Era il giorno più bello della sua vita: finalmente si sarebbe laureata, dopo anni di sacrifici e la totale rinuncia alla sua vita sociale. Mentre le sue coetanee uscivano la sera e andavano a ballare in discoteca, lei trascorreva le intere giornate ad analizzare le opere dei grandi maestri come Montale, Manzoni e Dante.
Senza essersi nemmeno guardata allo specchio uscì di casa, imboccando la strada che portava all’università. Il suo sogno più astratto stava per diventare realtà: come le sembravano lontani i tempi in cui era una studentessa in erba che si affacciava al mondo della letteratura. Durante quegli anni aveva imparato ad apprezzare la genialità delle menti più brillanti della storia, e mentre avanzava durante quella giornata soleggiata non notò le nubi plumbee che si stagliavano all’orizzonte come un cupo presagio.
Avanzava impacciatamente, beccandosi gomitate dai passanti che cercavano di evitarla, godendosi le sue fantasie di gloria. Sarebbe diventata qualcuno. L’avrebbero chiamata “dottoressa” e non più “signorina”.
A un certo punto nella sua mente iniziarono ad affollarsi dei pensieri molesti: se fosse andato storto qualcosa durante la discussione della tesi? Vi aveva dedicato tutte le sue energie e attenzioni, come se fosse una neonata bisognosa di cure. Sapeva a memoria ogni singolo dettaglio, dal più insignificante.
Camminava con la testa tra le nuvole e dopo un incrocio intravide l’università dall’altro lato della strada. Il successo era a portata di mano, doveva solo protendersi verso di esso. Le sembrava di sfiorare il cielo con le dita, tra pochi minuti avrebbero chiamato il suo nome e, dopo un discorso che aveva accuratamente preparato, avrebbe esposto la tesi e sarebbero finiti i suoi studi universitari. Già si vedeva a ricoprire una cattedra prestigiosa e a ostentare le proprie conoscenze davanti a un branco di studenti ignoranti che avevano la mente vuota, che lei avrebbe plasmato a sua immagine e somiglianza.
A un certo punto avvertì un dolore lancinante al piede destro e urlò a squarciagola, destandosi dai suoi sogni.
- C’è il rosso, idiota!
- Lavoro all’ospedale qui di fronte, mi faccia dare un’occhiata.
- Non c’è niente di rotto, ma le consiglio di stare a riposo.
- Le do un passaggio a casa – si offrì una signora emersa dalla folla con le buste della spesa.
- No- urlò Sandra. – devo laurearmi.-
- Torni a casa- le suggerì il medico.
- Non capisce, sono in ritardo.