” che avesse mai “cucinato” in vita sua erano le polpette di fango all'asilo. Sapeva preparare un sandwich e scaldarsi pasti già pronti nel microonde senza che saltasse in aria, ma nulla di più. Perciò, senza un aiuto ai fornelli, era perduto.

Misty, capendo la gravità della situazione – in fondo c'era in gioco anche il suo, di stomaco – non esitò ad annuire. «Non preoccuparti, ci penserò io…» Il sorriso gentile si sostituì immediatamente con uno malizioso. «… A patto che possa avere metà della tua porzione di dolce, ogni giorno!»

«Eeeh?!» si lamentò lui, imbronciandosi. «Non se ne parla, metà è troppo! Al massimo un quarto!»

«Un quarto e mezzo!»

«Un quarto e basta!»

«Allora vorrà dire che te la caverai da solo!» sbottò lei, voltando il capo.

Il moro, nella sua testa, imprecò una maledizione dopo l'altra. «Uffa… Un quarto e mezzo sia.»

La Capopalestra incrociò le braccia al petto, soddisfatta dell'accordo ma soprattutto di aver vinto la discussione.

In quel momento, Pikachu fece un verso allarmato attirando l'attenzione dei due. Qualcosa di misterioso, ma sempre più vicino, puntava in picchiata verso l'isola.

«Aiuto, qualcuno mi fermiiii!» Chi poteva essere, se non Iris? I suoi codini e la casacca legata da un nastro svolazzante, anche da quell'altezza, risultavano inconfondibili. Era in groppa al suo Dragonite, che sbatteva furiosamente le ali rischiando di disarcionarla. Il Pokémon frenò sul ponte del molo, sollevando un polverone tutt'intorno, così la sua Allenatrice si schiantò con la faccia immersa nella sabbia. «Ohi-ohi…»

«Iris!» Il ragazzo corse subito ad aiutarla. «Ti sei fatta male?»

Lei scosse il capo, tossendo più volte, mentre dalla sua chioma spuntava la testolina barcollante del povero Axew. Accettò volentieri la mano del corvino per rialzarsi. Era un po' sporca di granuli sul viso e sui vestiti, per non parlare dei capelli – ma tutto questo, insieme al suo sorriso effervescente, riusciva a fargliela trovare carina.

«Ti ringrazio per l'invito.»

«Ma figurati» le rispose, sorridendo di rimando. «Ti presento Misty, la mia prima compagna di viaggio.» Si voltò poi verso la rossa, che assisteva paziente alla scena, con le braccia dietro la schiena.

«La prima compagna di Ash?» Iris la squadrò a lungo, con aria un po' stupita. «Oh, ma allora lo conosci da quando era un novellino! Non che adesso sia cambiato poi così tanto, ovvio!» esclamò, tirando fuori il suo pungente sarcasmo.

«Ehi!» protestò Ash, offeso, ricevendo solo uno sguardo altezzoso e un verso di superiorità.

Misty, un po' innervosita da quella frase – insomma, chi si credeva di essere? – le strinse la mano. «Tanto piacere…»

 

Era ormai mezzogiorno, eppure non c'era traccia delle tre Pokégirl mancanti. Così Ash decise di andare fuori in cerca di un po' di campo per chiamarle al cellulare e avere loro notizie. Quando spalancò il portone principale e fece un passo, però, si trovò assalito da due figure che gli agguantarono un braccio ciascuna gridando: «Buh!»

Il giovane sobbalzò, per poi rendersi conto che alla sua destra c'era Vera con uno dei suoi sorrisini e dall'altro Lucinda con il suo disarmante occhiolino. «Ragazze! Ecco dov'eravate!»

«Scusaci, ma non abbiamo proprio resistito!» commentò la bruna, ridacchiando sotto i baffi.

«Che succede, Ash?» Iris li raggiunse e al riconoscere l'amica le andò subito incontro. «Oh, Lucinda, che piacere rivederti!»

«Ma ciao, Iris!» La blu unì le mani alle sue in segno di ritrovata amicizia.

Neanche il tempo di chiederle come stesse che vide una testa spuntare lì dietro. Una testa di sbarazzini capelli color carota. Sgranò gli occhi, sentendosi percorsa da un formicolio gelido; era come se il mondo avesse smesso di girare. «Tu sei… Tu sei…» Indicò Misty col dito, tremante e accusatore. «S-Scusate, io vado a sistemare le mie cose!» Schizzò all'interno della villa, quasi volesse fuggire, dopo aver raccolto velocemente i suoi bagagli.

«Aspetta, Lucinda! Non sai nemmeno qual è la tua camera!» Troppo tardi: la Coordinatrice, non avendo sentito il moretto, era già sparita su per le scale.

Misty sbatté confusamente le ciglia. Che fosse in qualche modo colpa sua? Quella ragazzina era sbiancata come se avesse visto un fantasma. Lei poteva essere una minaccia, perché aveva un fisico da modella, elegante come una dea nata dalle spume del mare – e una minigonna un po' troppo audace addosso. Anche Vera, con Pikachu che le si era fiondato tra le braccia, non capiva cosa fosse preso alla sua best friend. Iris, con una smorfia di dispiacere sul viso, era quasi tentata di seguirla.

 

Lucinda si era chiusa in una delle stanze che, evidentemente, erano per gli ospiti. Aveva aperto le valigie sul letto, poggiando il berretto e la sciarpa sullo schienale di una sedia. Nel frattempo stava davanti alla specchiera, con una smorfia perenne, a pettinarsi. Era un metodo per scaricare lo stress che rendeva i suoi capelli lisci come spaghetti e lucenti come perle. A interrompere il flusso dei suoi pensieri funesti fu la porta che si spalancò di botto.

«LUCINDA!» Era Vera, con il fiatone e un'espressione puramente sconvolta. «Non crederai ai tuoi occhi! È… Vieni!» Senza dar alcun tipo di spiegazione e ignorando le sue richieste di essere lasciata in pace, la trascinò di corridoio in corridoio.

«Ma si può sapere che ti prende?»

La Principessa di Hoenn, schiacciata contro una parete come un agente segreto, fece un cenno col capo. Lucinda si sporse scettica e, quando vide ciò che vide, trattenne a stento un urlo. C'era un'altra tizia. Un'altra tizia nuova. Una tizia che aveva i capelli lunghi come i suoi, ma del colore di quelli di Vera, così come gli occhi, per non parlare dei lineamenti del viso… Avevano sentito di programmi del computer per creare fusioni di Pokémon, ma non di persone. Forse era una formula matematica: Lucinda + Vera = Serena. Però provando a fondere Iris e Misty forse non sarebbe uscito qualcosa di altrettanto dolce, come una caramella mou.

«Ti prego, dimmi che è uno scherzo…»

La castana fece cenno di no, abbuiata. C'era rimasta davvero male all'arrivo della Performer. Per scendere dalla barca aveva afferrato la mano di Ash e si era stretta delicatamente a lui, porpora sulle sue guanciotte da Dedenne, mentre Iris sbuffava con orgoglio e Misty contava sottovoce fino a dieci, ripetendosi: “È piccola, ha bisogno di affetto.”

Dopo un respiro profondo, Lucinda s'incamminò nel salone a passetti svelti e nervosi. L'altra le si accodò, un po' in ansia.

«Ah, eccovi» disse Ash, tranquillissimo e ignaro della tensione che regnava nell'aria, come se la sua testolina vuota ne fosse immune.

«Ciao» le salutò Serena, con un sorriso d'innocente cortesia.

La Coordinatrice di Sinnoh le si avvicinò e, con un eccesso di entusiasmo, rispose: «Oh, ciao!» Poi improvvisò anche lei un sorriso, sornione. «È un vero piacere conoscerti!»

Vera si sporse all'orecchio di una Misty dubbiosa per sussurrarle, mentre una Lucinda sull'orlo di una crisi isterica stringeva troppo forte la mano di una Serena un po' intimidita: «Non è sempre così…»

«Sarà…»

 

A proposito della rossa: si era sentita superiore come può sentirsi la prima regina in mezzo a mille principesse. Perché, a detta di Ash, era lei la “donna di casa.” Lei che gestiva la dispensa, sapeva orientarsi per l'edificio e doveva controllare non ci fossero problemi.

«Allora!» gridò, in testa alla fila. «Ci sono tre stanze, quindi possiamo disporci come vogliamo.» “Anche se qualcuno a quanto pare lo ha già fatto” avrebbe voluto aggiungere, con sgarbo, ma preferì non rovinare la tranquillità generale.

Serena si avvicinò alla Capopalestra e, dopo averle picchiettato la spalla per destare la sua attenzione, chiese a bassa voce: «Senti… Potrei stare in camera con te?»

Misty annuì, regalandole un sorriso radioso. In tutta franchezza, era contenta di non essere finita insieme alla ragazza saccente. «Bene, andiamo!»

Vera agguantò un braccio a Lucinda, che si era già sistemata prima, seguendola a ruota. Perciò andò Iris nell'ultima camera, ariosa, fredda come un igloo, il peggio che per lei potesse esistere: passò la notte seduta, con la luce dell'abat-jour accesa, abbracciata al suo Axew come un peluche e ripetendosi che “andava tutto bene.”

 


 


 

Angolo dei sopravvissuti
Salve! Spero vi piaccia questa mia nuova iniziativa che, mettendo un po' da parte i Pokémon, si concentra sui pg. Sulle shipping, precisamente, ma questo credo s'intuisca già dal titolo. È scritta un po' così, per divertirmi, non in modo particolarmente impegnativo, ma a me piace e spero anche a voi. Era da tanto che dovevo pubblicarla, ma non mi sono mai decisa! XD
Il banner là in alto è interamente realizzato da me! 
Spero che qualcuno la seguirà, bye.
-H.H.-

 
   
 
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