Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Emotional Fever    30/08/2015    3 recensioni
Il triste ricordo dove Andrew (a soli 17 anni) confessa a Dimitri, il suo più caro Amico, della sua gravidanza inaspettata
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Mi sento morire...Mi sento uno SCHIFO assoluto! Questa mattina ho voluto dare la notizia di essere incinta a Dimitri. E dato che non sapevo come dirglielo ho pensato di addolcire il momento con un invito a cena a casa mia. Non l'avessi mai fatto. Ancora una volta il mio egoismo ha rovinato ogni cosa. Ma tanto io sono così stupida da non poter evitare di far precipitare le cose nel peggiore dei modi. Avevo preparato tutto nei minimi dettagli. Addirittura ero arrivata a cucinargli il suo piatto preferito. Però, me ne sono accorta dopo; troppo tardi. Già dal mio ritorno a casa, dopo la spesa, non mi sentivo per niente tranquilla. Il cuore mi batteva forte e la nausea aveva già cominciato a tormentarmi non appena entrata in negozio. Fortunatamente ci sono stati momenti in cui non l'ho più sentita. Forse l'odore della cena aveva calmato il piccolino nella mia pancia. Fatto stava che, a pochi minuti dall'arrivo di Dimitri, ha ricominciato a manifestarsi. Il campanello della porta mi ha fatto prendere uno spevento così tale da farmi quasi schizzare fuori i polmoni. Sono corsa ad aprire ed ho trovato il mio buon amico con l'aria stanca, nonostante il sorriso stampato in faccia (forse per nascondere il fatto che si sentiva a pezzi). Come al solito non c'era niente di diverso in lui: capelli grigi, lunghi, legati con una coda bassa, occhi color celeste opaco, sottolineati da due profonde occhiaie scure e la barba di un paio di giorni. Indossava un camice bianco, sotto un lungo cappotto nero, ed un cappello borsalino color avorio. Il tipico uomo single sulla 50ina, insomma.
Una volta effettuati i soliti convenevoli ci siamo seduti a mangiare. Dimitri ha portato una squisita torta al limone. Mi spiace solo di averne mangiata solo una misera fetta, dato l'ingombro nello stomaco. Non volevo giustificarmi subito, visto che avevo intenzione di dirgli della gravidanza prima di farlo tornare a casa. Peccato che alla fine fosse arrivato il momento della verità. Una volta essersi rivestito per tornare a casa sua, ci siamo abbracciati leggermente. Devo aver fatto un respiro strano, perché Dimitri si è staccato da me per guardarmi.
«Andrew, tutto bene?» Mi ha domandato.
«Questa sera ti vedo particolarmente strana. E' successo qualcosa?»
Il suo tono di voce così calmo ed indulgente mi ha sciolto la coscienza in meno di un minuto. Ho cominciato a guardare in basso, sperando che se ne andasse al più presto. Tuttavia, Dimitri non è di certo il tipo che lascia una persona cara nei guai. Alla fine mi ha abbracciato di nuovo. Era un abbraccio caldo ed affettuoso, tipico di un amico sincero e bisognoso di aiutare il prossimo. Credevo che il mio cuore si sarebbe fermato da un momento all'altro, ma qualcosa glielo impedì...Ero io. Ho preso tutto il coraggio che potessi raccattare in quel momento e mi sono allontanata di qualche centimetro dal suo petto, prendendogli le mani grandi e tiepide. La sua voce tornò a trapassarmi il petto con tono soave.
«Andrew...Che succede?»
Lo guardai, sentendo che un fiume di lacrime era pronto a strabordarmi dagli occhi; anche se lo stavo trattenendo a fatica. Quel bruciore era davvero insopportabile, devo ammeterlo. C'era poco da fare ed era giunto il momento di togliermi la spina dal fianco.
«Ecco io...» Cominciai con voce fioca e respiro tremante, simile al tipico prodromo di un'interrogazione priva di conoscenza.
«...C'è una cosa che vorrei tu sapessi. E' una cosa che volevo dirti già da tempo, ma...Non ho mai trovato né l'occasione giusta, né il coraggio»
Mi sentivo terribilmente provata, come se stessi per commettere un reato talmente grave da essere sicura di essere giustiziata non appena ne avessi fatto parola. Inoltre, lo sguardo confuso e profondo dell'uomo davanti a me, non facilitava per niente le cose. Alla fine, però, mi arresi...E con le lacrime che facevano luccicare i miei occhi gli confessai tutto.
«Dimitri...Sono incinta»
Lo dissi con un filo di voce, nonostante dentro di me sentivo che stessi buttando fuori quella frase come se mi stesse bruciando sulla lingua. Volevo liberarmene subito, anche se avevo paura di ciò che sarebbe accaduto in seguito. Intanto Dimitri stava lì, in piedi, a me di fronte. Lo sguardo confuso si trasformò presto in uno sguardo colmo di sorpresa e terrore mischiati insieme. I suoi occhi divennero incredibilmente freddi; ma come stupirsi di questo? Il colore ghiacciato delle sue iridi, per quanto bello, era diventato troppo spaventoso. Un brivido freddo mi scese lungo la schiena, mentre nella mia testa cominciava ad apparire l'inconfondibile suono delle mie stesse urla. Quelle dannate urla che iniziarono a rimproverarmi. Ben presto, però, quegli stridii di aiuto (perché nel loro profondo stavano chiamando aiuto a qualcuno in grado di tirarmi fuori da quell'orribile situazione) vennero schiacciati e fatti scomparire dalla voce di Dimitri; che con espressione ancora più terrorizzata cominciò a darmi la risposta che temevo di sentire.
«C-Cosa??»
Non dissi niente. Solo...Aspettai. Aspettai l'arrivo della mia presunta fine.
«Come sarebbe che sei incinta??»
«Dimitri, io...»
Non ebbi il tempo di parlare. Dimitri era come me: agiva prima di pensare. E le conseguenze che le nostre azioni ci imponevano di fare portavano sempre a qualche guaio.
«Da quanto sai di questa storia?! Da quanto sai di essere incinta??»
«...Credo che sia già passato un mese»
«Un mese?! E che cos'aspettavi a dirmelo!?»
Il suo tono forte riecheggiò nella stanza vuota del mio soggiorno. Le mie orecchie sentirono un forte dolore, mentre il mio cuore cominciava a tremare per la paura di essere punita. Tentai di pensare il più velocemente possibile ad una risposta plausibile da dire, ma ancora una volta quell'uomo mi precedette.
«E adesso?? Che cos'hai intenzione di fare!?»
«Io...Credo di volerlo tenere»
«SEI IMPAZZITA!?»
Dimitri si piegò in avanti, quasi per colpirmi in testa con le sue parole (dato che non era il tipo che alzava le mani, a prescinedere da quanto fosse arrabbiato). Io, intanto, mi coprii il volto con la mano destra, cercando un appiglio per appoggiarmi con quella sinistra. Per poco non mi sbilanciai a terra. Anzi, riuscii ad evitare questo solo perché lui mi prese il polso, portandoselo al lato del proprio viso. In quel momento vidi i suoi occhi diventare ancora più spaventosi e carichi di odio (o almeno...credevo fosse odio). La stretta sulla mia pelle era così forte da farmi sentire lo scrocchio dell'arto. Chiusi gli occhi, distogliendo lo sguardo dal suo.
«Ti rendi conto di quello che hai deciso di fare!? Vuoi crescere un bambino da sola e senza l'aiuto di nessuno!?»
«Chi ti ha detto che lo voglio crescere da sola??» Azzardai con un filo di lacrime ed una voce arrogante.
«E sentiamo! Chi ti aiuterà?! Ah già...SUO padre, vero!?»
La stretta al polso divenne più forte nel momento in cui Dimitri cominciò a strattonarmi il braccio avanti ed indietro. Cominciai ad impegnarmi per evitare che le mie lacrime fuoriuscissero nuovamente dagli occhi, ma inutilmente. Anche questo peggiorò le cose.
«Andrew...Io e te avevamo fatto un patto! Ci saremmo detti tutto! PERCHE' NON MI HAI DETTO CHE TI VEDEVI CON QUALCUNO!?»
«UGH! Dimitri, NON è come credi! Io non...»
«TU COOOSA, Andrew!? Stai cercando di farmi credere che io sia così IDIOTA da non sapere che in realtà quell'uomo che ti scopi al di fuori di questa città sia il padre!? MI CREDI TANTO STUPIDO!?»
«Smettila!! Ti ho detto che non è così! Non è stato lui a mettermi incinta!»
«E ALLORA CHI E' STATO!?»
«Io NON lo so!! NON LO SO!!»
Non ce la feci più. Cominciai a singhiozzare, lasciando che le mie gambe mi poggiassero a terra. Dimitri non staccò la presa dal mio polso. Anzi, mi aiutò ad inginocchiarmi con delicatezza. Quella mia ultima frase doveva averlo scosso troppo, per riuscire a sopportare altro. Ne ebbi subito la conferma.
«Non lo sai. Andrew, questo significa che...Tu...»
Strinsi entrambi i pugni continuando a ripetermi che non era vero. Non era possibile che una come me si stesse trovando in una simile condizione. Alla fine però dovetti fare i conti con la realtà. Quando lanciai a Dimitri l'ennesimo sguardo, guardandolo negli occhi, vidi nuovamente quell'espressione. Tuttavia, in quel momento, quell'espressione non mi dava più la sensazione di contenere solo rabbia e disprezzo. No, stavo vedendo dell'altro. E fu allora che vidi una luce particolare negli occhi di colui che mi stava reggendo, con fatica. Nei suoi occhi Dimitri aveva rilasciato la chiara ed inconfondibile luce della disperazione. Però, non era la tipica disperazione di chi aveva perso il controllo. Era qualcosa di peggio. Quella era la disperazione di chi sentiva di aver perso ogni speranza di ottenere ciò che, per anni, aveva cercato. Quando me ne resi conto il mondo gli era già crollato addosso; ed io non potetti fare niente per salvarlo. La mano di Dimitri allentò lentamente la presa, per poi portarla lentamente sul punto in cui il suo cuore batteva. Anche i suoi occhi divennero improvvisamente lucidi. Addirittura mi sembrò che il suo viso fosse invecchiato ulteriormente a causa di quella mia frase, detta così spontaneamente e senza il minimo scrupolo. Fissai il mio amico con un'espressione spaventata e lasciai scivolare le mie lacrime nel momento esatto in cui, dalle sue labbra, uscirono altre chiare e dolorose parole.
«Sei un egoista. Ma non hai pensato a ME!? Per tutto questo tempo non ho fatto altro che pensare alla nostra felicità, e su come avrei potuto passare il resto della vita con te, al MIO fianco! E ORA MI VIENI A DIRE CHE NON SAI COME TU SIA RIMASTA INCINTA!!?»
Si portò il dorso della mano alla bocca, cercando di trattenere ciò che sembrava essere un conato di vomito.
«Mi stai facendo venire voglia di vomitare tutto! Accidenti a te, Andrew! NON BASTAVANO SOLO I MIEI PROBLEMI E LA MIA MALATTIA! ADESSO DOVRO' ANCHE PREOCCUPARMI DI QUESTO!!»
«Dimitri...Ti p-prego...»
«TACI!! STA' ZITTA!!»
Un pugno violento contro lo stipite mi tolse il fiato che avevo in gola. Istintivamente coprii il mio ventre con entrambe le braccia. Non volevo che mio figlio sentisse. Speravo che non potesse sentire. Dimitri era la mia unica possibilità di riuscita. L'unico che sarebbe stato capace di aiutarmi in quel difficile e tortuoso viaggio. E ora che l'avevo fatto arrabbiare...Cos'avrei potuto fare per farmi perdonare? Cercai di mantenere la calma. Continuai a ripetermelo subito dopo che egli notò la mia materna protezione. Infatti staccò subito il pugno dalla porta. Vederlo abbassarsi la visiera del cappello, mi fece capire che si sentiva evidentemente imbarazzato. Probabilmente non voleva reagire così. Forse, dopotutto, non ce l'aveva neanche tanto con me. Questo io non lo potevo sapere e credo che non l'avrei mai saputo. Dimitri rimase in silenzio per qualche minuto, prima di concludere "in bellezza" quella serata con un'ultima frase decisiva.
«Hai detto che non vuoi crescere tuo figlio da sola, giusto?...Bene...Allora, chiunque sarà la persona che ti aiuterà a crescerlo...Di sicuro NON sarò io»
Trattenni il respiro per evitare di scoppiargli a piangere in faccia, un'altra volta...Ma non servì. Continuando a nascondere il suo sguardo dispiaciuto (o adirato che fosse) Dimitri strinse il pomello della porta d'ingresso; poi lo girò lentamente ed aprì l'uscio. Fuori aveva cominciato a piovere e l'aria fredda entrò nella mia casa, come uno schiaffo improvviso. L'odore dell'acqua piovana mi fece tossire, facendo emergere in me quella nausea così fastidiosa. Con mia enorme sorpresa, Dimitri attese appositamente che io mi riprendessi dalla tosse, prima di spalancare completamente la porta. Io protesi il braccio, cercando (inutilmente) di fermarlo tenendolo per il cappotto scuro che gli sfiorava le ginocchia. Riuscii solo a prendere un angolino, che mi sfuggì non appena lui fece un passo in avanti, raggiungendo lo zerbino. Mentre cercai un modo elegante per farlo rientrare, vidi il suo capo voltarsi verso di me e la sua fronte aggrottarsi per la delusione.
«Andrew...Credevo che dopo 1 anno di conoscenza tu ed io fossimo diventati una coppia affiatata. Quando sei arrivata per la prima volta in città io non volevo, assolutamente, fare la tua conoscenza. Ero sicuro che un giorno mi avresti abbandonato. Però...Speravo di sbagliarmi. E infatti ho sbagliato a fidarmi di te. Adesso che hai deciso di tenere il figlio di uno sconosciuto, non ho più motivo di pensare ai lati positivi della nostra amicizia. Hai quasi 17 anni...E' ora che incominci a cavartela da sola. Immagino che non debba essere un problema per te, vero? Sei stata sola ancora prima d'incontrarmi»
C'era una forte sofferenza in quelle parole...Ma adesso quella sofferenza era passata a me, squarciandomi il cuore con un colpo mortale.
«Ora me ne torno a casa, Andrew. Mi auguro che riuscirai ad essere una madre responsabile; prima che a qualcuno venga nuovamente in mente di farti fuori. Buona notte»
«Dimit-»
Non ebbi il tempo per incalzare il suo nome. Il mio amico si girò di scatto sbattendomi la porta in faccia, mentre dal mio petto partì una fitta stracarica di dolore. Rimasi immobile a fissare il vuoto di fronte a me. Poi la nausea riprese a farsi sentire. Il mio cervello mi ordinò di toccarmi la faccia, sentendo le lacrime bollenti rigarmi la pelle. Desideravo urlare e distruggere tutto quello che era attorno a me. Ma non ne avevo la forza. Non ne avevo la voglia. Volevo solo che Dimitri tornasse indietro, anche senza scusarsi. Volevo solo...Non essere abbandonata
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Emotional Fever