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Autore: Luce_Della_Sera    29/08/2015    2 recensioni
Una famiglia torna a casa, in una domenica qualunque.
Ogni componente pensa che quella sarà una serata come le altre, ma non sanno che ad attenderli ci sarà qualcosa di totalmente sconvolgente e inaspettato...
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una sgradevole sorpresa

Guardai la strada che si muoveva sotto l’automobile e sospirai, pensando a come quella giornata fosse volata: andare a trovare i miei genitori era sempre una gioia per me, ed ero felice di vedere quanto i miei figli si divertissero con i nonni.
I due più piccoli, una bambina di nove anni e un bambino di undici, adoravano passare il tempo con la nonna, che li viziava in una maniera incredibile; mia figlia poi aveva una autentica passione per i pulcini e per conigli e galline, e amava molto osservare mia madre mentre li nutriva. Il mio figlio maggiore, invece, che di anni ne aveva quindici, non era interessato a quelle cose, ma adorava ascoltare il nonno mentre raccontava della sua giovinezza, e della guerra in cui aveva combattuto; molto spesso, anche mio marito si univa a loro.
Avevamo passato proprio una bella domenica, ma come avrei dovuto immaginare, anche le cose belle portano liti: furono proprio i miei figli a ricordarmelo.
“Papà, se tu sapessi quanto erano carini i coniglietti e i pulcini! Dovresti venire a vederli anche tu, ogni tanto!”.
“Siria, non essere ridicola: a papà queste cose non interessano. Noi maschi non siamo così interessati ai cuccioli e ai bambini, come voi femmine… che ci troverete mai, poi, chissà!”.
“E tu che ne sai, Corrado? Non hai un briciolo di sensibilità, stai sempre attaccato ai videogames! Quella non è la vita vera, sai? Mario, non sei d’accordo?”.
Anche senza girarmi, potevo indovinare l’espressione che mio figlio più grande aveva dipinta sul viso in quel momento: voleva essere superiore a quei bisticci che ormai considerava infantili, ma era intimamente d’accordo con il fratello; allo stesso tempo però non voleva contrariare la sorellina, che adorava!
Lanciai un’occhiata a mio marito, ma lui continuava a guidare come se nulla fosse, e così mi costrinsi ad intervenire, girandomi verso il sedile posteriore.
“Ragazzi, per favore, smettetela: ognuno è fatto a modo suo, ad ognuno di noi piacciono cose diverse… e non ce n’è una che sia migliore di un’altra. Piuttosto, siete sicuri di aver fatto tutti i compiti?”.
“Sì, mamma”, risposero tutti e tre in coro.
“Mi fa piacere. Allora, cosa vorreste per cena?”.
Fui sollevata nel constatare che il litigio era stato abbandonato, e mi rilassai: pensavo che quella sarebbe stata una serata come tante altre, ma mi sbagliavo… e ne ebbi la prova appena arrivammo davanti alla porta di casa. Mi ci volle appena una frazione di secondo per capire cosa non andasse: la serratura era stata chiaramente forzata! Chiusi gli occhi, raggelata, ma quando li riaprii, la situazione non era cambiata: e tale fu il mio shock, che una volta in casa non ricordavo nemmeno come avessimo fatto esattamente ad entrare.
“Attenti, potrebbe esserci ancora qualcuno”, disse mio marito; istintivamente, mi misi davanti ai miei figli per cercare di proteggerli, ma ci accorgemmo ben presto che la casa, buia come non mai, era vuota.
Con mano tremante, accesi la luce, e lo spettacolo che mi si parò davanti mi spaventò: la finestra della sala era aperta, e il solo vederla mi scatenò sentimenti contrastanti: da una parte la rabbia, e dall’altra un grande sconforto.
“Devono essere scappati da lì: una volta entrati in casa, sarà stato facile aprire la finestra normalmente e calarsi giù!”.
Mio marito mi guardò, dopo aver pronunciato quelle parole: istintivamente, sentii che provava le stesse cose che stavo provando io in quel preciso istante.
“Hai ragione… siamo al primo piano, non avranno avuto grosse difficoltà!”.
“Però non hanno preso niente. Vero mamma?”.
Abbassai lo sguardo per incontrare quello speranzoso di mia figlia.
“Qui sembra di no, tesoro”, confermai, guardandomi attorno.
In effetti, la stanza sembrava integra, a parte qualche cassetto aperto; mi sporsi, e constatai che anche la cucina era nelle stesse condizioni.
“Forse non hanno preso nulla”, dissi, per rassicurare sia me stessa che la mia famiglia.
“I miei videogiochi!”, esclamò Corrado proprio in quel momento: prima ancora che potessi fermarlo, era già partito in direzione della sua camera, che condivideva con il fratello maggiore.
“Vado a vedere anche io”, fece quest’ultimo, sparendo anche lui.
Siria sembrò esitare, dondolandosi per qualche attimo sulle gambe: dopodiché seguì l’esempio dei fratelli, e corse via anche lei.
“A…a questo punto, direi che dovremo andare anche noi in camera nostra. Per…controllare, sai... non vorrei che…”.
Non riuscii a finire la frase. Mi sentivo violata, ferita, offesa nella mia intimità: mio marito mi abbracciò per confortarmi, ma io a malapena me ne accorsi. Era stata proprio una sgradevole sorpresa, e non avrei mai creduto di provare una tale paura ed una tale angoscia, a trentotto anni; l’unica cosa che mi consolava era che il tutto fosse avvenuto quando la casa era vuota. Cosa sarebbe successo se i ladri fossero entrati mentre noi eravamo nell’appartamento? Di solito, i malviventi scappavano appena sentivano il primo movimento, ma a volte portavano armi: chi mi garantiva che non avremmo corso rischi, e che i miei bambini non sarebbero stati in pericolo?
Quasi come se avessero captato i miei pensieri, proprio in quell’istante si udirono tre voci allarmate, che mi spinsero a muovermi nonostante mi sentissi svuotata:
“Mamma, hanno preso il mio computer!”, urlava Mario, agitato.
“Mamma, hanno preso i miei videogiochi!!”, urlava Corrado: dal tono che aveva, si sentiva che lottava per non piangere.
“Mamma, il mio tablet! Hanno preso il mio tablet!”. Siria, a differenza dei fratelli, era proprio in lacrime.
“Tu vai da lei, io penso ai ragazzi”, mi disse il mio consorte: entrambi ci precipitammo verso il corridoio, per poi dividerci e puntare verso due direzioni opposte: mentre mi dirigevo in camera di mia figlia, però, con la coda dell’occhio vidi un’altra cosa, e mi bloccai: la camera da letto in cui dormivo da anni era irriconoscibile. Cassetti smontati, armadi aperti, abiti e biancheria ovunque, sia sul letto che in terra… entrai senza pensarci, e iniziai una ricerca frenetica: i miei gioielli erano spariti, e così anche i soldi, anche se ero solita nasconderli nel mio cassetto della biancheria quando uscivamo ed erano troppi per essere portati in giro. Mi avvicinai poi all’armadio, e notai che persino alcuni miei vestiti mancavano all’appello: li immaginai addosso a qualche ladra, e mi accasciai sul letto come fossi stata priva di forze.
“Il mio tablet…il mio tablet!”.
Mi riscossi e mi alzai in fretta, tornando alla realtà: c’era qualcun altro che aveva bisogno di me.
La cameretta della mia bambina era una copia in piccolo della mia: era tutto sottosopra.
“Perché, mamma? Perché la gente è così cattiva?”.
“Non saprei proprio, Siria. Ma tu non devi preoccuparti: il tablet lo ricompreremo”.
“Davvero?”.
“Ma certo!”.
“Tu e papà ricomprerete anche il computer di Mario e i videogiochi di Corrado?”.
Sorrisi: era incredibile notare come, nonostante lo smarrimento che potevano provare, i bambini riuscissero ad essere sempre altruisti.
“Certo che sì!”.
“Quando?”
“Non lo so”.
Per un attimo, ero stata tentata di dire una bugia, e rassicurare mia figlia dicendole che sia lei che i fratelli avrebbero avuto al più presto altri congegni elettronici: ma non me l’ero sentita. Vista la brutta avventura, avremmo dovuto procurarci anche altre cose fondamentali: un allarme, prima di tutto, e una nuova serratura, più robusta. Non sarebbe stato facile, perché io non lavoravo e quindi qualsiasi spesa era un sacrificio, ma ormai, lo capivo, non si poteva più temporeggiare. Bisognava andare avanti: dimenticare, e fortificarsi.
“Ci riprenderemo”, pensai, mentre abbracciavo la mia bambina. “Ci hanno privato di alcuni nostri beni, ci hanno devastati psicologicamente, ci hanno colpiti nel posto in cui ci sentivamo più sicuri: ma non ci hanno sconfitti. Noi siamo più, forti, supereremo tutto! Questo momento così orribile passerà, e in futuro staremo più attenti: non ci faremo cogliere impreparati una seconda volta, perché quest’esperienza ci renderà più forti!”.
Determinata, cercai lo sguardo della mia piccola, e dopo averle asciugato le lacrime, le dissi: “Coraggio, aiutami a rimettere un po’ in ordine. Poi, se ti va, puoi aiutarmi a fare la cena, stasera!”.
Lei mi fissò, un po’ dubbiosa.
“Va bene, mamma”.
Le sorrisi, iniziando a mettermi all’opera.
La vita doveva continuare, ne ero consapevole: e affinché questo avvenisse, si doveva iniziare dai più piccoli gesti!

  
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