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Autore: Wendy96    30/08/2015    2 recensioni
C'è chi paragona l'amore all'amicizia considerandoli quasi dei pari, come fossero un'unica entità.
Perché no? Certo, si possono confondere, ma credetemi se vi dico che questi si trovano su due universi paralleli, due strisce di terra tenute insieme soltanto da un ponte che solo gli amici più intrepidi, quegli amanti sventurati legati ad una persona accanto a loro da sempre, tentano di attraversare fianco a fianco.
E Darcy aspetta su quel ponte da tutta la vita; avanza silenziosa lungo la via in cui amore e amicizia si fondono certa di essersi lasciata tutto alle spalle, di essere finalmente riuscita a dimenticare LUI.
Ma sarà proprio vero che il tempo cura le ferite e lenisce ogni pena di un cuore innamorato? E se quel fulmine a ciel sereno che ha squarciato le sue giornate felici fosse la scintilla capace di riunire due anime rimaste distanti troppo a lungo?
Nulla accade per caso, e Darcy lo capirà prima ancora che possa realizzarlo.
Questa è la storia di un'amicizia e una novità che cambierà per sempre due vite parallele.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Estate 1998

Era un pomeriggio caldo e afoso come tutti gli altri in quell’estate, ma questo non avrebbe mai impedito alla piccola Darcy Gray di passare la giornata dondolarsi oziosamente sull’altalena del parco giochi vicino a casa incurante del sole ustionante o del fatto che fosse sola. Tutto ciò che le importava era farsi cullare lievemente dall’altalena con la flebile brezza che le scostava dal visino i capelli sfuggitele dalla coda che ondeggiava seguendo i suoi movimenti.
La madre la teneva sotto stretta osservazione seduta su una panchina sotto le fronde di un alto arbusto in compagnia di un buon libro godendosi quegli attimi di pace e silenzio lontana dal trambusto dell’ufficio.
Fissandosi le scarpe, notò un’ombra sconosciuta parsi davanti a lei. Alzò lo sguardo accigliata posandolo sul bambino dai capelli a caschetto che, con l’aria intimidita, le domandò «Posso?» indicandole l’altalena accanto a lei ed occupando il posto vuoto solo quando la bambina acconsentì con un cenno del capo.
Non si parlarono né si scambiarono uno sguardo di sbieco, rimasero entrambi con il capo dritto davanti a loro dondolandosi ognuno seguendo il proprio ritmo.
«Ti… ti va se andiamo a giocare con la palla? L’ha presa la mia mamma» ruppe il silenzio lui fermandosi all’improvviso.
«Sì» rispose lei con semplicità osservando lo sconosciuto che alzò lo sguardo verso di lei regalandole un sorriso timido. «Mi chiamo Darcy» si presentò alzandosi in piedi e tendendo il braccio ritto verso al bambino proprio come fanno gli adulti.
«Harry» rispose lui stringendole la mano.
Si scambiarono un veloce sguardo d’intesa, poi cominciarono a correre insieme nel parco vuoto.
Quello non era un ozioso pomeriggio estivo come ogni altro, era l’inizio di qualcosa di più grande.
 

2000, Primo giorno di scuola

«E se poi i miei compagni mi stanno tutti antipatici?» chiese con voce squillante Darcy ai genitori stringendogli le mani.
«Sei una bambina simpatica, vedrai che piacerai a tutti» la incoraggiò il padre.
Non aveva mai frequentato una scuola pubblica, l’infanzia l’aveva passata tra la casa dei nonni e il baby club privato nell’ufficio della madre, trovarsi tra tutti quei bambini pressoché sconosciuti le diede senso di smarrimento. 
Tutti tacquero nell’attesa di sentir chiamare i propri nomi durante la difficoltosa pratica dello smistamento classi.
Darcy era ansiosissima di entrare. Per tranquillizzarsi diede un veloce sguardo in giro sperando di scorgere qualche viso famigliare, ma niente, erano tutti estranei ai suoi occhi.
Si specchiò in una vetrata dell’edificio dandosi una sistemata al cerchietto verde che portava sul capo seguita da una veloce risistematina all’abito dello stesso colore, poi si soffermò a fissare il suo riflesso sulle scarpe in vernice nera. Era tutto in ordine e si sentiva pronta ad incominciare.
Attese a lungo finché non sentì finalmente chiamare il suo nome e, una volta strette le mani di mamma e papà, entrò nell’edificio. Il cuore le batteva a mille.
Nella nuova classe c’erano già alcuni bambini dai volti sconosciuti e occupò un posto laterale nella lunga fila di banchi messi a U concentrandosi su ogni minimo dettaglio dell’aula.
«Day, guarda chi c’è in classe con te…» le sussurrò ridendo la madre invitandola a portare lo sguardo sulla porta d’ingresso, e lei sorrise quando riconobbe la figura del bambino dagli occhi verdi con il quale giocava al parco giochi ogni pomeriggio.
Riconoscendola tra tutti gli altri, Harry le sorrise precipitandosi ad occupare il posto rimasto vuoto al suo fianco.
 

2004, Holmes Chaple Comprehensive School

«Hai scommesso, Styles, ora non puoi più tornare indietro» disse ridacchiando Darcy con la schiena appoggiata alla parete in cemento.
Ogni volta che suonava la campanella dell’intervallo i due passavano tutto il tempo a loro disposizione in cima a una rampa di scale lontano dagli altri bambini che giocavano nel cortile della scuola. Era il loro “nascondiglio segreto” non segreto quanto credessero.
«No, Jane è brutta. Non posso fare qualcos’altro?» ribatté il bambino con tono lamentoso. «Poi nemmeno tu hai vinto, non hai avuto il coraggio di rimanere nella grotta da sola.»
«Ma io sono una femmina!» si difese lei alzando le mani come in segno di resa.
«Che c’entra?! Io Jane non la bacio se tu non fai pipì nel bagno dei maschi!»
«Che schifo! Mai!» disse con tono disgustato Darcy.
«Hai scommesso, lo hai detto tu.»
«E se trovassimo qualcos’altro da fare?» suggerì la bambina.
Seguì un momento di silenzio nel quale entrambi pensarono a cosa fare che venne poi rotto da Harry che azzardò un «E se ci baciassimo tra di noi? Tu non sei brutta…» arrossendo appena.
Darcy si stupì della proposta e ci rifletté su qualche istante.
«Okay, ma non lo diciamo a nessuno, promesso?» disse mostrando il mignolo.
«Promesso» confermò lui intrecciando il suo mignolo a quello dell’amica. «Ora… non ti muovere…» disse timidamente.
Darcy chiuse gli occhi e distese le labbra rimanendo in quella posizione immobile attendendo che succedesse qualcosa finché non sentì premere sulle labbra.
Aprendo gli occhi, vide quelli di Harry vicinissimi ai suoi. Si staccò dal contatto osservandolo ancora con aria confusa.
«Che schifo!» esclamò Harry strofinandosi con forza le labbra con la manica della felpa.
«Bleah! Il bagno era meglio!»
Darcy prese l’amico per mano e corsero giù dagli altri ridendo come matti.
Nessuno dei due parlò mai più dell’accaduto.
 

2008, band battles

«Che dici, Day, andiamo bene?» le domandò Harry riferendosi a tutto il gruppo. Indossavano tutti una camicia bianca o a righe, e avevano scelto dettagli coordinati, sembravano davvero una vera rock band.
«Sembrate i Blues Brothers con un non so che da gang del Bronx, siete… fichi. Ora mettetevi in posa che scatto» disse Darcy prendendo tra le mani la sua macchina fotografica e, una volta trovata la posa adatta fermi davanti ad una parete di mattoni, scattò la foto.
«Com’è venuta?» chiese Will, il batterista della band nonché migliore amico di Harry, cercando di strapparle la macchina dalle mani.
«Poi la vedrai, no? E ora andate che tra poco tocca a voi» li esortò a raggiungere la mensa.
Harry non seguì il resto del gruppo, rimase fermo alle sue spalle con le mani in tasca a fissarla come se aspettasse qualcosa.
«Tu non vai, rock star?» chiese Darcy voltandosi verso di lui con un sopracciglio alzato.
«Beh? Non mi fai gli auguri?»
«Non ne hai bisogno, Styles, e lo sai, ma se ci tieni tanto… auguri.»
«Tutto qui? Il tuo migliore amico sta per salire su un palco e cantare davanti a tutta la scuola, con rischio figuraccia colossale, e tu dici semplicemente “auguri”? Sei un’amica pessima!»
«Okay, okay, ho capito! Facciamo così…» Darcy si slacciò dal collo sottile una catenina con un piccolo aereoplanino di carta in argento. «Se ti fa sentire più sicuro, questa mi ha sempre portato fortuna.» Si sporse in avanti e l’allacciò al collo dell’amico.
«Grazie, Day!» Sorrise prima di abbracciala, poi corse alla ricerca del resto del gruppo.
Darcy scosse la testa dirigendosi nella mensa pronta ad assistere allo show.
Li aveva sentiti provare molte volte, era certa che avrebbero fatto un successo com’era sicura che era quello il destino di Harry: salire su un palco e cantare.
 

2010, Manchester

«Mi raccomando, mantieni la calma e fa sentire a tutti quanto vali. Io credo in te e sono certa che ce la farai.»
«Sei mia madre, è ovvio che pensi ch’io sia il migliore.»
«Sei il mio bambino, tu sei il migliore.» Anne strizzò l’occhio passando una mano tra i capelli del ragazzo con l’intento di sistemali, gesto che Harry non apprezzò scuotendosi il capo tra le mani e sistemandosi i ribelli ricci all’indietro.
Darcy ridacchio vedendo l’ennesima amorevole scenetta tra Anne e il figlio. Loro erano sempre così affettuosi, e un po’ tutto ciò la ingelosiva: i suoi rapporti con la madre erano a livelli glaciali.
Finalmente Harry si era convinto ad iscriversi ad un’audizione importante e ora erano tutti lì ad aspettare che salisse sul palco davanti ai giudici. Era irriconoscibile tutto teso e tremante, l’esatto opposto di quello che era di solito.
«Day, tu non dici niente?» disse rivolgendosi alla ragazza che fino a quel momento era rimasta in silenzio con le braccia strette al petto.
«Lo sai come la penso, non ho altro da dirti se non spacca tutto.» Sollevò le spalle inclinando lievemente la testa.
«Sei sempre la migliore a fare i discorsi…» Improvvisamente sembrò essersi ricordato di qualcosa che lo fece sussultare. «Sono mesi che continuo a dimenticami di questo…» disse infilandosi una mano nello scollo della maglietta estraendo la collana che gli aveva prestato lei anni prima. «Questa è tua.»
«Oddio, ce l’hai ancora?»
«L’ho sempre indossata.» Le sorrise dolcemente.
Calò un brevissimo istante di silenzio tra loro due e Darcy si sentì arrossire quando si rese conto di avere gli occhi del resto del gruppo puntati addosso.
«Ti ho detto che mi ha sempre portato fortuna e ora mi sembra che quella serva più a te che a me. È un regalo, idiota, non la rivoglio indietro.»
Harry la strinse in un abbraccio tanto stretto quasi da farle mancare l’aria e le sussurrò velocemente all’orecchio «Ascolta le parole. Quello è il mio regalo per te.»
Le stampò un bacio in fronte e si diresse sul palco per eseguire l’audizione più importante della sua vita.
Isn’t she lovely: non avrebbe potuto scegliere una canzone più personale.
E con quella dedica alla migliore amica, Harry lanciò definitivamente la sua carriera nel mondo della musica.
 
 
Estate 2010

«Darcy! Ci hanno presi, Darcy, siamo nel programma!» esultò Harry strillando nel telefono.
Dall’altro capo del telefono l’amica fece del suo meglio per far sembrare la voce il più entusiasta possibile. Non condivideva il suo stesso stato d’animo, o almeno non del tutto.
«Wow! Harry, è meraviglioso! Riuscirò a vederti ancora prima che ti trasferisca là?»
«Sì, sto tornando a Holmes Chapel proprio ora. Ci vediamo stasera?»
«Perfetto, vengo da te.»
 
Harry l’aspettava seduto sul marciapiede davanti a casa con l’aria sognate e un sorriso fanciullesco in volto, un sorriso che si accese ancor più quando vide Darcy arrivare in lontananza con il suo solito passo ciondolante, ma la sua espressione non era di certo felice.
«Ehi, Day, va tutto bene?» le chiese quando lei si sedette al suo fianco.
«Sì…»
«Darcy, ti conosco troppo bene, so che menti. Cosa ti prende?»
«Ecco… c’è una cosa che non ti ho detto, io…» cercò le parole ma senza risultato.
«Hai paura che possa raggiungere una certa fama e dimenticarmi di te? Lo sai che per me sei come una seconda sorella, non succederà mai.»
«Questo non c’entra. Okay, è un po’ strano che ora tutti nel Regno Unito ti sentano cantare mentre prima lo facevi solo per me, però sono davvero felice per te perché questo è il tuo sogno. Ma c’è dell’altro…»
«Cosa, Darcy? Che c’è che non va?» domandò ancora ingenuamente.
«C’è che mi trasferisco!» urlò. Gli occhi presero a pizzicarle per l’imminente pianto.
«C-cosa?!» Era sbalordito, sperava di trovare tracce di finzione nello sguardo della ragazza, che fosse tutto uno scherzo. Non poteva credere che lei fosse seria.
«Sì, Harry, mi trasferisco lontano da qui, a Liverpool.»
«Ma… perché?! Tu sei nata qui, sei cresciuta con me, io… Non puoi!»
«Oh avanti, Harry, ormai sei sulla buona strada per diventare qualcuno e lo farai con o senza di me.» Una lacrima le scese amara da un occhio rigandole la guancia sottostante.
«Darcy…»                                                             
«Grazie, Harry, grazie per tutto ciò che hai fatto per me finora» disse abbracciandolo fermandosi dal parlare per via della voce rotta dal pianto. «Ogni volta che sentirò la tua voce per radio mi ricorderò di tutto ciò che abbiamo fatto insieme e ti prometto che ci rivedremo prima o poi. Realizza il tuo sogno, Harry Styles, canta, e ogni volta che lo farai io sarò con te. Sarò qui» indicò il ciondolo che ancora bandiva al collo, «qui» indicò il suo cuore, «e qui…» Appoggiò le labbra sulle sue come fecero per gioco tanto tempo prima, ma quello fu un bacio diverso. C’erano mille emozioni in uno sfiorarsi di labbra.
Lo strinse ancora immersa tra i singhiozzi, poi corse via lasciandolo lì inerme e sconvolto da quella notizia inaspettata.
 
Tutto era iniziato in un’oziosa giornata estiva anni prima, e fu lo stesso tepore estivo a separarli come foglie sospinte dalla brezza della sera.
  
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