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Autore: Soe Mame    29/08/2015    1 recensioni
Se solo non avessi seguito lui...
Se solo non mi fossi ostinata a voler oltrepassare quella porta...
Se solo fossi tornata indietro quando ne ho avuta l'occasione...
...
... nah.
Genere: Demenziale, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Miku Hatsune | Coppie: Kaito/Meiko, Len/Rin
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incest, Incompiuta
Capitoli:
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Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

~
Rendi onore
alla nostra grande Regina
~



- Fu così che, grazie alla sola imposizione delle mani, la bellissima e superlativissima Regina fece capire al suo popolo quanto lei fosse buona e misericordiosa! - Rin si scostò la frangia bionda dalla fronte, ma quella vi ricadde un istante dopo: - Il momento della sua punizione fu accolto con lacrime disperate e urla di pentimento. Povera, povera, Regina Pazza! - sospirò.
Miku era incapace di commentare.
"Rin era la precedente Regina!" cercò di assimilare tutto quello che le aveva raccontato: "E... Len è il suo gemell- no, d'accordo, questo era abbastanza ovvio." riformulò il pensiero: "E Len è l'ex-principe del Paese del Giallo!".
- E' davvero... - mormorò: - ... una storia incredibile. -
- Ed è tuuuuuuuuuuutta la verità! - trillò Rin, un gran sorriso: - Sooooooooolo la verità, nient'aaaaaaaaaaltro che la verità! -
Miku annuì, piano.
In realtà, non era poi così sicura che fosse tutta la verità, solo la verità, nient'altro che la verità con le vocali allungate. C'erano alcuni punti che non le tornavano.
Tipo il punto in cui Rin giurava e spergiurava che il Principe ardesse di proibita passione per lei, salvo poi andarsene con "una ragazza sconosciuta alquanto monotona". O il punto in cui la forza e la determinazione di Rin avevano colpito talmente tanto la Guerriera Trucida da portarla a gettarsi ai suoi piedi, tributandole tutto il rispetto che non aveva mai tributato neppure al suo protetto.
Le sembravano un pelino out of character, per come li aveva descritti fino a quel momento.
Il Principe - che non era un principe -, al di là del calcare di Rin sulla sua bellezza, gentilezza e dolcezza, le era parso un poveretto che non aveva mai avuto mire di alcun genere sulla Regina, trovandola solo un'amica; la Guerriera Trucida le era sembrata una guerriera competente e sicura di sé.
Len...
"... era disposto a morire, pur di salvare sua sorella." guardò Rin, intenta a dondolarsi sulla poltrona: "... e, forse non è arrivata lanciandosi dal tetto in un tripudio di luci e musiche, ma credo sia vero che Rin sia stata disposta ad accettare la morte, pur di salvare Len.".
Le sfuggì un sorriso: "... sono davvero legati. E non per il loro sangue." forse avrebbe dovuto trovarlo strano, ma aveva letto troppi shoujo per farci anche solo caso.
- E questa è la storia della nostra Regina! - concluse Rin, alzandosi: - Ma è anche la storia della tua Regina! -
- Aspetta, lasciami indovinare! - alzò un dito, l'altra tacque all'istante. Era piuttosto sicura di aver azzeccato: - La Guerriera Trucida ha preso il tuo posto come Regina! -
Indici e medi alzati su entrambe le mani: - Esattamente! -
- Questo significa che il Principe, che non era un principe, ora è il Re...? -
- Esattamente! - sventolò le dita.
"Sono un genio!" era fiera di se stessa: - Non mi tornano soltanto alcune cose... -
- Ti va un po' di the? -
Sospirò: - No, grazie. Dicevo... - Rin, intanto, le si era avvicinata, per poi sedersi sul tavolo, davanti a lei: - ... perché Len sta servendo questa Regina? E qual è stata la tua punizione? C'entra questo? - indicò il luogo in cui si trovavano, con entrambe le mani.
Il Cappellaio puntellò le mani sulla tovaglia, si piegò all'indietro - e il cappello le cadde sul tavolo, rovesciando tre bricchi del latte in un colpo.
- La Guerriera Trucida è rimasta molto colpita dalla fedeltà di Len. - spiegò, lo sguardo parecchio al di sopra di lei: - Quindi, ha pensato che sarebbe stato un peccato fare a meno di un servitore tanto bravo. L'ha fatto diventare il suo messaggero. E' molto veloce! - sorrise.
- ... immagino. - "Prenderlo a calci nello stomaco è stata un'ottima idea."
- Solo che gli dà delle scadenze assurde, quindi è sempre in ritardo! -
- Non mi pare lui se ne sia mai fatto troppo un problema. -
Rin alzò le spalle: - Quanto a me, la mia punizione è questa. - la schiena s'inarcò, gettò la testa indietro.
Miku rimase in silenzio, per un istante.
- ... la tua punizione è diventare un semicerchio? -
- No. Questo posto è la mia cella. -
Si guardò intorno: - ... graziosa, per essere una cella. -
- L'ho arredata io. Quando mi ha chiesto cosa ci volessi. - la stava guardando dritta negli occhi e, in realtà, era un pochino inquietante: - Il cibo si autogenera. Altrimenti, credo sarei già morta da tantissimo tempo. - annuì, lentamente, e Miku fece altrettanto, incapace di distogliere lo sguardo.
"Quindi, è stata rinchiusa in un posto arredato a suo piacimento?"
- Da quanto sei qui? -
- Non ne ho idea! - sorrise - e risultò ancora più inquietante.
- E quanto si presume duri, la tua punizione? -
- Non ne ho idea! -
Miku sbattè le palpebre: - Non... non ti ha dato una data, una periodo di tempo, o...? -
- Non ne ho idea! Non ne ho idea! - Rin si raddrizzò, scese dal tavolo: - Io rimarrò qui! Qui! Fino a boh! - sgranò gli occhi, con un gran sorriso: - Ma non è che non posso uscire! Io posso uscire! - recuperò il cappello e lo sventolò per liberarlo dalle briciole: - Esco spesso, in realtà! Molto spesso! E vado anche lontano! Non troppo lontano, però. - andò al cumulo di burro e marmellata sotto cui era sepolto il ciondolo, vi mise dentro una mano e lo estrasse, come se nulla fosse: - Me l'ha dato Len, prima di entrare! Ne ha uno simile anche lui, sai? Mi ha detto di tenerlo sempre sempre sempre, di non perderlo mai mai mai, perché così mi sarei sempre ricordata di lui e mi sarei ricordata di uscire! -
- Ricordata di uscire...? - aveva un brutto presentimento. Tutto quel discorso non le piaceva affatto.
- Però posso uscire per poco, poi devo tornare qui. Mi sento davvero a disagio, là fuori. - la guardò di nuovo negli occhi, e Miku sentì un brivido lungo la schiena: - Hai idea di quanto facciano male il the? Quando esco, non posso fare un'ora del the decente! E, ti dirò... - un sospiro: - ... devo persino aspettare che arrivi l'ora del the! Là fuori non è sempre l'ora del the! -
- Eh, no, è solo una delle ventiquattro ore disponibili... - una risata nervosa.
- E poi, dopo un po' inizio a disorientarmi davvero. Non è carino. - scosse la testa, e Miku fece altrettanto.
"... ho come l'impressione che questa prigione le abbia un po' leso il cervello." deglutì: "... ha completamente perso il senso del tempo. E, se la Regina non le ha dato una data di conclusione, questo vuol dire..." rabbrividì: "... che potrebbe non esserci.".
- Ma- - esordì, in cerca di una qualsiasi affermazione che riuscisse a sciogliere quell'inquietudine improvvisa: - Len viene a trovarti ogni tanto, no? -
- Len? - il Cappellaio ridacchiò. Ma la risata non arrivò agli occhi: - Non vedo Len da... da boh! - erano lucidi: - Len non può entrare qui! -
- Cosa? -
- Tutti possono entrare come e quando vogliono, tranne Len! In realtà... - inspirò: - ... in realtà, io non posso vedere Len. E Len non può vedere me. Neppure quando esco da qui. - intrecciò le dita: - So che si è trasferito qui vicino solo perché me l'hanno detto. Chissà se l'ha fatto apposta. Per starmi vicino. Fino a... - la voce si spense in un sorriso.
Aveva gli occhi arrossati.
"... Rin è stata rinchiusa in un loop temporale." Miku serrò i pugni: "Ripete sempre le stesse cose, vede sempre lo stesso posto, per lei è sempre la stessa ora e non ha idea di che giorno sia. Una cosa del genere farebbe impazzire chiunque. E la Regina non sembra voler porre fine a questa tortura." conficcò le unghie nella pelle: "Le ha anche tolto l'unica cosa a cui teneva davvero. Così, ha ferito anche Len." trasse un profondo respiro, ma l'ansia rimaneva sempre lì, all'altezza del petto: "... a lungo andare, questa mi sembra una punizione infinitamente peggiore della morte.".
- Però ci reincontreremo. -
La voce di Rin la costrinse a rialzare lo sguardo - non si era accorta di averlo abbassato.
Stava sorridendo.
- So che, un giorno, uscirò da qui. Senza stare male. E Len sarà con me. - guardò il ciondolo tra le sue mani: - Fino a quel giorno, continuerò il mio tea party. -.

Le sembrava un'affermazione strana, dopo essere stata a casa del Cappellaio, ma Miku non potè non pensarlo: "... non so che ore siano.".
A prescindere da che ora fosse esattamente, era l'ora di tornare.
Stava iniziando a fare parecchio freddo, il che poteva benissimo significare l'arrivo dell'alba. Non aveva idea di dove si trovasse, ma doveva tornare a casa di Gumi e Kiyoteru.
Quindi, dopo essersi congedata da Rin, decise di andare a caso.
"Sperando di non finire a casa dello Shota Usamimi." non era sicurissima sarebbe stata benaccolta, per quella sera: "... oh, Len." ridacchiò: "Mostri questo carattere scorbutico e schizofrenico, ma tieni a tua sorella più della tua stessa vita. Per lei, hai fatto cose orribili. Hai ingannato il popolo e i suoi carnefici. Per lei." rise: "Hai un pessimo carattere e sei dolce e premuroso. Sei un adorabile coniglietto shota tsundere!".
Aveva una gran voglia di abbracciarlo - più del solito - e strillargli quelle stesse parole.
Aveva però anche il presentimento che, se l'avesse fatto, si sarebbe ritrovata il famoso falcetto nello stomaco.
"A proposito di falcetti nello stomaco..." si fermò. Già durante il racconto di Rin la cosa l'aveva colpita, ma poi era finita sullo sfondo, l'attenzione troppo presa dalle vicende della ex-Regina e del suo ex-servo: "... una ragazza ad un ballo. Da sola. Che viene invitata a danzare da un ragazzo che non conosce. E, il giorno dopo, viene assassinata." unì le dita: "Un ballo a cui avrebbe potuto partecipare chiunque. Un ballo indetto dalla Regina." riprese a camminare, piano: "... somiglia molto al sogno che ho fatto tanto tempo fa.".
Fece una giravolta, lo sguardo in alto, a guardarsi intorno: era effettivamente l'alba. I colori iniziavano a schiarirsi, i particolari a farsi più nitidi. E l'aria a farsi più fredda.
Si sfregò le mani sulle braccia scoperte: "Ma... io non sono mai stata qui. Ne sono sicura. Non conosco questo posto, non so niente di Paesi o chissà cosa." superò un paio di radici particolarmente grosse: "... e poi, Rin ha detto che, dopo aver danzato, il Principe e la ragazza si sono allontanati in giardino. Che lui le ha dato un bacio sulla fronte." fece per sfiorarsi la frangetta, ma riabbassò subito la mano: "Però, nel mio sogno, quel ragazzo ed io ci siamo salutati subito. Non abbiamo parlato molto.".
Trasse un profondo respiro, i polmoni quasi le si congelarono e decise di non farlo più per le prossime ore: "Certo... è una coincidenza bizzarra." mise le mani a coppa davanti alla bocca, vi alitò sopra, per scaldarle: "... chissà se è davvero una coincidenza. Forse non lo è. Sarebbe..." riportò le mani alle braccia: "... strano." le sfuggì un sorriso: "So benissimo di non essere mai stata qui. Però, se volessi trovare un collegamento... visto che quella vicenda l'ho sognata, forse ho sognato scorci di vita di quella ragazza?" sbattè le palpebre: "... magari lei ha sognato scorci della mia vita?".
Guardò davanti a sè.
Gli alberi intrecciati.
Il cuore trasalì: "Allora è la strada giusta!". Riportò alla mente le indicazioni che le erano state date, e corse verso la casa di Gumi e Kiyoteru.
Quando la vide, trattenne un urlo di gioia e vi si fiondò dentro.
Tic Tac Tic Tac

- Passeggiata mattutina? - Gumi la accolse seduta in salotto, con un sorriso radioso, Kokone in braccio impegnata con un grosso biberon - grigio, e Miku si chiese se lì dentro non ci fosse latte al pepe.
- Sì! - le era uscito un tono un po' nervoso: - Sì, mi sono svegliata poco fa! - "Molto poco fa.": - Che ore sono? -
- Le sei e mezza! -
Le parve di riprendere contatto con la realtà, anche solo un poco: "A che ora mi sarò svegliata...?".
- Hai già mangiato qualcosa? -
Miku scosse la testa, poi si ricordò e annuì: - Oh... oh, sì, ho mangiato! - "Parecchio, anche." in effetti, forse si sarebbe dovuta preoccupare del mal di pancia. Strano non le fosse ancora venuto.
- Capisco. - Gumi sospirò, poi alzò la voce: - Solo per noi due! -
Kiyoteru doveva star preparando la colazione.
- Nyaaaaaa! -
Rabbrividì. Quel miagolio era stato troppo vicino.
- E per Luka! - aggiunse Gumi, per poi tornare a Kokone.
Miku deglutì. E trovò il coraggio di voltarsi: - Sembrano dimenticarsi sempre dei tuoi pasti! - la prima cosa che le era venuta in mente.
Occhi azzurri a mezz'asta. Aveva persino le mani ai fianchi. E la coda frustava l'aria.
- Ti unisci a noi? - Gumi parve ignorare completamente Luka.
- Mi piacerebbe, se a voi non dispiace. - annuì appena: - Magari posso prendere un po' di... - non sapeva neanche lei cosa. Ne aveva abbastanza di the, per quella giornata. Poi le venne in mente: - Succo di negi! -
- E sia! - un sorriso: - Un po' di succo di negi! - urlò alla cucina.
- Ma poco, un bicchierino... - solo per evitare di starli a guardare mentre mangiavano. Sapeva quanto fosse imbarazzante - per chi guarda e per chi viene guardato.
Come sospettato, Kiyoteru uscì dalla cucina, la colazione su un vassoio - succo di negi compreso.
Dopo circa mezz'oretta, sia lui che Gumi salirono al piano di sopra, Miku ne approfittò per sedersi accanto a Luka, vicino al camino.
- Coooomunque... - si lisciò la gonna, senza guardare lo Stregatto: - ... se mi hai mandata da Rin solo per farmi fare l'inforigurgito supremo, sappi che avresti fatto molto prima a dirmelo te. -
- Ma è il Cappellaio la vera protagonista di quella storia. - con la coda dell'occhio, notò Luka ravviarsi i lunghissimi capelli rosa: - Io non sarei mai in grado di raccontarla allo stesso modo. -
- E, giusto per curiosità... -
- Ti ho mandata anche dalla Lepre Marzolina perché non vedevo perché non farlo. - ghignava, sicuramente.
Si era divertita alle sue spalle. Aveva confermato i suoi sospetti.
- E' stato molto carino da parte tua invocare il mio nome. -
Caldo sulle guance. Continuò a non guardarla, gli occhi al camino spento: - E' la prima cosa che mi è venuta in mente. -
- Lieta di essere il tuo primo pensiero. -
- Sei un gatto orribile. - sbuffò: - Godi delle sventure altrui. -
- No. Sono solo annoiata. - era sicura stesse sorridendo. Anzi, ghignando, come sempre.
Miku sbuffò di nuovo: "Dannati occhi magnetici. Dannate labbra morbide solo a guardarvi. Dannato viso bellissimo. Dannati capelli setosi. Dannata voce suadente. Dannate tette. Soprattutto voi.".
Sentì Luka ridere. Doveva sapere benissimo cosa stesse pensando.
Sbuffò per la terza volta.
- Allora... - le parve si fosse fatta più vicina: - ... cosa ne pensi, ora, della Regina? -.
"..." inspirò: - ... mi fa un po' paura. - confessò.
Era stata capace di ideare una punizione tanto lenta, tanto dolorosa e tanto terribile. Nondimeno, era una guerriera forte e con ottimi riflessi - a giudicare dal racconto.
In teoria, sarebbe dovuta essere la sovrana perfetta.
Eppure, dopo aver incontrato Rin, si sentiva un po' turbata.
Un sospiro. Si decise a guardare Luka: le sue labbra non ghignavano più, lei stessa sembrava pensierosa.
- Almeno... - disse lei: - ... non le correrai incontro a braccia aperte. -
- C'è qualcosa che devo sapere? - meglio informarsi.
- Non più di quanto tu già non sappia. - tornò a guardarla, con i suoi occhi azzurri: - Non c'è altro da dirti. Dovrai decidere da sola come comportarti. -
Miku annuì, piano.
- ... andrò dalla Regina. - ormai aveva deciso: - Voglio vederla. -.

- Segui sempre questa direzione. - Gumi le indicò la direzione in questione, quello che sembrava nord-ovest: - In realtà, c'è un percorso più preciso per arrivarci, ma ci vorrebbe troppo a spiegartelo. -
"Bene."
- Quindi, tu va' sempre avanti. Quando inizi a vedere le punte delle torri, beh... - aggrottò la fronte: - ... direi che puoi seguirle. -
"Insomma, devo camminare finché non finisco con il superare il confine con il Paese del Giallo." se era il castello della capitale, supponeva si vedesse a molti chilometri di distanza. O qualcosa del genere.
- Ma saranno svegli, a quest'ora? - "D'accordo, in teoria nei palazzi si svegliano presto, però..."
- Oh, tranquilla. - Gumi sventolò una mano: - Per quanto arriverai, forse avranno già pranzato! -
"..." si prospettava una lunga, lunga, lunga camminata. Era tentata dal chiedere quanto tempo avrebbe potuto metterci, ma cambiò idea prima ancora che la prima sillaba della frase raggiungesse le sue labbra. Non voleva sapere. Davvero.
- Beh, allora... - sorrise, invece: - ... direi che possiamo salutarci! -
Gumi ricambiò: - Spero di rivederti! -
- Anch'io! - era sincera: - Ti ringrazio moltissimo per- -
- Miku? -
Sbattè le palpebre. Quella voce così giovane, così familiare...
Si voltò verso destra. Due piccole figure, una rossa e una verde. Sentì il petto scaldarsi: - Yuki! Ryuuto! -
- E' veramente Miku! - Yuki le tese le braccia, Miku si chinò e la abbracciò.
"Avrei dovuto seguirvi. Avrei davvero dovuto seguirvi." se non altro, era sopravvissuta.
Abbracciò anche il bambino - molto più rigido della bambina, quindi ritenne opportuno far durare la stretta molto di meno.
- Cosa ci fate qui? - chiese, portando la gonna sotto le cosce e accovacciandosi.
- Questo dovremmo chiederlo noi a te. - Yuki mise le braccia ai fianchi, piegò appena la testa di lato, lo sguardo stupito: - Avresti potuto dirci di dover andare dal maestro! Ti ci avremmo portato senza problemi! -
- Maestro...? - alzò lo sguardo, incontrò gli occhi scuri di Kiyoteru. E comprese: - ... oh. Dunque è lui il vostro maestro... -
- Già! - trillarono i due bambini, all'unisono.
"Che siano apprendisti cuochi?" non pose la domanda solo per evitare di sentirsi rispondere cose come: - No, in realtà stanno imparando a creare affari commestibili geneticamente modificati. -, magari detto con un gran sorrisone.
- Come mai conoscete Miku? - anche Gumi si era chinata verso di loro, incuriosita.
- Oh... - di colpo, entrambi assunsero un'espressione assolutamente vaga, assolutamente innocente, e dunque incredibilmente colpevole: - L'abbiamo incontrata ieri... - Yuki mostrò tutta la sua dentatura: - ... mentre passeggiavamo... - anche Ryuuto si sforzò di sorridere, con scarsi risultati. Sembrava troppo attratto dai fili d'erba.
- Che curiosa coincidenza! - Kiyoteru battè le mani, e il gran sorrisone, in effetti, ce l'aveva.
Yuki e Ryuuto erano trasaliti.
- Sono sicuro voi abbiate fatto una sicura passeggiata in luoghi ben protetti, senza alcun pericolo! -
Yuki e Ryuuto si girarono a guardarlo, con calma, con molta calma, in realtà sembrava volessero tardare il momento in cui avrebbero incontrato il suo sguardo.
- ... naturalmente, maestro! - la bambina sorrise, e tutto il mondo parve più luminoso.
- Siete di nuovo andati in mela. -
Yuki e Ryuuto si scambiarono uno sguardo - lei stava ancora sorridendo. Anche Kiyoteru stava ancora sorridendo.
- ... manovra 15b. -
E i due bambini si lanciarono a terra, per poi rotolare lontano, sempre più lontano, sempre più lontano-
Finché non scomparvero.
No, sul serio, erano spariti.
Miku osò avvicinarsi, piano piano.
Una buca.
Molto imbottita, senz'altro non si erano fatti male, e non era neanche troppo profonda, ma era indiscutibilmente una buca.
- Ed ora... - si allontanò di un paio di metri quando Kiyoteru apparve al suo fianco, mani giunte e sorriso luminoso: - ... lasciate che vi spieghi perché è pericoloso andare a fare giri in mela. -
- No! - i due bambini riemersero, gli occhi colmi di terrore: - Tutto ma non questo! -
- Bene, Miku, dicevamo. - sentì qualcuno prenderla sottobraccio e allontanarla il più possibile dalla scena in corso.
Non potè fare a meno di urlare: - Ciao, Yuki! Ciao, Ryuuto! -
- Ciao, Miku! - entrambi i bambini sorrisero, come se nulla fosse - Yuki più convinta di Ryuuto.
Poi tornarono a guardare Kiyoteru: - Ti prego, maestro, non spiegarci di nuovo- -
- Tutto iniziò duemilacinquecentoottantatrè anni fa... -
- Quando arriverai al castello... - Gumi la strinse a sè, come se questo bastasse a non farle sentire la tragedia in corso alle sue spalle: - ... dovrai mostrare l'invito. Spero comunque che il tuo buon ospite si degni almeno di farsi vedere. - sbuffò, Miku non riuscì a trattenere una risata nervosa.
"... non ho idea se Luka si potrebbe mostrare." non le sarebbe dispiaciuto. Anzi.
Sicuramente, sapeva quando sarebbe stato il momento, se mai ce ne fosse stato uno. L'unica domanda era se avrebbe deciso di mostrarsi o meno.
- In realtà, ci stavamo salutando. - ricordò, di colpo.
- Sì, ma mi sembrava brutto trascinarti via e salutarti. - Gumi alzò le spalle: - Mi sarebbe sembrato di starti cacciando. -
- Yuki e Ryuuto staranno bene? -
- Sono sempre sopravvissuti. Cresceranno forti e temprati. -
- Non ne dubito. -.

- E via, verso nuove appassionanti avventure! - lasciò cadere il pugno, sconfortata.
Era sicura di aver fatto più soste che passi, nonostante fosse oggettivamente impossibile: si era allontanata abbastanza da non vedere più la casa della Cuoca, e di certo non erano trascorse mille ore.
Non era finita a casa di Len, e questa era una buona cosa - per il momento.
Ma non aveva la più pallida idea di dove fosse. O meglio, lo sapeva benissimo: era ancora nel Paese del Verde, a giudicare dal quantitativo di vegetali che la circondava. Quel che non sapeva era quanto fosse distante il Paese del Giallo. Anche solo il confine.
"Arriverò davvero dopo pranzo...?" continuò ad avanzare, ogni passo sempre più demotivata: "Davvero devo camminare così tanto...? Ma perché non hanno mezzi di trasporto, qui? O ce li hanno? E, se ce li hanno, perché non mi ci hanno indirizzata? Siamo sicuri che la Regina ci sia? Non è che arrivo e non ci trovo nessuno e mi dicono di tornare un'altra volta e non ho nessuno da cui andare e dovrei tornare qui e dovrei rifarmi tutta la strada e dovrei di nuovo disturbare Gumi e Kiyoteru e-" alzò lo sguardo.
Il bosco s'interrompeva di colpo, neanche il suo territorio fosse stato deciso con il righello.
Da quella riga precisa in poi, prati. Enormi prati. Giganteschi prati. E strade fatte di grosse pietre bianche, con tanto di solchi dovuti forse a dei carri.
E gente. Tanta gente.
Che se ne stava sui prati enormi&giganteschi, che camminava ai lati delle strade, che percorreva le suddette strade a bordo di carretti e biciclette.
Non c'era una gran confusione, era più un pacato chiacchiericcio in sottofondo.
E, piantati a cinque metri di distanza gli uni dagli altri, dei cartelli di legno dipinti di giallo, una frase incisa.

Benvenuti nella Dorata Capitale del Sole
Benvenuti nel Paese del Giallo!!!!


"... con quattro punti esclamativi.".

Le vedeva, proprio dietro alle case più alte: le punte delle torri del castello.
Camminò a passo rapido nella loro direzione, abbassando lo sguardo di tanto in tanto per guardarsi intorno.
"E' questo il Paese del Giallo! E' il luogo in cui..." portò una mano al petto: "... in cui era ambientata la storia di Rin.".
Era nel luogo di un racconto. Quel posto esisteva, lei c'era. Ne sentiva l'aria calda, l'insieme di profumi - aromi, spezie, cibo -, ne udiva le voci degli abitanti, ne percepiva il calore dei raggi del sole sulla pelle. I raggi del sole che arrivavano nello scenario di quel racconto.
Soltanto l'aver ospitato i protagonisti di una storia lo rendeva in qualche modo speciale. Non ci aveva mai davvero riflettuto.
"Se mai racconterò questa storia..." pensò: "... il Paese del Verde potrebbe assumere, per qualcuno, lo stesso fascino...?".
Era fascino, quello. Emozione nel trovarsi forse persino nello stesso punto in cui era successo ciò che aveva udito.
"... chissà dov'è quella piazza." forse avrebbe semplicemente dovuto cercare la piazza più grande. Sperava, almeno, che avessero tolto la ghigliottina.
Forse avrebbe potuto chiedere.
Si morse un labbro: "Scusi, buon uomo, sapete dove si trova la piazza in cui, tempo fa, avete cercato di uccidere la Regina Pazza?". Non le parve affatto un'idea troppo geniale.
Rialzò lo sguardo. Ora vedeva del tutto le torri del castello, persino la parte superiore della costruzione stessa.
"..." andò ad esplorare le vie.
Le case erano praticamente tutte di una qualche gradazione di giallo; con le strade bianche, i raggi del sole finivano per riflettersi all'incirca ovunque, con il sempiterno rischio di ritrovarsene uno nell'occhio.
Sembrava estate. Non Luglio o Agosto, quanto più un inizio Giugno. "E nel Paese del Verde era Maggio, come dovrebbe essere." ci riflettè: "... forse, qui è Giugno, nel Paese dell'Arancione è Luglio e nel Paese del Rosso è Agosto...?" sarebbe senz'altro stato intonato ad un deserto: "Però, allora il Paese del Viola sarebbe Settembre, quello dell'Indaco Ottobre e quello dell'Azzurro Novembre...?" scosse la testa: "Ma non si va al mare a Novembre! Forse nel Paese dell'Azzurro è Aprile...?" sbattè le palpebre: "... o forse, semplicemente, ogni Paese ha il proprio clima e chissene importa del mese!" le sembrava molto più logico e sensato.
Occhieggiò i passanti, cercando di non sembrare troppo invadente: nessuno di loro sembrava triste o turbato. Nonostante tutto, la Regina doveva essere una buona sovrana.
"Chissà com'erano i loro sguardi, sotto il regno di Rin..." forse era meglio non pensarci.
Trasse un profondo respiro.
Tornò a guardare il castello.
"... d'accordo. Andiamo.".

Arrivò al grosso portone d'ingresso.
Aperto. E non c'erano guardie.
Deglutì. Bussò - e sentì rimbombare in tutto l'interno.
- E' permesso? - urlò, e la sua eco fece altrettanto. Meglio essere cauti, in un palazzo. Soprattutto se era quel palazzo.
- Io entro, eh! - fece un passo avanti, tastò con la punta del piede la prima mattonella: - Fermatemi ora o mai più! -.
Niente. Né risposte né reazioni da parte delle mattonelle.
Strinse i pugni: - Come volete! - ed entrò.
Non successe nulla. Nessun nugolo di guardie armate fino ai denti era piovuto dal soffitto, per poi circondarla e puntarle contro le armi. Nessuna trappola più o meno mortale era scattata. Nessun allarme. Niente.
- ... come volete. - proseguì, e sentì un sollievo improvviso sulla pelle: fresco. Faceva davvero fresco, lì dentro.
"... devo trovare qualcuno a cui chiedere." avrebbe anche dubitato dell'ipotesi di imbattersi nella Regina per caso ma, in fondo, non le sarebbe poi parso così bizzarro. Trovare un qualche servitore e chiedergli informazioni le sembrava più... educato, forse.
Avanzò lungo il tappeto rosso che portava chissà dove.
Le pareti erano di un giallo chiaro, quasi bianco, e dal soffitto pendevano stemmi dorati su sfondo rosso. Ne guardò uno: un fiore che non conosceva, con sette petali ripiegati sulle punte. Doveva essere lo stemma del Paese del Giallo. "Forse i sette petali sono i sette Paesi...?" adatto ad una capitale.
Anche le tende erano rosse. E i corrimano. E gli infissi delle finestre. E le porte.
"... ho il vago sospetto che all'attuale Regina piaccia molto il rosso." continuò a camminare, decise di salire al piano di sopra.
Ancora non aveva incontrato nessuno. Se veramente fosse stata una rivoltosa, avrebbe avuto la strada spianata.
"Oh, il classico corridoio di armature..." non ne aveva mai visto uno dal vivo. Ma se ne era sempre chiesta il senso.
Tuttavia, le produzioni horror le avevano insegnato che passeggiare in mezzo a tante armature armate -gettò una rapida occhiata alle lance rosse - era sconsigliato, quindi imboccò un altro corridoio.
E continuava a non esserci nessuno.
- Eeeeeeeeehi! C'è nessuno? -
Si bloccò. Un corridoio di armature.
"... ma era prima..." si avvicinò alla prima armatura, cauta: "... sto girando in tondo...?" non le era parso di curvare, però. Era sicurissima di essere andata sempre dritta.
- Scusatemi! - si allontanò un po', giusto per stare sicura: - C'è nessuno? Vorrei incontrare la Regina! - "Magari, se lo dico, apparirà qualcuno...?".
Niente.
"... siamo sicuri che questo castello non sia abbandonato...?" non le sembrava affatto un luogo polveroso, però. Anzi, le armature erano belle brillanti.
Salì un'altra scala e proseguì per il corridoio.
Nulla di particolare: finestre dagli infissi rossi, tende rosse, grandi porte rosse rettangolari. Tra ogni finestra, un mobile giallo chiarissimo con sopra un vaso del medesimo colore, colmo di rose rosse.
"Che belle..." si avvicinò, incantata: sembravano dipinte, oppure uscite da quelle foto superprofessionali e superphotoshoppate; quando il loro profumo le invase i polmoni, però, non ebbe dubbi sul fatto che fossero vere.
Percorse il corridoio, sfiorò i petali rossi nei vasi, finché, verso la metà, non cambiarono: garofani. Garofani rossi.
"Se ci sono fiori del genere, non può essere un luogo abbandonato..." ci pensò: "... a meno che io non sia finita in una dimensione-fantasma in cui ogni cosa è bloccata com'era tanto tempo fa." rabbrividì. Non la trovava un'ipotesi poi così fantasiosa: "Ma non ho fatto niente per..." riflettè: "... forse solo entrare fa arrivare nella dimensione-fantasma? Forse è questa la loro tecnica di difesa?" sarebbe stato senz'altro efficace.
Una rosa rossa.
Si fermò.
Alzò lo sguardo.
Una scala che portava al piano inferiore.
"... sto girando in tondo." ormai ne era certa: "Devo trovare la scala per il piano di sopra!" girò sui tacchi e tornò indietro, di corsa.
Garofani, garofani, rose.
E la scala che scendeva.
"..." decise di andare avanti. Superò la scala, si guardò intorno. Rose, rose, garofani.
Rallentò fino a fermarsi, il fiato corto: "Non può essere l'ultimo piano!" serrò i pugni: "Sarei solo al secondo e il castello è abbastanza grande per contenerne molti di più!". Si guardò intorno: il corridoio non sembrava avere una fine. E, se ce l'aveva, era il punto in cui si trovava. Il punto d'inizio.
"Questo posto è assurdo!" si portò le mani alla testa: "Pensa, Miku, pensa!" serrò gli occhi, riportò alla mente tutto ciò che aveva visto.
Fiori. Rosso. Giallo.
Tanti fiori rossi. Il colore che doveva piacere tanto alla Regina. Gli stemmi. Quello che forse era lo stemma del Paese del Giallo. Un paese tutto giallo.
Capitale del-
Spalancò gli occhi.
Corse nel corridoio, aprì la prima finestra, poi la seconda, poi la terza. Abbassò lo sguardo: tre rose rosse.
Tornò da dove era venuta. Si mise davanti alle scale.
Le tre finestre che aveva appena aperto.
Si voltò.
Altre tre finestre aperte.
Prima non lo erano. E non c'era nessuno, lì, oltre lei.
"... questo è il Paese dello Specchio. Questo piano è specchiato." inspirò: "... questo piano è rotondo, e dall'altra parte non ci sono scale. E, se anche fosse, ci sarebbero scale che porterebbero giù. Quindi..." alzò la testa. Sorrise.
Scale che portavano giù.
Capovolte, sul soffitto.
Andavano su.
"... dovrei solo..." trasse un profondo respiro. Alzò un piede, nell'aria.
Deglutì.
Fece leva sul piede a mezz'aria e sollevò l'altro, portandolo accanto.
Era sospesa nel vuoto.
Rabbrividì.
"... finché non sarò su... non..." si costrinse a non pensare a nulla che non fossero le scale.
Salì un altro gradino, un altro, un altro.
Fino a raggiungere le scale capovolte.
Il naso già sfiorava uno dei primi gradini.
Allungò le braccia e li afferrò.
Poi si issò, piano piano, iniziando a far leva anche sui piedi.
Tic Tac Tic Tac

Sbucò in un altro corridoio.
O meglio, sbucò in un altro corridoio, e fu quasi accecata dalla luce di un'enorme porta aperta.
O meglio ancora - se ne rese conto una volta uscita del tutto -, dalla luce che entrava da un enorme arco, le porte rosse spalancate.
Miku si avvicinò, ancora incredula da quanto era appena successo. E dal fatto che ci fosse riuscita, soprattutto.
Se non altro, quel castello era sottoposto ad accurata pulizia. I gradini erano belli lucidi - e, per fortuna, non altrettanto scivolosi.
L'arco dava all'esterno, su una via sopraelevata, di quello che sembrava marmo bianco, con il parapetto alto fino ai suoi gomiti. Non molto parapetto, dunque.
Uscì, fece qualche passo e si affacciò, le mani strette al parapetto poco parapetto. Rimase a bocca aperta: sotto di sè, un'enorme distesa di verde.
- Il giardino... - non riuscì a trattenere un sorriso estasiato: - E' così grande... - non poteva dire che non riuscisse neppure a vederne la fine, magari sulla linea dell'orizzonte, perché la fine la vedeva benissimo ed era molto prima della linea dell'orizzonte, ma era comunque immenso.
La cosa più impressionante fu, su tutta la parte destra, il gigantesco labirinto picchiettato di rosso. Dovevano essere siepi, magari adorne di qualche fiore.
"Non sono mai entrata in un labirinto di siepi!" decise di provare: "Insomma..." ci pensò un attimo: "... anche solo avvicinarmi. Farci qualche passo dentro. E poi..." si guardò la mano destra: "... quel trucco dovrebbe funzionare, no?" lo sperava davvero, se mai si fosse auto-disubbidita finendo per perdersi.
Così, scese lungo la via, attenta a non inciampare/scivolare/finire per fare qualcosa di lesivo per se stessa.
Lì faceva sì caldo, ma un po' più mite dell'esterno. Rinunciò a farsi domande sul clima del Paese dello Specchio.
Dopo un tempo imprecisato, finalmente arrivò a toccare il prato con le scarpette.
Un brivido d'aspettativa.
Avanzò verso destra, assaporando con lo sguardo tutto quel verde, fino ad intravedere le siepi che formavano il labirinto.
Accelerò il passo, la curiosità ogni secondo più forte.
E, quando giunse a pochi metri, si fermò. Due cose avevano attirato la sua attenzione - anche perché era impossibile non farci caso.
La prima era che le rose - perché erano rose - che abbellivano le siepi, lì davanti, erano di un bel bianco.
La seconda era il fatto che, lì davanti, ci fossero due ragazze.
- Allora... - disse la ragazza a sinistra, un grande ombrello aperto forse a ripararla dal sole: - ... qual è la tua idea? -
La ragazza a destra esibì un sorriso di trionfo e si inginocchiò: - Questo! - si rialzò di colpo, brandendo qualcosa, qualcos'altro nell'altra mano.
Miku si avvicinò, cauta. Riuscì a capire cosa fossero quelle due cose: un grosso pennello e un secchio di vernice. Rossa.
- ... vuoi dipingere le rose? - la ragazza con l'ombrello non sembrava molto convinta.
- E che altro? Guarda! - l'altra andò alla rosa più vicina, intinse il pennello e la ricoprì di vernice rossa.
"... farà bene la vernice ai petali...?" si avvicinò ancora di più, incuriosita.
La ragazza intenta a spennellare aveva quella che sembrava una felpa nera. Una felpa nera con il cappuccio abbassato, e la parte inferiore composta di due semicerchi; al centro, quella che sembrava una piccola coda.
"Se avesse il cappuccio alzato..." Miku provò a figurarsela: "... vista da dietro, sembrerebbe quel seme delle carte... i fiori!" le tornò in mente.
Per il resto, aveva un semplicissimo vestito viola chiaro, intonato alle calze. E ai capelli. Perché aveva dei lunghi capelli viola chiaro.
Scacciò dalla mente l'immagine dell'altra persona dai capelli viola di sua conoscenza e spostò lo sguardo sull'altra ragazza, accorgendosi di come avesse due ottimi motivi per essere guardata.
Teneva l'ombrello rosso su una spalla nuda, e indossava uno yukata bianco lasciato ricadere lungo le braccia, fino ai gomiti. Praticamente, era come se avesse solo la gonna corta e le maniche dai gomiti ai polsi. Ciò che la copriva era un top rosso con la scollatura a cuore, che tra i due ottimi motivi e le pieghe dello yukata sulla vita creava un cuore perfetto.
Di rosso, quella ragazza aveva anche i capelli. E - Miku se ne accorse solo avvicinandosi ancora di più - dall'ombrello pendevano cuori. Alla fine di ogni stecca era attaccato un cuore. Cuori ovunque.
- Yukari... - la ragazza con l'ombrello sospirò: - ... dubito la Regina non se ne accorgerà. -
- Possiamo sempre dire che noi non ne sapevamo niente! - Yukari sorrise, convinta: - Possiamo dirle che siamo state ingannate. Che mi hanno venduto dei semi difettosi. Che sono una specie di rosa che fa petali che sembrano dipinti! - continuò a dipingere i fiori, con rapidità crescente.
La ragazza con l'ombrello alzò gli occhi al cielo: - Non potevi accorgertene prima? -
- Avrei dovuto fare la ronda, e non ne avevo voglia! -
- Per colpa tua, siamo in una situazione... - un altro sospiro, forse per scaricare la tensione. A guardar bene, stava stritolando il manico dell'ombrello, le nocche sbiancate: - ... non ce lo perdonerà. Finiremo- -
- Dammi una mano, prima che arrivi! -
- Lo farei volentieri, ma non ho pennelli. -
- Usa le dita! -
- Non ci penso neppur- - stavolta fu lei ad interrompersi spontaneamente.
Perché aveva incrociato lo sguardo di Miku.
"... ehm..." rimase immobile, indecisa sul da farsi.
Senza interrompere il contatto, la ragazza con l'ombrello si avvicinò a Yukari: - Ehi. Ci ha sentite. - anche l'altra si voltò, e la vide.
- Uhm... - Yukari si portò una mano al mento, e quasi schizzò se stessa e l'altra ragazza con la vernice rossa: - ... direi che non c'è altra scelta. -
La ragazza con l'ombrello annuì: - Dobbiamo ucciderla. -
"Cos-" - Nononononono aspettate! - agitò le braccia e si avvicinò di corsa, il cuore di colpo impazzito: - Non dirò niente a nessuno! Lo giuro su questo giuramento! - incrociò gli indici alle labbra, sperò di avere un'espressione abbastanza supplichevole.
Le due ragazze si scambiarono uno sguardo diffidente.
- Chi ci garantisce che stia dicendo la verità? - fece la ragazza con l'ombrello, come se Miku non fosse a due passi da loro.
- Che motivo avrei di andare a dire alla Regina che state dipingendo rose? - sperò davvero di non essersi imbattuta in due pazze omicide: - Io volevo solo entrare nel labirinto! Vi ho sentite per sbaglio! -
- Davvero? - la ragazza con l'ombrello inarcò un sopracciglio.
- Oh, beh, tanto... - Yukari alzò le spalle: - Io vado a finire. Tu tienila impegnata. - e tornò alle rose, come se niente fosse.
- Tenermi impegnata...? - ora, Miku si sarebbe volentieri intrattenuta con i due ottimi motivi della fanciulla, ma aveva il vago sospetto che non c'entrassero con quanto detto dall'altra.
- Beh, non puoi entrare nel labirinto, al momento. - rispose la ragazza con l'ombrello, pacata: - Non possiamo permettere che ti sporchi di vernice... -
- Oh, grazie! -
- ... o che lasci impronte in giro. -
- Ah. -
- Vuoi un pupazzetto di Hello Kitty? -
- Prego? - sbattè le palpebre quando si vide effettivamente spuntare davanti un piccolo pupazzetto di Hello Kitty.
- In cambio del tuo silenzio. - spiegò la ragazza con l'ombrello.
- Ehm... okay...? - lo prese, se lo rigirò tra le mani: Hello Kitty, con il suo fiorellino in testa e un vestitino rosso. Niente di particolare. Lo fece scivolare nella tasca del grembiule.
- Se poi ne volessi anche altri, costano solo cinque quadri! -
- Eh? -
Sulla mano della ragazza ne erano magicamente apparsi altri: - Questi piccoli sono cinque quadri, quelli più grandi sono dieci, se poi vuoi i peluches allora saranno almeno due fiori, mentre i maxipeluches da cinque metri possono arrivare a costare anche una coppa! -
- N-no, grazie! - indietreggiò, l'improvviso timore di vedersi spuntare davanti il maxipeluche da cinque metri di Hello Kitty.
- Aaaah, sono troppeeee! - la voce di Yukari, lamentosa: - Non farò mai in tempo! -
- Te l'avevo detto. - sospirò la ragazza con l'ombrello, tirando fuori da non si sa dove altre Hello Kitty. Aveva la mano piena, eppure riusciva a tenerle perfettamente impilate.
- Ehm, ma cos'è successo? - si azzardò a chiedere: "Credo che il problema sia che ci sono rose bianche piuttosto che rosse, ma cosa...?"
- Yukari è una giardiniera con un curioso senso pratico. - un altro sospiro: - E' stata lei a creare il labirinto. E' un labirinto di siepi e rose rosse. Una piccola modifica al progetto originale. -
Di colpo, Miku ricordò: "Rin non aveva accennato a voler fare un roseto-labirinto...? Che si tratti di questo?" rabbrividì, ma non di paura: "Questo è davvero il luogo in cui sono successe tutte quelle cose...".
- Soltanto che il labirinto è grande. Molto grande. E i semi non bastavano, quindi Yukari ha ben pensato di usare i semi di rose bianche. "Ma no!", diceva, "Sono bianche, quindi assumeranno il colore delle rose che stanno loro intorno!". Eh, si è visto... - sospirò di nuovo.
"... beh, però era una buona idea.".
- Iroha! - saltò su Yukari: - Ho un'altra idea! -
Iroha si voltò piano - aveva fatto sparire le Hello Kitty, Miku non sapeva né come né quando: - Ossia? -
Yukari sorrise, e sollevò due piccoli rettangoli grigi: - Diamogli fuoco! -
"Eh?"
Iroha sgranò gli occhi. Poi ricambiò quel sorriso di trionfo: - Ci sto! -
- N-no, ragazze... - Miku fece un passo avanti: - Aspettate, non è il caso di essere così... -
- Oh, solo le rose bianche! - fece Yukari, passando un accendino all'altra: - Mica bruciamo tutto! -
- Sarebbe anche pericoloso per la gente all'interno. - disse Iroha, come se nulla fosse.
- C-ci sono delle persone, dentro? - "Non so come, ma devo fermarle!": - Aspettate! Come pensate di isolare il fuoco? -
- Ah, ci penseremo dopo averlo appiccato! -
- Ma non è così che- -
Una tromba.
Yukari e Iroha si voltarono di scatto, gli occhi spalancati.
- ... sai... - fece Iroha, abbassando l'accendino: - ... credo che siamo nel letame. -
Yukari annuì, piano: - Saremo senz'altro molto fertilizzate. -
- Eh? -
Trombe, trombette, corni, tamburi. Un ritmo potente, sempre più forte, sempre più vicino.
- Sta arrivando la Regina. - Iroha e Yukari si appiattirono contro la siepe a cui volevano dar fuoco. Miku non trovò di meglio da fare che mettersi in riga accanto a loro.
"La... Regina..." portò una mano al petto. Il cuore batteva davvero forte - a parte per lo spavento di prima. Sembrava stesse cercando di risalirle lungo la gola. Inspirò, sentì l'impulso di battere un piede a terra.
Anche perché quella musica era davvero orecchiabile.
E, da lontano, vide alcune persone avvicinarsi all'entrata del labirinto.
Una processione.
"... è il momento." deglutì: "Non ho motivo di avere paura. Andrà tutto bene. Ne sono sicura.".

Non erano in molti, a partecipare a quella processione. Forse anche meno di una decina.
Si avvicinavano, la musica - suonata da non sapeva chi, dato che non vedeva alcuno strumento tra le persone in processione - era sempre più alta.
Ormai stava battendo il ritmo con il piede.
Poi vide la persona che apriva il corteo.
E si ritrovò congelata sul posto.
Trasse un profondo respiro, si sforzò di farsi il più possibile vicino ad Iroha, magari di nascondersi sotto il suo ombrello.
Gakupo Kamui.
"C-cosa ci fa qui...?" sperò di non risultare troppo losca: "Sono una siepe. Sono una bellissima siepe. Sono una bellissima siepe in piena fotosintesi. Sono una siepe. Sono una siepe. Sono una siepe.".
Gakupo Kamui entrò nel labirinto, superandola senza neppure dar cenno di averla vista.
Miku sarebbe stata tentata dal sospirare di sollievo.
Non fosse stato per la persona dopo.
O meglio, la persona subito dopo non la conosceva neppure: una ragazza dai lunghi capelli biondi, ondulati sulle punte - e colorati sulle punte, un arcobaleno di onde -, tante piume intrecciate a quella cascata bionda, un paio di grandi ali da uccello e una coda che le ci volle qualche secondo per riconoscere come di leone.
La cosa più bella di quella ragazza, però, era il vestito. Un vestito da gothic lolita. Vero. E non di materiale dubbio. Un vestito di quelli che costavano un patrimonio ed erano assurdamente belli.
E, sì, Miku sarebbe rimasta ad ammirare quel vestito e i capelli della ragazza alata, ma c'era la persona subito dopo quella subito dopo Gakupo Kamui che le aveva impedito di tirare un sospiro di sollievo.
Len.
Cercò di nascondersi davvero dietro l'ombrello di Iroha.
Indossava gli stessi vestiti con cui l'aveva incontrato - il giorno prima. Era davvero trascorso solo un giorno? - e neppure lui diede segno di averla vista.
Poi toccò ad un'altra persona in cui si era già imbattuta. Stavolta, però, le venne da sorridere - e si sentì autorizzata ad uscire da dietro l'ombrello.
Curioso nascondersi al passaggio del portinaio e del coniglietto e riemergere al passaggio della guerriera armata di lancia.
Lily avanzava a passo deciso, lo sguardo dritto davanti a sé, la lancia in una mano, a battere il terreno, l'altra impegnata a sorreggere un grande cuscino rosso su cui erano state posate due corone.
Molto più sobrie di quelle di Haku e Neru: un cerchio con tante punte e un cerchio più piccolo, con sole tre punte davanti. Sembravano quasi le versioni stilizzate di una corona.
E, dietro Lily...
"... Kaito?" sbattè le palpebre: quello che le stava per passare davanti era indubbiamente Kaito, tranquillo e sorridente.
"Cosa ci fa qui?" ci pensò: "Forse... è qui in vece della Cuoca...? Né Gumi né Kiyoteru erano interessati ad avere troppi contatti con la Regina, quindi, magari..."
S'irrigidì.
Kaito camminava due passi dietro di lei.
E lei le era praticamente davanti.
La Regina.
"... sì, deve essere fissata col rosso."
Tutto il suo abito era rosso. La gonna larga, vaporosa, multistrato, con uno strascico di almeno due metri; un corsetto con scollatura a cuore, spalline a sbuffo, maniche larghe merlettate, merletti di un rosso così scuro da sembrare nero, come gli strati inferiori della gonna. Le scarpe rosse facevano capolino di tanto in tanto, ad ogni passo più ampio. Un collarino rosso, con un pendente rosso chiaro. E di un rosso intenso era anche il rossetto, sulle labbra ben disegnate.
Gli occhi e i capelli, contro ogni aspettativa, non erano rossi, ma castani, un marrone chiaro.
E i capelli non erano legati in acconciature elaborate, non erano lasciati sciolti e fluenti: erano corti, a caschetto, il caschetto delle fotografie che mai nessuna persona era stata in grado di replicare per più di due ore.
A guardarla nell'insieme, la Regina era una donna bellissima. Sembrava davvero una modella - di quelle belle, tutte curvose - o un'attrice del cinema.
Ma non aveva lo sguardo perso nel vuoto o falsamente intenso delle modelle, né quello di molte attrici concentrate sul farsi fotografare.
Era...
... Miku non ne aveva idea. Sapeva solo di aver sentito un brivido lungo la schiena, e di aver pensato che, se avesse incontrato quel gruppo in abiti più "normali", non avrebbe dubitato un solo istante di chi fosse il capo.
E la Regina si fermò.
Davanti a lei.
O meglio, davanti a loro tre.
Come una sola persona, anche il resto della processione si bloccò.
Miku trattenne il respiro - e non sapeva neppure il perché.
Gli occhi scuri della Regina.
Voleva deglutire, ma decise di non farlo.
Cercò di rimanere immobile, sentiva quello sguardo studiarla attentamente, dalla punta delle codine a quella delle scarpe.
Poi quegli occhi si spostarono su Iroha e Yukari.
- Identificatevi. -
Aveva parlato con assoluta tranquillità, ma Miku dovette mordersi la lingua per evitare di rispondere anche lei.
- Asso di Cuori, Iroha. -
- Asso di Fiori, Yukari. -
"Oh, quindi i loro vestiti..." sbattè le palpebre - e ne approfittò per deglutire.
- Asso di Cuori e Asso di Fiori... - ripetè la Regina, piano, quasi stesse soppesando i loro nomi: - Ditemi... - alzò appena lo sguardo, e Miku sapeva benissimo cosa stesse guardando: - ... sono i miei occhi ad ingannarmi, o queste rose sono bianche? -
Miku rabbrividì.
- Sono i vostri occhi ad ingannarvi. - risposero Yukari e Iroha, in un perfetto coro pacato.
La Regina si mosse, e andò fino alla siepe. Le due ragazze si scostarono per lasciarla passare.
- Curioso... - mormorò la Regina, le dita ad accarezzare una rosa bianca: - ... ma anche comprensibile. - la vide spostare lo sguardo ad una rosa verniciata lì accanto. Miku era sicura se ne fosse accorta.
- ... ho sempre detestato le persone che mi danno ragione solo in virtù della mia posizione. - sfiorò la rosa dipinta, ma non la toccò: - ... ma ho sempre detestato anche le persone che non mi dicono la verità. - chiuse la mano, e Miku trasalì. Gli sguardi di Yukari e Iroha si erano fatti duri. Forse stavano anche stringendo i denti. Iroha stava di sicuro stritolando di nuovo il manico dell'ombrello. Le mani di Yukari, invece, erano nascoste nelle tasche della felpa.
- Tuttavia, comprendo il motivo della vostra bugia. - la Regina si voltò, tornò a guardare le due ragazze: - Ma a tutti capita di fare un errore. -
Il modo in cui aveva sottolineato quell'"un" era a dir poco eloquente.
- Anche se riprovarci comporta molte, molte, molte più difficoltà. - giunse le mani in grembo: - Sistemate. E non deludetemi. -
Gli occhi di Yukari e Iroha s'illuminarono, le due ragazze s'inchinarono: - Sì, mia signora! -
- Ora andate. Voglio che sia tutto sistemato entro i prossimi tre giorni. -
- Sarà fatto, mia signora! -
Ad una velocità impensabile, le due ragazze si rialzarono e corsero via, sparendo alla vista nel giro di tre secondi contati.
Miku era sorpresa: "... pensavo molto peggio." riconobbe: "Pensavo, non so... che le avrebbe punite in modi atroci...". Non riuscì a non guardare la Regina, il cuore che batteva forte.
La vide avvicinarsi a Len - e il cuore trasalì, ma per tutt'altro motivo.
- Vai da chiunque venda fiori e semi nel Paese del Giallo. - la Regina sorrise: - Dì loro che la Regina ordina di non vendere o dare in alcun modo neppure un seme o un fiore né all'Asso di Cuori né all'Asso di Fiori. -
"... cosa?"
- Solo per questa settimana. Nessuno di loro dovrà vendere o dare niente di tutto ciò a nessuna delle due. O a persone da loro mandate. O chiunque abbia intenzione di piantare semi nel Palazzo della Regina. E che diffondano l'ordine anche ai venditori degli altri Paesi. -
- Sì, mia signora. - Len portò un pugno al petto, chinò la testa e schizzò via, con una velocità che si addiceva alquanto al suo essere un coniglio- lepre.
- Oh, l'ho detto che avrebbe comportato molte, molte, molte più difficoltà. - la Regina sembrava star mormorando più a se stessa, una mano davanti alla bocca: - Ma non è certo impossibile. - rise, piano.
Continuava a parlare in modo così pacato...
"... lei è la Guerriera Trucida?" era disorientata: "... non sembra molto trucida. Me l'aspettavo più... beh... truce. E trucida.".
L'idea che quella donna fosse anche la guerriera così forte e abile descritta da Rin la incuriosì ancora di più.
Quegli occhi scuri tornarono di nuovo su di lei.
E, stavolta, a lei la Regina si rivolse: - Non sei di qui. -
"Ah!" - N-no, Vostra Maestà! - si affrettò a chinare la testa, ma non aggiunse altro. Non osava parlare troppo, non in presenza della Regina.
La sentì avvicinarsi: - L'invito, prego. -
- S-sì! - osò rialzarsi, mise mano alla tasca del grembiule e ne estrasse la busta con l'invito.
La Regina si voltò verso Lily: - Mia cara. - disse, soltanto.
Lily annuì, e la raggiunse. Sarebbe stata molto impressionante se non fosse stato che, non appena la Regina le aveva parlato, aveva mollato con poca grazia il cuscino con le corone alla ragazza alata.
"Chissà se si ricorda di me..."
A giudicare da come le sorrise quando prese l'invito, la risposta doveva essere sì. Miku se ne compiacque.
Lily aprì la busta e controllò l'invito; lo mostrò anche alla Regina, e lei annuì. Poi, l'invito fu rimesso dentro la busta e le fu restituito: - La tua ospite non è qui? - domandò il Fante di Cuori.
Miku scosse la testa. Non si azzardò a dire altro.
- Ti do il benvenuto nel Paese dello Specchio, Michelyne Alice Lydia Fairsound. - la Regina sorrise.
- G-grazie, Vostra Maestà! - chinò di nuovo la testa.
- Non c'è bisogno di farlo ogni volta. - una risata leggera.
- P-perdonatemi, Vostra Maestà! - si raddrizzò, contrariata da come ogni inizio frase le uscisse così spezzato.
- Cos'è che ti porta qui nel castello? - la Regina sembrava onestamente curiosa: - Non sei tra gli invitati alla festa di oggi. -
"Festa?" - Oh... beh... no, non lo sono. - confessò: - Ecco, io... - sentì le guance calde. Ma non vedeva perché non dire la verità: - ... volevo vedervi. -
La Regina sgranò gli occhi, stupita: - Vedere... me? -
Miku annuì.
- E perché? -
Portò le mani dietro la schiena, per potersi torcere le dita in santa pace: - Perché ho sentito tanto parlare di voi. - spiegò, sincera: - E mi sono incuriosita. Ero curiosa di vedere questa fantomatica Regina. - non c'era altro da dire: - ... solo questo. -.
Si impedì di abbassare lo sguardo. Ora che aveva davanti la Regina, dopo averle detto una cosa simile, sarebbe stato estremamente stupido farlo.
La Regina sembrava rimasta senza parole.
Dopo un tempo imprecisato, rise, divertita: - E ora che mi hai vista? -
- ... questa è davvero una buona domanda, Vostra Maestà. Non ci ho pensato. - "Cosa sto dicendo."
- Allora non hai nessun programma. -
Scosse la testa: - No, Vostra Maestà. -
- Sei una ragazza molto particolare. - sorrise: - Mi piacerebbe molto se tu partecipassi alla festa al centro del labirinto. -
Il cuore fece una capriola all'indietro, poi un'altra in avanti: - D-davvero? - aggiunse: - Vostra Maestà? -
- Certamente! -
Sentiva il volto in fiamme. Tutto in fiamme. Fiamme ovunque: - N-ne sarei onorata, Vostra Maestà. -
- E magari... - piegò appena la testa di lato, come a volerla studiare da un'altra angolazione: - ... sai anche cantare. -
- Mi hanno detto che me la cavo. - confessò: - Vostra Maestà. -
- Perfetto! - la Regina applaudì con grazia, sembrava davvero felice: - Mi piacerebbe molto sentirti cantare! -
- Se me ne sarà data l'occasione, volentieri. - smise di torcersi le mani. Non ne sentiva più il bisogno: - Ma vi avverto: questo è quello che mi è stato detto. Non posso dirvi di essere oggettivamente una brava cantante, Vostra Maestà. -
- E' quel che scopriremo. - le venne vicino, e le posò una mano sulla schiena.
Quel contatto le fece di nuovo sobbalzare il cuore.
- Vai pure in testa alla processione, cara. Vicino al nostro Duca. -
E quelle parole lo fecero sprofondare.
- Oh... sì... Vostra Maestà. -.

"... sembra una donna così buona..." camminò fino a raggiungere quella figura in viola, più piano che potè: "... e dispettosa. Ma solo dispettosa. Non sembra..." ci pensò: "... non sembra la Guerriera Trucida o una persona capace di fare una cosa tanto terribile a Rin. E a Len.".
Era arrivata da Gakupo Kamui. E la processione era ripresa.
Lui non disse niente. Lei lo guardò di sfuggita.
E non potè non notare il bastone.
Arancione sparaflashoso.
Con alcune macchie un po' meno sparaflashose.
Guardando meglio, Miku si accorse di una cosa ancora più disturbante: quel bastone era stato riverniciato. Quel bastone era, in origine, un bastone arancione sparaflashoso a pois fucsia.
- Chi mai può avere un gusto tanto abominevole? - non riuscì ad impedire a quelle parole di uscire dalle labbra. Venivano dal cuore, in fondo.
- Me l'ha dato il Re. - a giudicare dal tono, il Duca era del suo stesso parere: - E' la prima cianfrusaglia che ha trovato. Ha detto che dava un po' di colore. -
- Non lo rende meno abominevole. - "... giusto. Il Re. Il Principe." si guardò intorno, perplessa: "... non vedo nessun Re, però." riflettè: "... forse sta intrattenendo gli ospiti al centro del labirinto?" aveva senso: "Lui fa gli onori di casa, la signora arriva dopo.".
- Perché non l'avete verniciato di viola? -
Il Duca la fulminò con lo sguardo, quasi avesse detto un'eresia: - Non ho intenzione di andare in giro con un bastone viola che in realtà è arancione a pois fucsia. -
- Quindi andate in giro con un bastone arancione che in realtà è arancione a pois fucsia. -
- E' più onesto. -
"... ha ragione." doveva riconosceglierlo.
- Comunque. - esordì, decisa a chiarire la loro questione in sospeso: - Non accetto che voi siate adirato con me. -
- Prego? - era sicurissima volesse darle quel bastone in testa. Così, a pelle.
- Me l'hanno detto, sapete? Che le tubature si rompono di continuo. E che la porta viene sfondata altrettanto di continuo. - mise le braccia conserte, decisa: - Quindi non accetto la vostra ira su questo punto. -
- Quella è stata solo la goccia che ha fat- - si bloccò: - Basta acqua. -
- Cos'altro vi ho mai detto di così orribile? - sbuffò, portò le mani ai fianchi.
- Forse... - e stavolta si girò a guardarla negli occhi: - ... che sembro un pervertito che inganna giovani donne per attirarle nel suo castello e costruirsi un harem? -
- Beh, è la pura verità. E comunque... - si affrettò a dire, prima che lui potesse ribattere: - ... chi è che ha fatto battute penosissime sulla mia prima? Eh? Eh? - fece ruotare il dito sotto il suo naso: - Eh? Eh? Sentiamo! Chi? Chi? -
- Non era una battuta. -
"Cosa?!" - Allora siete davvero un grandissimo cafone! -
Il Duca sgranò gli occhi, il volto di colpo pallido: - Ho avuto i miei motivi per chiedervi una cosa simile! -
- Ah, sì? E cosa? -
- E' una storia troppo lunga e complicata. -
- Riassumetemela! -
- Non è una cosa che si può riassumere! -
- Provateci! -
- Non ho intenzione di farlo! -
- Siete- -
Una risata leggera, alle sue spalle.
Miku si voltò: la ragazza alata, a pochi passi da loro. Aveva una mano davanti alla bocca ed era palese che stesse origliando.
- Gaaaaaakupo è stato maaaaaleducato! - cantilenò la ragazza, avvicinandosi ancora di più.
Il Duca si portò una mano al viso, l'espressione stanca: - Signorina Mayu, vi prego... -
- Taaaanto lo sanno tutti! - Mayu rise di nuovo: - Dovreste davvero smetterla di spaventare così le povere fanciulle che arrivano da fuori! -
Gakupo riemerse da dietro la mano, appositamente per incenerirla con un'occhiataccia.
- Ma io non mi sono spaventata! - protestò Miku.
Mayu le rivolse la sua attenzione. Aveva dei grandi occhi dorati e, più che guardarla, sembrava la stesse fissando: - Michelyne Alice Lydia Fairsound, hai un altro nome? -
"... intenderà un soprannome...?" - Miku. - disse, soltanto.
Il sorriso di Mayu si accentuò: - Proprio quello che speravo! Un altro nome moooooolto più breve! -
- Ah! -
Un urlo.
Qualche metro dietro Mayu.
E, stavolta, la voce era conosciuta.
Miku alzò di più lo sguardo.
E incontrò gli occhi azzurri dello Shota Usamimi.
- AH! - le sfuggì.
- AH! - Len la indicò, lo sguardo di colpo furioso.
- AH! - indietreggiò.
- AH! - Len estrasse dal nulla un grazioso falcetto.
- AH! - Miku pensò bene di fuggire.
E doveva fuggire molto in fretta. Non gli aveva dato nessuna botta, ed era un coniglietto-leprotto alquanto adirato nei suoi confronti - e che doveva essere uscito dal castello/andato in tutti i negozi di fiori/diffuso l'ordine/tornato/rientrato nel castello/averli raggiunti nel giro di dieci minuti.

Si lanciò nella prima apertura a destra, sentì Len sfrecciare sempre dritto, per poi bloccarsi di colpo.
"Bene. Almeno non è veloce nel cambiare direzione all'improvviso." poteva usare quel suo punto debole a suo vantaggio. Forse.
La cosa davvero positiva era come quel labirinto fosse pieno di diramazioni, e che quindi potesse cambiare strada all'incirca ogni due passi. "Magari riuscirò anche a seminarlo!".
C'era soltanto una cosa che la perplimeva. E la cosa in questione era la musica che era partita non appena aveva iniziato a correre.
- Fermati! - la voce di Len, alle sue spalle, la spinse ad accelerare il passo: - Abbiamo un conto in sospeso! -
- Tanto lo so che sei solo uno tsundere! - si buttò a sinistra, poi subito a destra. Forse aveva guadagnato un paio di secondi.
- E tu sei una stupida usacon! -
- Mi dai ragione! - si morse la lingua, quando lo vide apparire proprio nella direzione in cui stava correndo. Piantò i piedi a terra e s'infilò in un altro corridoio di siepi: "Sta seguendo la mia voce!" tanto valeva tacere.
La musica continuava a risuonare, incalzante; ogni volta che arrivava vicino al finale, ripartiva, come in un loop. Era una musica famosa, era-
"Il can can? Ma sul serio?" tastò una parete verde, giusto per accertarsi che non ci si potesse passare attraverso: "Cosa...? Qualcuno ci ha messo una colonna sonora?" riprese a correre, ben decisa a non rimanere troppo nello stesso posto.
Una risata divertita, dall'alto.
Miku alzò lo sguardo - senza fermarsi - e notò Mayu volare sopra il labirinto, lo sguardo a lei. Poi la vide guardare qualcos'altro, non troppo distante, e intuì sagacemente che doveva trattarsi di Len.
"Arriverò al centro, prima o poi..." continuò a cambiare direzione non appena ne ebbe l'occasione, sperando di far perdere del tutto le sue tracce: "Non saltare sopra le siepi non saltare sopra le siepi non saltare sopra le siepi..." non sarebbe stato affatto carino, se l'avesse fatto.
O meglio, sarebbe stata ben felice di prendere al volo un adorabile Shota Usamimi, un po' meno se avesse dovuto prendere al volo un adorabile Shota Usamimi armato di falcetto.
"Oh, ma Len non mi farebbe mai davvero del male!" si sforzò di sorridere, gettandosi in un'altra strada: "Non lo farebbe mai, no? No?" ci pensò bene: "... devo raggiungere il centro.".
Alzò di nuovo lo sguardo, individuò Mayu: stava guardando da tutt'altra parte. Forse era davvero riuscita a seminare Len.
Trasse un sospiro di sol-
Si schiantò contro qualcosa - qualcuno.
Si tirò indietro: - Scusat- - sgranò gli occhi.
Gakupo Kamui. Che la guardava molto male.
- Dato che non ci sono spettatori... - lo vide dare una veloce occhiata a Mayu, impegnata a fissare chissà chi o cosa: - ... lasciate che mi prenda una piccola soddisfazione. - alzò il bastone arancione. Che in realtà era arancione a pois fucsia.
E Miku capì, con incredibile sagacia, che avrebbe fatto molto meglio a girarsi e a fuggire. Quindi lo fece.
Avrebbe tanto voluto urlare, ma non voleva attirare il coniglio falcettatore, quindi urlò nella propria testa - sperando anche che il Duca fosse estremamente fuori esercizio e che le gambe più lunghe delle sue non gli fossero di eccessivo vantaggio.
Sentì di nuovo la risata di Mayu.
E Len apparve davanti a lei.
- AH! - si bloccò.
Si girò: Gakupo era sempre più vicino.
Guardò a destra: una Conveniente Strada Laterale.
Ci si buttò senza neppure pensarci.
- DOV'E' IL CENTRO? - tanto, ormai, era inutile stare zitta: - Lukaaaaa! - ovviamente, non successe niente.
Ormai le gambe le mandavano fitte di protesta, la gola era riarsa. Dovette fermarsi, la bocca spalancata a riprendere aria.
Ma, non appena sentì di aver immagazzinato abbastanza azoto, ossigeno e argon, riprese a correre, i pugni serrati, cambiando continuamente direzione.
Di tanto in tanto, alzava lo sguardo, a controllare Mayu: la ragazza girava come una trottola, le mani alla bocca, nel tentativo di tenere d'occhio tutta la gente che stava scappando/inseguendo nel labirinto.
Aveva il vago sospetto che, se le avesse chiesto per favore di aiutarla, Mayu l'avrebbe prima portata in alto - rabbrividì - e poi fatta ricadere su uno dei suoi inseguitori, a caso - e qualcosa le diceva che l'avrebbe fatta precipitare su Gakupo Kamui. Addosso a lui.
"Forse potrei chiedere una tregua!" poteva immaginare la risposta di Len. E lo scintillìo dei raggi sul suo falcetto. Scosse la testa: "Almeno a Gakupo Kamui!". Farsi dare un bastone in testa era forse preferibile ad un falcetto in pancia. Il problema era che il bastone in questione era arancione fluo a pois fucsia. E non aveva alcuna intenzione di farsi percuotere da quell'affare.
"Dove diamine è il centro del labirinto?" si guardò intorno, l'ansia iniziava ad annuvolarsi al centro del petto: "Da quanto sto correndo? E possibile che nessuno di loro sia stanco?".
Una folata di vento alla sua sinistra, un tintinnare ritmato e continuo.
S'impedì di far cadere la mandibola a terra quando vide la Regina correre al suo fianco, le mani a sollevare elegantemente la gonna rossa.
- Vostra Maestà! - spalancò gli occhi: - Perché state correndo? - o meglio, sembrava più stesse camminando a passo svelto, senza dare il benché minimo segno di fatica.
- Oh, tutti hanno iniziato a correre! - la Regina sorrise: - Deve essere perché hanno paura che il labirinto se ne vada! -
- Secondo la mia modestissima opinione, credo che gli altri stiano solo cercando di andare da qualche parte. - si stupì da sola di essere riuscita a formulare una frase di senso compiuto senza sputarle addosso ansimi e parole spezzate: - Vostra Maestà. - si affrettò a concludere.
- Ma, se così fosse... - si portò una mano alla guancia, la gonna si alzò a mostrare una gamba dal forte colorito rosato: - ... dovrebbero correre al doppio della velocità! -
"..." era tentata dal darle ragione, ma non lo pensava davvero e la Regina aveva detto di detestare la gente che le dava ragione solo perché era la Regina, quindi decise di tacere.
- Ora presto, presto! - la Regina affrettò il passo, il ritmo del tintinnio si fece più rapido: - Corriamo più veloce, prima che qualcuno trasformi tutto questo in un'ipotesi evolutiva! -
- Cos- - ma la Regina era già lontana, dileguatasi nel verde. Non sentiva più alcun tintinnio.
Si fermò, le gambe ormai ridotte a sostegni tremolanti: "... se mi fosse rimasta vicina, sono piuttosto sicura che né Len né Gakupo Kamui avrebbero cercato di farmi del male." trasse un profondo respiro, gli occhi stavano iniziando a lacrimarle. Se li strofinò: "Non devo perdere liquidi! Devo risparmiarne il più possibile!".
Tornò a guardare Mayu, per avere un'idea di dove fossero i suoi inseguitori: sfortunatamente, lei stava guardando proprio nella sua direzione. E stava anche agitando una mano. Miku rispose al saluto.
"... se stanno correndo tutti, non è detto che stia guardando Len o Gakupo Kamui." si appoggiò alla siepe più vicina, recuperando un po' di energie: "... in tutto ciò, strano non mi sia ancora imbattuta in nessun vicolo cieco. Forse non ne hanno costruiti...?".
Ci pensò. Ci ripensò.
Si schiaffò una mano in faccia, con il preciso intento di farsi male e punirsi: "... ora mi imbatterò in un vicolo cieco. O più di un vicolo cieco. Ne sono sicura.".
Le gambe erano tornate vagamente solide, quindi riprese a correre. Non c'era alcun punto di riferimento per capire dove stesse andando o anche solo dove fosse il centro del labirinto - neppure Mayu, che volteggiava nel cielo senza un'apparente logica -, quindi non poteva che scappare a caso, con il can can che le rimbombava nelle orecchie.
Curioso come lo sentisse sempre allo stesso volume in qualsiasi punto andasse. Probabilmente, era inseguita anche dalla musica. Si buttò in una strada a destra.
Vicolo cieco.
"... lo sapevo." ne uscì, si gettò a sinistra.
Vicolo cieco.
"... taci, Miku. Taci. TACI." si colpì entrambe le guance con le mani, scosse la testa: "Sono sicura che ora troverò il centro! Sono sicura che ora troverò il centro! Sono sicura che-"
- AH! -
- ... oh, no. - neppure si voltò. Corse sempre dritta, ma avrebbe tanto voluto non farlo: Len non riusciva a cambiare direzione all'ultimo secondo ma le strade dritte erano il suo punto forte.
Era spacciata.
Seriamente spacciata.
Osò voltarsi.
Len era sempre vicino, il falcetto sguainato, l'espressione trionfante. Ed era sempre più vicino ad una velocità assurda. Doveva aver percorso almeno quindici metri in due secondi.
"SONO SPACCIATA."
Il can can non era ricominciato. Era proseguito nel suo climax finale, lo sentiva risuonare tutto intorno a sè.
"FINIRO' PRESA A FALCETTATE DA UNO SHOTA USAMIMI!"
Aprì la bocca per urlare.
E si schiantò contro qualcosa. Di nuovo. Qualcuno.
Tornò a guardare davanti a sè, piano piano, alzò la testa con fare quasi meccanico.
Il suo cuore sobbalzò. Le labbra tirarono fino a farla sorridere.
Occhi azzurri. Capelli azzurri - o meglio, blu, ma sempre lì si rimaneva. Un intenso odore di dolci.
E più mani del dovuto sulle sue braccia.
- Proteggimi! - pigolò, corse a nascondersi dietro Kaito.
Non appena fu alle sue spalle, lo sentì indietreggiare di un passo, come se fosse stato colpito da qualcosa.
La musica giunse alla sua trionfale conclusione.
Osò sbirciare da sopra la spalla.
- Oggi è la giornata degli abbracci? - domandò Kaito, stupito.
Len alzò la testa. E sbiancò.
Il Brucaliffo aprì le braccia, la voce trillante: - Allora abbracciamoci! -
Senza dire una parola, il Bianconiglio fece dietrofront e fuggì.
"..."
- Kaito... - Miku uscì da dietro la sua schiena, le mani giunte: - ... posso abbracciarti? -
Lui, le braccia ancora aperte, si voltò verso di lei, con un gran sorriso: - Ma certo! -
E Miku lo abbracciò.
Forte.
Lo abbracciò anche con le gambe.
Forte.
"Non so perché lo Shota Usamimi fugga da Kaito, ma credo rimarrò qui. Così.".
Anche Kaito la abbracciò forte.
Miku contò dieci mani. Tre paia sul busto e due paia sulle gambe.
Sarebbe stato tutto perfetto, se solo i suoi occhi le avessero obbedito e avessero smesso di rimanere così spalancati da far male.
- Raggiungiamo il centro del labirinto? - gli chiese.
- E' dove stavo andando! -
- Io rimango qui. Spero di non dare fastidio. -
- No, tranquilla! Sei leggerissima! -
- Bene. -
- Ti sei accorta che, quando sei saltata, la gonna ti è rimasta incastrata attorno alla vita? -
- ... tiramela giù. Per favore. -.






Note:
* "Rendi onore / alla nostra grande Regina": Akujiki Musume Conchita / Evil Food-Eater Conchita.
(Come tutti sapranno, nell'originale era "alla nostra grande Conchita" - ma qui la Regina non si chiama Conchita. U.U)
* Prima di entrare nel labirinto di siepi, Miku pensa ad un "trucco" guardandosi la mano destra: si dice che, in caso ci si perda in un labirinto, basti appoggiare la mano destra ad una parete e camminare senza mai staccarla per arrivare all'uscita.
* "Corriamo più veloce, prima che qualcuno trasformi tutto questo in un'ipotesi evolutiva!": esiste davvero un'ipotesi evolutiva al riguardo, tratta proprio da Attraverso lo Specchio - l'Ipotesi della Regina Rossa.
(Ebbene sì, Meiko è sia la Regina di Cuori che la Regina Rossa. *Originalità, originalità!*)




Fu così che quello che doveva essere un semplice capitolo di transizione divenne il capitolo attualmente più lungo di questa storia.
(Sì, di mio mi sto tenendo volutamente "bassa" con la lunghezza dei capitoli. Che tanto lo so che, più il numero si alza, più la lunghezza aumenta. Lo so. Quindi, giusto per evitare di arrivare a dividere un capitolo in quindici... à___à")

Sagra di introduzioni e reintroduzioni, questo capitolo. *O*
... confesso che Yukari e Iroha - quest'ultima, si sarà intuito, con l'aspetto della sua append Soft. - le ho inserite all'ultimo momento.
Il fatto è che non avevo alcun ruolo per loro, ma adoro Iroha e Yukari mi sta simpatica, quindi mi dispiaceva parecchio non inserirle affatto; così, quando mi sono ritrovata a dover pensare a qualche, ehm, personaggio disponibile a ricoprire i ruoli della gente intenta a riverniciare le rose... U___U
Non sono pratica di loro, quindi spero che la loro - breve ma intensa (!) - apparizione sia stata decente. °^°
E poi c'è Mayu, altra dolce fanciulla che mi sta proprio tanto simpatica - sarà detto più esplicitamente ma, se non si fosse capito, il suo ruolo è quello del Grifone. *O* *E, sì, lei apparirà giusto un pochino di più di Iroha e Yukari.*
Ritornano Yuki&Ryuuto - in tempo per la Ramanzina Suprema del buon insgamabile maestro -, ritorna Lily - l'unica normale, forse -, ritorna Gakupo - che chissà se troverà mai un bastone viola o bianco -, ritorna Len - sempre più angelico e ben disposto verso Miku - e ritorna Kaito - che salva la situazione (e Miku) senza neanche volerlo. (!)
Tanta gente, insomma.
Ma soprattutto, come da titolo, Miku è finalmente riuscita ad incontrare Meiko la Regina, alias la Guerriera Trucida... diventata un'aggraziata e sorridente sovrana con un bizzarro senso dell'umorismo.
Forse.
Con tutto che, nonostante indossi il vestito che ha in Alice in Musicland, io continuo a figurarmela vestita da Conchita.
In compenso, la corona non è quella che ha in Alice in Musicland - diciamo che quella se la sono presa Neru e Haku. (?)

Come promesso, della "ragazza in verde" se ne è parlato, e Miku si è fatta qualche logica domanda al riguardo.
Ovviamente, se ne riparlerà in futuro.
E, riguardo il racconto di Rin...
... forse Rin non l'ha narrato in modo poi così fedele ai fatti realmente avvenuti, magari ha modificato una cosina lì, qualcos'altro di là, ha casualmente omesso qualche dettaglio - chessò, tipo che il Principe era un bruco che voleva diventare farfalla.
Che d'accordo che Miku non è il ritratto della sagacia, ma c'è un limite. à__à
In compenso, è riuscita a risolvere un puzzle-rpg. (!)

Cosa succederà alla festa al centro del labirinto? La Regina è come appare o come è stato raccontato? O forse è solo Miku che è un po' troppo ingenua e la risposta è sotto i suoi occhi? Riapparirà altra gente? Quanto ci vorrà prima che venga esplicitamente rivelata la loschissima identità del Re? Ma soprattutto, Len riuscirà a stare nello stesso spazio di Miku senza cercare di affettarla?
Solo una cosa è certa: nessuno giocherà a croquet.

Spero che questo capitolo vi sia stato gradito ^^
Se ci sono critiche da farmi o consigli da darmi, dite pure ^^
  
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