Seraphin
si avvicinò rapidamente, Gardis mollò sul pavimento con malagrazia la zia che
ricadde dolorante e senza fiato al suolo.
Gli
occhi blu di Fin la scrutarono dall’alto in basso senza pietà.
-
Che cosa hai fatto, mia amata sorella? – domandò alludendo al suo aspetto
e prendendo tra le dita una ciocca dei capelli bianchi di Gardis, portandosela
alle labbra.
-
L’incantesimo è
finito, Seraphin, è giunto il momento di mettere fine
a questa storia, dura ormai da troppo tempo.
Seraphin
voltò la testa fissandosi sul vampiro che non conosceva, qualche attimo in più
su Leonard e piuttosto a lungo sul ragazzo dai capelli scuri e gli occhi come
la notte che lo fissava duramente, quasi che fosse geloso
del gesto fraterno verso Gardis. Sorrise al suo indirizzo.
-
Credo che non ci
abbiano presentati – annunciò di altro umore al suo indirizzo, avvicinandosi e
tendendo la mano, Kitt gliela strinse di riflesso – e così tu sei il fortunato
che ha finalmente fatto crescere la mia sorellina…
Christopher
spalancò gli occhi e guardò Gardis oltre le sue spalle. Qualcosa gli sfuggiva:
chi era quel tipo?
Innanzi
tutto il nuovo venuto gli assomigliava come una goccia d’acqua, insomma, erano
identici quasi quanto due gemelli omozigoti!
E
poi, diamine, come poteva uno che assomigliava così tanto
ai Black, a loro Black,
essere fratello di Gardis?
Che
legame c’era tra loro?
Lui
l’aveva chiamata “amata sorella”!
Seraphin
alzò le sopracciglia stupito
-
Mi chiamo Seraphin Black – aggiunse lo
sconosciuto stringendo la presa decisa – e credo di essere tuo zio
-
Mio… zio?
-
Non sapevi di
averne uno, vero? – dichiarò contento, come se la situazione circostante non
fosse più che critica, ma che problema c’era? Se Bella avesse tentato la fuga Gardis l’avrebbe riacciuffata in mezzo secondo – sono il
fratello di tua madre – e Kitt avvertì della tristezza nella sua voce
-
Come… come fai ad essere mio zio e… suo fratello? – domandò Chris
sentendosi davvero stupido
-
Due persone
possono essere fratello e sorella anche se non c’è sangue tra loro – affermò Black – e tu come ti chiami?
-
Christopher,
Christopher… Black
-
Così Ransie ti ha chiamato Christopher… - Seraphin
sembrava che stesse parlando da solo più che con lui e non accennava a
mollargli la mano
-
Nessuno chiama
più mia madre “Ransie” – fece notare Kitt
-
Era il soprannome
che usavamo da bambini. Sai, quando me la portarono via io
avevo cinque anni. Mi ricordo di te – aggiunse – rammento quando sei venuto al
mondo e quando tua madre mi ha mostrato quel fagottino… “Lo chiamerò con un nome che non abbia niente a che fare coi Black” mi disse, sono
felice di sapere che ha mantenuto la promessa e contento che non ti abbia
chiamato Aiace o con qualche altro nome cretino che voleva darti… bisogna dire
che da tuo padre non hai preso granchè… tutto Black a quanto vedo, dovrebbero scriverci sopra un trattato
di genetica - Chris arrossì imbarazzato – beh, è molto che non ci vediamo – e
finalmente si decise a mollare la presa – mi fa felice sapere che Gardis abbia
scelto te. Ma non farla piangere, chiaro?
-
Seraphin – domandò incerto Kitt
-
Sì?
-
Che cosa sei?
-
In che senso –
Fin pareva stupito
-
Sei un vampiro? O
un licantropo? – l’altro sorrise
-
Io sono un Black – dichiarò orgoglioso – quello che portava avanti la
famiglia ormai. I Black non hanno bisogno di essere
nient’altro che loro.
A
Chris veniva un po’ da ridere, gli amici di Gardis erano tutti strani, oltre
che un po’ suonati. Fin parlava di sé come se essere un Black
equivalesse a qualcosa come essere un demone o un vampiro. Seraphin
gli stava simpatico, lo sentiva in parte vicino a quello che aveva nascosto
sotto la pelle, a ciò che di sé nascondeva agli altri. Ovviamente lui non si
sarebbe mai agghindato così e non avrebbe mai messo un orecchino all’orecchio
sinistro, a Fin doveva proprio piacere fare il duro a dispetto del suo nome
angelico.
-
E adesso vediamo
di darci un taglio con questa storia. Gardis ha ragione, ormai è tempo che
finisca.
Il
ragazzo si voltò verso Bellatrix e la fissò, Kitt
vide che la sua espressione era mutata, cominciava a temere che anche lui si
trasformasse in una creatura fantastica, poco ci mancava che arrivassero anche
i Power Rangers…
-
In
qualità di Auror
del Dipartimento della Giustizia del Ministero della Magia sotto la guida del
Ministro della Giustizia Draco Malfoy, io, Seraphin Lynwood Black, dichiaro la qui presente Bellatrix
Black Lestrange colpevole
dei seguenti crimini: lesioni aggravate nei confronti degli esponenti Auror del Ministero, i coniugi Longbottom,
omicidio nei confronti di babbani e mezzosangue,
responsabile in prima persona e colpevole di accanimento nelle vicende di
sterminio di babbani nella notte dell’uccisione dei
coniugi Potter collegate al mangiamorte Peter Minus. Colpevole di complicità nella pianificazione della morte di James e
Lily Potter. Colpevole di persecuzione e tentato
omicidio nei confronti di Harry Potter e Zachariah Black. Di omicidio della di
lui consorte: Bryanna Simmons.
Colpevole di raggiro nei confronti di Rowena Black. Colpevole di rapimento, lesioni e perpetrate
meschinità nei confronti di Temperance Black DeLaci e di Seraphin Black, cioè io. Colpevole di maltrattamenti nei confronti della succitata Temperance, del figlio legittimo di lei Christopher Black DeLaci e dei figli naturali
Izayoi DeLaci e Lachlan Black.
Colpevole di tentate lesioni e omicidio aggravati nei
confronti dei membri della famiglia Malfoy Leonard e Gardis. Colpevole di crimini contro la legalità nel tentativo di riportare
alla vita Tom Riddle. Colpevole di disordini e
atti illegali nel mondo della magia. Colpevole di crimini
contro la vita e le libertà sancite nella Costituzione Magica del 1561.
Facciamola breve, zietta, ne hai fatte troppe, solo
per queste meriteresti il bacio dei Dissennatori, ma dato che Longbottom è un
Ministro giusto e zio Draco non sa più dove
seppellire cadaveri di famiglia, possiamo sbrigarla per le strade veloci.
-
E quali
sarebbero? – Seraphin ghignò, quella parte l’aveva
imparata dai Malfoy, i Black erano sempre codardi
quando c’era da scegliere, si vedeva che Christopher era figlio di Alerei
-
Sono un uomo, zia
Trix, sbaglio anche io…
potrei accidentalmente farmi prendere dalla collera e ucciderti – e il papiro
su cui una penna prendi appunti aveva segnato tutti i crimini si riarrotolò e scomparve nel nulla. – non credo che si
farebbero grandi problemi per la tua morte. Chi ti piangerà?
-
Ben pochi, ma tu,
prendere dalla collera? Non credo che qualcuno se la berrebbe
-
Forse nessuno. Ma chi semina vento raccoglie tempesta
-
Te l’ha insegnate quella stupida matrigna mezzosangue queste belle
parole? Oppure la tua vera mamma?
-
Mi hai privato
dell’affetto di una sorella, non posso perdonarti per questo, anche se grazie a
ciò ho ne ho guadagnata un’altra – e abbracciò
rigidamente Gardis che rimase impietrita con gli occhi color ametista fissi
sulla mangiamorte. – farò ciò che devo, compirò il mio dovere verso questa
famiglia. Verso la mia. Verso tutti. Nessuno di loro merita l’onere di ucciderti
-
Ti abbasseresti
al nostro livello?
-
Non sono diverso
da te – dichiarò senza paura lui – è una vita che aspetto questo momento. Ricordi
cosa mi dicesti? Non mostrare pietà verso
chi ti farà il minimo sgarro. A quel tempo
immaginavi che eri tu la diretta interessata di quelle parole?
-
Avrei dovuto
aspettarmelo
-
Avresti.
-
Uccidere non è
bello – aggiunse la donna con un sorriso cattivo
-
Non sei tu a
dovermelo dire. Tutti coloro che sono qui
dimenticheranno ciò che succederà tra poco
-
Le magie ogni
tanto sono utili a salvarsi il culo, vero?
-
No, non occorrerà
magia. Nessuno vuole ricordare, soprattutto te, non sei un ricordo gradito e
possiamo cancellarti dalle nostre vite.
Bellatrix
emise un suono sprezzante.
-
Ciò purtroppo non
cancellerà il nostro dolore.
Gardis
si allontanò dalla spalla del cugino e si diresse verso Kitt che stava fissando
quella scena
-
Puoi chiudere gli
occhi – gli sussurrò intrecciando le dita con le sue – la morte non è mai un
bello spettacolo
-
Devo vedere. Devo
farlo per tanti motivi. Non lo cancellerà, ma renderà diverso il mio dolore.
-
Ora, finalmente,
vedo quello che sei davvero senza finzioni. Non è il
passato né il dolore a farti parlare così. Ricorda che la morte è qualcosa che
segna e io parlo per esperienza
-
Anche le ferite –
aggiunse lui, lei gli sorrise e strinse maggiormente –
sai, la gente pensa che tu sia saccente e credi di sapere sempre tutto, ma… mi
rendo conto che forse tu sai davvero tutto…
Gardis
sorrise e gli posò la testa sulla spalla, serrando le palpebre
-
Ho voglia di
piangere, Kitt, sono felice che tu guarderai al mio posto. Questa è stata…
Sì
udì uno sparo e nello stesso attimo Gardis crollò in terra mentre Chris cercava
di sorreggerla, spiazzato da quel cedimento improvviso; vide i suoi capelli
tornare normali, biondi e lisci, mentre la teneva tra le braccia.
Leonard
gli mise una mano sulla spalla
-
Che le è
successo? – domandò preoccupato al fratello prendendola in braccio con una
certa fatica
-
Non è un demone
completo, attingere ai suoi poteri superiori consuma molte delle sue energie
fisiche e le provoca un grande stress mentale, la sua metamorfosi è stata lunga.
Ma ciò che l’ha sfinita è non poter liberare ciò che sta dentro di lei, il suo
potere sarebbe troppo distruttivo per questo posto
-
Si riprenderà?
-
Dormirà per un
po’, questa volta si è dovuta trattenere più del solito e Gardis in genere non
è una che lo fa…
-
È già successo?
-
Sì, non
preoccuparti. Lascia che la porti io, sei stanco e affaticato, non dovresti
sforzarti neppure tu
-
No, la porterò io
in infermeria, voi andate ad avvertire Silente
-
Sarà molto
contento di vedere che il suo Caposcuola ha messo la testa a posto – ironizzò Leonard
-
Pensi che non la
farà più diventare Caposcuola? – domandò perplesso Kitt, preoccupato
dell’avvenire della Gryffindor
-
Veramente è
proprio quel che serve, Silente fa Caposcuola solo dei pazzi – dichiarò Seraphin avvicinandosi; la sua espressione divenne serena e
accarezzò la fronte ciondoloni di Gardis che pareva addormentata, doveva aver compiuto quel gesto molte volte. La amava quanto
Ransie se non di più. Ransie
era il suo obiettivo, Gardis la sua sorellina che aveva bisogno di protezione,
a dispetto della sua natura quasi onnipotente: le parole feriscono ben più
delle lame.
Kitt
abbassò gli occhi sulla pistola fumante che aveva nella mano, era un’arma
particolare, aveva una doppia canna d’argento massiccio tirato a lucido e
avvolto nelle ali di un dragone dall’aria minacciosa, era un’arma che non tutti
avrebbero avuto il permesso di portare addosso; si chiese se suo “zio” ce l’avesse e per un momento credette
di no.
-
Proiettili d’argento
con concentrato d’alba – spiegò l’Auror riponendola
nel fodero alla cintura, - stenderebbero anche un vampiro – aggiunse. – Ora
portala su, avete tutti e due bisogno di riposo
Voltando
loro le spalle Kitt si accorse che l’espressione sul viso delle altre tre
persone era identica: affetto e apprensione e, lui non lo sapeva, ma serenità
perché la loro “sorellina” aveva trovato una persona come si deve. Un
autentico Black, di quelli vecchia maniera, ma con un
carattere decisamente migliore. Alla fine erano
davvero tutti e tre suoi fratelli; Fin aveva ragione,
non è solo il sangue a fare di due estranei dei fratelli, dopotutto non l’aveva
detto anche lui?
* * *
Gardis
si svegliò di soprassalto nel mezzo di un incubo, arrotolando le coperte e
guardandosi attorno impaurita. Il sudore le colava dalla fronte e con esso
ricadde anche un panno bagnato.
Non
era più nel suo sogno tremendo, ma nell’infermeria della scuola, tutta bianca e
azzurrina, la fissò qualche istante mentre i ricordi si affollavano nella sua
mente.
Voltò
la testa da una parte all’altra dell’ambiente e nel buio lampeggiarono un paio
di occhi blu, per un attimo sperò che fosse Kitt, ma poi riconobbe Seraphin con la sedia in bilico su due gambe che guardava
lontano.
-
Sveglia? – le
chiese, lei annuì e poi scoperchiò i lenzuoli e si toccò il ginocchio fasciato
che aveva strisciato per terra quando aveva salvato Kitt, scosse la testa
seccata dai metri di bendaggio che la Chips le aveva
rifilato assieme a chissà quali altre pozioni disgustose
-
Se glielo avessi detto si sarebbero insospettiti – disse con noncuranza
riferendosi alle ferite
La
bionda annuì, poi cominciò a disfare la benda che
ricadde sul pavimento mostrando la carne perfettamente rimarginata, dopodiché
iniziò a levarsi i cerotti uno dopo l’altro, procurandosi più dolore di quando
le avevano inflitto i tagli.
-
Dov’è Leonard?
-
È andato a
riposare
-
Riposare?
Leonard? Cos’è, uno scherzo?
-
Aveva bisogno di
stare per i fatti suoi
-
E tu che ci fai
qua? Da dove sei arrivato? E perché sei comparso a metà del combattimento?
-
Indovina?
-
No, spiega – Seraphin alzò le spalle e si accese una sigaretta senza
scomporsi del fatto che si trovasse in infermeria
-
A quanto pare ho
visto giusto. Mi hai fatto quelle domande strane e io
ho iniziato a pensarci sopra, così il giorno dopo sono andato da Leonard a
parlargli e chiedergli se sapeva qualcosa, pareva cascato dalle nuvole, non
l’avevi detto neppure a lui?
-
No
-
Beh, credo che
lui abbia continuato a rimuginare sulla faccenda e io
me ne sono tornato a Londra bello sereno, certo del fatto che non ti saresti
mai lanciata in una stupidaggine del genere senza parlargliene e poi…
-
Poi cosa?
-
Poi mi è venuta
in mente una conversazione che avevo avuto con lui a Natale: “Chi è Kitt” gli
avevo domandato e lui “si chiama Christopher Black ed
è il migliore amico di Gardis”. Lì per lì non ci avevo fatto caso, ci saranno
migliaia di Black in Inghilterra e non sono sicuro
che siano tutti parenti miei, poi però… mi sono ricordato che al pranzo c’era
un ragazzo che mi aveva colpito perché mi assomigliava in maniera strana, mi
ero detto che doveva essere lui quel Black, solo che,
mettendo la strana somiglianza assieme a quel che mi avevi chiesto, ho
cominciato a fare 2+2
-
E sei venuto a Hogwarts
-
Mi sono
PRECIPITATO – puntualizzò – sperando che fosse tutto frutto della mia
immaginazione come diceva Aisley, ma Leonard non era in giro e allora sono venuto
direttamente al Grifondoro a cercare te, a proposito,
carina la magia per chiudere la porta
-
Non avevi il
diritto di entrare
-
Non cominciare,
ero preoccupato!
-
E poi?
-
Pensa un po’? quando sono entrato mi sono ritrovato nella foresta dei
libri di genealogia e bello bello sulla tua scrivania
un tomo della Sezione 7.2 del Ministero e non uno qualsiasi, oh no, troppo
facile, ma quello dei Black! Ah, se non mi sono
preoccupato allora…
-
E sei venuto a
cercarci
-
Diamine, certo!
L’ultima volta Bella era entrata dalla Stanza della Fondazione, è l’unico modo
per smaterializzarsi qui, così ho pensato che l’avesse fatto anche questa volta
e, dì un po’, avevo ragione! E cosa vengo a sapere? Che sono riusciti a mettere
in piedi quell’assurdo progetto di quando ero bambino! Che hanno creato un
clone di Voldemort!
-
Non è vero, ma lo
saprai già
-
Dettagli a parte ho visto il Medaglione, e lì stava per scapparmi da ridere,
davvero non te l’avevano detto che era un falso?
-
Un falso?
-
Ma sì, l’originale è andato distrutto ai tempi di
Salazar e compagnia, fu Rowena Ravenclaw
stessa, non te l’ha raccontato qualcuno? Tua madre?
-
No
-
Beh,
evidentemente neppure a zia Trix visto
che era così contenta, ma tu hai definitivamente infranto tutte le sue
speranze…
-
E poi hai fatto
la tua entrata trionfale
-
Ho visto come
combattevate e vedevo quel povero essere umano che
stava dando l’anima per quello in cui credeva, non mi ha voluto dire perché
fosse così pieno di odio verso Bellatrix, ma posso
immaginarlo se solo ripenso a ciò che ho vissuto io e lui è stato costretto a
rimanere con loro diciotto anni!
-
Kitt mette
l’anima in tutto quello che fa
-
Non lo so, però
quel tipo mi piace
-
Capirai, è tuo
nipote!
-
Capirai, piace
anche a te… - lei lo guardò in cagnesco, le iridi nuovamente bicolori, più
fiammeggianti che mai - Ad ogni modo deve essere frustrante combattere
circondato da semidei come lo siete te, Leonard e quell’altro, volevo levarmi
tutti i pesi dalla coscienza, e lui deve essersi sentito insignificante,
dannazione, volevo aiutare qualcuno? Probabilmente, mi sono detto, avevo la
febbre o qualcosa del genere…
-
Veramente anche
lui appartiene ai nostri
-
Ah sì?
-
Indovina chi è?
-
Chi?
-
Il Byakko
-
Cazzo! Proprio
uno qualsiasi… ti è andata bene che stesse coi nostri
-
All’inizio no,
però poi, quando abbiamo saputo che Lachlan non è Voldemort
e Izayoi è un esperimento riuscito davvero male, beh…
-
Sì sì, avete fatto pace, poi sono arrivato io…
-
…e ti sei preso
il divertimento
-
Ho costruito
questa pistola per ucciderla, Bella doveva morire per mano mia, mi spiace, ma
ciò che vidi io in quei sotterranei a Malfoy Manor
non lo immagini neppure, solo il tuo amico poteva davvero fermarmi e mi sarei
fermato solo per far sparare lui.
-
So quanto è
importante per te… hai parlato con Kitt?
-
Andrò a prendere Ransie appena avrò salutato Leonard e Chris, tra parentesi
ho scoperto da tuo fratello che non gli piace quando gli altri lo chiamano “Kitt”, siete già arrivati a questi punti, dunque?
-
È una storia
lunga
-
Sei arrossita,
Gardis
-
Finiscila
-
Se vuoi
incontrarti con lui ti consiglio di sbrigarti perché
hai solo questa notte, domani arrivano Draco ed Hermione e se non scuoiano qualcuno non saranno contenti,
prega che non sappiano che hai una storia con un ragazzo
-
Io non ho una
storia proprio con nessuno! – sbraitò arrabbiata
-
Sì e io sono la Fata Turchina
-
Non faccio certe
cose!
-
Gardis, ma cresci
un po’! Non dovrei essere io a parlare così, ma diamine, hai diciassette anni e
probabilmente non sai neppure come è fatto un uomo
nudo. Alla tua età dovresti cominciare a pensare a quello che un uomo tiene nei
pantaloni, anzi, avresti già dovuto cominciare! Io vorrei davvero vederti a fare la cattiva ragazza (a parte che non lo sei),
ma che senso ha giocare alla dura e poi fare la pappamolle per vergogna?
-
Non sono affari
tuoi, e comunque Leonard e mamma e papà non approverebbero
-
Chi vuoi che si
faccia dei problemi? Insomma, io devo tacere e Leonard pure e se proprio
volessero impuntarsi, anche i tuoi dovrebbero stare zitti, meglio di te non è
messo nessuno in quanto a prediche. E tuo padre deve solo ringraziare che su
questa Terra ci sia un ragazzo capace di tenere a freno i suoi ormoni tanto da
non violentarti per la confidenza che gli hai dato. La mamma che era tanto
santa mica gli ha detto di fermarsi quando Draco le
ha messo le mani addosso! Oh no, la cara Hermione che
di sesso ne sapeva meno di zero che ha fatto? Esperienza! Lei voleva provare e te pure
-
No, eppoi è una questione di principio
-
È una questione
che hai paura
-
Io non ho paura
-
E se leggo bene
dentro di te, non dipende da Rago
-
Mi stai facendo
arrabbiare
-
È la cosa più
bella di avere una sorella
-
Fin, sparisci!
-
D’accordo,
d’accordo… lui è al terzo piano, alla balconata – aggiunse con un sorriso
beffardo sapendo come muovere le sue pedine
-
Fin!
-
Ve bene… - Seraphin si alzò dalla sedia e spense il mozzicone sotto la
suola rinforzata, poi si infilò le mani in tasca e si
diresse verso la porta
-
Sorellina,
secondo te come si chiama la parentela che ha qualcuno col figlio del fratello
della moglie
-
Perché?
-
Semplice
curiosità
-
Sei suo zio
acquisito e lui è tuo nipote
-
Caspita, allora
proliferano i nipoti… va bene, ho capito, vuoi scappare dal tuo principe dagli
occhi blu
E
la porta si chiuse dietro di lui mentre Gardis allentava il broncio.
Guardò
il calendario magico posato sul comodino, aveva dormito la bellezza di due
giorni e mezzo e a giudicare dal buio fuori della finestra dovevano quasi
essere tre perché era notte fonda.
Seraphin
aveva ragione, che problemi doveva farsi?
Afferrò
uno scialle con le frange che stava sulla sedia, probabilmente dimenticato
dalla Chips, e scomparve a sua volta dalla stessa
porta del cugino, imboccando però la direzione di destra verso le scale anziché
l’angolo, le parve quasi di sentir ridacchiare, ma non ci fece caso e proseguì
per la sua strada.
Era
la prima volta che si lanciava in una follia senza ponderare tutte le possibili
scelte e alternative e, soprattutto, senza immaginarsi
tutte le situazioni che le si sarebbero presentate.
Ma doveva
chiarire le ultime cose, doveva chiarire se Christopher era ancora disposto a
stare con lei dopo quanto accaduto.
In
un certo senso le piaceva il senso di pericolo che
stava provando.
E
no, non stava dando peso alle parole di suo fratello.
* * *
Il
terzo piano, rigorosamente chiuso all’accesso del pubblico, era freddo e poco
illuminato; si guardò attorno, decidendo se suo cugino aveva sufficienti motivi
per farle prendere inutilmente una broncopolmonite fulminante, l’ambiente era
scuro e vuoto, tutto silenzio e molto freddo.
Vide
in lontananza sulla balconata una persona appoggiata alla ringhiera esterna,
fece per incamminarsi quando si ricordò che non aveva le scarpe e, in effetti,
i suoi piedi erano intirizziti dopo aver camminato sulle antiche e gelide
pietre di Hogwarts così a lungo.
Decise
che non le importava e proseguì fregandoli gli uni con gli altri.
Quando
arrivò alla finestra il gancetto che la chiudeva
scattò automaticamente per il forte vento che vorticava fuori e Kitt, che si
voltò a vedere che cosa fosse quel suono inconsueto, se la ritrovò davanti che,
come una bambina, lo guardava stringendo lo scialle della Chips
con una mano e l’espressione fanciullesca su quel viso che poteva avere le
fattezze un po’ infantili, ma gli occhi di un adulto.
Gardis
rimase letteralmente a bocca aperta quando lui si girò nella sua direzione:
quel ragazzo era figlio della notte!
Se
non fosse già stata irrimediabilmente innamorata di lui, quella era una valida
occasione per cominciare: gli occhi blu che brillavano dello stesso splendore
delle stelle, i capelli scuri come il manto del cielo, mossi dal vento, le
spalle che sembravano così sicure e protettive, le mani che più che magie
facevano miracoli e… tutto in lui l’affascinava, come
aveva fatto a vivere sei anni senza perdere minimamente il controllo e andare a
gridargli che l’unica cosa che voleva davvero dalla vita era proprio lui?
-
Gardis? – la sua
voce era stupita, evidentemente non si aspettava di vederla comparire lì dal nulla con quel
musetto stupito – c-che ci fai qui? Dovresti rimanere in infermeria…
Gli
occhi di lei si riempirono di lacrime e,
istintivamente, mollò la lana dello scialle e gli si lanciò incontro con le
braccia spalancate; Christopher la prese al volo e lasciò che lo abbracciasse e
cominciasse a piangere, non sapeva perché, ma era certo che fosse una cosa
giusta. E lui non riusciva a resistere alle sue lacrime.
La
bionda singhiozzò contro la sua camicia, aumentando la stretta e sfogandosi più
che poteva. Era tutto finito, era tutto terminato, ora, a Dio piacendo,
potevano finalmente stare insieme.
-
Tanto… tanto
tempo – riuscì a sillabare tra un singulto e l’altro, Chris non capì, ma senza
troppi problemi, le abbracciò le spalle e rimasero così, in piedi e abbracciati
sotto la luna per un’eternità
-
Avrai freddo – le fece notare lui quando i singhiozzi si
quietarono
-
Anche tu –
aggiunse lei asciugandosi gli occhi con il dorso della mano, lui la guardò con
gli occhi arrossati – era… era così tanto tempo…
Kitt
sorrise e si chinò a raccogliere lo scialle, poi glielo drappeggiò
sulle spalle e lo legò sul davanti con un nodo
-
Vieni – disse
semplicemente conducendola all’esterno e Gardis lo seguì docilmente, sedendosi
poi davanti a lui pavimento gelato della terrazza, si stupì di non avvertire lo
sferzare del vento che la faceva rabbrividire
-
Bolla di
Atlantide – la prevenne lui – fa troppo freddo anche per me
Non
si preoccupò di fargli notare che era una magia che difficilmente i prof
avrebbero tollerato a scuola, dopotutto a lei cosa importava davvero oltre a
poter stare con lui?
Si
sistemò tra le sue gambe, avvertì le braccia di lui
circondarle la vita e il suo petto dietro la schiena, si lasciò andare
all’indietro sentendo la pressione delle cuciture dei vestiti contro il tessuto
sottile della camicia da notte che dovevano averle messo a forza. Continuava a non importarle.
Alzò
la testa verso il cielo, il suo amato cielo, e contro la guancia percepì la pelle di lui.
-
Mi hai fatto
preoccupare, principessa – disse piano accanto al suo orecchio provocandole un
brivido non dettato certo dal freddo, piuttosto dalla sua voce
Non
aggiunse altro, ma fece scorrere la mano lungo il braccio sinistro finchè, sotto la manica, percepì la forma dell’orologio, lo
accarezzò appena, come se si trattasse di un ricordo doloroso
-
Mi dispiace per
tutto quello che non ti ho detto – si scusò la bionda
-
Non importa, non
credo che sia io quello che deve essere offeso
-
Io… io voglio
davvero dirti tutto
-
Non devi, non è
necessario se non vuoi…
-
Ma io voglio! Io voglio che tu sappia tutto di me!
-
Perché non me
l’hai detto prima? Per esempio la prima volta che ho parlato con Rago
Gardis
chinò gli occhi e li spostò su una macchiolina del pavimento
-
Volevo che non
scegliessi me solo per via di Rago
-
Io avrei scelto Rago, non la ragazza che portava la sua Anima, l’avrei
fatto solo perché era giusto per gli altri
Lei
sollevò una mano all’indietro e gli accarezzò una guancia senza voltarsi
-
Dirtelo non era
giusto per te, io non volevo dirti neppure di Rago,
volevo vivere per conto mio, ma… quella volta che ti ho visto nel corridoio con
tua sorella, beh… mi hai fatto male e con il sangue
nel cuore, pur di perdere conoscenza ho liberato Rago,
volevo solo andarmene da questo mondo
-
E perché non me
lo hai detto dopo? Quando stavamo già insieme?
-
Avevo paura
-
Paura?
-
Avevo paura che
tu avessi paura di me. Sono un mezzo demone, una
creatura che non esiste e un mostro
-
Tu non sei un
mostro! – esclamò lui con enfasi
-
Non sono mai
andata tanto fiera di questo, mi ha dato dei
privilegi, certo, ma tanti brutti pensieri e quando ho scoperto che proprio tu
potevi uccidermi mi è crollato il mondo addosso, soprattutto quando è venuta a
galla tutta la storia della tua famiglia e io non avevo ancora scoperto la
seconda parte…
-
Mi conosci
davvero così poco? Pensavi davvero che potessi ripudiare qualcosa di fantastico
come te, al di là di quello che sei?
-
Sì, meriti una
brava ragazza, non un mostro assassino con un passato troppo ingombrante e
personalità a profusione
-
Gardis…
-
Avevo paura di
perderti, ma allo stesso tempo sapevo che sarebbe stata la cosa giusta.
-
Ci credi, per sei
anni ho pensato la stessa cosa di te, non volevo coinvolgerti in tutta quella
storia di Voldemort e mangiamorte, era troppo pericolosa
-
Siamo due
sciocchi, vero Kitt?
-
Sì… - e accarezzò
la mezzaluna dorata del quadrante della bionda, l’astro con le punte all’ingiù
che simboleggiava il “bastardo” degli Arcimaghi, lei come conosceva quel
simbolo? – Mi… mi vuoi dire come è andata?
-
Intendi come sono
diventata Rago?
-
Sì
-
D’accordo… - lei prese fiato e intrecciò la mano con quella di lui – Avevo
sei anni all’epoca ed era la notte di Capodanno. Eravamo stati tutti ad una festa a casa del Ministro della Magia e poi i miei
genitori ci hanno rimandati a Malfoy Manor perché era
tardi per dei bambini
-
Chi eravate?
-
Seraphin, Leonard ed io. Fin aveva quattordici anni, è sempre
vissuto a Malfoy Manor con noi da quando siamo nati,
è un po’ il nostro fratello maggiore, anche se tecnicamente sarebbe nostro cugino di non so quale grado… comunque i mangiamorte avevano
colto l’occasione. Odiavano i miei genitori fin dai tempi che frequentavano Hogwarts e c’è stata un’avventura un po’ particolare, un giorno
te la racconterò. Più di tutti odiavano visceralmente mio fratello. Erano in
quattro, no, cinque! Bellatrix, Rodolphus,
Bartemius jr, Nott e un
tipo che si chiamava Uriah
-
Era il
fratellastro di zia Bella – aggiunse il moro ricordando il tipo
-
Sì, noi l’abbiamo
scoperto solo dopo. Devi sapere che dopo la morte di Lark,
Astaro ha rifiutato di prendere con sé l’Anima
Azzurra, questa è passata ad Eskale,
il secondogenito e lì è rimasta finchè un Black, il Byakko che l’uccise,
non la rubò nel tentativo di distruggerla, cosa assai difficile. Da lì partono
diverse storie: quella di Evangeline che è stata
morsa proprio da Eskale, quella dei Black che possedevano l’ossidiana azzurra, e quella della
tradizione di raccontare ai futuri capofamiglia Black
la storia di come si possa uccidere
-
Bellatrix aveva una relazione incestuosa con suo fratello –
puntualizzò Kitt con durezza, Gardis si voltò basita verso di lui e lo scrutò
negli occhi, questo le mancava.
-
Ho sempre creduto
che l’avesse circuito, ma Uriah non era un gran mago,
non aveva frequentato Hogwarts e di quella storia che
suo padre gli aveva raccontato aveva capito ben poco,
quindi, al momento di riferirlo a Bella, aveva storpiato un po’ la verità. Bellatrix capì che quell’oggetto poteva uccidere i vampiri,
anche se in verità è la Sohryu che può uccidere i
vampiri, non l’Anima Azzurra.
-
Che accadde?
-
Decisero di
sperimentare la cosa e tentarono di uccidere Leonard. Videro qualcuno che
dormiva con i capelli biondi e credettero che fosse
lui. Ero io. Quando videro i miei occhi l’errore fu
lampante, qualcuno gridò che avevano sbagliato, Bellatrix
urlò che non ero io che dovevano uccidere, ma Leonard. Mi dimenticai di tutto e
per mio fratello ingerii quella pietra a costo di morire.
Non ricordo molto altro, ho perso conoscenza per
qualche minuto, sentivo che c’era qualcosa dentro di me di nuovo che voleva
uscire e io non volevo perché dovevo riprendere
conoscenza, sentii che mio fratello stava minacciando Uriah
di lasciare in pace Seraphin che era stato catturato,
Uriah sbraitò che l’avrebbe ucciso. Arrivarono anche
i miei genitori, ma che si poteva fare? Volevo solo aiutarli… In quel momento
riaprii gli occhi e persi quasi completamente il controllo di me stessa,
attinsi ai poteri del demoni, uccisi Uriah e mio fratello tagliò il braccio a Rodolphus perché mollasse Seraphin,
ci fu un autentico macello. Di Uriah non rimase
molto, poca cenere, perché mi nutrii della sua energia e da principiante
quale ero non sapevo quando fermarmi. Bella e il marito riuscirono a scappare, Bartemius venne catturato e Uriah fu dato per scomparso. Dormii un giorno e mezzo e per
la prima volta parlai con Rago e scoprii che cos’era
quella cosa che voleva uscire, quella pressione per
prendere il sopravvento. A sei anni la gente non capisce molto, sai… decisi che
non avrei mai fatto uscire Rago del tutto, altrimenti
non sarei più tornata padrona di me stessa. La promessa è ancora in piedi,
anche giù di sotto lei non è uscita, anche quella
volta che eravate nel corridoio, se io non avessi voluto, Rago
non sarebbe comparsa ed è solo perché mantenevo un certo controllo su di lei se
sono riuscita a prendere possesso di me stessa.
-
Quindi non ti
hanno chiamato Gardis perché quando chiami i tuoi
poteri ti vengono gli occhi viola?
-
No, è stato solo
un caso molto particolare
-
È una storia
molto triste e mi spiace di non riuscire a comprendere fino in fondo la
duplicità della vita che ti ha costretto a vivere
-
Non essere così
lezioso Kitt, ne abbiamo passate entrambi, la tua storia non è decisamente da giorno di festa
-
Già…
-
Pensi che
potresti…
-
Raccontartela?
…certo…
* * *
Spazio
autrice: ai miei amati lettori dico:
manca poco e ve ne sarete accorti.
Come
vi sarete di sicuro resi conto, ci stiamo avvicinando
alla fine, ma ci sono ancora molte cose da dire. Come promesso, l’ultimo
personaggio ha finalmente fatto la sua comparsa: Uriah
Black, il fratellastro di Bellatrix.
Si è scoperto che cosa ha spinto Gardis ha uccidere, ma soprattutto, chi ha ucciso, del come non importava a nessuno, francamente
neppure a me.
Quello
che mi premeva era raccontare come Gardis era diventata la portatrice dell’Anima
Azzurra perché avevo sempre fatto molti accenni e dovevo spiegare la storia per
bene, visto che odio quei libri dove bisogna
ricostruire il passato solo tramite flashback e non viene mai raccontato il
tutto in maniera chiara e lineare.
Purtroppo
non ho fatto la battaglia epocale come tutti si
aspettavano, ma la precedente (e mi riferisco sia a quella delle Relazioni che
a quella di Amore Selvatico) mi hanno davvero privata di ogni fantasia
sanguinolenta, così vi dovrete accontentare di una bella zuffa alla babbana e un colpo di pistola. La ricordate la pistola? Non
è la prima volta che compare, ma se siete stati attenti ai dettagli
vi sarete accorti che è la stessa che portava Axel Landor, il marito di Monica, con qualche modifica, infatti
tutti si ricordano di sicuro che Ransie e
Monica erano migliori amiche, ehehe… ok, sto
delirando completamente e ci do un taglio, ma con la giornata di oggi sono
suonata come un coperchio.
Al
momento mi affligge un graverrimo problema: che
titolo dare alla mia prox storia? Vi assicuro che mi
sto arrovellando il cervello da giorni, per questo col passare del tempo le mie
fic diventano sempre più sclerotiche ^_^
Beh,
anche questa volta mi tocca saltare i saluti, ma spero davvero che mi aiuterete
a migliorare con le vostre opinioni e i vostri commenti! Sono ansiosa di
leggere tutte le vostre recensioni, le aspetto con ansia.
Un
bacio a tutti e alla prossima!
Nyssa
PS:
sicuramente conoscerete la canzone Big big World di
Emilia da cui ho preso in prestito il titolo, ebbene, non notate una certa
somiglianza tra la canzone e Gardis?