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Autore: LazySoul    29/08/2015    3 recensioni
Vi siete mai chiesti com'è avvenuto il furto della Mappa dei Malandrini? O cosa combinavano il primo anno Fred e George? O come hanno fatto a scoprire l'incantesimo e il contro incantesimo per utilizzare la Mappa?
Io me lo sono chiesto e questo è quello che la mia mente malata ha prodotto.
Buona lettura!
Dal Capitolo 1:
Dal fondo di uno dei cassetti della scrivania di Gazza era venuto fuori un foglio di pergamena piegato più volte su se stesso che aveva un aspetto antico e rovinato; era classificato come “altamente pericoloso”.
«Bravo», disse George, dando una pacca sulla spalla al fratello: «Questo è il genere di cose inutilizzabili che speravo proprio di non trovare».
[Storia partecipante al concorso indetto da Lalani: "Gli opposti si attraggono... o forse no?!"]
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Argus Gazza, Fred Weasley, George Weasley, Mirtilla Malcontenta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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cap_1

Autore: LazySoul
Titolo della fic: Non è mai troppo tardi per sorridere
Lunghezza della fic: long-fic
Pacchetto scelto: Sorriso-Pianto
Personaggi principali: Fred Weasley, Mirtilla Malcontenta
Genere: Generale, Introspettivo, Triste
Avvertimenti: Nessuno
Raiting: Verde
Note dell’autore: 
1) “Senti-Il-Profumo-E-Non-La-Puzza” me lo sono inventato, mentre gli altri prodotti di Zonco li ho trovati facendo alcune ricerche su internet

 

Non è mai troppo tardi per sorridere

 

CAPITOLO 1

{Quarta regola di mamma Molly: avere sempre rispetto dei morti, soprattutto quelli che potrebbero vendicarsi}

 

Gennaio 1990

 

Sulla scrivania i grandi occhi gialli di Mrs. Purr si spostavano ogni due secondi, studiando ogni movimento dei ragazzi che le erano seduti di fronte. Gazza era dovuto correre in Sala Grande per una questione urgente che implicava un Folletto della Cornovaglia che si era introdotto nella scuola mettendo alle strette alcuni studenti del primo anno, lasciando alla gatta il compito di sorvegliare i gemelli Weasley, beccati più volte a gironzolare nei pressi della Foresta Proibita.

Fred e George, con un sorriso furbesco stampato in volto, studiavano a loro volta il pelo color polvere, i baffi vibranti, la coda guizzante e le orecchie a punta di Mrs. Purr, aspettando il momento migliore per agire.

Già da più di una settimana si aspettavano di venir convocati nell’ufficio del signor Gazza e avevano fatto di tutto per accelerare il più possibile i tempi, assicurandosi di essere visti da più testimoni per volta mentre si dirigevano furtivamente verso la Foresta Proibita, anche se non avevano mai avuto intenzione di addentrarvisi, o almeno non ancora.

Quando avevano elaborato il piano avevano sperato Gazza si portasse dietro Mrs. Purr per catturare più facilmente il Folletto della Cornovaglia – che i gemelli Weasley avevano catturato durante le vacanze di Natale ed avevano liberato solo quella mattina, creando il diversivo perfetto per avere l’ufficio di Gazza a loro disposizione.

Percy, il loro amato fratello perfetto, aveva raccontato l’anno precedente che giravano molte storie a proposito del contenuto dei cassetti della scrivania nell’ufficio del custode e loro, curiosi undicenni, avevano voluto accertarsene di persona. Peccato che nessuno li avesse avvisati del terribile odore di pesce che albergava in quel triste e ristretto stanzino, altrimenti avrebbero prima ingerito un po’ di pozione “Senti-Il-Profumo-E-Non-La-Puzza” di Zonco. 1)

Intanto Mrs. Purr continuava a non perderli di vista un solo istante e il tempo filava via alla velocità di una Nimbus 1990.

Fu George a prendere l’iniziativa e, alzatosi dal suo posto a sedere, incominciò a dirigersi verso quella che sembrava la ciotola per la pappa della gatta, tirando fuori dalla tasca un sacchetto con dentro alici marinate con della Pozione Soporifera e lasciandole cadere accidentalmente nel piattino rosa su cui c’era scritto in nero “Kitten”.

Mrs. Purr era una gatta seria e dedita al suo lavoro, ma un animale prima di tutto, per questo motivo non riuscì a resistere e in due balzi aveva già raggiunto la sua ciotola, dando le spalle ai gemelli.

Fred si alzò a sua volta e, battuto il cinque col gemello, iniziò a frugare tra i cassetti della scrivania, mentre George si occupava del piccolo mobiletto alla destra della porta.

Mrs. Purr nel frattempo cominciava a barcollare, quasi si fosse ubriacata, e, nel giro di pochi secondi, era a terra, profondamente addormentata.

«Trovato qualcosa, Fred?», chiese il fratello, tirando fuori dall’armadio un completo elegante che doveva avere una trentina d’anni – come testimoniavano i buchi causati dalle tarme e il tanfo che emanava – ed era ormai inutilizzabile: «Io penso di aver appena riesumato un reperto archeologico ancora più antico e puzzolente della prozia Tess».

Entrambi fecero una smorfia prima di ridacchiare e tornare alla ricerca di… beh, non avevano idea di cosa stessero cercando, ma erano certi che l’avrebbero trovato.

George stava soppesando su una mano un sacchetto di “Caccabombe” e sull’altra uno di “Dolci Singhiozzini”, indeciso su quale tenersi, ma propenso a sgraffignare entrambi, quando Fred richiamò la sua attenzione.

Dal fondo di uno dei cassetti della scrivania di Gazza era venuto fuori un foglio di pergamena piegato più volte su se stesso che aveva un aspetto antico e rovinato; era classificato come “altamente pericoloso”.

«Bravo», disse George, dando una pacca sulla spalla al fratello: «Questo è il genere di cose inutilizzabili che speravo proprio di non trovare».

Fred sorrise mentre confutava la teoria del fratello: «Se fosse come dici tu, perché non è sulla scrivania accanto a tutte le altre pergamene bianche e inutili? Perché è contrassegnata con la scritta “altamente pericoloso”?»

George aggrottò le sopracciglia e rifletté un istante prima di fare spallucce: «Prendila, se ci tieni; è comunque una pergamena bianca in più».

Fred la infilò in una delle grandi tasche della divisa, certo che quella non fosse una normale pergamena, ma qualcosa in più.

Sentirono dei passi avvicinarsi e si affrettarono a chiudere cassetti e ante, prima di tornare seduti nelle sedie davanti alla scrivania.

Pochi istanti dopo entrò nell’ufficio Gazza che, con tono brusco, scacciò i ragazzi dall’ufficio, dicendo che in quel momento doveva occuparsi di questioni più serie di due mocciosi in cerca di guai e che li avrebbe convocati poi in futuro se avessero continuato a non rispettare le regole della scuola.

I gemelli Weasley non se lo fecero ripetere due volte e raggiunsero il corridoio con quattro veloci falcate. Avevano appena svoltato l’angolo verso le scale che portavano ai piani superiori, quando sentirono l’urlo furioso di Gazza e i suoi passi che si avvicinavano.

Qualcosa suggerì loro che il custode si fosse reso conto dello stato della gatta e che avesse intenzione di vendicarsi.

Senza bisogno di dirsi nulla iniziarono a correre e, per mettere in difficoltà l’uomo, presero strade diverse: George prese la scala che portava direttamente al quarto piano, mentre Fred quella che portava al secondo.

Il signor Gazza, che aveva raggiunto una certa età e si stancava facilmente, avrebbe preferito dare le dimissioni e ritirarsi in una spiaggia deserta con la sua inseparabile gatta, ma dato che lo stipendio da custode non era particolarmente generoso, aveva calcolato che avrebbe dovuto lavorare ancora una decina di anni prima di poter vivere di rendita per il resto della propria vita. La cosa che odiava di più in assoluto erano i mocciosi e l’impossibilità di dare loro qualche bella punizione, come le torture che decenni prima venivano utilizzate per premiare i ragazzini meritevoli. Ecco, il signor Gazza, senza pensarci due volte, avrebbe preso i due nuovi Weasley e li avrebbe legati per i piedi al soffitto, tenendoli lì per qualche giorno, come giusta punizione per aver osato drogare la sua povera e amata gatta.

Quando Fred e George si separarono, Gazza si fermò, considerando le tre opzioni che aveva davanti: come prima cosa avrebbe potuto fare dietro front, per andare ad assicurarsi che Mrs Purr stesse bene e poi raggiungere il preside Silente per metterlo a conoscenza del comportamento dei gemelli, la seconda opzione era quella di seguire quello che aveva preso le scale per il secondo piano e accontentarsi di beccarne solo uno, la terza possibilità era uguale a quella precedente solo che al posto del secondo piano sarebbe dovuto andare al quinto.

Alla fine optò per il ragazzo che era corso al secondo piano, il quale aveva meno possibilità di sfuggirgli raggiungendo la torre di Grifondoro.

Nel frattempo Fred, accortosi di avere il signor Gazza alle calcagna, decise di fare l’unica mossa che il custode non si sarebbe mai immaginato e che gli avrebbe permesso di sfuggirgli: si nascose nel bagno delle ragazze infestato dalla famigerata Mirtilla Malcontenta.

Il giovane Weasley sapeva che il “fantasma del gabinetto”, come l’aveva scherzosamente soprannominata con suo fratello, avrebbe potuto fare la spia col custode, ma sperava di riuscire a tenerla buona il tempo necessario per far perdere le proprie tracce.

Si chiuse la porta del bagno alle spalle e corse verso uno dei cubicoli, nascondendovisi all’interno.

Con tutti i sensi all’erta sentì i passi del custode produrre un forte e ininterrotto “tum-tum” contro il pavimento in pietra, mentre continuava a correre, superando il bagno delle ragazze del secondo piano.

Non aveva ancora finito di riprendere fiato – corto a causa della corsa – che iniziò a ridacchiare più silenziosamente possibile, dandosi da solo il cinque, in mancanza del suo gemello.

«Ehm, ehm», sentì qualcuno schiarirsi la voce e, interrompendo lo sfogo di ilarità, si voltò verso il gabinetto alle sue spalle, dal quale spuntava per metà il corpo perlaceo di Mirtilla Malcontenta.

La ragazza aveva come suo solito i capelli dritti e scuri schiacciati sul viso, e gli occhiali dalle lenti spessi che sembravano ingrandire smisuratamente i suoi occhi neri e perennemente lucidi di lacrime.

«Cosa ci fai tu qui?», chiese, con la voce fastidiosa e acuta, mentre emergeva completamente dalla tazza del water e stringeva con forza le braccia al petto: «Perché ridi?»

Il volto stravolto dalla rabbia del fantasma scatenava ulteriormente l’ilarità di Fred ma, come sua madre aveva insegnato a lui e i suoi fratelli, bisognava portare rispetto per i morti, soprattutto a quelli che non se ne erano ancora andati del tutto e che quindi avrebbero potuto essere vendicativi.

«Mi dispiace, Mirtilla», disse, sorridendole – non sapeva perché, ma sperava che lei avrebbe ricambiato e si sarebbe mostrata a sua volte felice, cosa che non accadde: «Sono riuscito a seminare Gazza, è per questo che sono contento».

Mirtilla scosse le spalle con noncuranza e fece una smorfia: «Non tollero che si rida nel mio bagno!», esclamò, lagnandosi.

«Non ti stanchi a stare sempre chiusa qui dentro a piangere?», chiese ingenuamente l’undicenne, mentre immaginava quanto sarebbe stato fico avere il potere di attraversare i muri, fare scherzi ai vivi, spaventarli e spiarli, spettegolando poi dei segreti di tutti con tutti.

L’espressione sul viso di Mirtilla Malcontenta s’indurì e un tic nervoso le fece chiudere ripetutamente l’occhio destro: «Cos’altro dovrei fare?!», urlò, fluttuando ad una velocità sovrumana a due centimetri dal viso di Fred Weasley, sul volto del quale scomparve il sorriso.

«Sono morta! Non c’è nessun tipo di divertimento quando si è morti! Tutto ciò che si ha è il rimpianto!», si sfogò il fantasma, aumentando sempre più il volume della voce, a mano a mano che andava avanti col suo discorso.

Fred abbassò lo sguardo: «Oh», sospirò, prima di sorridere: «So di cosa hai bisogno! Ti ci vuole un amico che ti tiri su di morale!»

Mirtilla Malcontenta allontanò il viso da quello del bambino e lo studiò con occhio critico per qualche istante: lentiggini, capelli rossi, occhi azzurri e un sorriso smagliante in volto; assomigliava in modo impressionante ad un ragazzino di Grifondoro che aveva conosciuto in vita e di cui non ricordava il nome.

«Un amico...», mormorò il fantasma, sedendosi sulla tazza del gabinetto, mentre con le mani si sistemava la gonna della divisa di Corvonero.

Mirtilla pensava alla sua vita, al fatto che non avesse mai avuto una vera amica, altrimenti quel giorno del lontano 1943 non sarebbe corsa in bagno a piangere, ma avrebbe raggiunto una persona cara con cui sfogare la sua tristezza. Aveva sempre pensato di non essere una persona abbastanza socievole da meritarsi l’affetto di un altro essere umano ed ora quel ragazzino pieno di lentiggini voleva esserle amico?

Lei non aveva bisogno di amici!

«Vattene via!», urlò lei, sollevandosi nuovamente in piedi, prima di iniziare ad ululare tra le lacrime e di svanire nel gabinetto da cui era venuta.

Fred non riusciva a sopportare il pensiero di aver fatto piangere una ragazza. Certo, tecnicamente, lei era un fantasma, non era propriamente viva e si divertiva quando altre persone erano disperate, ma questo non voleva dire che non gli dispiacesse per lei. Avrebbe voluto chiederle com’era morta e perché aveva deciso di rimanere nel mondo dei vivi come fantasma, ma sapeva che erano questioni delicate; mamma gli aveva detto più volte di non inimicarsi un fantasma e lui non aveva intenzione di disobbedire.

«Volevo solo farti sorridere», sussurrò, abbassando il capo, dispiaciuto per non esser riuscito nell’impresa che si era prefissato, o forse semplicemente offeso per il fatto che lei non avesse voluto accettare la sua proposta di amicizia.

Fred Weasley abbandonò il suo rifugio solo quando si fu accertato che Gazza non era più nei paraggi, mentre si allontanava dal bagno delle ragazze del secondo piano, sentì il forte desiderio di tornare presto a fare visita a Mirtilla Malcontenta: voleva farla sorridere.

  
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