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Autore: Agnes_Gray12    29/08/2015    0 recensioni
Camilla, Francesca e Amanda sono tre amiche in età liceale che decidono di trascorrere le vacanze estive insieme.
Camilla è una splendida ragazza, forte e indipendente, che fa fatica a mantenere una relazione stabile. Ha diciassette anni, ed è la più piccola delle tre.
Francesca è la più romantica. Fidanzata con Gaetano, crede fermamente nell'amore che dura per tutta la vita.
Amanda, infine, vive con Giovanni una storia tormentata e travagliata, a causa di una grande distanza fisica che li separa.
Varie vicissitudini, tra intrecci amorosi, litigi e incomprensioni, condite da una buona dose di situazioni divertenti e umoristiche, scandiranno trenta giorni della loro estate.
Per saperne di più, non vi resta che leggere!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Camilla

Vogue America, una vaschetta di gelato alla stracciatella a disposizione, Cosmopolitan aperto su un modello a caso a torso nudo e nessuno in casa.
Praticamente il mio concetto di Paradiso. Il modo perfetto di passare un caldo e noiosissimo giovedì pomeriggio. 
Sapete invece cosa c'è di DAVVERO deprimente per tenersi impegnati? Se siete dei baldi giovanotti, non potete saperlo. Ma se, come me, siete
vittime indifese del tirannico potere di vostra madre, che alla chiusura della scuola vi aspetta al varco armata di scopa, paletta e spazzolone, consapevole che ormai
non potete più difendervi dal vostro ineluttabile destino usando come scusa i compiti, avrete di sicuro una vaga idea di cosa vi aspetta.
Avete capito bene. Non c'è cosa più odiosa delle pulizie domestiche. Ma non solo il giovedì pomeriggio. Fosse per me, le rimanderei fino all'anno del mai. 
Insomma, voglio dire, non vi aspetterete davvero che una brillante studentessa del liceo classico si spogli delle sue scintillanti vesti per indossare quelle umili di una povera colf?
Una colf anche abbastanza sfigata, dato che sono ORE che passo lo straccio per la polvere su questa sciaguratissima televisione, eppure mi sembra solo di sollevarla per un breve istante, 
prima che quella vada a rimettersi esattamente dove stava prima. Se è così, a che cavolo servono le pulizie? No, dico, me lo spiegate?
-Lascia perdere quella televisione prima che si consumi. Non devi essere perfezionista, qualche granello resta sempre- borbotta l'Eminenza Grigia dall'altra parte.
Odio mia madre quando vanifica i miei sforzi per aiutarla. Ha perennemente stampata sul volto quell'aria di sufficienza, anche se so che è soddisfatta per la sadica tortura cui mi sta sottoponendo.
-Che altro devo fare, mamma?- domando con tono lamentoso, lanciando sul tavolino lo strofinaccio.
-Montami l'asse da stiro.- dice mamma con nonchalance, continuando a spazzare il pavimento della cucina.
-Dove sarebbe l'asse?- Comincio a guardarmi intorno impacciata, quasi dovessi aspettarmi di vederla scendere dal cielo da un momento all'altro, accompagnata da un coro angelico.
-Come sarebbe a dire "Dove sarebbe l'asse?" Non sai neanche dove tengo la roba per stirare? E se mi capitasse qualcosa, come faresti a mandare avanti la casa? Alla tua età io...-
-Mamma, per l'amor di Dio, ti ho fatto una domanda, mica ti ho sparato! Lascia stare, me la vedo io!- esclamo, provando un moto di fastidio. Possibile che al primo, minuscolo sgarro, mia madre perda la pazienza in questo modo?
Mah. Sarà colpa della menopausa. 
Apro il mobile della cucina e tiro fuori dal suo vano l'asse da stiro, riposta in verticale contro la parete dell'armadio.
-Beh, vai, aprila- ordina l'amorevole genitrice, riponendo nello sgabuzzino la scopa e la paletta.
Lancio un'occhiata all'asse. E' alta e peserà un quintale. Come dovrei aprirla? C'è una parola d'ordine?
-Abbassala e fai pressione ai lati. E' come un tavolino pieghevole. Le gambe sono incrociate, devi tirare la levetta per impostare l'altezza-
Obbediente, provo a tirare verso il basso la levetta posta al di sotto dell'ordigno, ma quella rimane inerte. Provo con più forza, ma niente.
Rossa in volto comincio a spingere i lati della tavoletta, provando ad aprire l'asse, ma quella rimane piegata.
Sempre più spazientita ingaggio un corpo a corpo con l'asse, provando a tirare in tutte le direzioni. Come cazzo funziona questa cosa?
Mamma fa schioccare la lingua e prende il mio posto nella lotta con l'asse, regolandola in un paio di mosse.
-Capito come si fa?- chiede compiaciuta. 
L'orologio in salotto batte le sette e mezza. Fine della tortura!
-Beh, direi che per oggi ho finito. Fanno dieci euro tondi tondi signora- dico, aprendo la mano in una finta attesa di pagamento.
Mia madre mi scocca un'occhiata infuocata, prima di sparire in salotto.
Guardo il display del mio cellulare, appoggiato su un pensile vicino e gioisco nel vedere l'icona di un messaggino. Qualcuno, da qualche parte,
ha preso il suo cellulare per scrivermi, pensando a me per una frazione di secondo. Mi viene da sorridere. Premo "Leggi" e comincio a scorrere il testo.

"Ciao Cami, stasera vieni alla festa? Fran".

Francesca Iovinelli. La mia migliore amica. Ovviamente. E' da lei mandarmi messaggi senza informazioni. La festa di chi? Premo "Rispondi" e digito velocemente:

"Che festa? Cami".

Dopo qualche minuto arriva la risposta.

"Cami, la festa di Daniele. Alle otto e trenta a Villa Rosa, ne parla da settimane, ti dice niente? Fran".

Silenzio. 
Oh, merda.
Le mie dita si muovono frenetiche sulla tastiera del cellulare, mentre il cuore comincia a battermi più forte. La festa di Daniele. L'evento dell'anno. Tutta la scuola presente. Avevo completamente dimenticato che fosse oggi.
E ora me ne sto nella cucina di casa mia, vestita da Cenerentola e ricoperta di polvere. E non ci sono neanche i topini gentili ad aiutarmi a prepararmi e ad arrivare lì in meno di un'ora.
Meno di un'ora. 

"Francesca, è tra un'ora, come faccio a prendergli un regalo decente, impacchettarlo, rendermi presentabile e arrivare a Bellona in un'ora? Cami"

L'attesa del suo messaggio mi logora. Mentre aspetto, mi spoglio e sgancio il reggiseno bianco, sostituendolo velocemente con quello color pelle, che va bene sotto tutti i vestiti.

"Vengo tra venti minuti sotto casa tua con Sunshine. Per il regalo me la vedo io. Muoviti, svampita del cazzo! Fran"
 
Una vera marchesa. Ma io le voglio bene per questo.

******

Francesca

Richiudo il telefono con rabbia. Camilla Di Donato è una delle persone che più al mondo riesce a farmi innervosire. Ma non è solo lei: ogni persona così mi mette nervosismo addosso. Distratta, disordinata, sempre nei casini, con mille pensieri
che vanno e vengono. Bella, su questo nulla da dire. Alta, anzi altissima, snella e slanciata. Bella anche nel viso, fiero, austero, di una bellezza nordica, coronato da lunghi capelli biondi. E tanto intelligente da mettere a disagio.
D'accordo, fin qui ci siamo. Ma che a volte questa specie di supermodella straordinariamente perspicace si trasfomi in una distrattona con la testa perennemente tra le nuvole mi manda letteralmente in bestia.
Ma d'altronde, se non passo sopra a queste piccolezze, io che sono la sua migliore amica, chi può farlo?
Mi chiamo Francesca. Diciassette anni, portati malissimo per la mia età. Sembro molto, molto, ma molto più piccola, e ciò è dovuto alla mia bassa statura. I miei lineamenti dolci e i capelli castano scuro perennemente sistemati in pettinature
che valorizzino i miei boccoli, non aiutano a invecchiarmi. Potrei tranquillamente, una di queste volte, entrare a scuola dall'entrata secondaria, quella riservata agli studenti delle medie, e sembrare perfettamente in regola.
Tuttavia, se mi osservate attentamente, comincerete a notare tanti piccoli particolari che mi riportano alla mia vera età. Anzitutto il fatto che sono formosa: petto ben piazzato, snella nel punto vita, larga al punto giusto nei fianchi. 
Poi, le mie gambe, sebbene non lunghissime, sono molto muscolose. Ciò è dovuto alla faticosa e inevitabile attività fisica cui mi sottopongo regolarmente. Il motivo? Sono una scout della parrocchia di San Nicola, il paesino in provincia di Caserta dove vivo, e dire che
siamo costantemente impegnati è poco. Tra campeggi e attività di beneficenza, che spesso e volentieri richiedono faticosi sforzi, non so davvero come dividermi. Avrei lasciato gli scout da un bel pezzo, se non fosse per le amicizie e gli amori -finiti per lo più delle volte male
- che ho intrecciato lì.
Ad ogni modo, decido di calmarmi. Faccio un respiro profondo, dimentico per un momento la negligenza della mia biondina preferita, e mi dirigo in bagno già vestita per la serata. Indosso un miniabitino fucsia con scollo a barca e gonna a palloncino, che valorizza la mia carnagione chiara e pulita, e delle altissime decolleté 
nere con la punta aguzza e il tacco a spillo. Aggiungo un tocco di rossetto e un velo di ombretto sugli occhi, poi afferro una pochette fucsia dall'ingresso e scendo in garage.
Ora. A volte penso che la vicinanza di Camilla mi contagi. Ho scelto queste scarpe bellissime -e scomodissime- per la serata, avendo il motorino come unico mezzo di trasporto.
Come cavolo faccio a guidarlo?
Dal cancello del garage entra Daniela, mia sorella. 
E all'improvviso ho una folgorazione.
-Danielina-, azzardo con voce mielosa, schiarendomi la gola.
-Che vuoi, Francé?- risponde sgarbatamente la mia sorellona, frugando nella sua borsetta in cerca delle chiavi della sua auto.
-Ho delle scarpe un pò altine per la serata. E fra dieci minuti devo andare da Cami. Ma mamma è già andata via- spiego.
-Non hai il Liberty?- risponde mia sorella, tutta assorta nella ricerca delle chiavi.
A volte penso che i neuroni nella mia famiglia siano stati messi in palio. E che io li abbia vinti tutti.
-Sorellina cara, ti è sfuggito che ho delle scarpe un pò altine? Non posso guidarlo-
-Io non ti accompagno- taglia corto Daniela. Ha trovato le chiavi e ora sta aprendo la portiera del guidatore.
-Ma sei di una cazzimma unica!- piagnucolo, pestando per terra i piedini. Quando faccio così sembro proprio una bambinetta. Ma, vi dirò, il più delle volte si rivela efficace.
-Potevi chiederlo a mamma! Io mi devo vedere con Stefano tra mezz'ora. Non posso farti da taxi- ribatte, chiudendo definitivamente la portiera e mettendo in moto.
Dopo qualche secondo, Daniela fa manovra ed esce dal garage, allontanandosi con il rombo del motore della sua Audi Coupé. 
-Chiudi tu!- mi grida dal finestrino aperto, prima di sparire. 
Resto a fissare il niente, inebetita. Maledetta, mi ha lasciato a piedi. A me! Dico a me! Sua sorella! 
Che tristezza! Dove andremo a finire?

*******

Amanda

*******

-Amandaaaaaaaaa!!!-
L'urlo di battaglia di Carlo, mio fratello. Irritatissima, afferro l'arricciacapelli e comincio a lavorare separatamente sulle piccole ciocche della mia lunga e foltissima chioma castana.
Già la mia voglia di andare a quella dannata festa è pari a zero. Se poi ci si mettono anche i miei due fratellini minori, non fanno altro che peggiorare le cose. Prima di tutto, un'emicrania di dimensioni omeriche
mi tormenta da stamattina. Inoltre Daniele mi è antipatico e andare alla sua festa mi sembra in tutto e per tutto un atto di una farsa. Se a tutto ciò aggiungiamo essere una brava sorella maggiore per Carlo e Alfonso, allora la situazione degenera definitivamente.
Tuttavia, invece di sdraiarmi sul letto, completamente rilassata e felice per la fine di quell'odiosissima scuola, con un aspirina e un morbido cuscino a farmi compagnia, mi sono fatta coraggio e mi sono seduta di fronte allo specchio di camera mia, a prepararmi per questa stupida festa.
Quando il dovere di brava -e ipocrita, dato che nella mia classe la falsità regna sovrana- compagna di scuola chiama, Amanda Funari, suo malgrado, risponde.
E così, eccomi qui, intenta ad entrare in un abito nero molto scollato, con profonde pieghettature greco-romane, che lo fanno assomigliare a un peplo. Dico "entrare", perchè purtroppo nella comodità del vestiario il mio seno enorme non mi aiuta: una quinta taglia montata su un corpo alto e magrolino, carente di forme in più punti.  
Il mio viso è il mio maggior vanto. Lineamenti fini e dolci, grandi occhi color nocciola, naso aquilino non troppo pronunciato, bocca delicata. Mi piace valorizzarlo truccandomi spesso, con i colori che mi stanno meglio. Questa sera, ad esempio, ho scelto un ombretto argenteo, accompagnato da una lievissima linea di eyeliner sulle palpebre.
Infilo in fretta un paio di sandali color argento, con deliziose zeppe alte e sofisticati lacci lucenti, poi prendo dall'armadio una stola di seta dello stesso colore del vestito e una borsetta.
Mi guardo allo specchio, soddisfatta. Sono pronta.
Sento brividini d'eccitazione per tutto il corpo. In fin dei conti è pur sempre una festa, penso, aggiustandomi i capelli per l'ultima volta. Se ci sono Camilla e Francesca poi, tanto meglio.
Sento un sorriso affiorare alle labbra. Sono molto affezionata a quelle due. Siamo amiche fin dall'inizio della scuola, da quando il primo giorno mi sono seduta accanto a Camilla e Francesca era alle nostre spalle, accanto a quella vipera di Sara Stabile.
Ci siamo trovate fin da subito sulla stessa lunghezza d'onda, nonostante avessimo passioni e interessi molto diversi tra noi. 
Io, per esempio, sono da sempre appassionata di disegno, arte in generale, fumetti americani. Passioni che affondano le proprie radici nella mia più tenera età.
I fumetti della Marvel occupano un posto d'onore nella mia biblioteca. Li amo tutti. Dall'Uomo Ragno agli X-men, nessuno escluso. Nella mia stanza ho i modellini in scala de "I Fantastici 4". 
Amo l'arte in tutte le sue forme, da quella classica a quella moderna: riesco a individuare nella struttura di ogni opera l'impegno e la passione del suo artefice, ciò che contribuisce a renderla unica e affascinante. Ne vado orgogliosa, nonostante la maggior parte delle persone non capiscano. Per loro le ragazze sono vestiti, gioielli e tresche.
Le uniche a capire, sono le due ragazze citate prima. Le mie sorelline acquisite. Anche per loro sono una sorella maggiore: entrambe mi chiedono consigli nei campi più svariati. La mia risposta le rincuora, perciò a volte mi sento responsabile per quanto accade loro.
Segretamente, se posso dirvelo, credo che prima o poi, la nostra amicizia sia destinata a finire. Nella vita si prendono strade diverse, e le nostre ci porteranno lontano. Pensarci mi fa male, mi fa star male fisicamente, ma io cerco di tenermi il più possibile per me questo pensiero, confortata nella speranza che accada l'esatto opposto. 
Detto tra me e voi, con cui ormai ho cominciato ad acquisire una certa confidenza, io penso che ognuna di noi, nonostante la forza della nostra amicizia, possieda un piccolo segreto che tiene nascosto alle altre. La nostra è un'amicizia un po' strana e fuori dal comune, ma non per questo meno forte.
Sono ancora persa in queste complesse elucubrazioni -o seghe mentali, chiamatele pure come vi pare- quando il tornado Carlo si abbatte contro la porta della stanza, e per poco, nella foga di entrare, non la butta giù.
-Amanda! Amiiiiiiiiii!!- grida la peste.
-Che vuoi?- chiedo sgarbatamente, ficcando nella borsetta il telefono e le chiavi di casa. 
-Papà ha fretta, dice che ti devi muovere-, grida di rimando Carlo, provando, senza successo, ad aprire la porta. L'ho chiusa a chiave per precauzione, per non essere disturbata dai miei fratelli durante la vestizione.
-Digli che sto venendo!- rispondo seccata. Fretta di cosa? Di fare i salamelecchi a quel deficiente che -non ci voglio neanche pensare- da oggi in poi avrà anche il diritto di voto? No, grazie.
Con un sospiro chiudo la borsetta e mi guardo per un'ultima volta allo specchio. Sento un altro sorriso premere sulle labbra per uscire. 
Tra poco sarò maggiorenne anche io. Ancora pochi mesi. 
E da allora potrò fare tutto ciò che vorrò.

******* **Angolo Autrice**
Salve a tutti, ragazzi! :) Sono una giovane scrittrice esordiente, e sono da pochissimo qui su Efp! Mi sono registrata perché, proprio oggi, ho trovato questa vecchia storia ancora incompiuta nei meandri del mio computer. Risale alla mia adolescenza e nel rileggerla ho provato un'emozione grandissima: da allora sono cresciuta molto, sia come scrittrice, che come persona. Vi invito, però, a darci comunque un'occhiata e, se avete tempo, a recensirla: anche se sono migliorata, sono ancora una scrittrice esordiente, per cui qualsiasi critica costruttiva è sempre bene accetta!
Vi ringrazio anticipatamente per il tempo che mi dedicherete! Ciao a tutti ^^
   
 
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