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Autore: itssostrange    29/08/2015    4 recensioni
Louis ha una storia difficile da raccontare. Harry invece è in apparenza appagato e felice, e ride troppo. A Louis sta sulle palle Harry, davvero. Però ha gli occhi verdi, e a Louis sono sempre piaciuti gli occhi verdi. Quando era in grado di ammettere che gli piacesse qualcosa, s'intende.
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O quella in cui Louis non regge più. Harry ride male. E Zayn (accennato) è un figlio di puttana.
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Buonasera a chi ha aperto la mia storia, dopo mesi senza ispirazione è arrivata l'illuminazione. e ho scritto tutto in una notte.
Spero vi piaccia, perchè ci ho lasciato dentro un pezzo di me.
Lasciatemi una recensione se vi va. Buona lettura.


Molto prima di incontrarci avevamo fatto gli stessi sogni.
Vladimir Nabokov-Lolita
 
Louis ha una storia difficile da raccontare. Harry invece è in apparenza appagato e felice, e ride troppo. A Louis sta sulle palle Harry, davvero. Però ha gli occhi verdi, e a Louis sono sempre piaciuti gli occhi verdi. Quando era in grado di ammettere che gli piacesse qualcosa, s'intende. 
Era un giorno come gli altri, grigio, freddo, e spento. Praticamente come Louis, che, infagottato nei suoi skinny neri completi di felpa e converse dello stesso colore, girava invano vorticosamente la rotellina del suo scassatissimo clipper, ma della fiammella neanche l'ombra.
All'improvviso uno zippo acceso gli si piantò davanti agli occhi, e il castano a stento trattenne uno sbuffo quando vide che la mano che lo teneva sollevato apparteneva ad Harry Styles.
"Cazzo ma sei sfondato di soldi" imprecò Louis con la sua solita poca finezza, sapendo quanto potessero arrivare a costare quegli accendini. Nonostante ciò il bisogno di fumare lo distrasse e accese la sua sigaretta.  
"Non è mica originale" rispose Harry col solito sorriso dall'alto del suo metro e ottanta. Ma Louis non lo ascoltò. Pensava solo che ogni volta che lo vedeva i suoi capelli sembravano cresciuti sempre più a dismisura. 
In effetti era da un po' che Harry non dava una sistemata ai suoi ricci, ma faceva tutto parte del suo animo odiosamente hipster, pensava il castano. Per non essere completamente maleducato alzò una mano in segno di salutò e andò via. Harry non lo seguì. Non c'era motivo per cui avrebbe dovuto. I due non avevano nessun tipo di rapporto. Una volta Harry aveva portato a casa Louis ubriaco da una festa. E un'altra ancora Louis gli aveva offerto da fumare, ma non importava. Perchè a Louis sta sulle palle Harry, davvero. Ride troppo. È fuori luogo. Ride troppo ed è fuori luogo.
 
***
"Vedi di riprenderti domani figlio di puttana, che non reggo un'altra mattina da solo."
Sì, Louis e l'educazione vanno praticamente a braccetto. Solo non tra loro. 
Chiuse il telefono.
Ma Louis in fondo voleva bene a Zayn, era l'unico amico che aveva e l'unica persona che avesse mai provato ad aiutarlo, e gli dispiaceva davvero che era a letto con la febbre. Ma. Non poteva lasciarlo solo per tre mattine di fila a sopportare quella scuola di merda. 
"Frocio del cazzo."
Appunto. 
A volte gli esseri umani non li capiva proprio.
Svoltò l'angolo e si diresse verso casa.
 
***
"No mamma lasciami stare, per piacere, esco, non aspettarmi alzata."
La donna abbassò gli occhi e annuì piano, mentre Louis mormorava uno 'scusa' e usciva dalla porta. Erano le undici passate, e lui era per strada, al freddo. 
Pianse. 
Era fottutamente solo, e a nessuno importava. 
Camminò un po' e pensò a cosa avrebbe potuto fare per smettere di piangere.
Alcol. 
Sì, anche Louis e le buone idee andavano a braccetto, sempre non tra loro.
Si diresse al 24/7 vicino casa e filò dritto al reparto liquori.
Aveva smesso di piangere e guardava distratto le etichette quando una voce familiare lo costrinse a voltarsi.
"Hey, che ci fai qui?" 
"Porca puttana" rispose Louis stizzito. 
Un Harry Styles in camice da lavoro lo guardava sorridendo. 
"Che cazzo ci fai tu qui più che altro?" 
Il riccio capì che la situazione era seria e smise di sorridere. 
"Calmati" disse solo. 
"No, fanculo" il castano alzò un po' il tono di voce, afferrò una bottiglia e si voltò per andare via. 
"Il mio turno finisce tra un quarto d'ora, aspettami fuori." 
disse la voce di Harry da lontano.
Louis pagò tutto, uscì, e quando le lacrime ricominciarono a scendere senza che potesse farci nulla si sedette sul marciapiede fuori il supermercato. Decise di aspettare Harry. 
Non perchè lo volesse, s'intende. 
Solo perchè era troppo esausto per camminare ancora.
Passò un arco di tempo che potrebbe o non potrebbe essere identificato in un quarto d'ora, e il riccio uscì dalle porte automatiche. 
Si guardò un attimo intorno e si avvicinò a Louis sedendoglisi accanto.
"Perchè volevi sbronzarti da solo su un marciapiede sporco?" disse dopo un po'.
Ecco un'altro che il tatto l'ha dimenticato in pancia alla madre. 
E sorride anche, mentre lo dice. 
Louis è tentato di tirargli un pugno e si pente di averlo aspettato.
Fa per alzarsi ma barcolla, e Harry lo tiene fermo per evitare che cada. 
"Smetti di sorridere, ti prego"
Non ha la forza per arrabbiarsi, vuole solo che il riccio si tolga quel cazzo di sorriso forzato e fuori luogo dal viso. 
Harry obbedisce. 
E, "Scusa", dice.  
Si risiedono entrambi. 
"Perchè a nessuno fotte se lo faccio." risponde Louis alla domanda senza tatto dopo un tempo indefinito.
Silenzio. 
Harry azzarda, alza una mano e sfiora piano la spalla del castano, per poi poggiarcela sopra. Quando quello non oppone resistenza gli circonda le spalle grandi col braccio. 
Louis è davvero, davvero tentato dall'urlare. Ma Harry è così caldo che spinge con forza il viso contro il suo petto e piange. Piange forte. Singhiozza, trema e non riesce a fermarsi. 
Harry lo tiene a sè, saldo ma non stretto, gli strofina le mani addosso per riscaldarlo. 
Non lo conosce, non sa cosa gli sia successo, non sa perchè piange, eppure lo tiene a sè, sul suo petto, all'altezza del cuore. 
E Louis piange così tanto che sente di stare per svenire, stringe nelle mani il maglione di Harry, e quello gli sussurra qualche semplice parola.
"Va tutto bene. Sfogati. Sto qui ad aspettarti." 
Louis non è sicuro che sia la cosa giusta da fare, ma lo fa, e pian piano i singhiozzi lasciano spazio a un pianto silenzioso e sommesso, e il ragazzo quasi smette di tremare. 
Quando riesce di nuovo a parlare, o più che altro a respirare, sussurra tre parole confuse, che il riccio però riesce a capire. 
"Bevi con me?" 
"Sì Louis, però qui è brutto, non trovi? Vieni con me, ti porto al parco." 
E il castano non sa perchè, ma le parole di Harry gli sembrano così rassicuranti, che si lascia portare, quasi a peso morto, al parco a pochi metri di distanza. 
Si siedono su una panchina e Louis inizia a riprendere lucidità. 
"Vuoi raccontarmi cosa è successo?" chiede Harry gentilmente.
Il castano scuote piano la testa, apre la bottiglia, che si accorge essere di vodka, dandone un lungo sorso e passandola al riccio, che lo imita subito dopo.
"Sai Louis, a me fotte se ti sbronzi, perchè poi devo portarti io a casa, dato che sei qui con me. E domani devo io tenermi lontano perchè anche senza postumi sei stronzo di tuo." 
Il castano ridacchia, ed è un po' che non lo faceva, pensandoci. Ma Harry l'ha fatto ridere.
"Ti starò alla larga, promesso." risponde
"Questo è un sollievo." e anche il riccio ride un po', dicendolo.
"Ah cazzo che mal di testa" impreca Louis "Vorrei essere una stella. Le stelle non soffrono di emicrania giusto?"
"Non che io sappia" 
"Allora vorrei decisamente essere una stella"
Forse gli effetti della vodka iniziano a farsi sentire.
 
Venti minuti e tre quarti di bottiglia di vodka dopo, Louis è completamente ubriaco e quasi dorme steso sul prato con la testa sulle gambe di Harry, che, leggermente brillo, si riposa appoggiato contro un albero. Il riccio non ha bevuto granchè, aveva intuito che altrimenti non sarebbero tornati a casa quella notte.
"Styles perchè stai qui con me?" dice Louis all'improvviso strascicando le parole.
"Non ho nulla di meglio da fare" 
"Mh"
"Non vuoi proprio dirmi perchè stai così?" chiede Harry scostandogli una ciocca di capelli dagli occhi, ormai più rossi che azzurri.
Louis fa spallucce e una lacrima silenziosa gli scappa percorrendogli tutto lo zigomo. Il riccio la asciuga picchiettandoci sopra un dito e sorride. Quando il castano lo guarda si ricorda che non dovrebbe, e abbassa subito gli angoli della bocca. Ma Louis non può fare a meno di notarlo.
"Me lo dici perchè sorridi sempre?"
"Abitudine, reazione spontanea alle cose tristi."
Il castano non capisce bene, ma annuisce.
"E tu me lo dici perchè non sorridi mai?"
"Perchè ho ancora mal di testa"
"Ti offro una sigaretta"
E Louis accetta grato, le sigarette lo aiutano sempre con la sua emicrania, forse è solo suggestione, ma comunque non gli importa. Afferra la Camel dalle mani del riccio e aspira. Passa del tempo, non sa definire quanto, e poi apre bocca. E, davvero, non sa perchè lo fa. Sa solo che ne ha bisogno.
"Harry"
"Mh?"
"Mio padre è morto per overdose"
Oh.
 
***
Il giorno dopo Louis è a scuola, e non sa bene come ci è arrivato lì. Sà solo che ha un mal di testa assurdo e che quando sua madre l'ha svegliato quella mattina, era nel suo letto.
Vorrebbe cercare Harry e chiedergli cos'è successo, ma gli aveva promesso di tenersi alla larga, questo lo ricorda, e mantiene la parola.
Il riccio è seduto in aula distratto. La confessione di Louis gli rimbomba nelle orecchie, il ragazzo si era addormentato subito dopo. Harry aveva aspettato che la testa smettesse di giragli, l'aveva sollevato di peso fino alla sua macchina, e portato a casa. Lì una donna che è praticamente la fotocopia femminile di Louis lo ringrazia con un sorriso triste e lo fa entrare per portare il figlio a letto al piano di sopra.
Harry non sa niente di Louis, tranne qualche frase sconnessa detta da ubriaco e che ha sempre mal di testa. Ma quella notte, prima di andare, gli lascia una carezza sui capelli.
 
***
Due giorni dopo, Louis sta male.
Ma non male così. 
Male male. 
Male che prendere sei aspirine per il mal di testa a stomaco vuoto non era stato intelligente. 
Male che neanche la bottiglia di vodka era stata intelligente. 
Male che non riesce a smettere di vomitare. 
Male che non respira neanche più.
E Louis ci prova a resistere, ma capisce che da solo non riesce, e fa l'unica cosa che in quel momento gli viene in mente. 
È mezzanotte, tutti dormono, esce di casa barcollando e arriva meglio che può al 24/7.
Spera con tutto se stesso di averci azzeccato. E ringrazia un Dio in cui non crede quando scorge i due occhi verdi che stava cercando. 
"Harry"
Il riccio si volta, e spalanca gli occhi spaventato
"Ti prego aiutami"
Subito dopo, buio.
 
***
Quando Louis apre gli occhi, vede bianco. 
Per un attimo pensa di essere morto e finito in paradiso.
Poi si ricorda che il paradiso non esiste, e anche se esistesse di certo non è lì che si troverebbe. 
Sbatte gli occhi più volte, e riesce a distinguere nel bianco le mura di una stanza. 
"Porca puttana" 
Louis sobbalza, volta la testa di scatto e sente tutto sottosopra, quindi serra gli occhi, in attesa che il mondo smetta di girare. 
Li riapre poco dopo, e riesce finalmente a riconoscere il viso di Harry che
"Porca puttana" ripete piano, con un sospiro di sollievo. 
"Mh?" cerca di chiedere spiegazioni Louis con l'unica parola che riesce a pronunciare. 
"Mi sono spaventato" Harry sorride, ma per poco "Ti hanno fatto una lavanda gastrica, rincoglionito" 
Il castano annuisce e 
"Grazie" sussurra.
Il riccio alza le spalle.
In quel momento entra un dottore. 
"Allora Louis" chiede "Come ti senti?" 
"Bene" risponde il ragazzo.
"Mal di testa? Mal di stomaco? Nausea?" continua l'uomo.
"Un po' di nausea signor" il castano legge il nome sul cartellino "Smith" 
Ma perchè gli uomini inglesi perbene si chiamano tutti Smith? Pensa Louis.
Il dottore, comunque, segna tutto sulla cartella che ha in mano e annuisce.
"È normale. Entro non molto starai bene. E, te lo dico chiaro e tondo, perchè potresti essere mio figlio, niente cazzate la prossima volta se non vuoi rimetterci la pelle."
I due ragazzi ridacchiano e Louis si rimangia il pensiero sugli uomini inglesi perbene. 
L'uomo gli poggia una mano sulla spalla e poi sparisce dalla porta. 
Louis si porta le mani sugli occhi. 
"Mi vergogno da morire"
"Perchè Louis?" 
"Perchè non ti conosco, ed è già la seconda volta che mi vedi nel modo più patetico che esista"
Harry sorride. 
"Non sei patetico" 
Louis lo guarda di sbieco.
"No, faccio solo schifo" 
"Che ne dici di smetterla di lamentarti, vestirti, e venire a prendere un caffè?" 
Il castano annuisce, capendo che è la cosa meno sbagliata da fare. 
"Cogli subito l'occasione per invitarmi a un appuntamento romantico, eh Styles?" 
Il riccio ride di gusto 
"Ah certo, è il mio hobby preferito portare ragazzi in pericolo di vita al pronto soccorso e invitarli per un caffè alle 3 del mattino quando si sono ripresi"
Louis ride assieme a lui. 
E ridono tanto, e forte. 
Perchè forse è l'unica cosa che possono fare.
 
***
"Mio padre è morto per overdose" 
Harry annuisce.
"Si" 
I ragazzi sono seduti all'ultimo tavolino in fondo in un bar a caso, con due caffè finiti davanti. Si gela, siamo a novembre, e Londra col freddo non scherza mica.
"Quanto tempo fa?" continua il riccio, capendo che l'altro non sa come continuare.
"Circa un anno"
Silenzio.
"E...?"
"E beh, lui non credo fosse una brava persona. Era diventato violento. E mia madre ha sopportato. E anch'io e le mie sorelle. E quando è morto non l'ha presa bene, sai. Si è chiusa e in sè stessa, non credo l'abbia fatto di proposito, ma non ci prova neanche più, e ci ha lasciati soli, me e le bambine"
"Le bambine?" 
"Si, le mie sorelline" 
Louis sorride un po' quando le nomina, e ad Harry si scioglie qualcosa dentro, perchè probabilmente non l'ha mai visto sorridere, e lo trova carino.
Dal canto suo il castano non sa neanche come si è ritrovato a parlarne, dopo essersi ripromesso di non sembrare più patetico, ma ormai non importa. 
"E tu Louis?" 
Chiede Harry riscuotendolo dai suoi pensieri. 
"Io?"
"Sì. Tua madre non l'ha presa bene, ma tu?"
"Io.." sospira "Io non lo so. Avrei dovuto prendermi cura di loro ma non l'ho fatto. Sono solo. C'è Zayn ma sai, è un figlio di puttana, e ha già i suoi problemi, ha un bambino, è stato un imprevisto ma lui e la ragazza si amano, e aspetta solo di finire questa scuola di merda per trovare un lavoro e portarli via entrambi. Io in compenso ho iniziato a bere però, e a fumare canne aspettando un miracolo" fa un sorriso amaro, che ad Harry non piace per niente.
"Puoi sempre rimediare"
"Sei così ottimista che mi irriti" 
Il riccio ridacchia
"Al supermercato dove lavoro cercano personale, posso mettere una buona parola"
Louis ci pensa un attimo, non sa perchè ma crede che Harry abbia ragione, che davvero può iniziare a darsi da fare, quindi annuisce.
"Però non dirgli che sono quello che si è presentato un paio di volte in lacrime ed è svenuto lì." 
"Ometterò questo particolare" 
E Louis gliene è grato.
Intanto sono usciti dal bar, e camminano per strada. Sono le cinque ormai, ma il cielo non accenna a schiarire neanche un po'. 
Si siedono sulla prima panchina che trovano. 
"Perchè mi aiuti Harry?" 
Il riccio alza le spalle, e sorride.
"Sai, ti svelo un segreto" dice Louis facendolo voltare verso di lui "Non devi sorridere per forza se non ne hai voglia." 
Il riccio però, non smette. 
"Sai che mia sorella due anni fa si è suicidata Louis?" 
Oh. 
Il castano si irrigidisce, e guarda gli occhi di Harry riempirsi di lacrime e bocca piegata nel solito innaturale sorriso. Solleva piano la mano e appoggia le dita congelate ad accarezzare le labbra del riccio, che inizia a tremare.
"Concediti il diritto di stare male Harry, e che qualcuno ti aiuti" 
A queste parole il riccio si spezza, lascia cadere la testa in avanti e inizia a singhiozzare, mentre Louis lo stringe tra le braccia e gli accarezza piano i capelli. 
A Louis sta ancora sulle palle Harry, davvero. Ha i capelli troppo lunghi. E i jeans sempre strappati.
Ma i suoi capelli sono morbidi. E quei jeans gli stanno dannatamente bene.
Lo abbraccia delicatamente senza dire una parola, e gli lascia tutto il tempo di cui ha bisogno. 
Dopo un po' il riccio si calma e ricomincia a respirare. Parla anche, ma così piano che Louis deve appoggiare l'orecchio alle sue labbra per sentirlo. 
"Era bella Lou, non immagini quanto" 
Se lo era anche solo una metà di Harry, sì che lo immagina, si ritrova a pensare il castano
"Soffriva di schizofrenia. Era una persona forte. Ma non so, credo non ce l'abbia fatta più. Le allucinazioni nell'ultimo periodo erano aumentate. Il suo ragazzo non ha retto e se ne è andato. Si è lasciata cadere nel Tamigi una notte fredda come questa." 
Louis stringe a sè il ragazzo. 
"Ti aiuto Harry, te lo prometto" 
Il riccio annuisce, e stavolta, per la prima volta, non sorride.
"E io credo di aver pensato che dovevo essere forte, e ho sorriso così tanto in quel periodo per far credere a tutti che ce la facevo che non ho mai perso l'abitudine"
"Cazzo Harry sei la persona migliore che ho mai conosciuto" 
si ritrova a dire Louis, e il riccio sbuffa una risata.
"Promettimi una cosa" solleva il viso del ragazzo dalla sua spalla per guardarlo negli occhi "Promettimi che non sorriderai a meno che tu non ne abbia voglia, o a meno che non sia per aiutare te stesso" 
Harry non risponde, ma si avvicina lentamente a Louis e gli da un bacio sulle labbra, così leggero che sembra un soffio.
"Te lo prometto"
Il castano annuisce. Ma non riesce a concentrarsi più, perchè sta praticamente andando a fuoco e gli è partito un formicolio che dalle labbra è passato per il cuore, che tra poco esplode, e poi direttamente nelle mutande. E, Harry potrebbe giurarci, è arrossito. 
Louis appoggia una mano sul viso del ragazzo, e si avvicina fino a far sfiorare i loro nasi.
"Harry, posso baciarti?" chiede con palese urgenza. Il riccio scoppia a ridere.
"Sì che puoi cazzo" 
E si baciano. Si baciano tanto. Incrociano la lingua e l'anima. Si mordono le labbra e si tirano i capelli con le mani. Prima forte, poi piano, poi forte di nuovo.
Quando ormai devono staccarsi perchè non riescono quasi più a respirare è l'alba. Hanno entrambi l'affanno e sono esausti, ma non riescono proprio a sentirsi tristi.
Sono quasi sollevati, quasi tranquilli, quasi qualcosa di bello.
Harry sfila silenziosamente due sigarette dalla tasca per lui e Louis, e dopo che entrambi le hanno accese, gli afferra la mano senza neanche chiedere. Ma a Louis non da fastidio. 
Stare in silenzio a fumare vicino ad Harry è la cosa più simile alla tranquillità che gli sia capitata dopo tanto tempo.
"Louis" 
"Mh?" 
"Ora non dire mai più che sei solo"
Il castano capisce e sorride.
"Va bene Harry" 
"E, Louis"
"Mh?" 
"Ma io ti piaccio un po'?" 
"Un po' più di un po', Harry" 
E stavolta è il riccio a sorridere.
"Harry" 
"Si?" 
"Grazie"
"Prego, Louis"
E
"Anche a te" 
 
***
"Ah cazzo, avrei bisogno di bere"
"Non è vero" replica Harry, facendolo ridere.
"Va bene, hai ragione"
E ha ragione davvero, Louis deve controllarsi, ha un lavoro ora, è quasi Natale, tra sei mesi ci sono gli esami, e a 19 anni non può rovinarsi il fegato così.
"Neanche un bicchierino?" scherza. Non può farci nulla, lo diverte troppo far innervosire il riccio.
"Fanculo Louis" 
"Ti amo anch'io Harry" 
E quello si blocca, in mezzo alla strada, quasi gli cade il gelato che ha in mano, che poi, chi mangia un gelato a pochi giorni da Natale?
"Che hai detto?" 
"Che ti amo, Harry" 
Da più di un mese si erano baciati quella notte, da più di un mese meno un paio di giorni avevano iniziato a fare l'amore, e da meno di un mese avevano iniziato a definirsi fidanzati, ma mai si erano detti di amarsi. Non è difficile rispondere, però.
"Ti amo anch'io Louis"
Ed è così semplice che quasi non ci pensano quando si baciano. Che a volte ancora la notte piangono, a volte Louis ancora si ubriaca e a volte Harry ancora si chiude nei suoi sorrisi e non si lascia toccare. Ma va meglio, perchè crescono insieme. Perchè Harry offre a Louis una via d'uscita e Louis oltrepassa la zona di sicurezza di Harry. E ora sono lì, a sorridere, coi nasi rossi per il freddo. 
"Cosa hai detto?" 
"Anch'io ti amo, Louis"
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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